Documento - A Silvia, analisi dettagliata PDF

Title Documento - A Silvia, analisi dettagliata
Author Eugenia Sanfilippo
Course Letteratura italiana ii
Institution Università degli Studi di Palermo
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A Silvia, analisi dettagliata ...


Description

CANTI PISANO-RECANATESI Nella produzione dell’attività poetica di leopardi si suddividono delle fasi. I testi “l’INFINITO” e “la SERA DEL DI’ DI FESTA” appartengono alla fase degli IDILLII. Dal punto di vista biografico ci troviamo nella fase successiva al tentativo di fuga di Leopardi e dopo la fase nella quale Leopardi arriva a Roma, ma la partenza da Recanati e il viaggio a Roma non sono stati piacevoli per l’autore e hanno anzi acuito il pessimismo che era già innato nell’animo del poeta e hanno aperto la fase di crisi del sentimento poetico e la fase della adesione al MATERIALISMO MECCANICISTICO e quindi la chiusura verso la poesia. Per un lungo periodo, dal 1822 al 1827 circa non scrive più poesie, sente inaridirsi la vena poetica e si ferma con la composizione delle poesie e scrive nel 1824 le operette morali. Questa fase è una fase di meditazione e di riflessione,è la fase di passaggio dal PESSIMISMO STORICO al PESSIMISMO COSMICO, ONTOLOGICO,che coinvolge nella meditazione di leopardi la natura. Inizialmente Leopardi considerava l’infelicità umana semplicemente causa del progresso, invece a questo punto egli comincia a pensare che l’uomo nasca direttamente infelic, in quanto la natura offre apparentemente delle illusioni ma crea l’uomo infelice dalla nascita. Leopardi comincia a viaggiare, da Recanati si sposta nelle varie parti d’Italia, e in questi viaggi è coinvolta anche la città di Pisa. Quando leopardi giunge a Pisa vive uno dei momenti più felici della sua esistenza ed è proprio durante il periodo del soggiorno a Pisa che gode di un lungo periodo di serenità. In questo momento, dunque dagli anni 1827-28, nella fase chiamata fase dei CANTI PISANO-RECANATESI, Leopardi dà vita alle produzione più importante delle sue liriche che sono il frutto della poetica dell’INFINITO,del VAGO e della RIMEMBRANZA, dove non si può parlare più soltanto di IDILLI, ma di CANTI, nei quali si esprime perfettamente l’animo del poeta e dove in realtà non prevale più soltanto il momento sentimentale e idillico del poeta ma a quello si affianca anche la riflessione filosofica. Dunque i due momenti si mescolano insieme: l’atteggiamento sentimentale si lega all’atteggiamento riflessivo. Dei CANTI PISANO RECANATESI fanno parte A SILVIA, uno degli esiti più alti della poesia leopardiana , ma anche IL SABATO DEL VILLAGGIO, la QUIETE DOPO LA TEMPESTA ed IL CANTO NOTTURNO DEL PASTORE ERRANTE DELL’ASIA. A SILVIA – ANALISI Dal punto di vista stilistico rappresenta la novità assoluta della lirica leopardiana perché è il primo esempio della letteratura italiana di CANZONE LIBERA, per la prima volta nella letteratura italiana vi è l’esempio di una canzone che si libera dagli schemi metrici, è una canzone che non ha un numero preciso di stanze e non ha uno schema prestabilito per quanto riguarda le strofe, le rime (che possono esserci o non esserci), e il numero degli endecasillabi e dei settenari non è stabilito in partenza. Leopardi dà libero sfogo al proprio sentimento, all’effusione del suo animo senza organizzare nulla in maniera preordinata dal punto di vista retorico: è una CANZONE LIBERA. Il tema: al centro di questa lirica vi è il tema più importante, cioè il rapporto tra giovinezza e la maturità.(?) Questo è un tema molto importante per leopardi, in quanto dal ricordo, dalla rimembranza , della giovinezza nasce il tema della DISILLUSIONE. Questo rapporto, questo contrasto viene posto al centro della lirica attraverso le immagini speculari di una fanciulla, Silvia, il nome è ripreso dalla lirica di Tasso (Silvia è la protagonista dell’AMINTA, di tasso ) e del poeta stesso, dell’io lirico, che sono due figure perfettamente speculari.

Silvia è un nome creato dall’immaginazione del poeta, in quanto la fanciulla corrisponde nella realtà ad una giovane donna, Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi,. morta di tisi nel 1818

V. 1-14 L’immagine di questa giovane donna viene evocata già dall’inizio attraverso il nome Silvia, che non quello della giovane donna. Dal verbo “rimembri” quel tempo della tua vita mortale: “quel tempo” - ancora una volta il poeta usa un pronome dimostrativo che si chiama anche “deittico”, che si riferisce all’agg. O al pronome dimostrativo, in questo caso utilizzato per indicare un tempo lontano, che è il tempo in cui questa giovane donna viene rievocata nel tempo in cui viveva ed era perfettamente splendente della sua giovinezza, che viene indicata dalla “bellezza” e dalla “lucentezza” dei suoi occhi. (Gli occhi erano un elemento fondamentale nel dolce stil novo, anche se avevano una valenza prevalentemente religiosa per gli stilnovisti come di dante, ma anche prima per gli autori della lirica provenzale, gli occhi erano un veicolo di salvezza.) In questo caso Leopardi si richiama alla bellezza di Silvia attraverso gli occhi,che però non hanno nessun valore religioso. Sono soltanto il segno di un grande splendore, sono occhi sorridenti ma anche fuggenti. Si sottolinea la presenza, nel passato di Silvia, con i pronomi personali (la TUA vita mortale). La prima RIEVOCAZIONE è quella della giovinezza , una rievocazione fatta attraverso la MEMORIA. Avviene un processo rievocativo e immaginativo del poeta, ed è indicativo di tutto ciò l’uso degli imperfet, perché si parla di Silvia che “saliva il limitare di gioventù” ( si avvicinava alla giovinezza) “sonavan le quiete stanze” (silvia è colta nel momento in cui canta all’interno delle stanze della sua abitazione (Di quel canto non risuona soltanto l’esterno ma anche le vie) Viene rievocata nel momento in cui era intenta a tessere (intenta alle “opre femminili”) e mentre “sedeva” molto contenta e felice del vago avvenire (ancora un altro imperfetto.) Si continua il processo dell’immaginazione, silvia viene ricordata nel passato e viene ricordata mentre è felice perché pensa a ciò che accadrà nel futuro ed è contenta per il vago avvenire. (uso dell’aggettivo VAGO – per leopardi gli oggetti indefiniti, vaghi, sono molto poetici perché non circoscrivono i fatti ma lasciano tutto all’immaginazione e dunque sono particolarmente poetici. Le prime due strofe dunque sono rivolte al ricordo, alla rimembranza di Silvia, e vi è un collegamento tra la gioia di Silvia e il pensiero che ella aveva dell’avvenire e l’ambiente esterno, la Primavera, collegata alla giovinezza. Le ultime due strofe della seconda stanza, riguardano l’ambiente esterno caratterizzato da un panorama primaverile: siamo in una stagione precisa, la primavera, collegata alla giovinezza e ci troviamo nel mese di maggio. (Per leopardi la poesia può avvenire soltanto attraverso il ricordo del PASSATO; il mondo antico infatti aveva un rapporto diretto con la natura e non aveva consapevolezza della realtà e quindi stabiliva istintivamente il contatto con la natura. Nel mondo moderno non è più possibile stabilire questo contatto, e non sarebbe dunque più possibile fare poesia che nasce dal diretto contatto con la natura. Perché questo possa avvenire è necessario che quel processo di contatto con la natura si stabilisca attraverso l’immaginazione, la

sola che può fare in modo che si stabilisca questo contatto. Si introduce quindi il tema della rimembranza. Solo il ricordo, può riportare indietro con il tempo, nel momento in cui si è fanciulli, giovani e si ha istintivamente quel rapporto con la natura.) Silvia, nel momento in cui è giovane non ha consapevolezza di cosa accadrà, e dunque è felice; canta all’esterno della sua stanza ed il canto si diffonde anche all’esterno,è bella, i suoi occhi sono ridenti e fuggitivi. Ella non sa che dopo dovrà morire a causa della malattia della tisi. Dunque c’è un DISTACCO tra quello che accade che è la REALTA’ di tristezza e di disillusione, e l’ILLUSIONE che riguarda il momento della giovinezza. La GIOVINEZZA equivale all’ILLUSIONE, al CONTATTO con il mondo esterno. La PRIMAVERA equivale alla giovinezza della VITA. Soltanto in quel modo si può fare poesia, in quanto essa coincide con l’inconsapevolezza, con l’adesione automatica alla natura. E’ evidente che tutto ciò che sta descrivendo, cioè l’immagine di Silvia viene ripresa attraverso la rimembranza, il RICORDO, e ciò si denota dall’imperfetto. V 15- 27 Speculare, all’immagine di Silvia è l’immagine del POETA, sempre nel passato: (viene introdotto il pronome IO). Da una parte c’è il ricordo di silvia giovane, e dall’altra vi è specularmente, il ricordo di sé stesso giovane. Così come silvia cantava e diffondeva il canto ovunque, dall’altra parte vi è il poeta che ogni tanto abbandonava “gli studi e le sudate carte”, e così come silvia stava nelle sue stanze e cantava, egli stava tra i balconi del palazzo paterno e ascoltava il suono della voce della giovane. E’ come se i due fossero insieme, ripresi, ricordati, nel momento della giovinezza: da una parte silvia e dall’altra il poeta. L’una dedita alle opere femminili, l’altra alle “sudate carte”(sudate in quanto richiedevano sacrificio”). Nella strofa precedente è ricordato “il maggio odoroso”, qui è ricordato il cielo sereno, gli orti, i campi e le vie “dorate” (illuminate dal sole). Da una parte il mare, dall’altra il monte. La giovinezza dell’autore era confortata dal panorama, da un’atmosfera serena e tranquilla e quindi “confortevole”. Negli ultimi due versi il poeta sottolinea che non si poteva esprimere con parole mortali ciò egli sentiva dentro di sé.

V 27- 39 (quinta stanza)

Il poeta utilizza il pronome “ci” , cioè a noi. Fino ad adesso vi era stata una distinzione tra silvia ed il poeta mentre adesso il poeta parla di entrambi. Vi è la presenza di rime: “fato” fa rima con

“sconsolato”, “sventura” fa rima con “Natura”. Dopo aver sottolineato che il destino, il fato allora appariva sia a Silvia che al poeta qualcosa di splendido, dunque vi era un’illusione enorme, adesso, vi è un momento di disillusione. Vi il momento della disillusione sia per Silvia sia per il poeta. Al momento della disillusione assume una funzione fondamentale la NATURA. Il poeta si rivolge alla natura, chiedendole perché non restituisca a tutti ciò che promette, e perché inganni tutti i suoi figli. La natura, a questo punto diventa il soggetto incriminato, diventa COLPEVOLE della disillusione,rispetto a tutte le promesse che sono state fatte. Ci rendiamo conto che leopardi è già consapevole che la causa di tutti i mali dell’uomo non è più la società, bensì la natura che ha illuso l’uomo ma in realtà non gli ha fornito le cose che aveva promesso.

V 40-48

Torna nuovamente il “TU”. Ci troviamo alla conclusione definitiva: il tu si riferisce a silvia prima che giungesse l’inverno (cambia la stagione, non è più la primavera ma l’inverno). La PRIMAVERA è la stagione dell’ILLUSIONE e L’INVERNO la stagione della DISILLUSIONE (Silvia muore ancora giovane, nel fiore dei suoi anni, a causa della malattia ). Alla disillusione di silvia segue quella di Leopardi. Tutto è speculare, come si gioca sulla figura si silvia si gioca sulla figura del poeta.

V 49-63

Anche per il poeta è il momento della disillusione: la sua speranza è finita. Torna la domanda retorica: è questo quel mondo che era stato promesso? Sono queste le illusioni dell’adolescenza? Queste sono le sorti delle umane genti? Del fatto che riguarda leopardi e silvia, egli arriva a farne un fatto universale (“le sorti delle umane genti”).

Nel momento in cui la vita ha dimostrato la sua essenza, Silvia è morta. Si evince il PESSIMISMO COSMICO di Leopardi,“la realtà finale” è quella morte che da lontano mostra una “tomba ignuda”

(nuda). Quest’immagine finale pone FINE a tutte le illusioni della giovinezza. In questa lirica leopardi percorre un doppio binario, cioè il ricordo tra passato e presente, nel momento della giovinezza che è equivale al momento dell’illusione. (non è una lirica d’amore, e silvia non è la donna amata)....


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