Storia DI Ipazia - riassunto completo PDF

Title Storia DI Ipazia - riassunto completo
Author Margherita Trane
Course Storia del cristianesimo antico
Institution Università del Salento
Pages 13
File Size 156.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 65
Total Views 162

Summary

riassunto completo...


Description

STORIA DI IPAZIA E DELL’INTOLLERANZA RELIGIOSA CAPITOLO 1 IL CONTESTO STORICO 1.1. La visione religiosa romana. La varietà dei culti praticati nell’Impero era frutto di una tolleranza in materia religiosa e di un diffuso cosmopolitismo intellettuale. I romani erano indifferenti ai molteplici culti pagani. Il rapporto con la divinità si collegava a quella della pietas -> nozione diversa da quella attuale di pietà. La pietas romana era uno dei valori fondamentali della cultura e della società dell’Impero. Questo sentimento di pietas riguardava la fiducia e la stima tra i coniugi e poi si estese al rapporto tra uomo e divinità. Secondo cicerone la pietas era un atto di giustizia nei confronti delle idee e un dovere nei confronti dei parenti. Secondo Virgilio invece la parola pietas si identificava con le parole humanitas e misericordia. La coesistenza dei vari culti permise la loro sopravvivenza anche se alcuni ebbero più fortuna di altri -> come il culto di Mithra che diventò prevalente come culto del Dio Sole e nel quale si identificò il culto dell’imperatore. 1.2. Il culto del Sole. Le origini del culto del sole sono certamente orientali. La nascita del sole, in Siria e in Egitto, era celebrata con grande solennità. I pagani festeggiavano il trionfo della luce sulle tenebre, con una sequenza di miti e di tradizioni religiose. Questa concezione naturalistico-religiosa era diffusa in tutto l’impero. Il culto solare a Roma iniziò con la notazione di monete raffigurante il sole con Caracalla e acquisendo ancora più importanza quando Eliogabalo diventò imperatore (nato in Siria cercò di imporre il suo culto a Roma, sostituendo Giove con il Sol Invictus). Assassinato quest’ultimo il culto decadde fino all’imperatore Aureliano che affermò di aver avuto una visione del dio Sole che lo avrebbe assistito durante la sua ultima vittoria in battaglia. Probabilmente, vista la diffusione del culto solare, Aureliano pensava che il nuovo culto potesse essere un elemento unificante tra le molte e diverse popolazioni dell’impero. L’imperatore Costantino fu certamente un cultore del Sol Invictus -> la coniazione delle monete raffiguranti il sole, il primo giorno della settimana dedicato al riposo… Il culto del sole tendeva a sovrapporsi, oppure integrarsi con il culto di Mithra, anch’egli dio della luce. 1.3. La questione Mithraica. Plutarco asserisce che furono i pirati della Cilicia, deportati a Pozzuoli, a diffondere il culto di questo Dio nel mondo romano. Abituati a navigare osservando il cielo e le stelle, essi veneravano molti dei tra i quali, soprattutto Mithra. In Celicia, il culto predominante era quello dell’eroe Persero, spesso associata a quella del Dio Apollo, spesso associato al Dio Sol. Sembra che il Dio Apollo sia stato adottato dal Mithraismo in una forma astratta che ne enfatizza l’aspetto solare. Come tutti gli altri culti pagani, il Mithraismo s’inserì nel variopinto panorama religioso greco-romano. Solo quando il culto di Mithra divenne religione di stato si manifestò in modo evidente il suo contrasto con il Cristianesimo. Al momento della sua massima fortuna nel periodo di Caracalla, si scontrò con il nascente mondo cristiano. 1.4. La competizione cristiano-mithraica. Non è possibile confrontare i due culti. La predicazione cristiana non fu un’alternativa al Paganesimo ma ne mutò e trasformò i riti e le credenze tradizionali. Il suo successo dipese dal fatto di parlare un linguaggio facilmente comprensibile agli schiavizzai liberti e alla povera gente. Sono comunque moltissime le somiglianze fra i due culti: ⁃ Entrambi possono essere considerati culti monoteisti ⁃ Sia Mithra che Cristo furono concepiti senza alcuna unione sessuale tra uomo e donna, nati entrambi da una vergine (Anahita e Maria)

⁃ Entrambi consacrano il settimo giorno della settimana, dedicandolo al loro dio (domenica). ⁃ Entrambi celebrano la nascita del loro dio al solstizio di inverno, il 25 dicembre. ⁃ Entrambi gli dei vengono raffigurati come giovani, entrambi nel ruolo di pastori, con il compito di dare la salvezza agli uomini tramite il sacrificio. ⁃ Mithraismo e Cristianesimo sottolineano la redenzione dell’umanità tramite la morte scarificale del Dio (Cristo stesso e il toro di Mithra). ⁃ In entrambi abbiamo l’evento della resurrezione. ⁃ Entrambi sono legati a una cena connessa a un sacrificio di sangue. (Dopo aver ucciso il toro, Mithra festeggia con il dio Sole e gli altri fedeli prima di salire al cielo/ Ultima cena prima della crocefissione) ⁃ Entrambi sottolineano la necessità della purificazione attraverso il battesimo. ⁃ I loro luoghi di culto erano situati nel sottoterra (I cristiani per una necessità temporanea/ i seguaci di Mithra per un’istituzione permanente) ⁃ Entrambi incoraggiavano l’ascetismo, la dominazione della loro sessualità e l’astensione dal magiare alcuni alimenti. ⁃ Entrambi propugnavano la carità verso il prossimo, le virtù del coraggio e della generosità. 1.5. L’incomprensione pagana. All’inizio il Cristianesimo fu considerato come una setta stravagante ma innocua. Quando la sua espansione divenne importante, il ceto intellettuale greco-romano iniziò a considerare il cristianesimo come una religione rozza e pericolosa. Le pratiche cristiane minacciavano i costumi tradizionali romani in quanto rifiutavano le cerimonie pubbliche e soprattutto di sacrificare all’imperatore. La professione dell’uguaglianza di tutti gli uomini, in quanto figli dello stesso dio, dava dignità e libertà alle classi meno fortunate e disturbava fortemente l’opinione pubblica, data la netta divisione in classi dell’impero. Quando, con il prevalere del Cristianesimo fu introdotta la nozione di trinità (3 persona in 1) fu facile sottolineare la stranezza della religione cristiana. Il fatto che la ritualità cristiana si fondasse sul sangue e sul corpo di Cristo suscitava perplessità e la simbologia della croce e del sacrificio umano suscitava orrore. Per gli autori romani pagani era sconcertante il fatto che i Cristiani non sembrava avessero paura della morte ma che l’aspettassero e desiderassero in quanto mezzo per accedere al cielo. A parte la figura di Gesù, il dio dei cristiani era un dio astratto, incomprensibile e lontano. Le stragi e le persecuzioni pero non cancellavano la fede cristiana che al contrario si arricchiva di nuovi fedeli. Alla fine il Cristianesimo vinse. 1.6. La rottura degli equilibri politici Il Paganesimo tradizionale greco-romano e il Cristianesimo erano inconciliabili e ciò porto a contrasti insanabili, tensioni e scontri. Il cristianesimo era troppo giovane e troppo rivoluzionario rispetto ai tempi nei quali operava. Fin dal principio, la questione politica è stata fondamentale -> l’impero accettava tutti i culti purché in cambio, si accettasse il culto dell’Imperatore, elevato al rango di Dio. Culto non ammissibile per un cristiania che al costo della vita. Il cristianesimo non si presentava in linea di principio come sovvertitore dello stato romano ma, nei fatti, si poneva come antagonista del sistema imperiale. Ciò poneva il Cristianesimo come fuorilegge. L’involontaria minaccia della religione cristiana era una minaccia mortale per il potere romano che scatenò sanguinose persecuzioni per reprimerlo. La chiesa nascente si rivolgeva ai poveri, che erano una moltitudine e alle classi più basse. Tutti uguali, tutti liberi e accomunati nella speranza della salvezza, rappresentavano una catastrofe per l’impero. Il

sistema cristiano diventava un’alternativa allo stesso sistema imperiale se non se ne riconosceva la funzione divina. Quando Chiesa e Impero trovarono una soluzione comune, a partire da Costantino, la Chiesa divenne un punto di riferimento politico. CAPITOLO 2. IL PRAGMATISMO CRISTIANO La chiesa incorporò nel suo sistema molte delle tradizioni e dei miti pagani che trasformò in cristiani. Il pragmatismo di Costantino fu praticato anche nel mondo cristiano, una volta che il cristianesimo divenne la religione dominante. Il cristianesimo si fece interprete di molte pratiche religiose pagane, interpretando la nascita del sole con la nascita di Cristo e la luce solare con la luce divina del figlio di dio. Nell’emisfero settentrionale della Terra, fra il 22 e il 24 dicembre abbiamo la notte più lunga dell’anno e il giorno più breve -> il solstizio invernale. Subito dopo questo evento, la luce torna ad aumentare e il buio a ridursi. Nel solstizio di inverno il sole si trova in un punto minimo di luce e di calore, ma poi riemerge vitale sull’oscurità. Ciò spiega perché dio che accade il 25 dicembre sia sempre stato considerato un evento straordinario comune a tutte le culture. Il tema del Natale, inteso come passaggio dalla morte alla nascita, infatti, è molto più antico di dio che si pensa. Nella Roma pagana, le feste dell’inverno. Note come Saturnalia o feste di Saturno, avevano lo stesso significato. I Saturnalia avevano inizio il 19 dicembre e si prolungavano fino al 25. Erano feste di gioia, di rinnovamento e speranza per il futuro. Le feste della divinità della luce erano particolarmente riferite a Mithra, festeggiato nel periodo del solstizio d’inverno. La festività del Dies Natalis Solis Invivti si celebrava anch’essa per la rinascita del sole. Fra il IV e il V secolo la chiesa romana, preoccupata della diffusione del Mithraismo, pensò di celebrare nello stesso giorno del Natale del Sole (sol Invictus) quello di Cristo. Fu cosi che la notte tra il 24 e il 25 dicembre (la notte del solstizio) divenne anche la notte della nascita di Cristo (in realtà la data di nascita di cristo è sconosciuta, si pensa addirittura che sia nato in primavera). Solo nel IV secolo d.C. si consolidò la tradizione di festeggiare la natività il 25 dicembre, mentre fino ad allora si era festeggiata in diverse date -> 28 marzo/18 aprile, più accettabili storicamente, o il 6 gennaio. -> Il 25 dicembre è dunque una data convenzionale.Tutte le celebrazioni e festività religiose pagane che non si potevano abolire furono gradualmente incorporate nei nuovi riti cristiani. Ad esempio, il culto del Sacro Cuore di Gesù in realtà risale a un culto antichissimo, fondato sul mio di Dioniso. Le festività pagane sono state trasformate in festività religiose cristiane. La gente era abituata a festeggiare queste giornate e non avrebbe capito perché toglierle dunque bastò ribattezzarle -> la festa di san Giorgio ha sostituito la festività della Parilia; i festeggiamenti per San Giovanni Battista hanno sostituito la festa dell’acqua; la festività dell’assunzione della vergine ha occupato il posto delle celebrazioni di Diana; la Pasqua sostituì la festività per l’equinozio di primavera. I collegamenti tra il cristianesimo e i culti pagani vanno ben oltre. Erano già presenti il battesimo e il pasto sacro, l’altare dove veniva esposto il disco solare, il copricapo dei vescovi (ancora oggi chiamato Mitra), le vesti, i colori, l’uso dell’incenso, i lumi, le genuflessioni, la stessa architettura delle basiliche e soprattutto l’ostensorio (l’oggetto dove si pone l’ostia, è un disco dorato da cui di dipartono dei raggi solari). L’atto delle mani giunte è derivò dalla religione dei Parsi; l’abbassamento del capo durante la liturgia è stato conservato dai primi riti egizi nei quali non si poteva guardare il sole. Per sradicare i residui delle religioni solari occorse quasi un millennio, quando S. Bernardino da Siena pose una teca al posto del disco solare con dentro il pane come simbolo di eucarestia. CAPITOLO 3. LA DISSOLUZIONE DEL PAGANESIMO 3.1 Dalle catacombe alla luce del sole

Il Cristianesimo continuò ad espandersi fino al punto che Galerio, con il suo editto di tolleranza, lo ammise tra le altre religioni dell’impero. Ciò significa che la dimensione del fenomeno era tale da non poter più essere ignorata e, tanto meno, repressa. La confusione fra i culti continuò per alcuni secoli e il successivo editto di Tessalonica, che non proibiva i culti diversi dal Cristianesimo, ovviamente, non determinò la conversione dei pagani. Nell’impero Romano d’Oriente, dove fiorivano la cultura greca e gli studi classici, il Cristianesimo non ebbe quella forza dirompente che ebbe tra gli schiavi, i liberti e i poveri, all’inizio della sua comparsa nell’Impero. L’accettazione del culto cristiano non fece altro che aggiungere un’altra religione a quelle già esistenti. Mentre nell’esercito e a Roma era fortissima la competizione fra il Cristianesimo e il Mithraismo, in Asia e Africa sopravvivevano gli antichi culti, sorretti da una fede millenaria. A onta dei Decreti imperiali, il Paganesimo sopravvisse soprattutto nelle campagne e in provincia. Le famiglie, pur cristianizzate, continuavano a sacrificare agli antichi Dei. Finché era rimasto nelle catacombe, il Cristianesimo si era presentato come una religione di tolleranza, aperta all’accettazione del principio che altri potessero avere una fede diversa. 3.2 Le persecuzioni contro i Cristiani L’ostinazione religiosa dei Cristiani e il loro rapido diffondersi a partire dagli strati più umili della società romana, avevano scatenato le persecuzioni a intervalli, per poco meno di tre secoli. Erano stati oggetto di dure persecuzioni, a partire da quella di Nerone, quando furono accusati di essere i responsabili dell’incendio di Roma. In quell’occasione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo. Per due secoli e mezzo il Cristianesimo fu considerato una minaccia alla pax deorum, una religione illecita, considerata ‘’empia’’ e ‘’atea’’. Inoltre, era considerata una superstitio e, cioè, una devozione irrazionale ai confini con la magia. Tuttavia, i Cristiani non furono perseguitati se non sporadicamente. Ciò consentì loro un apostolato. Nel 250, l’imperatore Decio statuì che i cittadini dell’impero dovevano professare la loro devozione agli Dei (e all’imperatore), pena la morte. Molti furono i Martiri, ma molti di più furono coloro che si riconvertirono. Le persecuzioni di Valeriano e di Diocleziano diventarono violente a partire dal 304, anche se non in tutto l’Impero. Sotto Diocleziano si ebbe la più grande persecuzione, con il pretesto che i Cristiani avevano creato uno Stato nello Stato, governato da proprie leggi e propri magistrati. La persecuzione ebbe inizio quando apparve a Nicomedia il primo editto che ordinava il rogo dei libri sacri, la confisca dei beni delle chiese e la loro distruzione, la decadenza delle cariche e dei privilegi per i cristiani di alto rango e il diniego di altri onori e impieghi. La persecuzione di Diocleziano non si rivolse solo contro i Cristiani ma anche contro i Manichei. Le persecuzioni continuarono poi con Galerio fino al 311, quando, con l’editto di tolleranza dello stesso Galerio e, poi, con l’editto di Milano di Costantino, del 313, se ne ordinò la fine. Costantino aveva avvertito l’esigenza, principalmente politica, di favorire la chiesa cattolica. Per ragioni pratiche, la diffusione del culto cristiano era diventata utile per la salvezza economica dell’impero. I Cristiani, infatti, avevano creato una fitta rete di orfanotrofi, di mense per poveri e di strutture d’assistenza per anziani. La progressiva cristianizzazione dell’Impero non fu indolore, incontrando un’ampia e qualificata resistenza da parte del mondo pagano, a difesa dei valori tradizionali della romanità. Fu a questo punto che si determinò la prevalsa dei cristiani, anche se in modo violento. 3.3 Le persecuzioni contro gli eretici

Finalmente protetti dalle Istituzioni, i Cristiani, a loro volta, repressero con durezza il Paganesimo (ne distrussero i templi, i loro oggetti sacri, ecc.). La stessa durezza fu esercitata contro le eresie che costellarono la storia della Chiesa. Le prime ‘’repressioni’’ furono nei confronti delle molteplici interpretazioni del messaggio evangelico che dettero luogo a numerose eresie (Montanisti, Novazionisti, Manichei, Marcioniti, Adozionisti, Ariani, Valentiniani). Costantino, pur nella proclamata libertà religiosa dell’Impero, di fatto era convinto che gli eretici cristiani si opponessero anche ai suoi ordini, mettendo in discussione le sue decisioni. Era dunque necessario reprimere una dissidenza religiosa che poteva metter in crisi l’Impero stesso. L’operazione di demolizione delle ‘’eresie’’ fu perseguita utilizzando le stesse norme penali degli editti anticristiani di Diocleziano. La messa al bando delle cosiddette ‘’eresie’’ non risolse il problema ma, nel frattempo, veniva codificandosi un sistema di regole e d’interpretazioni che, a loro volta, determinavano dissensi, polemiche e ‘’separazioni’’ non solo concettuali. Tutta la storia del Cristianesimo è costellata da ‘’derivazioni’’ e la lotta contro questa dissidenza religiosa nel tempo, ha assunto varie forme. 3.4 Le persecuzioni contro i Pagani Sono poco note le persecuzioni messe in atto dai Cristiani nei confronti dei Pagani. Nei confronti del Paganesimo ci fu un approccio inizialmente più cauto perché mediato dalle istituzioni imperiali, volte alla progressiva cancellazione dei riti, delle tradizioni e allo spossessamento dei templi e dei luoghi sacri al mondo pagano. La demolizione del paganesimo avvenne con una sorta di violenza psicologica progressiva, basata sulla parzialità delle autorità imperiali a favore della Chiesa cristiana. La scomparsa del paganesimo, ovviamente, non fu immediata. Il fatto che il culto degli dei restasse ancora vivo nei villaggi e nelle campagne fu più fenomeno di consuetudini che la dimostrazione di una resistenza passiva. Spesso poi Paganesimo e Cristianesimo tendevano a sovrapporsi: cristiani all’esterno, nelle chiese nelle assemblee, pagani a casa, dove si veneravano ancora gli Dei d’antichissima tradizione romana. Il termine pagano deriva dal latino paganum che indica il civile, il campagnolo, contrapposto al militare. Paganus deriva a sua volta dal termine sempre latino di pagus, cioè villaggio. Secondo alcuni studiosi inoltre questi nomi indicavano quei territori e loro popoli che continuavano a celebrare i loro culti religiosi dedicati a divinità locali -> questi termini entrarono a far parte del lessico cristiano intorno al 370, quando il cristianesimo diventò religione ufficiale e culto dell’impero. La legislazione imperiale intervenne più volte per limitare o interdire pratiche consuetudini pagane. Gli editti di Costantino vietarono i sacrifici cruenti e le pratiche divinatorie. In questa materia c’era concordanza fra gli interessi laici dell’imperatore e gli interessi della Chiesa, da sempre contrari alle pratiche magiche. Ma queste continuarono un po’ dappertutto. Nel 341, l’imperatore Costanzo II emanò due editti: con il primo proibiva nuovamente i sacrifici pagani e, con l’altro, ordinava la chiusura di tutti i templi pagani. Soprattutto in Oriente i templi pagani furono oggetto di distruzione violenta da parte di fanatici cristiani. Demolizioni più sistematiche furono quelle contro i mithrei, con l’aggravante che molte chiese furono poste al loro posto. Nel breve periodo in cui fu imperatore Magnenzio, fu revocata la legislazione antipagana, permettendo la celebrazione di sacrifici notturni, ma dopo la sua sconfitta, nel 353, Costanzo II proibì di nuovo tali riti e con un editto nel 356 statuì addirittura la pena di morte per i trasgressori. Questa politica filocristiana/antipagana subì notevoli cambiamenti -> nel 357, lo stesso Costanzo II conferì titoli sacerdotali e confermò i privilegi delle Vestali e le prerogative dei sacerdoti pagani.

Nel 380, con l’editto di Tessalonica, il Cristianesimo divenne definitivamente la religione ufficiale dell’Impero. L’anno dopo, fu proibita nuovamente la partecipazione a tutti i riti pagani, decidendo che i Cristiani che fossero tornati alla religione pagana avrebbero perso il diritto di fare testamento legale. L’ultimo editto di Teodosio proibì i riti che erano ancora praticati nelle campagne, meno controllate. Ma fu solo tra il 378 e il 382 che vi fa la rinuncia di Graziano al tradizionale titolo di Pontefice Massimo e si abolirono le immunità per i Collegi sacerdotali, compreso quello delle Vestali, confiscandone i beni. L’ultimo colpo fu dato molto più tardi quando, nel 536, infine, l’Imperatore Giustiniano ordinò la chiusura dell’ultimo tempio di Iside, sul Nilo, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana. In conclusione, nel IV secolo si compì una rivoluzione orbitale: il Cristianesimo da perseguitato si trasformò in religione di Stato e il P...


Similar Free PDFs