LA Tregua di Primo Levi - Riassunto , commento e ipotetiche domande PDF

Title LA Tregua di Primo Levi - Riassunto , commento e ipotetiche domande
Course Comunicazione Letteraria Nell'Italia Contemporanea
Institution Università degli Studi di Pavia
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Riassunto , commento e ipotetiche domande...


Description

PRIMO LEVI è ebreo nato a Torino. Cesare Pavese è stato suo insegnante di italiano per alcuni mesi. Terminato il liceo si iscrive alla facoltà di chimica nel 1937. Emanate nel 1938 le leggi razziali, riesce a proseguire gli studi universitari e inizia a frequentare circoli antifascisti. A Milano lavora come ricercatore farmaceutico per una fabbrica svizzera di medicinali, dove entra in contatto con militanti antifascisti e si iscrive al Partito d'Azione clandestino e in seguito si unisce a un gruppo partigiano operante in Val d'Aosta. Il 13 dicembre è arrestato a Brusson con due altri compagni e viene avviato al campo di concentramento di Carpi-Fòssoli, il campo passa nel '44 in mano dei tedeschi e Levi è mandato ad Auschwitz. Dopo la liberazione da Auschwitz inizia il suo lungo viaggio di ritorno in Italia. Nel dopoguerra inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi. Dopo anni di insistenze e di bocciature nel 1958 la Einaudi pubblica Se questo è un uomo (scritto nel 1947), testimonianza della prigionia nei campi di concentramento nazisti e della lotta per la sopravvivenza, non solo fisica ma anche della dignità dell'uomo. Inizia a scrivere La tregua (pubblicato nel '63 e vincitore del Premio Campiello), in cui offre una descrizione del ritorno alla vita dopo quella atroce esperienza. Seguono le altre opere: Storie naturali (1966), Il sistema periodico (1975), La chiave a stella (1978, Premio Strega e Viareggio). Il successo di Primo Levi è ormai internazionale. Ritorna ai temi della guerra e dell'olocausto in Se non ora quando? (1982, Premio Campiello), svincolato però da riferimenti autobiografici. Autore anche di raccolte di poesia come Osterie di Brema (1975) e Ad ora incerta (1984), di saggi come L'altrui mestiere (1985), Racconti e saggi (1986) e I sommersi e i salvati L'11 aprile 1987 muore suicida nella sua casa di Torino. La tregua - riassunto La tregua è un romanzo di Primo Levi,uscito dopo 16 anni da “Se questo è un uomo” e ne è la continuazione Racconta i mesi del difficile viaggio (27 gennaio 1945 - 19 ottobre 1945) che Levi dovette affrontare da Auschwitz per tornare a casa, a Torino. (c’è stampata una cartina, itinerario tortuoso da Auschwitz a Torino, dopo aver attraversato 7 Paesi: Polonia - Unione Sovietica, con Ucraina e Bielorussia - Romania – Ungheria - Cecoslovacchia - Austria - Germania) Scritto in prima persona – Genere: Biografia (Racconto testimonianza sotto forma di Diario di viaggio) Il libro si divide in diciassette capitoli.

I vari capitoli hanno date di stesura differenti, ed è importante contestualizzarli nei relativi periodi di produzione artistica dell'autore:            

Il disgelo, 1947-1948 Il Campo Grande, 1947-1948 Il greco, 1961 Katowice, dicembre 1961 Cesare, febbraio 1962 Victory Day, marzo 1962 I sognatori, marzo 1962 Verso sud, maggio 1962 Verso nord, giugno 1962 Il bosco e la via, luglio 1962 Vacanza, agosto 1962 Teatro, agosto 1962

La tregua è composto da 17 capitoli di media lunghezza, tutti più o meno simili in dimensioni, ed è introdotto da una poesia che ha molta importanza nel contesto dell'opera ed è stata scritta l'11 gennaio 1946 cioè il giorno dopo di Shema che fa da introduzione a Se questo è un uomo 1 - Il disgelo Gennaio 1945. Levi e l’amico Charles scorgono l’armata russa che si avvicina al campo di concentramento mentre seppelliscono il cadavere di un compagno di stanza Somogyi. Subito dopo rientrano nel campo e riferiscono il fatto agli altri prigionieri. La stessa notte un prigioniero politico tedesco si siede accanto alla sua cuccetta a cantare L’internazionale. Tre giorni dopo un giovane prigioniero russo, Yankel, trasporta Levi sopra un carretto nel lager centrale di Auschwitz. 1

2 - Il Campo Grande Levi si ammala di scarlattina e viene ricoverato nell’ospedale del campo. Qui conosce Henek, un ragazzo polacco di circa 15 anni, molto affezionato a un bambino, Hurbinek, nato nel campo, paralitico e muto e morto a 3 anni. Diversi malati gli raccontano la loro storia o quella di altri prigionieri: Henek, Kiepura, Noah, due ragazze polacche, Hanca e Jadzia, e di Frau Vita. In ultimo termina con la descrizione di Olga, una partigiana slovena, la quale gli racconta la fine di un'altra prigioniera italiana, Vanda, gassata nell'ottobre precedente e da lei apprende che tutti i prigionieri che erano stati catturati con lui erano morti.. 3 - Il greco Dopo la liberazione a opera dell’Armata Rossa, Levi stringe amicizia con un ex prigioniero greco, Mordo Nahum, un greco ebreo di Salonicco. Dopo aver fatto un patto di amicizia tutte e due vanno a a Cracovia, dove alloggiano in una caserma di soldati italiani. L'indomani il greco sveglia Levi, con cui va al mercato a vendere una camicia. Nel pomeriggio vanno a mangiare in una mensa di poveri. Qui il greco racconta a Levi le sue idee sulla vita e sulla morte, sul lavoro e sugli uomini e sulla guerra Indimenticabile lo scambio di battute: « Quando c’è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo luogo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovare da mangiare, mentre non vale l’inverso. Ma la guerra è finita – obiettai: e la pensavo finita, come in quei mesi di tregua, in un senso molto più universale di quanto si osi pensare oggi. – Guerra è sempre – rispose memorabilmente Mordo Nahum » Dopo qualche giorno di viaggio finalmente entrambi giungono al campo di raccolta di ex–prigionieri a Katowice. Qui i due amici si lasciano, ma Levi incontrerà altre due volte Mordo Nahum. 4 – Katowice Nel quarto capitolo Levi descrive la sua attività di infermiere nel campo di Katowice, gestito e diretto da un commando russo, dove incontra diversi connazionali, come il medico Leonardo, reduce da Auschwitz; il lavoro di Levi consisteva nel registrare i nomi di coloro che si facevano visitare, ma non conoscendo il polacco era aiutato dall’infermiera Galina. Incontra anche il presunto responsabile degli italiani, il ragioniere Rovi, il Ferrari, piccolo ladro milanese, ed infine conosce Cesare che sarà protagonista del capitolo successivo 5 - Cesare Nel quinto capitolo Levi parla di Cesare, un commerciante di Roma con cui andava a vendere degli oggetti al mercato di Katowice e che diventerà suo compagno di viaggio. Cesare impara qualche parola polacca per riuscire a vendere una camicia bucata e una penna rotta. Cesare era in contatto con un certo Giacomantonio, che gli procurava la merce da vendere al mercato. 6 - Victory Day Esplode l’euforia generale per la fine della guerra. I sovietici allestiscono uno spettacolo teatrale per festeggiare la vittoria dell’Armata Rossa sui nazisti. Vi recitano quasi tutti i capi del campo. Tutti cantano e ballano al ritmo delle musiche popolari russe. Dopo una partita di calcio, Levi si ammala di pleurite. 7 - I sognatori Nel settimo capitolo Levi descrive la fortunata guarigione dalla malattia grazie al suo amico dottore Leonardo e grazie all'opera di guarigione del dottore Gottlieb. Seguono le storie di alcuni compagni di camera: il moro di Verona, il Trovati, il ladruncolo torinese Cravero, il signor Unverdorben, un musicista, e il siciliano D'Agata. Questi compagni di camera hanno in comune la tendenza a raccontare fatti della loro vita trasfigurati dalla loro fantasia, storie in gran parte inventate di sana pianta tanto da essere inverosimili. 8 - Verso sud Per festeggiare l’imminente partenza verso Odessa, punto di imbarco per l’Italia, Levi e Cesare vanno al mercato per comprare del cibo e festeggiare l'inizio del viaggio di ritorno. Qui incontrano una bottegaia che dice loro di aver scritto una lettera a Hitler pregandolo di non entrare in guerra, per evitare la morte di molte persone e perché la Germania non avrebbe potuto vincere.. Il viaggio in treno verso il Mar Nero viene però bloccato: la ferrovia è stata interrotta a causa della guerra e si fermano per tre giorni a Zmerinka. 2

9 - Verso nord Il viaggio riparte verso nord, arrivando in un campo di smistamento in Bielorussia, la città sovietica con la più ricca ed influente comunità ebraica prima del comunismo. Levi in aperta campagna incontra ancora il suo amico greco Mordo Nahum, quasi irriconoscibile in una uniforme sovietica. 10 - Una curizetta Levi e i suoi compagni di viaggio proseguono il viaggio a piedi, fino ad arrivare in un piccolo villaggio della campagna Bielorussia, disperso nei boschi. Qui Cesare decide di comprare una gallina, ma farsi capire è difficile: persino l'imitazione di un pollo facendo pure "coccodè" ("come è noto, questa interpretazione del verso gallinesco è altamente convenzionale; circola esclusivamente in Italia, e non ha corso altrove"; p. 160) fallisce ed anzi poco ci manca che essi vengano presi per matti. Finalmente una vecchia capisce ed esclama “Kura! Kuritza!” ovvero “Gallina! Gallinella!”, e i due possono barattare i loro piatti con l’animale. 11 - Vecchie strade. Il giorno dopo, con la cifra di otto rubli, Levi e i suoi compagni riescono ad ottenere un passaggio su un carro agricolo che li porterà a Staryje Doroghi (che significa Vecchie Strade). Durante il tragitto incontrano il vecchio e lunatico Moro, che stava percorrendo a piedi il loro stesso tragitto. Viene invitato a salire sul carro, ma egli sdegnosamente rifiuta. Il gruppo arriva finalmente al campo di Staryje Doroghi . Qui vengono smistati insieme ad altri millequattrocento italiani, in uno strano e gigantesco edificio chiamato “Casa Rossa”, che era una ex caserma sovietica. Vengono quindi descritti i pensieri, i comportamenti e gli scambi commerciali che si svolgevano nel campo tra gli ex prigionieri e i contadini del luogo Nella Casa Rossa Levi lavora in infermeria, mentre Cesare vendeva il pesce fornito dai Russi al quale iniettava con una siringa dell’acqua per farlo sembrare più grosso e più pesante. 12 - Il bosco e la via Vengono descritti i due mesi di permanenza nella Casa Rossa,( vecchia caserma dell'esercito sovietico, un edificio enorme e privo di ogni logica, frutto, a parer di Levi, dell'opera di più architetti fra loro discordi, oppure di uno soltanto, ma matto), fra visite nei boschi e nei campi e l’osservazione degli euforici soldati russi che tornano a casa in modo disordinato, a piedi, a cavallo, su carri o carri armati; in piccoli o grandi gruppi. L’esercito ormai in disarmo non è in grado di controllare tutti i cavalli, quindi un ex prigioniero, il Velletrano, ne approfitta per catturarne uno e macellarlo, con enorme soddisfazione di tutti gli ospiti della Casa Rossa, che non mangiavano carne da mesi (p. 187). Mentre stava lavando delle pentole in un torrente incontra un giovane soldato russo che insegna un po’ della sua lingua 13 - Vacanza Levi incontra Flora, una donna ebrea italiana, probabilmente incinta, che Levi, insieme ad Alberto, aveva conosciuto nel lager e da cui aveva ricevuto del pane. Levi sapeva che era frutto di un ignobile scambio di natura sessuale, ma non per questo rifiutava il cibo anche se in quella luce "sapeva di sale". Flora sta ora con un ciabattino bergamasco ed è sempre la stessa, mentre Levi si sente sporco, stanco e provato. Arriva un camioncino cinematografico che proietta tre film in tre giorni di seguito. Questo crea negli ex prigionieri, negli abitanti del luogo e nei soldati russi lì di passaggio un’eccitazione talmente forte da creare disordini. 14 - Teatro Gli italiani decidono di allestire uno spettacolo teatrale per intrattenere gli ospiti della Casa Rossa. Alla fine della rappresentazione viene annunciata l’imminente partenza per l’Italia. Levi e gli altri non riescono a dormire per l’eccitazione: cantano, ballano raccontandosi "a vicenda le avventure passate, e ricordano i compagni morti “poiché non è dato all'uomo di godere gioie incontaminate" (p. 215). Il giorno dopo il grande generale sovietico Tymošenko giunge a bordo di una Fiat Topolino per confermare la partenza.

15 - Da Staryje Doroghi a Iasi Levi racconta il 15 settembre, il giorno della partenza. Levi pensa: « Avevamo resistito, dopo tutto: avevamo vinto. Dopo l’anno di lager, di pena e di pazienza; dopo l’ondata di morte seguita dalla liberazione; dopo il gelo e la fame e il disprezzo e la fiera compagnia del greco; dopo i trasferimenti insensati, per cui ci eravamo sentiti dannati a gravitare in eterno attraverso gli spazi russi, come inutili astri spenti; dopo l’ozio e la nostalgia acerba di Staryje Doroghi, eravamo in risalita, dunque, in viaggio all’in su, in cammino verso casa. 3

Il tempo, dopo due anni di paralisi, aveva riacquistato vigore e valore, lavorava nuovamente per noi e questo poneva fine al torpore della lunga estate, alla minaccia dell’inverno prossimo, e ci rendeva impazienti, avidi di giorni e di chilometri » Pieno di emozione, Levi finalmente sale con gli altri ex prigionieri sul treno per l’Italia e durante una sosta in un piccolo villaggio, Cesare riuscì a vendere un anello spacciandolo per oro, ma fortunatamente riuscì a sfuggire al contadino che si era accorto della truffa. Il treno passa da Kazatin, dove Levi incontra e saluta per l'ultima volta Galina, l'infermiera di Katowice; un saluto affettuoso e delicato pieno di tenerezza e di nostalgia. A Iasi incontra una comunità di ebrei sopravvissuti all’Olocausto, da cui riceve una somma irrisoria di lei (moneta rumena), dal momento che i soldati russi gli avevano confiscato i rubli al confine. 16 - Da Iasi alla linea Nel sedicesimo capitolo Levi racconta alcuni episodi del lungo viaggio come la ricerca dell'acqua in pozzi vicino alle stazioni, rischiando di rimanere a terra alla partenza del treno. Cesare lascia i compagni, prenderà un treno per Bucarest per tornare a Roma in treno. Dopo l'attraversamento della Romania, dove salgono due nuovi giovani viaggiatori, Vincenzo e Pista, dopo l'attraversamento dell’ Ungheria, e dell’Austria, l'8 ottobre arrivano a Vienna dove sostano alcuni giorni. Alcuni giorni dopo Levi e i suoi compagni arrivano in prossimità della frontiera, Vicino a Linz gli ex prigionieri passano dalla tutela russa a quella americana. i soldati americani conducono gli italiani a un campo profughi vicino, dove Levi e gli altri ottengono un bagno e una disinfestazione accurata. Lo scrittore descrive così semplicemente l'accaduto: « L'Occidente prese possesso di noi. » 17 - Il risveglio Ormai il viaggio è quasi alla fine. Da Monaco il treno arriva a Verona, e Levi scopre di essere fra i pochissimi a essere sopravvissuto alla Shoah. Finalmente lo scrittore il 19 ottobre 1945 arriva a Torino, ritrovando la propria casa e i familiari. « Di 650, quanti eravamo partiti, ritornavamo in tre. E quanto avevamo perduto, in quei venti mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? Quanto di noi stessi era stato eroso, spento?…Ci sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno di ricordi feroci, svuotati e inermi. I mesi or ora trascorsi, pur duri, di vagabondaggio ai margini della civiltà, ci apparivano adesso come una tregua, una parentesi di illimitata disponibilità, un dono provvidenziale ma irripetibile del destino » Ma dimenticare è e sarà impossibile: ne è emblema l’incubo ricorrente di ritrovarsi nell’inferno del lager. « È un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la famiglia, o con amici, o al lavoro, o in una campagna verde: in un ambiente insomma placido e disteso, apparentemente privo di tensione e di pena; eppure provo un’angoscia sottile e profonda, la sensazione definita di una minaccia che incombe. E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente, ogni volta tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le persone, e l’angoscia si fa più intensa e più precisa. Tutto è ora volto in caos: sono solo al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all'infuori del Lager. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace è finito, e nel sogno esterno, che prosegue gelido, odo risuonare una voce, ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommessa. È il comando dell’alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, «Wstawać». »

l’ex deportato sente che il Lager è la vera e unica realtà, e attende da un momento all’altro la parola polacca che all’alba impartisce il comando della sveglia, Wstawać.

PRIMA TRACCIA La prima traccia di questo libro risale all'inizio del 1946 (inizio stesura nel 1961) « Avevo, del viaggio di ritorno, un puro appunto come dire, ferroviario. Un sorta di itinerario: il giorno al posto tale, al posto tal’altro. L’ho ritrovato e mi è servito come traccia, quasi quindici anni dopo, per scrivere La tregua »

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Primo Levi è il personaggio che racconta: uomo gentile che fa amicizia con tutti. (In Europa gli ebrei non sono ben visti perché considerati strozzini, ma non lui che era un semplice operaio chimico)un essere umano magro, attentissimo e ironico, avido di cibo e di storie. Levi è un grande osservatore e ritrattista di uomini, luoghi, animali, oggetti. Levi sa esprimere il mondo interiore dei personaggi attraverso la descrizione degli occhi.

SENSO FINALE DEL LIBRO - Pagina finale - Nell’edizione scolastica del 1965 Levi chiarisce il senso finale del libro e, in particolare, si sofferma sull'ultima pagina: La pagina finale chiarisce il senso della poesia posta in epigrafe e giustifica il titolo. Nel sogno il Lager è il simbolo della condizione umana stessa e si identifica con la morte, a cui nessuno si sottrae. Esistono “tregue”, come nella vita del campo era l’inquieto riposo notturno e la stessa vita umana è una tregua, una proroga; ma sono intervalli brevi, e presto interrotti dal “comando dell’alba”, temuto ma non inatteso, dalla voce straniera (“Wstawac” significa “Alzarsi”, in polacco) a cui nessuno può pensare di opporsi, allo stesso modo non ci si può sottrarre dalla morte che fa parte della vita, è inevitabile come quel comando.

POESIA INIZIALE la poesia iniziale è come una saldatura tra Se questo è un Uomo e La tregua: Sognavamo nelle notti feroci Sogni densi e violenti Sognati con anima e corpo: tornare; mangiare; raccontare. Finché suonava breve sommesso Il comando dell’alba; «Wastawac»; E si spezzava in petto il cuore. Ora abbiamo ritrovato la casa, il nostro ventre è sazio. Abbiamo finito di raccontare. È tempo. Presto udremo ancora Il comando straniero: « Wstawac». (11 gennaio 1946) Scritta l’11 gennaio 1946, cioè quando Levi era appena arrivato dalla Russia, dopo il tortuoso viaggio di ritorno, durato dal gennaio 45 all’ottobre 45, il giorno dopo a Voi che vivete sicuri, la poesia che fa da introduzione a Se questo è un uomo, dopo molti anni questa composizione vien scelta da Levi per introdurre il secondo racconto e ciò con l’intenzione di saldare i due racconti facendone un solo libro. Lo stesso comando « Wstawac» ha la funzione di aprire e chiudere il libro , che costituisce il naturale seguito del primo e chiude per il momento il capitolo della terribile esperienza del lager e del viaggio di ritorno. La poesia si divide in due strofe nette: la prima ricostruisce e rievoca la vita del lager e rivive la paura, la seconda descrive la ritrovata pace della casa, afferma che il ventre è sazio e che ha finito di raccontare agli altri la sua terribile vita del lager. È tempo di riprendere il lavoro della vita civile, ma sa che ben presto ritornerà la paura del comando Wastawac! che all’alba toglieva la gioia del sonno come per dire che la tregua finiva e iniziava un’altra guerra. Sarà difficile ristabilire l’equilibrio, restituire la libertà persa, ripagare l’offesa ricevuta. Solo se passerà la paura del comando dell’alba solo allora il suo cuore non si spezzerà più. 5

Il messaggio di questa composizione è certamente quello di denunciare la barbarie che non sarà possibile dimenticare tanto rapidamente. Le fobie acquisite resteranno per molti anni ancora nell’anima e nel corpo di Levi, il quale per qualche tempo avrà l’impressione di udire quel comando che gli spezzava il cuore. La poesia trasmette un messaggio di tensione e di ansia, perché il comando stran...


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