Elementi di semiologia di roland barhes riassunto completo PDF

Title Elementi di semiologia di roland barhes riassunto completo
Author Gindee ..
Course Semiotica
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Elementi di semiologia di roland barhes riassunto completo per l'esame di semiotica...


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ROLAND BARTHES – Elementi di semiologia Roland Barthes è nato a Cherbourg nel 1915 ed è morto nel 1980 a Parigi. Ha insegnato all’École Pratique des Hautes Études e al Collège de France. Elementi di semiologia è stato scritto nel 1964 e pubblicato in Italia nel 1966.

Prefazione di Gianfranco Marrone Questo libro è un classico: per la semiotica che lo mette tra i suoi testi fondativi, per la filosofia strutturale, per le scienze umani e sociali, verso le quali si pone come utopico tentativo di unificazione metodologica; per il pensiero militante che lo considera un modello di teoria critica della cultura e della società. Ribaltamento dell’ipotesi di Saussure relativa al rapporto tra linguistica e semiologia: Saussure dice che la lingua è da ricondurre a uno studio più generale di tutti i sistemi di segni, considerando la linguistica perciò un sottoinsieme della semiologia; invece, tra la fine degli anni Cinquanta Barthes dice che è la linguistica che fornisce gli strumenti teorici e categorie interpretative alla semiologia (la scienza della significazione è quindi un sottoinsieme della linguistica). Ogni sistema semilogico ha a che fare con il linguaggio. Il mondo dei significati ha a che fare con il linguaggio. SEMIOTICA ≠ Semiologia barthesiana, quella succube della linguistica.

Introduzione Per Barthes ogni sistema semiologico ha a che fare con il linguaggio. Nonostante l’invasione delle immagini la nostra è una «civiltà della scrittura». Il significato di un qualunque immagine o oggetto – anche cibo, vestiti, ecc – aderisce sempre a un linguaggio. La semiologia è destinata a farsi assorbire da una translinguistica, la cui materia sarà costituita dal mito, dal racconto, dall’articolo giornalistico, dagli oggetti della nostra civiltà nella misura in cui essi sono parlati. La semiologia è una parte della linguistica, non il contrario come credeva Saussure. Concetti seguenti che traggono origine dalla linguistica strutturale.

1. Lingua e Parole 1.1 In linguistica Concetto dicotomico di Saussure Langue/Parole. La lingua è un principio di classificazione. La Lingua (langue) è una istituzione sociale, sistema di valori, è la parte sociale del linguaggio, un contratto collettivo alla quale ci dobbiamo sottomettere globalmente se vogliamo comunicare. Si può fruire di questo a seguito di un processo di apprendimento. La Parole è un atto individuale di selezione e attualizzazione. Non c’è langue senza parole. Le definizioni di questi termini sono sancite dal processo dialettico che li unisce. La Lingua è insieme il prodotto e lo strumento della parole. Hjelmslev distingue tre piani della lingua: 1) schema, lingua come forma pura (quella saussuriana); 2) norma, lingua come forma materiale, es. r del francese a prescindere dalla sua pronuncia; 3) uso, la lingua come insieme di abitudini di una data società. Di fatto però due piani fondamentali: lo schema e il gruppo Norma-Uso-Parole. Si parla così della dicotomia Schema/Uso. Formalizzazione della lingua e socializzazione della parole. Vengono introdotti i sintagmi cristallizzati (o stereotipi). 1

Idioletto: linguaggio parlato da un solo individuo o da una comunità linguistica. Identificazione Lingua/Parole e Codice/Messaggio allora bisogna menzionare anche strutture doppie (duplex structures).

1.2 Prospettive semiologiche Affinità tra langue saussuriana e la concezione durkheimiana della coscienza collettiva. La linguistica di Saussure è «un sistema di valori». Estensione del concetto saussuriano di Merleau-Ponty di processo e sistema (similitudine con Parole e Langue): ogni processo presuppone un sistema. Lingua e Parole si applicano anche a comunicazioni la cui sostanza non è verbale. Esempi successivi della langue/parole con opportuni adattamenti sono fatti sulla moda, sul cibo, sull’automobile e sul mobilio. I sistemi inerenti la sociologia delle comunicazioni di massa sono sistemi complessi o connotati, a cui si collegano sostanze differenti. Nel cinema, nella televisione e nella pubblicità non si può determinare la classe dei fatti di lingua e quella dei fatti di parole. L’estensione semiologica della nozione Lingua/Parole comporta problemi: i fatti individuali di innovazione possono divenire fatti di lingua (ad es. per il cibo); diverso è per la maggior parte degli altri sistemi semiotici la lingua non è elaborata dalla «massa parlante», bensì da un gruppo di decisione: qui il segno è «arbitrario». Questi sistemi subiscono la determinazione della collettività, con nuovi bisogni per lo sviluppo delle società, produzione o scomparsa di materiali nuovi per l’economia. L’innovazione individuale è così trascesa da una determinazione sociologica (di gruppi ristretti) che rinvia a un senso finale, di natura antropologica. Altro problema è il «volume», che tratta delle modalità e delle combinazioni di esecuzione che possono esserci all’interno di una forma semiologica. Questo può essere riscontrato ad esempio nel cibo, ma non per l’automobile e il mobilio. Bisogna quindi introdurre tre piani nei sistemi semiologici (non linguistici): il piano della materia (che assicura la materialità della lingua senza la sua esecuzione), quello della lingua e quello dell’uso. Questi sistemi hanno bisogno di «materia» e non di parole perché hanno origine utilitaria e non significante – diversamente dal linguaggio umano.

2. Significato e Significante 2.1 Il Segno In Saussure significante e significato sono le componenti del segno. Il segno (non semiotico) è utilizzato anche in altri ambiti: quello che accomuna tutto però è il rinvio che il segno appone a una relazione tra due relata [due “facce”]. Con Saussure, la semantica deve fare parte della linguistica strutturale, perché i significanti fanno parte dei segni. Poi principio della doppia articolazione delle lingue: separazione tra unità significative (dotate di senso, «monemi» o «morfemi») dalle unità distintive (partecipano alla forma ma non direttamente al senso, suoni o meglio «fonemi»). Per Hjelsmev il piano dei significati costituisce il piano dell’espressione, quello dei significati il piano del contenuto: questi piani contraddistinguono il segno semiologico – e non più solo quello linguistico. Ogni piano due strata: la forma (descrive ciò che può essere descritto dalla linguistica, senza nessuna premessa extralinguistica) e la sostanza (invece, ricorrono, per descrivere, a fenomeni extralinguistici). Gli oggetti d’uso, solitamente, sono smistati dalla società ai fini della significazione, anche se sono primariamente funzionali (es., il vestito serve per proteggersi, cibo per nutrirsi): vengono chiamati funzionisegno. Per il solo fatto che c’è società, ogni uso è convertito in segno di questo uso. La funzione si 2

compenetra di senso: ad es., la funzione dell’impermeabile è di proteggere dalla pioggia, ma questa funzione è indissociabile dal segno stesso di una certa situazione atmosferica.

2.2 Il Significato Il significato non è «una cosa», ma una rappresentazione psichica della «cosa». L’isologia è il fenomeno in virtù del quale la lingua fa aderire i suoi significanti e i suoi significati in modo indiscernibile e indissociabile. I sistemi non isologi sono quelli nei quali i significati sono materializzati attraverso un altro sistema. Classificazione – che separa la forma dal contenuto – dei significati linguistici. La sostanza del contenuto può essere immateriale.

2.3 Il Significante La definizione di significante (relatum) non può essere separata da quella del significato. Il significante però è un mediatore, la materia gli è necessaria. La sostanza del significante è sempre materiale (suoni, oggetti, immagini). Nella semiologia, dove si ha a che fare con sistemi misti di materie diverse (suono e immagine, oggetto e scrittura, ecc.) sarebbe opportuno riunire tutti i segni, in quanto si fondano su un’unica materia, sotto il concetto di segno tipico: il segno verbale, il segno grafico, il segno iconico, il segno gestuale formerebbero ciascuno il segno tipico.

2.4 La Significazione La significazione è un processo, l’atto che unisce il significante e il significato. L’atto il cui prodotto è il segno. Vari tipi di rappresentazione grafica della significazione: 1) In Saussure il significato è dietro il significante e non può essere raggiunto se non attraverso di esso. 2) E R C. Per Hjelsmev. Relazione (R) tra il piano dell’espressione (E) e il piano del contenuto (C). Qui si può parlare anche di metalinguaggi o sistemi «sganciati»: E R (ERC) 3) Lacan. Il significante (S) è globale. La sbarretta tra significante e significato (s) ha un valore proprio: rappresenta la rimozione del significato. 4) Sn ≡ St. Nei sistemi non isologi la relazione è sotto forma di equivalenza, ma non identità (=) Per Barthes la significazione è immotivata, piuttosto che arbitraria. Si dice che un sistema è arbitrario quando i suoi segni sono fondati non per contratto, ma per decisione unilaterale. Nella lingua il segno non è arbitrario ma lo è nella moda.

2.5 Il Valore Considerare il segno attraverso le sue «adiacenze»: il problema del valore. Il valore è connesso con la nozione di langue; esso fa sì che la linguistica venga accostata all’economia. Il valore ha una funzione essenziale nella linguistica strutturale. La linguistica al contrario di altre discipline (quali l’astronomia, la geologia, la storia) è studiabile secondo due prospettive che non si escludono a vicenda: quella diacronica e quella sincronica. Il senso non è veramente fissato se non al termine di questa doppia determinazione: significazione e valore. La lingua è un oggetto intermedio tra il suono e il pensiero: essa consiste nell’unire l’uno e l’altro scomponendoli simultaneamente. La lingua è l’ambito delle articolazioni, mentre il senso è, in primo luogo, scomposizione. Il compito della semiologia sta, per Barthes, nel ritrovare le articolazioni che gli uomini impongono al reale.

3. Sintagma e Sistema 3

Per Saussure i rapporti che uniscono i termini linguistici sono su due piani [o assi]: quello sintagmatico [qui, chiamato dei sintagmi] e quello paradigmatico [delle associazioni, per conservare la terminologia di Saussure] Piano dei sintagmi: combinazione di segni che ha come supporto l’estensione. Estensione che è lineare e irreversibile. Due elementi non possono essere pronunciati nello stesso tempo. Termini uniti in praesentia. Più connesso alla parole. Piano paradigmatico: l’attività è di classificazione in questo caso. Non combinazione. Ogni gruppo – di unità che hanno qualcosa in comune – forma una serie virtuale. Termini uniti in absentia. Più connesso alla langue. Jakobson parla dell’opposizione tra metafora (ordine del sistema) e metonimia (ordine del sintagma) a dei linguaggi non linguistici. Jakobson osserva che il semiologo è più portato a parlare della metafora, perché l’analisi del semiologo è fatta da un metalinguaggio anch’esso metaforico. Questo di Jakobson è un punto di passaggio dalla linguistica alla semiologia. Per studiare un sistema semiotico si fanno ricondurre i fatti inventariati sui due assi (sintagmatico e paradigmatico). Dal punto di vista logico si comincia il lavoro con la scomposizione sintagmatica, fornendo le unità che vanno poi classificate in paradigmi; si può anche però partire anche da quello paradigmatico, quando ci si imbatte in un sistema ignoto, scovando in modo empirico gli elementi paradigmatici. Esempi con il sistema semiotico del vestito, del cibo, del mobilio e dell’architettura.

3.2 Il Sintagma La parole è di natura sintagmatica, una combinazione (varia) di segni (ricorrenti). Il sintagma è molto vicino alla parole. Ma Saussure avverte anche perché il sintagma non può essere un fatto di parole: esistono sintagmi cristallizzati che non si sottraggono alla libera variazione nell’uso; poi i sintagmi della parole si costruiscono secondo forme regolari. Esiste una forma del sintagma di cui si occupa la sintassi. Il linguaggio è in un certo senso ciò che divide il reale, perché il senso può nascere solo da una articolazione. Bisogna scomporre il sintagma per portare alla luce le unità paradigmatiche del sistema. Si scompone tramite la prova di commutazione (definita da Hjelmslev e Udall): si introduce nel piano dell’espressione (significanti) un mutamento e nell’osservare se questo ne determina uno anche sul piano del contenuto (significati). Se la commutazione di due significanti ne produce una sul piano dei significati, allora è una unità sintagmatica. Se il mutamento non causa niente sul piano dei significati, Hjelmslev parla solamente di una sostituzione. In semiologia questa operazione si può complicare: passare da un tipo di pane a un altro oppure cambiare dal berretto al tocco assicura anche un cambiamento di significato? In semiologia ci sono a questo punto tre tipi di problemi: 1) sistemi complessi e quindi di sintagmi combinati, quali il cibo e il vestito, possono trovarsi mediati da un sistema propriamente linguistico [es. lingua italiana]. In questo caso i sintagmi alimentari o vestimentari vengono tematizzati; 2) le funzioni-segno (segni derivanti da un uso), ad es. cibo e vestiti comportano una materia che oltre a significare serve a qualcos’altro (il pane a nutrire, il vestito a coprire); 3) i segnali del codice stradale, ad esempio, possono essere definiti dei sistemi «erratici» con sintagmi estinti. Definite le unità sintagmatiche, ci sono regole che presiedono allo loro combinazione e alla loro distribuzione lungo il sintagma, individuate da Hjelmslev – in caso di due unità sintagmatiche quando sono contigue: 1) di solidarietà, quando si implicano vicendevolmente in modo necessario; 2) di implicazione

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semplice, quando una comporta necessariamente l’altra (ma non reciprocamente); 3) di combinazione, quando nessuno comporta necessariamente l’altra.

3.3 Il Sistema Secondo asse del linguaggio. Il sistema Saussure lo ha visto sotto forma di campi associativi, determinati dalle affinità di suono e dalle affinità di senso. Ogni campo è una riserva di termini virtuali (uno solo di essi è attualizzato nel discorso presente). «Termine» è unità del sistema, «parola» è del sintagma. A. Martinet dice di distinguere i contrasti (rapporti di contiguità delle unità sintagmatiche) dalle opposizioni (rapporti dei termini del campo associativo). La natura assolutamente differenziale della lingua è verosimile nel caso del linguaggio articolato; nei sistemi secondari (derivati da usi non significanti), la lingua è per così dire «impura»: comprende una parte differenziale al livello delle variabili, ma anche un che di positivo, al livello dei supporti (della significazione). Es. abito lungo/corto, il senso vestimentario impregna tutti gli elementi, ma il paradigma non coglie mai se non l’elemento finale (lungo/corto), mentre l’abito rimane un valore positivo. Opposizione (rimane preferibile a relazione di Cantineau e a correlazione di Hjelmslev) è sempre posta sotto il regime del tutto o niente: ritroviamo qui il principio di differenza che fonda le opposizioni, ed è questo principio che deve ispirare l’analisi della sfera associativa [o dei paradigmi]. Lo studio delle opposizioni si identifica con rapporti di somiglianza e di differenza che possono intercorrere fra i termini delle opposizioni, e cioè con la loro classificazione. Il linguaggio umano, avendo la doppia articolazione, comporta opposizioni distintive (tra fonemi) e opposizioni significative (tra monemi). Trubeckoj ha proposto una classificazione delle opposizioni distintive che Cantineau ha ripreso per estendere alle opposizioni significative della lingua. Opposizioni significative che si reggono su tipologia dei rapporti fra l’elemento somigliante e l’elemento differente dell’opposizione: A. Opposizioni classificate secondo i loro rapporti con l’insieme del sistema: i) opposizioni bilaterali (l’elemento comune dei due termini non è rintracciabile in altre opposizioni del codice; es. E/F in alfabeto latino) e multilaterali (invece, qui, vale il contrario; es. P/R); ii) opposizioni proporzionali e isolate, in cui la differenza è costituita da una specie di modello (es. Mann/Männer e disons, dites/fasons, faites: opp. proporzionali). B. Opposizioni classificate secondo il rapporto dei termini dell’opposizione : i) opposizioni privative ( opposizioni caratterizzate dalla presenza di un elemento significativo [marca], che non è rintracciabile nel significante dell’altro termine, e l’altro non marcato; es. mange/mangeons). Il non marcato per alcuni linguisti sarebbe ciò che è frequente o banale, o marcato per successiva sottrazione (marca negativa). Si connette qui quello che è chiamato il grado zero della opposizione (quelle privative): è una assenza che significa – non è un «nulla»; ii) opposizioni equipollenti (qui non si parla di marca e non marca ma di opposizioni di due termini equivalenti, che non possono essere considerati come negazione e affermazione di una particolarità; es. foot/feet). C. Opposizioni classificate secondo l’estensione del loro valore differenziativo : i) opposizioni costanti (significati che hanno sempre dei significanti differenti, es. mange/mangeons); ii) opposizioni sopprimibili o neutralizzabili (significati non hanno sempre dei significanti differenti e i termini dell’opposizione possono talvolta essere identici).

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Il problema paradigmatico del binarismo. Il binarismo è o non è universale e, se lo è, ha un fondamento naturale? Il binarismo è un fatto molto generale ed il veicolo dell’informazione può essere un codice binario (es., alfabeto morse, «digitalismo»). La neutralizzazione designa, in linguistica, un fenomeno in virtù del quale una opposizione pertinente perde la sua pertinenza, e cessa di essere significante. È l’effetto del contesto che produce di solito una neutralizzazione di una opposizione sistematica; in un certo qual modo, è il sintagma che «annulla» il sistema. Si può dire, perlomeno nell’ipotesi semiologica (senza tenere conto della seconda articolazione), che c’è neutralizzazione quando due significanti si stabiliscono sotto la sanzione di un unico significato o viceversa. Nozioni collegate a questo: campo di dispersione o margine di sicurezza . Campo di dispersione è fatto dalle varietà di esecuzione di una unità (es. un fonema), finché queste varietà non determinano un cambiamento di senso (non assurgono al grado di variazioni pertinenti). I «bordi» del campo di dispersione sono i suoi margini di sicurezza. Le varietà che compongono il campo di dispersione sono ora varianti combinatorie (dipendono dalla combinazione dei segni, ossia dal contesto immediato; es. d di nada e quella di fonda non sono identiche, ma questo non incide sul senso), ora varianti individuali o facoltative (le r del francese dei borgognoni o dei parigini non implica una non comprensione della lingua francese, ci si comprende comunque). I due piani del linguaggio: sintagma e sistema. Bisogna dire però che ci sono fenomeni che fanno sopravanzare un piano sull’altro, viene trasgredita la comune partizione sintagma/sistema. Molti processi creativi si pensa operino in questa modo, con la trasgressione della rigidità dei due piani del linguaggio, come se l’estetica fosse solidale con le defezioni del sistema semantico.

4. Detonazione e Connotazione Ogni sistema di significazione comporta un piano di espressione (E) e un piano di contenuto (C); la significazione coincide con la relazione (R) dei due piani: E R C. E R C può diventare l’elemento di un secondo sistema. Due sistemi di significazione innestati l’uno nell’altro ma anche sganciati. Ci sono due modi per fare questo: - Il primo sistema (E R C) diviene il piano di espressione o significante di un secondo sistema .

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Anche: (E R C) R C. Questa accade nella semiotica connotativa (chiamata così da Hjelsmev). Il primo sistema è il piano di denotazione e il secondo sistema (estensivo al primo) il piano di connotazione. Quindi si dirà che un sistema connotato è un sistema il cui piano di espressione è esso stesso costituito da un sistema di significazione. Il caso opposto di sganciamento, il primo sistema (E R C) diviene non già il piano d’espressione, come nella connotazione, ma il piano di contenuto o s...


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