Corrispondenze E Spleen - Charles Baudelaire PDF

Title Corrispondenze E Spleen - Charles Baudelaire
Course Letteratura italiana b 20132014
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

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Description

CORRISPONDENZE E SPLEEN - CHARLES BAUDELAIRE ●

CORRISPONDENZE

La Natura è un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che sono vivi, una foresta di simboli che l’uomo attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.

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Come echi che a lungo e da lontano tendono a un’unità profonda e buia grande come le tenebre o la luce i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.

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Profumi freschi come la pelle d’un bambino, vellutati come l’oboe e verdi come i prati, altri d’una corrotta, trionfante ricchezza

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che tende a propagarsi senza fine – così l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

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Secondo Baudelaire, la realtà che vediamo ne nasconde una più profonda, in cui ogni elemento è legato reciprocamente. Nella prima quartina di Corrispondenze vengono utilizzate due metafore: quella del tempio, luogo del sacro e del divino, e quella della foresta, luogo in cui ci si può smarrire. Baudelaire presenta la Natura come un tempio vivente formato da pilastri parlanti che l’uomo dotato di chiaroveggenza, cioè il poeta, attraversa e ne coglie messaggi e legami. I colori, i suoni, i profumi del mondo sono legati tra loro in una sorta di dialogo: nella seconda quartina queste manifestazioni sono paragonate a echi prolungati che partono da lontano e convergono verso lo stesso centro. Il poeta può percepire, grazie alla propria intuizione, i legami tra gli elementi della Natura, ma non conoscerli nel profondo: essi sono infatti fusi in una «unità profonda e oscura / vasta come le tenebre o la luce» (vv. 6-7). Nelle due terzine il poeta si concentra sulle sensazioni olfattive: da una parte profumi che trasmettono purezza e innocenza (vv. 9-10), dall’altra profumi intensi e invasivi (l’ambra e il muschio sono associati a profumi femminili; il benzoino è una resina esotica da cui si estrae

un’essenza pregiata; l’incenso è utilizzato in campo religioso). Centrale è in questo procedimento il ricorso alla figura retorica della sinestesia, che associa due sfere sensoriali differenti.

● SPLEEN In francese, spleen rappresenta la tristezza meditativa o la malinconia. Il termine venne reso famoso durante il decadentismo dal poeta francese Charles Baudelaire, ma era utilizzato anche anteriormente, in particolare nella letteratura del Romanticismo.

parafrasi Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte; quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci; quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli, improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente. - E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

Struttura: La poesia è composta da 5 strofe di quattro versi ciascuna (quartine). I versi sono alessandrini (verso classico della letteratura francese). Tutta la poesia si articola in due sole proposizioni (o "frasi"). La prima frase si sviluppa lungo le prime quattro strofe, ed è composta da tre proposizioni subordinate (strofe 1, 2 e 3) più una proposizione principale. Le subordinate sono molto simili tra loro: tutte cominciano con lo stesso avverbio di tempo (Quando...) e si sviluppano attraverso vivide metafore (il coperchio, il pipistrello, la prigione). Questa somiglianza, la ripetitività di una stessa struttura, insieme al fatto che le subordinate sono poste tutte e tre prima della proposizione principale (strofa 4), crea un clima di attesa, una certa suspense per quanto riguarda il seguito del discorso. Questa "attesa" ha un nome ben preciso nel gergo letterario : si tratta di un climax, per cui la disposizione in modo ascendente di certi elementi sintattici crea un "clima" di tensione, di aspettativa. La tensione accumulata lungo le tre prime strofe, volutamente pesanti in struttura e contenuti, esplode nella quarta strofa, nella proposizione principale. L'ultima strofa, che è anche l'ultima frase della poesia, nonostante abbia una propria indipendenza sintattica (ed anche visiva: c'è uno spazio bianco tra le varie strofe), è legata

alle altre dall'uso del segno tipografico " - " e dalla congiunzione con la quale comincia ( E... ). Essa rappresenta una conseguenza delle strofe precedenti, una specie di "rilassamento" finale dopo l'esplosione del climax. Campi semantici principali: La claustrofobia: il cielo basso che pesa come un coperchio (strofa 1); l'immagine di una prigione umida ed altrettanto bassa (il pipistrello vi vola sbattendo le ali sulle pareti e picchiando la testa sul soffitto) (str. 2); di nuovo l'immagine di una prigione attraverso le strisce di pioggia (str. 3). L'umidità: la prigione umida e il soffitto marcio (str. 2) ; la pioggia (str. 3) ; ma anche il pianto (str. 5). Il suono, il rumore: le campane, le urla, i gemiti (str. 4) ; ma anche l'assenza di rumore, il silenzio funebre della strofa 5 (senza tamburi né bande). I colori: la luce nera del giorno (str. 1) e il vessillo altrettanto nero dell'Angoscia. L'antitesi è presente in maniera interessante in questa poesia, e rappresenta uno dei maggiori tratti caratteristici della poetica di Baudelaire. ●

Il "cielo basso e greve" (v. 1) mette in contrasto il nome cielo, normalmente associato ad una idea di immensità, di infinito, di ascensione, con due aggettivi che, al contrario, indicano finitudine, decadimento, pesantezza, incapacità di muoversi (e qui, ovviamente, si rimanda al campo semantico della claustrofobia).



Lo "spirito che geme" (v. 2) mette in contrasto lo spirito, cioè quella parte dell'uomo che è considerata la più elevata, la più "divina", con il gemere, atto che sottolinea invece una miserevole condizione da reietto. Difatti, più avanti, nella strofa 4, di nuovo l'idea del lamento viene assimilato a degli " spiriti vaganti e senza patria".



Il "giorno nero" (v. 4) è una chiara antitesi, nel senso che a "giorno" si potrebbe sostituire "luce" senza alterare il senso della poesia, mettendo in rilievo il contrasto assoluto di un'espressione come "luce nera".



La "timida ala" (v. 7) è pure, in un certo senso, un'antitesi, nel senso che mentre l'ala è solitamente associata ad una idea di libertà, l'aggettivo timida immediatamente riporta all'idea dell'impossibilità di fuggire, di liberarsi....


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