Domande risposte scienza politica almagisti unipd PDF

Title Domande risposte scienza politica almagisti unipd
Course Scienza Politica
Institution Università degli Studi di Padova
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domande e risposte scienza politica ...


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DOMANDE SCIENZA POLITICA 1. DIFFERENZA TRA POTERE E AUTORITÀ Il potere è la capacità di agire e secondo Weber è mera coercizione poiché esso prevede di imporre un ordine e vederlo eseguito. Questa parola viene utilizzata per intendere “influenza” che si realizza tramite impatto su un attore, ma anche con forme più dirette quindi mediante l'esercizio di minacce, corruzione, negoziazione e assunzione di impegni. Maggiore è la capacità di potere per esempio di uno Stato, maggiormente potrà influire il suo destino. Viceversa esso sarà in balia delle circostanze. L'autorità è invece il potere legittimato, cioè la capacità di impartire un ordine e trovare obbedienza nei membri della società perché questi ritengono legittima quell'autorità, come se i sottoposti avessero scelto il comando. Ciò che conta quindi è che un'autorità politica sia legittimata e che non abbia semplicemente il potere. Le relazioni di autorità sono sempre gerarchiche. 2. LEGITTIMAZIONE E I SUOI TIPI DI LEGITTIMAZIONE DELL'AUTORITÀ SECONDO WEBER La legittimazione riguarda come un regime ottiene, conserva e talvolta perde il suo diritto a governare. Esso è il processo con cui il potere diventa autorità: quando un regime è generalmente accettato, cioè coloro che sono oggetto della sua giurisdizione riconoscono il diritto del potere a prendere decisioni, si parla di autorità del funzionario e legittimazione del potere. Il termine legittimazione deriva dal latino “legitimare” ossia dichiarare legittimo. La legittimità va al di là della legalità: mentre la legalità è un fatto tecnico che si riferisce alla correttezza formale di una regola, vale a dire che sia emanata nel rispetto delle procedure prescritte, la legittimità si riferisce alla validità di un intero sistema politico. Le norme possono essere legali ma non possono essere legittime: per esempio in Sudafrica governato dai bianchi la maggioranza di colore considerava illegittime le leggi sull'apartheid, anche se erano state emanate nel rispetto della Costituzione in essere. La classificazione in idea-tipi della legittimazione proposta da Weber è utile. La legittimazione di un regime potrebbe basarsi sulla tradizione, sulla presenza di un leader carismatico o sul rispetto della Costituzione: -tradizionale, si basa sulla tradizione, cioè su qualcosa che presumibilmente, presuntivamente o effettivamente è sempre esistito. L'obbedienza dei sudditi nei confronti dell'autorità fa parte dell'ordine naturale e i governanti non devono giustificare la propria posizione; -legale tradizionale, l'obbedienza si deve alle leggi che determinano come scegliere i governanti e quali limiti porre alle cariche pubbliche. Si collega a un ruolo o una posizione e non a una persona specifica. Tale autorità tutela i diritti individuali e rappresenta una componente essenziale della democrazia libera; -carismatico, un modello di legittimazione instabile e personale perché legato alla figura di un leader in cui i suoi seguaci riconoscono qualità straordinarie. Questo modello è instabile e destinato a crollare con la morte del leader o con la routinizzazione del carisma, ossia il processo attraverso il quale le autorità individuale del leader ispiratore viene trasferita a un ufficio o a un'istituzione permanente, una volta crollato, questo modello di legittimazione viene sostituito da quello legale, razionale o tradizionale.

3. LO STATO Lo Stato è una comunità politica formata da una popolazione territoriale assoggettata a un Governo. Lo Stato è un'istituzione particolare, che si pone al di sopra di tutte le altre organizzazioni della società. Solo esso rivendica, oltre alla capacità, il diritto ad usare la forza. Come osservò lo Weber, la caratteristica esclusiva dello Stato è proprio questa combinazione tra forza e autorità: secondo quest'autore per Stato si deve intendere un'impresa istituzionale di carattere politico nella quale l'apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione fisica legittima, in vista dell'attuazione degli ordinamenti. Questa pretesa deve essere garantita continuamente entro un dato territorio con determinati limiti geografici, questa peculiarità è chiamata “territorialità del comando”: se essa viene messa a rischio, è in gioco l'esistenza stessa dello Stato. Rivendicando con successo tale monopolio, esso crea un mandato di gestione che viene affidato al Governo. Infine un'ultima caratteristica importante è la personalità del comando. L'obbedienza moderna infatti scaturisce da un senso di obbligazione morale, con un riconoscimento della legittimità del potere. 4. DIFFERENZA TRA NAZIONALISMO E IDENTITÀ NAZIONALE Il nazionalismo è l'ideologia principale del XX secolo e consiste nella dottrina che afferma il diritto delle nazioni all'autodeterminazione, ossia il diritto di ogni popolo a possedere un proprio governo. Questo principio è sancito congiuntamente nell'influente Carta Atlantica (1941), ed è alla base della decolonizzazione. Il nazionalismo si è storicamente manifestato in due fondamentali varianti: ideologia di liberazione della nazioni oppresse e come ideologia della supremazia di una nazione. Il diritto all'autodeterminazione viene sostenuto da quelle persone che provano un'identità nazionale, ciò che sentono o sostengono di condividere con individui sconosciuti una cultura comune. Essa risponde a varie funzioni moderne: unisce le persone che si ritrovano a vivere sotto gli stessi governanti; consente alle vittime dell'economia di mercato di consolarsi con il progresso complessivo dello Stato. L'identità nazionale è fondamentale dal punto di vista politico perché risponde ad una domanda: chi sono le persone che dovrebbero autogovernarsi. 5. IDEOLOGIA ED EGEMONIA L'ideologia secondo Hamilton è un sistema di convinzioni ed atteggiamenti collettivi a favore di un determinato tipo di struttura sociale che i suoi sostenitori intendono promuovere e mantenere. Oggi il termine ideologia viene utilizzato principalmente per descrivere qualunque sistema di idee che offre una spiegazione della natura umana, della corretta organizzazione dello stato e della società, e della posizione dell'individuo all'interno di questo ordine prescrittivo. Il termine fu coniato alla fine del XVIII secolo da Antoine de Tracy, un illuminista francese che lo utilizzava per designare la scienza delle idee: ideologos. Con Napoleone questo termine acquisì una connotazione negativa, poiché egli indica come ideologues tutti coloro che criticavano le sue idee. Marx definì l'ideologia come una serie d' illusioni create dalla classe dominante per legittimare la propria condizione di superiorità. L'egemonia è la predominanza di un'ideologia, sentita come senso comune. L'uso moderno del termine è dovuto all'analisi dell'egemonia formulato da Gramsci. Egli, marxista anomalo, assumeva che l'ideologia fosse presente in tutti i partiti e essa diventa egemone quando riesce a far percepire le sue idee e i suoi valori come senso comune, cioè come una verità di fede. Tale definizione viene formulata per spiegare perché le rivoluzioni comuniste, non si sono verificate nei paesi capitalisti. Nella sua idea per poter avviare la rivoluzione era necessario far percepire queste idee e i suoi valori come senso comune, cioè verità di fede e sostituire quindi l'egemonia culturale della borghesia. Il gruppo che controlla le istituzioni statuali gode di un vantaggio decisivo. Tuttavia entro società pluraliste, la condizione di ideologia egemone non può mai essere considerata definitiva, poiché tale presunzione escluderebbe di principio l'insorgere di nuovi gruppi

6. GLI APPROCCI DELLA SCIENZA POLITICA E UNO IN PARTICOLARE Gli approcci alla scienza politica sono modalità di comprensione: insieme di atteggiamenti, interpretazioni e pratiche che definiscono un certo modo di affrontare la scienza politica: -istituzionale: l'approccio istituzionale afferma che le posizioni da ricoprire all'interno delle organizzazioni siano più importanti delle persone che le occupano. Quindi esamina i ruoli anziché le persone. Secondo tale approccio l'azione politica si comprende al meglio facendo riferimento alla logica dell'appropriatezza, ossia alle azioni che i membri di un'istituzione intraprendono per conformarsi alle proprie norme. -comportamentista: il comportamentismo antepone lo studio degli individui a quello delle istituzioni. L'attenzione degli studiosi si concentra sugli elettori anziché sulle elezioni, sui legislatori anziché sulle assemblee legislative e sui giudizi anziché sull'apparato giudiziario. Lo scopo è di usare metodi scientifici per scoprire generalizzazioni sugli atteggiamenti e sui comportamenti politici. -strutturalista: L'approccio strutturale enfatizza le relazioni oggettive tra gruppi sociali, incluse le classi sociali e lo Stato. I vari interessi e le varie posizioni di questi gruppi leader influenzano la configurazione complessiva del potere e attivano la dinamica del cambiamento politico. Si basa sull'attenzione alle relazioni oggettive tra gruppi e società. Lo strutturalismo afferma che le configurazioni delle relazioni sociali influenzano, vincolano e responsabilizzano gli attori con modalità prevedibili. Si concentra sui grandi aggregati delle società, non le istituzioni ma le Chiese, le forze armate, etc. -scelta razionale: questo approccio basandosi sull'analisi dell'individualismo metodologico focalizza la sua attenzione sull'azione individuale volta alla tutela del proprio interesse. I postulati fondamentali di questo approccio sono che l'individuo è l'attore fondamentale della società che è intesa come somma degli individui; egli interagisce con gli altri sulla base del loro interesse personale e riesce a stabilire una gerarchia dei suoi interessi; egli agisce in modo consapevole e razionale, scegliendo il comportamento che massimizza i suoi vantaggi e che gli è utile. Ciò presuppone che l'elettore sia dotato di una razionalità pervasiva che gli consenta di valutare il rapporto costi-benefici delle sue scelte elettorali e perciò dovrebbe possedere informazioni accurate, necessarie per fare la giusta scelta in vista dei propri obiettivi. Nell'evoluzione attuale dell'approccio della scelta razionale prevale la convinzione che gli scambi tra gli individui egoisti rischino di allontanare la politica dal raggiungimento di beni collettivi e che sia quindi necessario disegnare istituzioni in grado di migliorare le informazioni e la fiducia tra i diversi attori. -interpretativo: l'approccio interpretativo assume che le strutture dell'associazione umana siano determinate principalmente da idee comuni anziché da forze materiali e le identità e gli interessi di attori propositivi siano costruite da queste idee comuni, anziché fornite dalla natura. Secondo tale approccio le idee influenzano in maniera indipendente il mondo politico, incidendo sul modo in cui gli individui definiscono i propri interessi, obiettivi, alleati e nemici.

7. IL CONCETTO DI CULTURA POLITICA PER ALMONDO E VERBA Nella ricerca sociale “The civic culture” del 1963, Almond e Verba definiscono la cultura politica come l'insieme di orientamenti psicologici dei membri di una società nei confronti della politica. Così ridefinita la cultura politica costituisce un serbatoio di risorse e sostegni delle istituzioni, ma al contempo la memoria delle società civili. In riferimento agli studi di Gramsci, la cultura politica rispetto all'ideologia politica è più ampia, più estensiva e più estesamente applicabile. In base ai dati raccolti in un sondaggio in alcune democrazie, essi si convinsero che la democrazia poteva durare nel tempo solo in quanto e dove sia sostenuta da un particolare tipo di cultura politica, la civicness, ossia la cultura civica, che costituisce il risultato di una combinazione di forme tradizionali di partecipazione con elementi di apatia e passività politica e di deferenza verso le istituzioni politiche e le autorità costituite. La ricerca fu criticata nel merito in quanto il sondaggio è ritenuto inaffidabile come strumento, e nel merito in quanto la definizione pareva inadeguata perché non considerava quei significati intersoggettivi tramite i quali i modelli culturali si riproducono e si modificano nel tempo. Secondo i critici infatti la cultura politica va ridefinita come un insieme di modelli cognitivi e valutativi, relativi ad aspetti del mondo, che assumono direttamente o indirettamente rilevanza politica. 8. DIMENSIONI DI VARIAZIONE DELLA SOCIETÀ Le democrazia illiberali non sono immuni da aggressioni esterne (terrorismo) e a fattori endogeni che possono minarne il consenso e incidere sul suo funzionamento. Vi sono 5 dimensioni concettuali della qualità della democrazia. Le prime due riguardano la procedura: una è la rule of law e l'altra l'accountability. -la prima, cioè il rispetto della legge dello Stato di diritto, consiste in elementi quali l'esistenza di un sistema valido erga omnes, il contenimento della corruzione, la presenza di una burocrazia competente, di forze di polizia efficienti e rispettose dei diritti e delle libertà, l'accesso dei cittadini alla giustizia, la ragionevole durata dei processi e l'indipendenza della magistratura dal potere politico; -la seconda è la responsabilità politica che può essere elettorale, interistituzionale e sociale. -la terza dimensione è inerente al risultato, quindi la responsiveness, cioè la capacità da parte delle istituzioni, di fornire risposte alle richieste e alle esigenze dei cittadini e della società civile. Infine abbiamo due dimensioni sostantive: -il pieno rispetto dei diritti civili, politici e sociali e -la progressiva realizzazione dell'uguaglianza politica, sociale ed economica che può essere divisa: di eguaglianza formale (di fronte alla legge) e di uguaglianza sostanziale (rimozione degli ostacoli che limitano l'uguaglianza sociale ed economica e, dunque il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale.

9. L'ACCOUNTABILITY Essa è la responsabilità politica e consiste nel controllo effettivo delle istituzioni politiche da parte degli elettori sociali. L'eletto può essere chiamato a rendere conto del suo operato da altri organi costituzionali o dai cittadini. Vi sono tre aspetti cruciali: -l'informazione: fa riferimento all'atto o al complesso delle attività dell'eletto di cui l'elettore deve essere consapevole per potere valutare l'eventuale responsabilità. -giustificazione: la giustificazione si riferisce alle ragioni adottate dall'eletto per valutare il suo comportamento e le sue decisioni. -punizione: La punizione o ricompensa è la valutazione attribuita dal cittadino o dall'organo preposto all'operato dell'eletto. Può essere di tre tipi: -elettorale: o verticale, che può far valere l'elettore nei confronti dell'eletto, è un tipo di accountability periodico e dipende dalle scadenze elettorali. -interistituzionale: o orizzontale, ossia l'attività di controllo e valutazione svolte dalla magistratura, dai tribunali costituzionali e degli altri organi esistenti in una a democrazia a questo fine. -sociale: o orizzontale, che consiste nell'attività di controllo e di valutazione che avviene nella società civile e nell'attività svolta fuori dal Parlamento dai partiti, dai media o da altre associazioni. Se efficace prevede come suo presupposto empirico l'esistenza di una capitale sociale che le caratteristiche indicate da Putnam. 10. NASCITA ESPANSIONE E DECLINO DELLO STATO La nascita dello Stato moderno risale al 1648, anno della Pace di Westfalia: in quest'occasione, alle potenze vincitrici della Guerra dei 30 anni fu consentito di gestire autonomamente l'esercizio della religione nel loro territorio. La formazione delle prime entità statali tuttavia era avvenuta nel corso del Medioevo quando, il progressivo allentamento dei vincoli feudali e la trasformazione del concetto di guerra per via dell'introduzione della polvere da sparo che portò alla formazione di eserciti permanenti che necessitavano di un apparato burocratico il quale uniformò la giustizia. Si giunse così alla diminuzione del numero di entità politiche e l'aumento della dimensione di quelle rimaste con un incremento del commercio interno dei poteri in una sola autorità politica. I vincoli feudali e l'autorità della Chiesa che componevano il sistema politico medievale vennero così a mancare e si formò lo Stato moderno. Nel corso del XIX secolo lo stato moderno si consolidò con l'utilizzo di protezionismi, la gestione dei mercati interni e il consolidamento dei confini. Durante il Novecento la guerra totale portò all'espansione dello Stato, che assunse un ruolo crescente all'interno della Società. In seguito alla guerra il suo ruolo non diminuì immediatamente, e numerosi Stati diedero vita ad un sistema di previdenza e assistenza sociale che prese il nome di Welfare State. Negli anni 80 iniziò un periodo di ristrutturazione, diminuendo la partecipazione nell'economia e incrementando il suo ruolo regolatore.

11. DEFINIZIONE DI CAPITALE SOCIALE PER PUTNAM, LA SUA PRIMA APPLICAZIONE POLITICA E LE SUE PRINCIPALI, LE CRITICHE E LA DIFFERENZA TRA CAPITALE SOCIALE E CULTURA POLITICA Per Putnam, con capitale sociale si intende l'insieme di fiducia, norme di convivenza, reti di associazionismo civico e gli elementi in grado di migliorare un'organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo. Una cultura politica che si fonda sul capitale sociale permette alla comunità di costruire istituzioni politiche in grado di risolvere problemi collettivi. Putnam infatti evidenzia un'elevata correlazione fra il rendimento istituzionale e la presenza di una specifica cultura politica locale. Egli introdusse il concetto di capitale sociale nel 1993 quando nel suo libro “Making Democracy Work” analizzò il funzionamento delle regioni italiane. Questo caso fu la prima attuazione politologica del capitale sociale, che in generale viene utilizzato per indicare le caratteristiche qualificanti delle culture civiche (norme di reciprocità, reti di solidarietà, fiducia). Il risultato è che le regioni funzionavano meglio al Nord, ma ciò non dipendeva dal PIL. Secondo l'autore funzionavano meglio quelle regioni in cui vi era la presenza di una specifica cultura politica locale, la civicness, consistente in un orientamento diffuso dei cittadini verso la politica sostenuto da un'estesa rete di fiducia interpersonale e dalla consuetudine alla cooperazione. La cultura civica è tale in quanto ricca di capitale sociale. Le differenze riscontrate tra la regioni del centro-nord e quelle del sud dipenderebbero secondo Putnam da differenti dotazioni di capitale sociale la cui origine va ricercata nella storia delle regioni. A questa ricerca furono rivolte numerose critiche: l'appiattimento delle teorica politica, la sottovalutazione delle modalità attraverso le quali le procedure politiche e sociali si ripercuotono all'interno del sistema associazionistico, del contributo autonomo delle variabili politiche nella generazione e nella riproduzione di capitale sociale e del ruolo della politica nel connettere i diversi stadi delle relazioni fiduciarie; il fatto che vengano tralasciate le dinamiche e i ruoli degli attori politici significativi. In un'altra sua opera, Bowling Alone, Putnam si concentra sulla proprietà escludente del capitale sociale. Le reti di associazionismo civico infatti possono anche creare dei legami di fiducia forti che portano ad escludere chi non ne fa parte. Il capitale sociale può essere quindi cattivo e i corpi intermedi possono essere liberticidi ed illegali. Questo è l'aspetto bonding del capitale sociale. Quando invece si parla di capitale sociale bridging ci si riferisce agli aspetti includenti e al capitale sociale che apre agli altri. Una democrazia di qualità presuppone un capitale sociale i cui componenti assicurino il prevalere di effetti bridging ripetto a quelli bonding. Il capitale sociale riguarda legami intersoggettivi che si verificano nella società e si basano sulla fiducia e sulle reti di associazionismo civico. La cultura politica è l'insieme di orientamenti psicologici dei membri di una società nei confronti della politica e quindi tralascia l'aspetto che lega il cittadino alla società. Essa in quanto concepita in termini di aggregati di tendenze psicologiche individuali senza distinzione tra s...


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