Dal libro cartaceo a internet e ritorno Paolo Divizia PDF

Title Dal libro cartaceo a internet e ritorno Paolo Divizia
Author Debora Curseri
Course Filologia italiana
Institution Università di Pisa
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Articolo apparso in rivista...


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Dal libro cartaceo a internet e ritorno. Sulla tradizione dei testi nell’epoca del web Cap. 1 Se si cerca “internet” sui repertori bibliografici di aerea umanistica (es. italinemo) compaiono tra i risultati numerosissimi studi nel cui titolo si propone un percorso del tipo “da qualcosa (libro, codice, manoscritto) a internet”, ma non risulta che si sia mai studiato il processo inverso “da internet a qualcosa” (un supporto che esistesse già prima di internet e della sua diffusione), ne il percorso da internet a internet. L’invenzione di una nuova tipologia libraria non soppianta immediatamente le modalità precedenti di diffusione dei testi, ma per lungo tempo la novità si imposta come un alternativa possibile (nuovi testi o testi già circolanti e diffusi sul supporto innovativo possono essere copiati ancora o di nuovo secondo le vecchie modalità; sono possibili tutte le combinazioni).

Parallelismi tra la rivoluzione Gutenberg e la rivoluzione internettiana: Rispetto ad ogni novità sorgono tendenzialmente due atteggiamenti polarizzati: l’entusiasmo dei neofiti, che enfatizzano le potenzialità del nuovo senza vederne i rischi, e dall’altro lato il rifiuto chi di chi ne evidenzia i difetti senza coglierne gli aspetti positivi. Da queste due idee inizialmente prevalgono le posizioni inconciliabili che causano una “frattura delle competenze”, che ha sua volta causa danni ad ambo le parti (chi ha le competenze per il vecchio non si entusiasma per il nuovo, mentre chi ha le competenze o l’interesse per il nuovo manca dell’esperienza del vecchio). Nei primi anni ‘90 si osserva il fiorire in rete di molti siti che hanno il nobile scopo di mettere la cultura a disposizione di tutti gratuitamente, ma senza preoccupazioni di carattere filologico, mentre solo più tardi compiono strumenti di ricerca che sanno coniugare esperienza e innovazione, i quali però, sfuggono alla maggior parte degli internauti. Il primo trasferimento di un testo da una modalità di trasmissione a un’altra è di assoluta importanza per la fortuna del testo in oggetto, perché spesso costituisce il punto di partenza di una vulgata (testo imposto che si è nella lettura comune); così come la prima edizione a stampa diventa il punto di riferimento per le edizioni successive, la prima digitalizzazione viene riprodotta su altri siti. Se ormai è dato acquisito che per tutto il ‘500 i manoscritti possono essere e spesso sono copie di stampe, in genere si sottovaluta la possibilità che testi stampati in forma cartacea oggi possano avere un antigrafo o antenato in rete. Esempi che mostrano come internet abbia una totale fiducia in se stessa, come in una sorta di autoreferenzialità, e che ricorra alle fonti cartacee solo quando strettamente necessario. La digitalizzazione o ri-digitalizzazione dei testi letterari è un fenomeno che precede Internet e che oggi si inserisce in un ciclo misto e disordinato di trasmissione (i libri cartacei stampati negli ultimi anni sono passati tutti per un file; i cd-rom contenenti testi di letteratura in Italia precedono di qualche anno il diffondersi di Internet; la trascrizione su computer di testi per uso personale da parte di studiosi o appassionati già nel 1985).

Internet ha fatto aumentare in maniera esponenziale il numero dei “copisti digitali per passione”, copisti che delle volte ridigitalizzano testi che hanno per antigrafo un file. Ancora oggi è abitudine di molte case editrici disfarsi del file di un libro una volta che è stato pubblicato, sia per una sorta di miopia culturale (non mirano ad un progetto culturale di ampio respiro, ma mirano a sfruttare l’edizione, vista come prodotto commerciale, nei brevi tempi del mercato) che per ragioni economiche; perciò nel caso in cui si debba procedere ad una seconda edizione, queste case editrici si affidano ad aziende esterne, meno costose, per effettuare una trascrizione del testo tramite programmi OCR. Cap. 2 per ricostruire i rapporti di parentela tra i testi digitali, il metodo stemmatico resta valido nel suo nucleo basato sulla logica degli errori comuni, ma a causa della divergenza tra il fenomeno della copia manuale e quello della copia digitale sono necessari vari adeguamenti nel valutare i rapport

tra innovazione, conservazione e restauro; lo stesso vale nel classsificare gli errori secondo le categorie di “monogeneticità”, “irreversibilità” e “evidenza”. Si tenga infatti conto che un testo digitale può essere copiato senza che venga letto e trascritto (ma errori di “codepage” possono introdursi in modo sistematico nella conversione da un formato di file all’altro); che il capostipite cartaceo (ossia l’edizione cartacea da cui è tratta la copia digitale) se è un edizione commerciale ad alta tiratura è facilmente raggiungibile da chiunque intenda ricontrollare il testo digitale; che le eventuali integrazioni e le correzioni vengono introdotte nel testo senza lasciare tracce. Due punti chiave: 1) il processo di digitalizzazione (mediante software OCR) dà edito ad una tipologia di errori che coincide solo in parte con quelli a cui è abituata la filologia tradizionale; 2) la possibilità che un testo digitalizzato venga ricontrollato a fronte dell’edizione cartacea che è servita come esemplare si verifica a qualsiasi livello della tradizione, ma nonostante i testi vengano copiati più volte di sito in sito è raro che ci si preoccupi di ricontrollare l’intero testo, spesso ci si limita a correggere qualche passo che presenti errori lampanti; può invece accadere che un correttore in buona fede si serva di un edizione cartacea diversa e traendone solo alcune varianti dia origine a un testo contaminato. Cap. 3 “Le mie prigioni” di Silvio Pellico su Liberliber sono disponibili da novembre del 1997 in una trascrizione fatta con l’ausilio di programmi OCR a partire dall’edizione Jacomuzzi 1986. A pagina 76 l’edizione cartacea risulta impaginata cosi: in alto il testo, in nota la traduzione in italiano di una citazione evangelica che compare in latino nel capitolo 24 e infine un cappello introduttivo del curatore riferito al capitolo 25. Su Liberliber la nota con la traduzione, non prevista dall’autore, confluisce nel corpo del testo all’interno del capitolo 25 nel punto esatto in cui il capitolo nell’edizione cartacea è spezzato tra pagina 76 e 77; errore macroscopico che una rilettura a fronte dell’edizione cartacea avrebbe permesso di eliminare. Su Wikisource il libro viene frantumato nei suoi 99 capitoli e quindi reso disponibile su 99 pagine web differenti (ciò rende il testo inutilizzabile per ricerche automatizzate), ma il testo non viene riletto e al capitolo 25 troviamo la stessa interpolazione che già compariva su Liberliber; tuttavia viene indicata come edizione di riferimento di cui è disponibile una riproduzione fotografica, e come fonte sono indicati il sito “Internet Archive” per le riproduzioni fotografiche e “Liberliber” per il testo. “Le mie prigioni” sono presenti anche nel repertorio su Cd-rom “La grande letteratura italiana Einaudi”; l’edizione indicata è sempre quella a cura di Angelo Jacomuzzi, non ci sono riferimenti a Liberliber, ma pure qui compare la medesima interpolazione. 3.1 il “Decameròn” è presente su Liberliber fin dal settembre 1995 secondo l’ormai superata edizione Branca - Sapegno 1956, mentre dal settembre del 2009compare anche il testo dell’edizione Branca 1985 (basata sull’autografo Hamiltoniano). Nella novella di Chichibio il cuoco veneziano è definito “nuovo bergolo”, ma Liber liber nella trascrizione del testo Branca – Sapegno reca al passo un incomprensibile “riuvo bergolo”, in cui la ‘n-’ originaria è stata spezzata i ‘ri-’ dal programma OCR, mentre nella versione cartacea non c’è ovviamente traccia delll’errore. Inoltre gli apostrofi diventano accenti sulla vocale precedente ( diventa ; diventa ). Il personaggio “Currado Gianfigliazzi” diventa “Currado Gianfiglia”. Tutti questi errori li ritroviamo nel testo su Wikisource, dove si dice esplicitamente che il testo è stato tratto da Liberliber. Per di più lo stesso testo con le suddette lezioni compare in “La grande letteratura italiana Einaudi” in Cd-rom, che saremmo portati a ritenere più affidabile rispetto a

Liberliber o Wikisource. Evidentemente la casa editrice si è servita per comodità di testi in rete senza preoccuparsi di fare dei controlli, come si è già visto per “Le mie prigioni”, ma in questo caso è sintomatica la scelta dell’edizione Branca – Sapegno 1956 anziché il testo della seconda edizione Branca, basata sul codice Hamilton 90, che Einaudi pubblica in forma cartacea da anni. Un passo ulteriore si ha con il riversamento in forma cartacea dei testi digitalizzati presenti su internet. In un recente ed interessante libro sulle abitudini a tavola tre Medioevo e Rinascimento, la novella di Chichibio viene riportata in appendice per i suoi contenuti di ‘cultura materiale’; l’edizione di riferimento è ancora l’edizione Branca – Sapegno. Nel testo fornito ritroviamo il “riuovo bergolo” e tutti gli accenti incongrui della versione leggibile su Liberliber, mentre “Currado Gianfiglia” è tornato ad essere “C. Gianfigliazzi”. Il curatore, a cui non interessano quisquilie filologiche, oltre ad offrire un l’edizione ormai superata del testo, attinge alla corrotta tradizione digitale senza controllare alcuna edizione cartacea; corregge “Gianfiglia” perché c’è il supporto della rubrica, lascia intatto “riuovo bergolo” e normalizza dei connotati regionali che si erano mantenuti integri per tutta la tradizione online. Per concludere, possiamo osservare che internet non è il punto di arrivo della tradizione di un testo, ma può costituire una fase intermedia da cui dipendono (e sempre più dipenderanno) i Cd-rom e libri cartacei; ciò significa che la filologia non ha affatto esaurito il suo ruolo, ma che ancora una volta si rivela essere lo strumento indispensabile per garantire la corretta fruizione della produzione dei testi: anche nell’area digitale, dove il problema della progressiva corruzione testuale non è affatto risolto e la contemporaneità di internet sembra aver fatto smarrire il senso storico e il senso critico....


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