Dinastia degli Antonini PDF

Title Dinastia degli Antonini
Author Luca Taraborrelli
Course Storia romana
Institution Università degli Studi di Ferrara
Pages 2
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Summary

riassunto del libro di storia romana scritto da Zerbini e Ardevan integrato com gli appunti e gli altri testi di riferimetno, non sono stati revisionati pertanto potrebbero esserci errori di trascrizione e/o grammaticali...


Description

Dinastia degli Antonini Nerva (96-98 d.C.) Gli aristocratici, dopo aver eliminato Domiziano, nominarono imperatore Marco Cocceio Nerva, un uomo assai avanti con l’età. Ovviamente appoggiato dall’aristocrazia senatoriale giunse ad un accordo consensuale tra imperatore, senato, esercito e aristocrazie emergenti, oltre che risolvere i problemi causati da Domiziano. Il Senato, attraverso Nerva, cercò di introdurre un principio di successione del principato tramite l’adozione, abolendo così il principio ereditario, per designare uomini degni e capaci come imperatori cecando così di evitare tiranni incontrollabili come Caligola, Nerone e Domiziano, tutti condannati alla damnatio memoriae. Nel secondo anno di principato Nerva nominò come successore Marco Ulpio Traiano, valoroso generale, a quel tempo governatore della Germania Superiore. Nerva morì nel 98 d.C. lasciando l’impero nelle mani di un provinciale di origini spagnole. Traiano (98-117 d.C.) Un vero e proprio leader, Marco Ulpio Traiano si assicurò il riconoscimento di optimus princeps insieme a quello di Dacicus, governò in un primo momento in modo pacato e dal 112 d.C., a seguito delle sue vittorie, si rivestì di un velo mistico e assolutistico, pur preservando la sua integrità morale e politica. Il Senato perse d’importanza ma fu impiegato nell’alta burocrazia imperiale, il consiulium principis era l’unica assemblea che potesse determinare le decisioni dell’imperatore. Furono aboliti i tradizionali plebiscita e sostituiti dalle constitutiones, leggi formulate ed emanate direttamente dall’imperatore, si componevano da: - Mandata - Rescripta - Epistulae - Edicta - Decreta Sospesa l’odiosa lex maiestatis, mostrò tolleranza verso i cristiani, istituì gli alimenta che prevedevano un prestito a basse interesse per i contadini in modo da favorire l’agricoltura e utilizzare il ricavato per poveri e orfani che venivano istruiti ed educati a cittadini romani, risanò le finanze imperiali attraverso le conquiste, promulgò numerose opere pubbliche anche d’autore (Apollodoro di Damasco) e si occupò anche di pubblica igiene. Cercava disperatamente di emulare la figura di Alessandro Magno, riconosceva Roma come erede diretta del suo regno ma le sue guerre espansionistiche non erano dovute solo alla gloria ma anche per ragioni politiche, al bisogno urgente di manodopera servile e di territori per gli italici. Nel 101 d.C. organizzò la prima delle due campagne contro i Parti di Decebalo che durarono fino al 106 d.C. quando la Dacia fu ridotta a provincia, la guerra mirava decisamente alle feconde miniere d’oro daciche. Nel 114 d.C. iniziarono le guerre contro i Parti questa volta articolate secondo il modello di Alessandro Magno, in quattro spedizioni, ottenendo la Mesopotamia e l’Armenia ma la fame di conquiste di Traiano non conosceva sazietà, cercò di spingersi sino all’India ma nel 117 d.C. morì in Cilicia. Con Traiano abbiamo la massima espansione del territorio romano. Adriano (117-138 d.C.) Il primo passo del nuovo imperatore fu quello di giustiziare quattro senatori che contestarono la scelta di Traiano, cercò poi di consolidare i confini facendo erigere grandi mura difensive lungo il limes specie in Britannia con il Vallo di Adriano. L’Armenia fu sfruttata come stato-cuscinetto contro i Parti, la rinuncia permise la pace con il popolo siriano nel 117 d.C., lo stesso in cui Traiano conquistò l’Armenia fu concessa per la pace. Le rivolte degli Ebrei furono represse con il sangue ma non riuscì a fronteggiare le popolazioni dei Sarmati che occuparono una regione nord-danubiana ma la Dacia rimase sotto il controllo romano. Sostanzialmente fu un’epoca di pace se non per la rivolta a Gerusalemme guidata da Simon Bar Kokheba, agli Ebrei fu vietato l’ingresso a Gerusalemme.

In politica interna furono allontanati i liberti dalla corte imperiale preferendo gli equites, il consiglio del principe diventò un organo formato da specialisti di diritto, amministrazione, politica e finanze; proseguì il processo di romanizzazione dell’impero accompagnato dalla larga concessione della cittadinanza romana e si dimostrò tollerante nei confronti delle religioni estranee al paganesimo, addirittura appoggiò l’arte greca. Malato, designò come erede un valido senatore, Tito Aurelio Antonino. Antonino Pio (138-161 d.C.) Portò avanti la pace di Adriano, proseguì la medesima politica estera del suo predecessore inviando truppe in Britannia, Dacia, Germania, Africa, Giudea ed Egitto rafforzando il limes e il vallo di Adriano. Anni pacifici per il popolo romano, riuscì a contenere le finanze mantenendo sotto controllo l’edilizia pubblica promulgando però delle azioni umanitarie come la puellae alimentariae Faustinianae. Non venne preso, tuttavia, alcun provvedimento affinché il conservatorismo del governo non intaccasse quest’epoca di pace. Antonino Pio morì nel 161 d.C. Marco Aurelio (162-190 a.C.) Stoico, autore di saggi di filosofia, incarnava le qualità dell’imperatore perfetto ma fu sfortunato per via delle incursioni germaniche sui confini dell’impero, dovette abbandonare l’Urbe per recarsi sul campo di battaglia e lasciare Roma nelle mani del genero Lucio Vero, completamente diverso dall’imperatore filosofo, anch’egli adottato dagli Antonini. I Parti premevano ad Oriente, a nord del Reno e del Danubio i Marcomanni, i Quadi, i Sarmati Iapigi di Vallomar e per la prima volta i romani fronteggiarono i Longobardi. Lucio Vero dal 161 al 166 d.C. si occupò dei Parti, l’anno dopo i Quadi e i Marcomanni si spinsero fino ad Aquileia, i Daci Costoboci si riversarono nella Mesia Inferiore e nella Tracia spingendosi fino in Grecia, Marco Aurelio riuscì a respingere i Germani. Dopo la morte di Vero, nel 169 d.C., Marco Aurelio fronteggiò di nuovo i barbari nel 175 d.C. ai quali fu imposta una durissima pace che prevedeva il permesso di frequentare i mercati sul confine da parte dei barbari in cambio di truppe ausiliari, alcuni prigionieri furono deportati come contadini. Il disegno geopolitico di annettere i territori dei Quadi, dei Marcomanni e dei Sarmati all’impero fallì a causa di una ribellione guidata dal generale Gaio Avidio Cassio che venne sedata in breve tempo e fu celebrato il trionfo imperiale nel 176 d.C. Nel 177 d.C. i Quadi e Marcomanni si ribellarono, Marco Aurelio portò con sé il figlio Commodo nell’inverno del 179-180 d.C. ma quell’anno morì l’imperatore a Vindobona (Vienna) che designando come erede Commodo, il figlio, cancellò il principio di adozione. Commodo (180-192 d.C.) Più che erede di Marco Aurelio si mostrò erede di Caligola e Nerone, non perse tempo a stringere una pace sfavorevole con i Germani, diede all’impero un vecchio volto assolutistico abbandonandosi al lusso e ai vizi. Esasperato il culto imperiale, Commodo scendeva in piazza vestito da Ercole facendosi chiamare CommodoErcole e fu responsabile di numerosi crimini nei confronti del ceto superiore e dell’aristocrazia. Nel 192 d.C. cadde in una congiura ordita dai suoi compagni di feste appoggiati dal prefetto del pretorio. L’anarchia era inevitabile....


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