De magistro - Tommaso D\'Aquino PDF

Title De magistro - Tommaso D\'Aquino
Course Storia della pedagogia 3
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Summary

Riassunto del libro...


Description

De magistro -esso non è un testo autonomo, ma è all'interno di un testo molto più ampio che si chiama "questioni dialogate". Quest'ultimo riporta tutti i temi dialogati tra San Tommaso e i suoi allievi. Dentro queste questioni disputate c'è un grande ambito sul tema della verità e dentro di esso c'è l'11 questione che riguarda il rapporto tra allievo e maestro, ergo il de magistro. Il de magistro non è nient'altro che la trascrizione di come il maestro insegnava ai suoi allievi. Nella prima pagina sono presentati quattro punti,ergo quattro temi, quattro domande che maestro e allievo cercavano di risolvere nella questione che riguardava il maestro. Sul problema del maestro ci sono diversi trattati, quindi quelli trattati da San Tommaso sono problemi che sono comunque presenti nella tradizione. Questi problemi elencati nella prima pagina noi oggi non li avremmo imposti così, tuttavia quelli erano i temi classici che San Tommaso si trovava a dover affrontare. Infatti anche io rapporto tra angeli e educazione era un tema affrontato nella scolastica e quindi tutti gli allievi dovevano saper affrontarlo. Questi problemi sono già posti in forma di domanda, perché l'allievo è il maestro insieme dovevano arrivare a dare una risposta. L'idea di dialogo era quella di impostare un tema, affrontarlo cercando di dare delle risposte. La struttura del dialogo era molto logica, quindi maestro e allievo cercavano di mostrare aspetti pro e contro una tesi, mostrano diverse soluzioni e dicendo poi quale di quelle fosse la migliore. L'abilità oratoria di maestro e allievo erano competenza fondamentali, infatti era importante saper argomentare bene una tesi. C'è sempre un aspetto retorico che emerge all'interno del dialogo. -STRUTTURA PROBLEMI: Tutti i problemi partono con una tesi che argomenta la risposta in una direzione. Successivamente viene sostenuta la tesi opposta. Infine la terza parte consiste nella soluzione, ovvero la risposta che il maestro ergo San Tommaso da al problema. -> TESI, ANTITESI, SINTESI. c'è poi una quarta parte nella quale, dopo aver dato la risposta corretta, San Tommaso da tutte le risposte possibili ad ogni obiezione (pagina 99 per quanto riguarda il primo problema). San Tommaso utilizza questo metodo perché dal punto di vista educativo é importante in quanto egli cerca di tirar fuori dal l'allievo la risposta. Egli cerca di far arrivare l'allievo alla soluzione attraverso il ragionamento. Poi alla fine da li la soluzione. Quindi i ragionamenti pedagogico sono due (1200 D.C.): dare la completezza di un problema (se so che la risposta giusta è una devo comunque saprete le tesi contro di essa) gli allievi devono cercare di arrivare alla soluzione in modo autonomo o guidato dal maestro

PRIMO PROBLEMA: solo dio può insegnare la verità o anche l'uomo puo farlo? Solo dio può essere chiamato maestro oppure no? OBIEZIONI (tesi e antitesi): Subito nella risposta c'è un obiezione, infatti si dice che possa insegnare solo dio, e questo è scritto nel Vangelo. Quindi se lo dice il Vangelo il maestro sembra unico,ed è Dio -> In tutto il dialogo vi è l'utilizzo del testo sacro per arrivare alla verità. Altra fonte utilizzata è il "de magistro" di Sant Agostino, il quale dice che l'uomo può insegnare, ma non direttamente, ergo solo attraverso i segni, attraverso il linguaggio. Tuttavia il linguaggio non permette di accedere al l'oggetto che è una verità superiore rispetto a quella del linguaggio. ->ci interessa che Tommaso riprende Agostino e lo usa come fonte, e che Agostino dice che attraverso il linguaggio l'uomo non può educare in modo diretto perché serve appunto la mediazione di esso (linguaggio). Inoltre Tommaso riprende Agostino e dice che se si insegnano solo attraverso i segni io comunque devo conoscere la verità di quell oggetto, quindi non mi servono i segni se lo conosco già. Altra possibilità è che il segno non è sufficiente per insegnarmi la verità di quell oggetto se io non conosco ciò che sta dietro al segno. Cioè il segno e utile solo se io già conosco l'oggetto, altrimenti non lo capisco. Tommaso poi ribadisce una critica verso sant agostino, dicendo che il segni riguarda solo l'aspetto della percezione dei sensi, mentre l'insegnamento autentico riguarda l'intelletto, quindi il segno non produce un vero insegnamento in quanto ha una relazione solo con l'aspetto sensibile. Il segno da solo non è sufficiente per insegnare. Fonti: Bibbia e sant Agostino. SOLUZIONE (pag. 93): San Tommaso, attraverso un esempio, dice che la potenza può essere di due tipi: la potenza attiva che è presente quando una persona malata può guarire grazie a una potenza che è dentro la sua natura, il suo corpo (il mio corpo ha la capacità e possibilità di guarire da solo). Inoltre egli dice che c'è anche una potenza passiva, in quanto l'ente, l'oggetto non è in grado da solo di arrivare all'atto, cioè di produrre qualcosa, ergo ha bisogno di un aiuto esterno, che è fuori da lui, per produrre qualcosa. Se la potenzialità e attiva non c'è quindi bisogno di un aiuto esterno, quindi il medico aiuterà (l'ha guidato,accelerato) un processo a cui quell'oggetto, quel soggetto può arrivare da solo. Questo medico ha solo accelerato un processo che per natura già accade, quindi non è lui che garantisce effettivamente questo processo. In questo caso il maestro è la potenza attiva. ->San Tommaso dice che il maestro è come il medico, quindi può velocizzare un processo che per natura è già dentro l'allievo. L'uomo quindi possiamo chiamarlo

maestro, ma solo in parte, in quanto è Dio colui che effettivamente genera la possibilità di tale processo. Il maestro non produce niente di nuovo. San Tommaso riprendendo l'esempio della potenza attiva, ci dice che ci sono due modalità per essere attivo: 1) o l'allievo arriva da solo alla verità (scoperta) 2) o l'allievo arriva tramite l'aiuto del maestro (apprendimento) N.B. L'allievo è sempre una potenza attiva, anche se ha bisogno del maestro. Come fa il medico o il maestro a far apprendere o a far guarire la persona? Utilizzando gli strumenti della natura, ovvero ciò che ha già a disposizione ( esperienza, scrittura...). Il maestro non produce niente di nuovo. Solo dio può produrre qualcosa di nuovo, egli è causa originaria Maestro e dio possono dirsi maestri entrambi, ma intesi in senso diverso: A) Dio si può dire maestro perché è la causa di tutto, è una causa che produce qualcosa di nuovo. Dio è maestro in senso totale. B) L'uomo può essere maestro perché può facilitare l'apprendimento di un altro uomo. L'uomo è maestro in senso non pieno. L'uomo può produrre qualcosa di nuovo quando c'è la scoperta, questo perché ha delle potenzialità che gli sono state date da dio.

SECONDO PROBLEMA: l'uomo può insegnare a se stesso? SOLUZIONE San Tommaso dice che l'uomo può apprendere da solo tramite la scoperta, grazie ai doni che Dio gli ha dato. Tramite la scoperta l'uomo scopre una conoscenza nuova. A sto punto sembra che il maestro può anche essere maestro di se, pero non si può affermare completamente perché in natura una cosa può essere definitiva causa di un altra solo se contiene l'altra. Per esempio il seme e causa della pianta perché la contiene completamente, nel senso che la pianta cresce dal seme. Se pensiamo al medico, ergo il maestro, non è lui che contiene la guarigione del paziente. Causa realmente del processo è l'uomo. Quindi il medico è solo una causa parziale. L'uomo può essere maestro di se, ma solo parzialmente come lo era il medico, perché il vero maestro che contiene in se completamente l'uomo è Dio. Il medico (maestro) è una causa esterna che velocizza il processo e non come una causa che lo crea.

-> L'uomo può essere considerato maestro di se, pero parzialmente perché il vero maestro che è causa di tutto il sapere è solo Dio. Il quale contiene anche l'uomo stesso. L'uomo è maestro di se stesso solo come causa esterna, cioè come colui che facilita l'apprendimento, o come il medico che facilita il processo di guarigione. Concetto che si ripete ( ripreso dal primo problema) è che c'è una asimmetria da Dio e l'uomo, costruita su un determinato concetto, ovvero quello di atto e potenza. La potenza attiva e quella per cui l'uomo si muove perché è così per natura. La potenza e passiva in quanto l'uomo viene creato da Dio e in tal caso viene guidato dal maestro, favorendo un apprendimento.

TERZO PROBLEMA: L'uomo può essere istruito da un angelo? SOLUZIONE (pag. 133) 1)L'angelo se prende un corpo insegna come se fosse un uomo, quindi attraverso le parole, l'esperienza, diventando così un modello. 2)Se invece l'angelo non si fa uomo, l'angelo ha un intelletto più compiuto dell'uomo in quanto e più vicino a Dio. Dio all'uomo insegna infondendo la cultura, cioè generando e creando qualcosa di nuovo nell'uomo, addirittura genera l'uomo. L'uomo all'uomo invece insegna facendo uscir fuori, cioè facilitando una conoscenza che è già interna all'altro.va questo punto l'angelo insegnerà facilità e guida l'uomo come se fosse un altro uomo, ma allo stesso modo riesce a infondere maggiore potenzialità intellettive, cioè riesce ad aprire la mente. L'angelo non essendo dio non può creare il nuovo, ma è in grado di aumentare parzialmente le capacità e le possibilità dell'uomo, dell'allievo. -> l'angelo insegna in parte come Dio e in parte come uomo

QUARTO PROBLEMA: Insegnare riguarda la vita attiva (opere e azioni) o riguarda la vita contemplativa? SOLUZIONE (pag. 149) 1)La vita attiva riguarda le cose temporali, ovvero le cose umane, finite, cioè soggette al tempo in quanto nascono e muoiono. La vita attiva ha come fine l'azione concreta che deve essere buona verso il prossimo. È un agire verso il bene degli altri. 2)La vita contemplativa riguarda le nozioni intellegibili, ovvero quelle nozioni, concetti e idee a cui si riesce ad arrivare con l'intelletto. Sono idee non soggette al tempo ergo sono eterne, durano per sempre, come le idee di Platone. Tali idee sono dio, gli angeli, l'idea di bene, vero, bello ecc.. . Chi si dedica alla vita contemplativa guarda tali idee. Questa vita è una vita in un certo senso metafisica

in quanto contemplo delle cose che sono eterne, tuttavia effettivamente è un vita terrena, in quanto io guardo e contemplo tali idee appartenenti alla metafisica, ma fisicamente non mi trovo per esempio nell'iperuranio. La vita contemplativa ha come fine la verità, la conoscenza vera, alla quale possiamo arrivare solo dopo morti. Nel mondo terreno non posso arrivare a tale fine, ma posso solo avvicinarmi. Il verbo docere (insegnare) ha un doppio accusativo, cioè esistono due oggetti che io so e posso insegnare. Da una parte infatti posso insegnante la conoscenza, il sapere, però io ho anche come obiettivo quello di insegnare una conoscenza a qualcuno. Quindi c'è l'insegnamento come fine da una parte e dall'altra quello di insegnare una persona nel senso di educare tale persona. Questi due aspetti presenti nel verbo docere, devono essere considerati entrambi. Se io guardo l'insegnamento per quanto riguarda il sapere allora mi riferisco alla vita contemplativa. Tuttavia se considero il secondo significato (educare la persona) allora mi riferisco alla vita attiva, in quanto educare è una azione buona. N.B. L'insegnamento appartiene di più alla vita attiva in quanto consiste di più nell'educare una persona, in quanto il fine è quello di educare tale persona al bene, è un fine concreto e dunque non contemplativo....


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