Libro LEVI Completo - Riassunto Primo Levi. Profili di storia letteraria PDF

Title Libro LEVI Completo - Riassunto Primo Levi. Profili di storia letteraria
Author Roberta Bergamo
Course Comunicazione Interculturale
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunto completo del libro...


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PRIMO LEVI INTRODUZIONE Nel 1942 Levi lascia Torino per Lavorare a Milano, con sé porta qualche libro e poco altro. Reduce da un naufragio in cui ha rischiato di rimanere “sommerso”, convoca accanto a sé il lettore in quanto è alla disperata ricerca di chi ascolti la sua testimonianza. Le pagine di Levi, oltre a chiedere al lettore di prestare ascolto, lo esortano a meditare, gli chiedono di porsi nella stessa condizione di chi ha sofferto. La sua scrittura assume le forme di un dialogo, desidera condividere la propria e l’altrui esperienza, interroga e si interroga. La voce di Levi non apre soltanto squarci di comprensione sull’esperienza dei lager, ma si offre anche come prisma ottico per indagare le forme d’intolleranza e di esclusione da cui è percorso il presente. IL SISTEMA PERIODICO: LA FORMAZIONE DI UN CHIMICO LA RADICE EBRAICA La vita di Primo Levi è segnata dall’ingresso nel 26 Febbraio 1944 ad Auschwitz (appartenente alla comunità ebraico torinese). In Il sistema periodico (1975), che trae dagli elementi chimici i titoli dei suoi capitoli, il primo, Argon, è dedicato agli antenati sefarditi, giunti dalla Spagna verso il 1500. Levi li paragona a quei gas inerti (Il doppio legame di Carole Angier). Levi narra con umorismo partecipe le disavventure di quei parenti, i cui aneddoti sono parte della memoria famigliare. Gli episodi sapidi e dolenti della ‘ricerca delle radici’ domestiche si alternano all’indagine di altre radici, quelle linguistiche. Quel piccolo popolo consapevole della sua identità, parlava un gergo ibrido. È un linguaggio carico di una ‘mirabile forza comica, che scaturisce dal contrasto fra il tessuto del discorso, il dialetto piemontese e l’incastro ebraico’. Non era però l’apparenza all’etnia ebraica a essere avvertita come determinante nell’identità del giovane Primo. Una famiglia conservatrice delle tradizioni ma a dominare era uno spirito laico. E’ l’Italia la sua patria. Fino all’adozione nel’38 delle leggi raziali da parte del regime fascista, l’origine ebraica costituiva un fatto pressoché trascurabile ma curioso. Essere ebreo significava consapevolezza di appartenere a un popolo con una lunghissima storia alle spalle, una benevola incredulità nei confronti della religione, una tendenza spiccata verso il mondo dei libri e delle discussioni astratte. L’INTERESSE PER LE SCIENZE Levi è un avido lettore e fra i libri della biblioteca paterna molti erano di divulgazione scientifica. Sogna di diventare un astronomo o un linguista: la passione per le parole, conferma la complicità di fondo tra la forma mentis del chimico e quella dell’enigmista. Gli anni del liceo indirizzano gli interessi di Levi verso la chimica, sapere del concreto, finalmente ‘positivo’, consente il diretto contatto con la materia. La chimica è una pratica che pone le ipotesi teoriche alla prova dell’esperimento, e in tal modo costringe anche a mettere alla prova sé stessi. La chimica fornisce le risposte alle questioni irrisolte della filosofia e grazie alla classificazione degli elementi si compie il passaggio dal caos all’ordine, ‘dall’indistinto al comprensibile’ è questo per Levi il contributo primo del conoscere scientifico. IL LABORATORIO Nel 1937 è matricola all’istituto chimico ed è affascinato dal prof Ponzio e le sue affermazioni sempre controllabili e formulate con linguaggio essenziale. Fase del laboratorio di preparazioni è vista come una moderna versione dei ‘rituali selvaggi di iniziazione’ (stesso termine usato nell’ingresso dei lager). Si finiva anche per avere un segno di riconoscimento, una cicatrice nel cavo della mano, ferita provocata dal tubo di vetro. Prima esperienza nel laboratorio ha avuto esiti deludenti, innocua esplosione. È molto importante l’utilizzo delle mani, è qui che si delinea lo scarto evolutivo dell’animalità. Se l’uomo è artefice è perché ha appreso a servirsi dell’organo

nobile, la mano. La scuola neoidealista valorizzava solo la mente mentre nelle pratiche di laboratorio si valorizzavano anche altre virtù, umiltà, pazienza, abilità manuale e anche olfatto e vista. L’attività del chimico sviluppa tutti gli aspetti, sensoriali e razionali. Zinco, metallo noioso arrendevole di fronte agli acidi, resiste ostinatamente all’attacco quando è molto puro. L’elogio della purezza; ma anche della impurezza che per Levi da adito ai mutamenti, cioè alla vita. La chimica diventa filtro interpretativo, chiave di comprensione del proprio ruolo nella società. Gli ebrei italiani possiedono due culture. CHIMICA E ANTIFASCISMO Levi: “Mi piace dire che ho voluto riempire una nicchia ecologica […] perché non metterci anche qualcuno di noi, trasmutatori della materia. ”Il sistema periodico è il romanzo di formazione di un giovane chimico, ma anche la storia di una generazione, quella formatasi sotto il fascismo. La legge della chimica è uguale per tutti, portatrice di una morale laica. Nella cultura scientifica si può trovare l’antidoto al fascismo. Ferro è la riscrittura di un racconto, La carne dell’orso. Joseph Conrad (maestro segreto di Levi). Primo Levi traspone la scuola di vita dal mare alla montagna, l’avventura costituisce l’attraversamento di una linea d’ombra’, quella che fa accedere all’età adulta. Per Levi la narrativa di Conrad è una delle migliori testimonianze di come ‘l’uomo possa costruire se stesso’. La montagna è stata una scuola di resistenza: fame, freddo, fatica (con cui Levi scandisce anche Se questo è un uomo). LA TENTAZIONE DELLLA FISICA Potassio ci porta la ’41 quando le sorti del mondo sembrano ormai segnate a favore delle forze nazi-fasciste e filtrano le prime notizie sulle atrocità commesse nei confronti degli ebrei. La chimica stessa sembra non dare più le certezze sperate e ben diversa appare la limpida razionalità della fisica e della matematica. Nicola Della Porta è l’unico docente disposto ad accogliere un laureando ebreo, Levi prepara così la tesi, l’inversione di Walden. L’asimmetria e la vita, ricerche di laboratorio hanno rivelato l’esistenza di molecole identiche per composizione ma differenti per la proprietà di ruotare il piano della luce polamerizzata verso destra o verso sinistra. L’asimmetria destra-sinistra è intrinseca alla vita, se l’asimmetria resta per Levi il criterio della bellezza, è allora la simmetria infranta la condizione per il costruirsi la vita. IL CHIMICO OSTINATO Primo deve trovarsi un lavoro anche a causa della malattia del padre che lo porterà alla morte. Viene assunto in una miniera di amianto sotto autorità militare, deve ricavare nichel. La discesa nella profondità della terra è una regressione alle origini. Il materialismo razionale, Gaston Bachelard ha osservato che all’ostilità della materia il chimico apprende a rispondere con la propria ’coscienza ostinata’. In questo periodo il giovane chimico, che si sente un po’ cospiratore un po’ alchimista, dice di aver ritrovato fortunosamente dopo decenni due racconti minerali e inseriti al centro di Il sistema periodico, ‘come il sogno di evasione di un prigioniero, fra queste storie di chimica militante’. Il primo Piombo ha come protagonista un uomo del nord e il secondo, Mercurio. Costretto a cercarsi un altro lavoro, Levi si trasferisce a Milano e viene assunto alla Wander, si dedica alla ricerca riguardo al fatto che si ipotizzava che il fosforo potesse agire sul metabolismo dei diabetici. L’ESPERIENZA PARTIGIANA Il 9 Settembre del ’43, la nostra ignoranza ci concedeva di vivere, come se quando sei in montagna, e la tua corda è logora e sta per spezzarsi, ma tu non lo sai e vai sicuro. Levi e i suoi amici partono per la montagna, la notizia dell’armistizio con gli alleati l’8 Settembre li riempie di ‘stupida gioia’. Levi viene portato ad Aosta e durante il viaggio si trova alle spalle di un milite repubblichino con alla cintura una bomba (stessa situazione per ‘Fine del Marinese’), nella finzione narrativa il partigiano catturato, dai tedeschi e non dai fascisti, fa scoppiare la bomba, muore insieme a quattro soldati consentendo la fuga dei compagni. Dopo la caserma finisce la breve avventura

partigiana di Levi il quale viene posto di fronte alla scelta se dichiararsi ebreo oppure parigiano: “ammisi di essere ebreo: in parte per stanchezza in parte anche per un irrazionale impuntatura d’orgoglio”. SE QUESTO E’ UN UOMO: IL TESTIMONE Levi viene condotto il 26 gennaio del ’44 dal carcere al campo di smistamento di Fossoli, vicino Modena, da cui viene deportato ad Auschwitz. “Se questo è un uomo” è il libro che racconta l’esperienza del lager, edito nel 1947 dalla casa editrice De Silva, ristampato da Einaudi nel 1958. Viene scritto tra il ’45 e il ’47 in modo frettoloso. Scrive il libro appena ritorna a casa dal lager a fine ottobre 1945; vivere per raccontare (non solo vivere e raccontare) lo precisa nella nota introduttiva della versione del ’66. Comunicare, per un reduce dell’Olocausto = modo per sentirsi di nuovo parte della specie umana dopo aver vissuto da sotto-uomini. Si sentiva più vicino ai morti che ai vivi. MOTIVI PER CUI VIENE SCRITTO IL LIBRO 1) Bisogno di fare gli altri partecipi = impulso. Urgenza della parola come antidoto per eliminare il veleno di Auschwitz 2) Scrittura come opera per dare voce ai sommersi = vittime che non hanno fatto ritorno Libro = testimonianza = chiarezza e precisione come in una deposizione in tribunale (stile narrativo di Levi, estrema concisione). Usare il linguaggio pacato del testimone, non quello lamentevole della vittima né quello arrabbiato del vendicatore —> tutto ciò per dare gli strumenti al lettore per giudicare gli eventi Duplice condizione di Levi —> vittima/osservatore della disumanità del lager Nell’edizione del 1958, poesia inserita prima della prefazione (stagione poetica fertile per Levi nel 1946) Titolo poesia = Shemà (ascolta, parafrasi di una preghiera ebraica) datata 10 gennaio 1946 Scema non è un’esortazione ma una maledizione nei confronti di coloro che non prestano attenzione alla “mala novella” dell’annientamento dell’uomo = rovesciamento dell’annuncio evangelico Tradizione ebraica forte in Levi, dovuta alle sue radici ma lui si professa agnostico, ancor più dopo l’esperienza del lager —> “se c’è Auschwitz, non ci può essere Dio” Verso poesia “se questo è un uomo” da cui Franco Antonelli estrae il titolo del libro (per Levi richiamo evidente all’opera “Uomini e no” di Elio Vittorini) Contrasto tra la poesia ad inizio libro —> che dà voce all’indignazione e la prefazione in prosa —> esprime la compostezza della ragione. La memoria dei Campi deve servire a trarre insegnamento per il futuro = quanto è accaduto è un segnale di pericolo perché lo straniero è visto come nemico = convinzione errata AVVERTIMENTO NEI CONFRONTI DI OGNI TENDENZA RAZZISTA scopo del libro = fornire documenti per uno studio PACATO* dell’animo umano *PACATO = NON EQUIVALE A SERENO, MA QUALCUNO CHE TIENE SOTTO CONTROLLO UNA COLLERA CHE ATTENDE DI SCATENARSi recensione di Italo Calvino = pacatezza accorata nella testimonianza del lager di Levi (ossimoro simile a quello con cui Cesare Cases descriverà la poetica calviniana del “pathos della distanza”) edizione einaudiana del 1966 prende spunto dalla breve esperienza partigiana di Levi che è assente nella prima versione del libro transizione dall’adolescenza alla vita adulta per Levi avviene nei campi di concentramento (per Calvino attraverso l’esperienza partigiana) prima della partenza per il campo di Auschwitz, molti ebrei compiono il rito della lamentazione = Levi si sente partecipe in questo caso della tradizione

ebraica, rilettura della nuova diaspora del vagone su cui viene caricato Levi sopravvivono in 4 (vagone più fortunato) viaggio = abbandono del mondo dei vivi e caduta verso il mondo degli inferi, secondo una metafora verticale = i deportati sono in viaggio verso il fondo —> la natura umana è nemica della perfezione quindi non esiste un’infelicità perfetta 4 giorni di viaggio, i deportati vengono scaricati e si riconosce da subito la regressione all’animalità dei tedeschi deportati selezionati e smistati tra donne e uomini (1 ebreo al lavoro e 4 alla morte) Levi sa che i numeri non suscitano emozioni quindi racconta le singole storie chiamando i personaggi per nomequelli considerati abili al lavoro vengono condotti al campo di Monowitz —> ARBEIT MACHT FREI = citazione da “Fenomenologia dello spirito” di Hegel (scritta = ricordo che perseguita Levi) 1959 = Levi evidenzia il significato ironico di quel motto il lavoro è umiliazione e non si addice a noi, popolo di signori, ma a voi che siete nemici del 3° Reich e l’unica libertà che vi spetta è la morte l’ingresso nel lager = rituale di iniziazione —> si passa dalla condizione di “uomo” a quella di Haftling, prigioniero l’ingresso in lager sembra una parodia teatrale = impressione di essere inconsapevoli attori di una commedia tragica segnata da rituali grotteschi e insensati (es: rasatura e vestizione con abiti di stracci a righe) deportati subito trasformati in pupazzi —> discesa = cancellazione dell’umano, progressivo annullamento dell’identità. Si cancella il passato e si procede ad un nuovo battesimo (numero 174 517, tatuato sul braccio sinistro) un uomo a cui viene tolto tutto = uomo vuoto perché “accade facilmente a chi ha perso tutto di perdere sé stesso” per sopravvivere nel lager = processo di apprendimento - ho imparato che sono un prigioniero - ho imparato a non fare domande e a rispondere “Jawohl” - ho imparato che tutto serve per poter essere riutilizzato o rivenduto e che tutto viene rubato - ho imparato a mostrare il numero per ricevere pane e zuppa (dopo le percosse) - si impara che gli ospiti del lager sono divisi in 3 categorie:1) criminali 2) politici 3) ebrei tutti prigionieri - le SS si vedono di rado, è la gerarchia di capi baracca e kapò a gestire il funzionamento del campo esistenza del deportato si riduce alla regressione allo stato di natura in cui sono i bisogni immediati a diventare esclusivi = senza nome, incapace di pensare e ridotto al presente perché viene tolto il legame con la temporalità non si distingue passato e futuro = prigione temporale in cui i deportati sono rinchiusi Ciò che differenzia l’uomo dall’animale è la capacità di esonerarsi dal presente e assumere distanza nei confronti della realtà data LA STORIA SI E’ FERMATA, I GIORNI SI SOMIGLIANO TUTTI capitoli centrali = non descrivono eventi salienti ma ripercorrono le notti e il lavoro impossibilità di comunicare e negazione della parola Capitolo di “I sommersi e i salvati” ricorda che in lager comunicare = vivere Auschwitz = perpetua Babele in cui italiani, greci e jugoslavi hanno fatto esperienza dell’incomunicabilità radicale perché non conoscevano il tedesco (in gran parte morti nei primi 15 giorni dall’arrivo) Dall’esperienza del lager Levi ha la convinzione che comunicare con chiarezza sia un dovere. Dove la comunicazione è impedita, appassiscono tutte le altre libertà.

deportati = bestie stanche lessico animale usato per quanto riguarda il cibo fressen (che si riferisce al mangiare degli animali) e non essen (che si riferisce agli uomini) ad un certo punto Levi viene assegnato ad un nuovo Block e ad un nuovo Kommando di lavoro capacità di adattamento e apprendimento per acquisire un minimo di sicurezza in questo Block conosce Alberto, che definisce il suo migliore amico (che non si era fatto corrompere dalla vita in lager, figura dell’uomo forte e mite) sguardo di Levi = teorico delle scienze umane = indagine che da psicologica si fa etnografica (quasi come se avesse analizzato tutto da testimone esterno, per un analisi empirica dei fatti) in lager le gerarchie sono più radicali rispetto alla vita normale perché la posta in gioco è la vita stessa Logica della società nel lager = relazioni di scambio. Non esiste proprietà privata, ogni forma di possesso è proibita ma lontano dalle baracche delle SS c’è una Borsa in cui si tengono le quotazioni delle merci rubate o meno Vita ambigua del lager, le parole “bene”, “male”, “giusto” e “ingiusto” sono molto relative in quel contesto e distanti dalla morale comune Capitolo I SOMMERSI E I SALVATI Il lager è stato anche una gigantesca esperienza biologica e sociale*. Luogo in cui si apprende e da cui si apprende. è un luogo che offre indicazioni per comprendere la natura umana Levi = sguardo del chimico che considera gli esseri umani come “campioni” da analizzare = curiosità cinica del naturalista. Il protocollo sperimentale non è solo una costruzione mentale ma con il lager diventa realtà. Il lager sono un esperimento condotto su degli esseri umani. *aggettivi che richiamano il fondatore del naturalismo in letteratura: Emile Zola. GLI UOMINI ALL’INTERNO DEI LAGER SI DIVIDONO IN: SALVATI E SOMMERSI Il lager è un ritorno allo stato di natura dove la legge darwiniana della selezione è stata imposta artificialmente: i più adatti sopravvivono, ma in genere i più adatti sono i peggiori, ovvero chi esegue tutti gli ordini e si attiene alla disciplina, che diventa “mussulmano” (non musulmano come la religione ma dal tedesco Muselmann che indicava un prigioniero che era aveva perso ogni speranza e sapeva già di dover morire, una sorta di zombie che aveva già accettato il suo destino di morte). SOMMERSI = Muselmann. Abitano la soglia tra la vita e la morte, massa anonima dei non-uomini, già troppo vuoti per soffrire veramente, si esita a chiamarli vivi Per Levi i sommersi rappresentano l’immagine che racchiude il male del nostro tempo. SALVATI = coloro che godono di qualche privilegio per le loro competenze (medici, sarti, musicisti, cuochi) oppure abili a promuovere commerci. Prominenz = ruolo di funzionario nel campo. I Prominenti ebrei dovevano lottare per ottenere tali ruoli. Molti prigionieri per salvarsi aguzzano l’ingegno oppure agiscono da bruti in quanto è quasi impossibile nel lager concedersi il lusso dell’altruismo o di azioni mosse da compassione perché non potendo volgere l’odio contro il nemico, esso viene scaricato tra i propri simili. - Elias Lindzin (ne parla anche ne I sommersi e i salvati) dotato di straordinaria forza, diventa un privilegiato che sovrintende al lavoro degli altri. Individuo dalla bestialità subdola che si mette a rubare agli altri prigionieri - Henri, poliglotta e di ottima cultura, dopo la morte del fratello in Buna, comincia a scambiare i prodotti dei prigionieri inglesi (Henri = vero nome Paul Steinberg) Nel 1946 Levi viene a sapere che Henri è vivo ma non desidera rivederlo perché lui per sopravvivere si era ridotto ad essere un uomo freddo e calcolatore

domanda finale: si è colpevoli di sopravvivere? (lotta alla sopravvivenza dei campi di concentramento in cui il nemico dei deportati sarebbero i tedeschi ma non potendo ribellarsi a loro, ognuno si sente profondamente solo e comincia a sfogare la propria rabbia e frustrazione sui propri simili, da qui la frase “se questo è un uomo” della poesia scritta da Levi da cui viene tratto il titolo dell’opera) ESAME DI CHIMICA Per accendere al Kommando chimico della Buna, i prigionieri devono sostenere un esame di fronte al Doktor Pannwitz, nazista fanatico. Quell’assurdo esame pone di fronte due mondi fra cui “nessuna comunicazione è possibile”. Il dottore cerca di scoprire come può essere sfruttato il prigioniero prima che questo venga soppresso. Nel corso dell’esame, Levi ritrova la sua identità di brillante studente, ma a quel momento di riconquista di uno status civile fa seguito un brusco ritorno alla condizione sub-umana. La presenza del male nelle sue forme minimali, nelle piccole dosi di gesti di bullismo, contribuisce ad accentuare l’insegnamento che dobbiamo trarre dal lager: i minimi indizi di disprezzo nei confronti di quanti vengono ritenuti inferiori aprono il varco di storture più profonde. L’ULISSE DANTESCO L’ingresso nel laboratorio chimico sarà una delle ragioni della salvazione di Levi, ma anche la cultura umanistica è stata d’aiuto. In una tiepida giornata di giugno cerca di tradurre il canto di Ulisse al Pikolo. Dante costituisce, insieme alla Bibbia, l’altro “grande codice” con cui Levi rilegge l’esperienza del lager. Quando il canto giunge alla fine, al naufragio della nave su cui Ulisse ha spinto i compagni oltre le colonne d’Ercole, il verso “e la propra ire in giù come altrui piacque” sembra costituire una risposta alla sorte dei deportati: solo adesso, dice Levi, ho visto qualcosa di gigantesco “forse ...


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