Storie naturali di Primo Levi PDF

Title Storie naturali di Primo Levi
Author Sara Bellelli
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto a computer di tutti i racconti della raccolta fantascientifica di Storie Naturali di primo Levi...


Description

RIASSUNTO DELLE STORIE NATURALI DI PRIMO LEVI I mnemagoghi Il dottor Morandi, ventiquattrenne appena laureato, deve andare da un vecchio medico, ex compagno di studi del padre, per iniziare la sua carriera sostituendolo. Il signor Montesanto, un vecchietto alto e magro, vive in una casa che sembra abbandonata da anni, piena di ragnatele, polvere e cartacce abbandonate sulla scrivania. A seguito di un lungo monologo in cui Montesanto ha finalmente, dopo anni, l'occasione di parlare con qualcuno, decide che si fida di Morandi e vuole mostrargli la sua scoperta, nonché ricerca di una vita. Montesanto ha notato che odorando determinate sostanze riesce a revocare alla memoria alcune situaizioni del suo passato più vivide che mai, come se le stesse rivivendo in quel momento. Ha preparato quindi una cinquantina di boccette, che lui chiama mnemagoghi, le quali contengono ognuna una soluzione chimica differente in tal modo che sprigioni un determinato odore che possa ricordare al medico una specifica situazione del suo passato. Morandi le odora, inzialmente con incertezza e poi sempre con più curiosità (le scuole elementari di Montesanto, l'alito del diabetico in fase acetonemica, l'acido fenico dei turni in ospedale, la roccia che si riscalda al sole, il profumo di una donna), le boccette sono la vera essenza di Montesanto; questa esperienza ha cambiato la sua prospettiva che aveva del vecchio medico sprigionando in lui sentimenti di riconoscimento e ammirazione. La vicenda si chiude bruscamente e Morandi è costretto ad andarsene senza potersi congratulare con l'anziano. Uscito dalla casa del medico si sente vivo e pieno di energia, decide di non condividere con nessuno questa meravigliosa esperienza, che inizialmente lo straniva, se non solamente col suo caro amico Giovanni. Censura in Bitinia Il racconto si svolge come un articolo che spiega la problematica della censura nel paesello di Bitinia: grande attività culturale che manca di personale. Questa mancanze è data un po' dalla difficoltà di trovare persone mentalmente preparate ad affrontare lo stancante lavoro e un po' per via della “distimia parossistica” o “morbo di Gowelius” (sintomi: diplopia, turbe dell'olfatto e dell'udito ecc.) che sembra attaccare i censori. La prima soluzione trovata è stata quella di affidarsi alle macchine, le quali avrebbero diviso gli scritti in tre sezioni con misure correttive differenti: hints, plots, topics. I risultati furono imbarazzanti: venivano mandate al patibolo persone innocenti per errori di battitura e fatte passare opere irrispettose per via degli artifizi retorici usati in esse. Uno scenziato allora studiò un nuovo metodo per risolvere i problemi riguardo al lavoro di censore: notò che con il giusto condizionamento gli animali potevano essere la soluzione al problema. Dopo vari esperimenti capirono che la gallina era l'animale perfetto per questo lavoro cosicchè iniziarono a costituirsi, sotto la supervisione di personale specializzato, interi uffici di censori-galline. Presto tutta la censura nazionale avrebbe aderito alla novità. Il testo si conclude con l'approvazione, e la firma, di un censore-gallina. Il versificatore Il testo è realizzato sotto forma di copione da spettacolo teatrale con le voci di 4 personaggi: il poeta, la segretaria, il signor Simpson e Giovanni (un fattorino) più gli interventi di una macchina chiamata dai personaggi “il versificatore”. Il poeta e la segretaria lavorano insieme e si occupano di fornire poesie, slogan, poemetti ecc. su commissione a chiunque li richieda per le più differenti occasioni, dai matrimoni, i funerali, nuovi slogan pubblicitari o auguri di compleanno.

La scena si apre nel presente dove i due ricevono un nuovo ordine e senza affannarsi accendono una macchina di metallo che inizia a scaldarsi. I due si guardano e ricordano quanto prima, che la macchina arrivasse, il loro lavoro fosse duro. Non riuscivano a stare dietro a tutte le richieste che gli venivano rivolte poiché scrivere in rima a comando per un poeta è difficile. Il poeta, esasperato dal continuo accumularsi del lavoro, decide di chiamare il signor Simpson, vecchio cliente, che tempo addietro gli aveva proposto una macchina che lo avrebbe aiutato a poetare. Il signor Simpson arriva prontamente e porta con sé la macchina per farla testare al poeta. Inizialmente la segretaria è scettica, le sembra di fare un affronto all'arte poetica comprando un congegno del genere, ma il poeta la convince che i tempi si stanno evolvendo e ormai non è più così strano aiutarsi con le modernità. I due, dopo aver letto velocemente le istruzioni e capito le modalità d'uso, decidono di testarla facendole versificare subito un paio di argomenti. Izialmente sembra un fiasco, ma si accorgono che han semplicemente sbagliato loro ad inserire i dati cosicchè la seconda poesia sembra soddisfare i requisiti: non è un capolavoro ma è sicuramente commerciabile e adatta allo scopo pratico. La macchina sembra davvero un'invenzione geniale, si può inserire lo stile, la metrica, le rime, il periodo storico, e il grado di licenziosità (quello che consente al versificatore, nel caso non dovesse riuscire a trovare la rima giusta, di inventarne una per via della licenza poetica). Ad un certo punto la macchina produce una parola inesistente e Simpson spiega ai due che si tratta di un gergo tecnico che le è stato insegnato quando era in fabbrica. Il poeta è deciso a comprarla quando però questa s'inceppa. Simspon riesce comunque a sistemarla subito dando una spiegazione plausibile all'accaduto e riesce a ribaltare la situazione sottolineando un dettaglio che conferisce maggior attendibilità poetica alla macchina. Il poeta si convince e per il prezzo di 2.700 dollari più tasse e commissioni l'acquista. Ad oggi la macchina è formidabile e alleggerisce di molto il poeta nel suo lavoro, oltretutto tiene la contabilità e gli ricorda gli impegni. Il poeta è riuscito anche ad insegnarle a scrivere in prosa, infatti nella battuta finale nella quale si rivolge al pubblico, svela che lo stesso testo teatrale appena recitato è stato scritto dal Versificatore. Angelica farfalla Il racconto si apre con dei militari che si recano in un paesino della Germania diretti alla casa n.26 della Glockenstrasse r fare delle ricerche su degli esperimenti condotti in quel luogo durante la guerra appena conclusa. La casa è abbandonata e i soldati entrano con facilità: all'interno trovarono solo delle macchie rossastre sul pavimento, “un monticello di una materi indefinibile, bianca e grigia, secca” e delle ossa di uno strano animale. Gli uomini portarono via tutto per farlo analizzarein laboratorio. C'è uno stacco di racconto e viene illustrato, probabilmente qualche sera prima, da parte del colonnello, lo strano caso che si ritrovarono ad affrontare. Sapevano che questo dottor Leeb conduceva delle ricerche sull'evoluzione degli esseri umani. Lui pensava, sulle basi quasi nulle di una teroria metamorfica di “un animaletto dal nome impossibile, fatto un po' come una salamandra” chiamato axolotl che sembrerebbe riprodursi prima della trasfromazione in farfralla e spesso anche morire prima che questa avvenga, che anche gli esseri umani nascondessero un'ulteriore evoluzione, ma che non abbiano mai abbastanza tempo per vederla. Quindi Leeb cercava, tramite un “estratto tiroideo” dell'axolotl, e azzardate sperimentazioni di far evolvere l'uomo. Le sperimentzioni ebbero inizio nel settembre del 1943. Vi è di nuovo uno stacco di scena che riporta al presente nel quale Gertrud Enk, una ragazzina che abitava vicino alla casa di Leeb, racconta la sua esperienza da spettatrice. Tramite il suo racconto si intuisce che Leeb sia riuscito a fra evolvere i soggetti dell'esperimento, ma che questi si siano trasformati in orrendi avvoltoi con ali da pollo e non in splendidi angeli come invece il dottore

sperava. Il finale del racconto è aperto poiché di Leeb non si sa più nulla, non ha avuto fine certa, ma Gertrud racconta che alla fine della guerra nel suo villaggio si aveva fame e gli abitanti del villaggio non esitarono troppo a introdursi nella casa del dottore facendo “la festa” agli uccellacci e non lasciando niente dietro le loro spalle. Cladonia rapida Il racconto è impostato come un articolo di giornale, nel quale il giornalista ci illustra il preoccupante fenomeno che si sta diffondendo nel mondo delle automobili: il lichene Cladonia rapida. Quest'ultimo è un lichene specializzato che attacca inizialmente la carrozzeria della macchina per poi pian piano espandersi e raggiungere gli interni, fino ad arrivare al motore stesso. Una delle più particolari caratteristiche è sicuramente la velocità secondo la quale questo si sviluppi che è decisamente superiore alla media dei licheni: nell'arco di un mese la macchina può essere completamente ricoperta dalle macchie grigio-brune tipiche dell'infezione. Tramite la citazioni di alcuni sintomi segnalati dai vari possessori di automobili infette si arriva al caso più drammatico e preoccupante nel quale il lichene ha attaccato l'uomo. La diffusione sembra data dal contatto diretto tra macchine infette e sane, come i casi di sovraffolamento nei parcheggi, e non da contaminazioni a distanza, che si verificano assai raramente. L'articolo passa poi a descrivere le differenze tra i “he-car” e le “she-car” che date le loro diverse caratteristiche sembrano manifestare sintomi leggermente diversi causati dal lichene partendo dal colore delle macchie lasciate sulla carrozzeria. Attraverso i nuovi studi si è notato come le percentuali di “he-car” e “she-car” vendute non siano pari, ma vi si riscontrano delle tendenze d'acquisto in base alla tipologia degli acquirenti (es. donna, uomo, omosessuale). Si è venuto così a scoprire che l'automobile tende a fare incidenti eterosessuali (un'automobile femmina con una maschio) rispetto a quelli omossessuali, si è dedotto quindi che queste provino una solitudine che li porta a ravvicinarsi. Un ultimo caso attira l'attenzione del giornalista, quello di un'auto, di costruzione 1952 che aveva sbubito uno scontro violento ad un incrocio, e questa, a distanza di anni dall'accaduto, quando si riavvicinava a quell'incrocio tendeva a rallentare sensibilmente e tirare a destra, la cosa non si ripeteva ad altri incroci. Questi affascinanti argomenti verrano poi trattati nuovamente in un successivo articolo. L'ordine a buon mercato Il racconto è narrato in prima persona da uno dei clienti del signor Simpson. Il protagonista ha sempre avuto buoni rapporti con il rappresentante che sembra fare il suo dovere con amore nei confronti delle macchine della NATCA. Dopo parecchio tempo dall'ultimo acquisto, il versificatore, il signor Simpson porta al suo cliente un nuovissimo prodotto molto eccezionale: un duplicatore chiamato dall'azienda il Mimete. Inizialmente il narratore non sembra interessato, ma dopo che il rappresentante ha finito di elencare e mostrare le grandi abilità della macchina, incuriosito dalle sue potenzialità, decide di acquistarlo. Sembra che il doppiatore funzioni tramite una sostanza chiamata pabulum che è ingrado di mettere in ordine gli atomi che girano nel caos per ricreare fedelmente una copia esatta di qualsivoglia oggetto, le cui componenti sono state registrate dalla NATCA all'interno dell'apparecchio (ad esempio l'oro non si può riprodurre). L'acquirente, chimico laureato, decide così di iniziare con vari esperimenti sulla riproduzione di oggetti. L'apparecchio è composto da una cella A, nella quale si pone l'oggetto da riprodurre, e una cella B, nella quale apparirà l'ogetto riprodotto. Così il protagonista parte da un semplice dado in

legno a sei facce, passa poi a documenti, orologi, sassi, riproduce 4095 brillanti e arriva infine ai liquidi, scopre che se si mette un contenitore pari o di maggior misura al liquido riprodotto, la macchina copia anche quello. Incuriosito sempre più dalla straordinaria capacità nel copiare decide di riprodurre un ragnetto: l'esperimento riesce e sembra creare un ragno esattamente identico all'originale, senza alcun difetto. Lo scienziato procede allora con la riproduzione di una lucertola ma questa, si pensa per una carenza di calcio, muore dopo poco. Emozionato ed estasiato all'idea di poter fare i soldi con un apparecchio del genere, contatta il signor Simpson per esporgli le idee. Quest'ultimo, dopo aver udito i pensieri del suo cliente, impallidisce e si trova in totale disaccordo con esso, in quanto non ritiene diritto dell'uomo quello di riprodurre la vita. I rapporti fra i due si raffreddano e la faccenda viene presto accantonata, anche se il chimico ha intenzione di sviluppare meglio le sue idee in seguito. Poco tempo dopo l'uomo riceve una comunicazione da parte della NATCA, probabilmente spinta dallo zampino dei princìpi moralisti del signor Simpson, in cui l'azienda limita la vendita alle Società commerciali o industriali legalmente costituite e non a privati, nega la riproduzione di qualsiasi forma di denaro, “od altri analoghi oggetti corrispondenti ad un controvalore monetario definito”, dipinti o opere d'arte di valore, piante, animali, esseri umani, sia viventi che defunti, o di parte di essi. L'amico dell'uomo Il testo si presenta come un articolo di giornale di una rivista scientifica. Nel brano si parla di un parassita, le tenia, la cui particolarità sull'ordinamento delle cellule epiteliali furono osservate per la prma volta da Serrurier nel 1905. Flory fu però il primo a intuirne importanza e significato riportandoli in una memoria del 1927 corredata di fotografie. Qualche anno dopo, per via di condizioni eccezionali, si ritrovò a studiarle anche Bernard W. Losurdo, docente di egittologia. Quest'ultimo, grazie alle sue conoscenze, intuì che “le file del mosaico epiteliale della tenia sono costituite da un numero di cellule che varia entro limiti non troppo larghi e alcuni gruppi di queste si ripetono con frequenza molto alta, quasi fossero associazioni obbligate; infine le cellule terminali di ogni filo sono disposte talvolta secondo uno schema che si potrebbe definire ritmico.” Da queste basi partì uno studio e una traduzione dei mosaici presenti sui parassiti. Losurdo ha così ipotizzato che parte della “scienza” dell'ospite si è trasferita nel parassita che cerca di lasciare messaggi poetici rimati o in prosa ritmica paragonabili, per unicità, alle impronte digitali umane. Molti sono stati i messaggi tradotti e spesso si hanno liriche di adorazione dell'ospite, ringraziamento per la disponibilità o accorgimenti su cosa piace o no alla tenia: “Siimi benigno, o potente, e ricordati di me nel tuo sonno. Il tuo cibo è il mio cibo, la tua fame è la mia fame: rifiuta, deh, l'acre aglio e la detestabile *cannella(?)...”. Ma sembrerebbe che il desiderio estremo dell'autore sia quello di far giungere i suoi messaggi all'uomo, questo però sembra sia andato vano poiché “il suo ospite involontario, uno oscuro impiegato di Dampier (Illinois), rifiutò recisamente di prenderne visione”. Alcune applicazioni del Mimete Il ciclo di Simpson prosegue con l'avventura di Gilberto, raccontata in prima persona da un suo conoscente, l'io narrante dei primi due racconti, che fa da spettatore alla vicenda. Quest'ultimo si trovava a San Vittore per scontare la pena riguardo ad un erroneo lavoro condotto con il duplicatore chiamato il Mimete. Nel frattempo Gilberto, impiegato della NATCA piuttosto curioso e con la passione di tormentare la materia inanimata, armeggia, insistentemente e senza sosta, per 20 giorni e 20 notti con il duplicatore tridimensionale, nella finestra temporale che va da un mese dall'immissione del prodotto sul commercio a “tre mesi prima che il noto decreto ne vietasse la

costruzione e l'impiego; vale a dire, ampiamente in tempo perchè Gilberto si mettesse nei guai.” Iniziò le sue merviglose esperienze come tutti, duplicando oggetti quotidiani, ma presto questo non gli bastò più e quindi, non si sa esattamente come, si fece spedire dalla NATCA 200 libbre di pabulum (il carburante col quale funziona il duplicatore) e riuscì a costruire una specie di polmone artificiale in grado di duplicare oggetti molto più grandi. “Gilberto, un uomo periocoloso, un piccolo prometeo nocivo: è ingegnoso e irresponsabile, superbo e sciocco. È un figlio del secolo […] capace, all'occorrenza, di costruire una bomba atomica e di lasciarla cadere su Milano per vedere che effetto fa.” Poco tempo dopo quindi, appunto per vedere che effetto fa, diede un sonnifero alla moglie, Emma, e nella notte, mentre questa stava dormendo, la duplicò creando una Emma II. La sosia era perfettamente uguale all'originale, anche la memoria e il carattere erano i medesimi e inizialmente Gilberto era solo entusiasta e contento di quello che aveva creato poiché le cose fra i tre sembravano anche andare molto bene. Decisero quindi di intraprendere un viaggio in Spagna per vedere come sarrebbe proseguita la vicenda, nell'arco di un paio di mesi le tensioni si iniziarono a sentire. Le due Emme iniziarno a prendere strade diverse mutando carattere e pensieri così da creare in Gilberto, davanti ad Emma I, “un imbarazzo crescente, un senso di colpa che si aggravava di giorno in giorno”. Le soluzioni al problema sembravano distanti, ma la storia si conclude, un paio di mesi dopo, con la creazione di un Giblerto II, il quale, dopo aver sposato Emma II, avrebbe risolto tutti i problemi del trio, ora diventato quartetto. Versamina Il racconto si apre con in signor Jakob Dessauer che, dopo dodici anni d'assenza, si reca nell'Istituto, ormai lasciato al decadimento ma ancora vivente, alla ricerca di quelli che, si suppone, erano suoi vecchi colleghi. L'ambientazioe è quella dopo la fine della seconda guerra mondiale, i veri delle finestre infranti dalle bombe e le aiuole sterili. Tra chi se n'è andato per trasferimenti e chi h lasciato questa vita, l'unica faccia nota rimane quella dell'anzian Dybowski. A lui, il signor Dessauer chiede che fine hanno fatto gli altri e questo decide così di raccontargli in particolare la fine di Kleber, un vecchio collega, nonché amico. Per ragioni ancora non del tutto chiare Kebler non fu chiamato in guerra, forse perchè aveva contatti in alto o ferse perchè il lavoro che stava svolgendo era d'importanza bellica, fatto stà che in quegli anni ebbe modo di studiare i suoi benzoilderivati. Tramite i suoi esperimenti sugli animali Kebler si accorse che il B/41 (41° benzoilderivato) conteneva un nucleo spiranico. Sembrava che questo composto convertisse il dolore in piacere, e fu proprio Kebler a chiamare queste sostanze versamine. Kebler e Dybowski condussero diversi esperimenti sugli animali e ottenero di volt in volta esperimenti diversi. I più rilevanti furono quelli condotti su due cani: 1. Il primo fu su un canelupo il quale, sottoposto ad un decigrammo di versamina, in una sola dose, non guarì più. Sembraava che l'unico suo obiettivo fosse quello di distruggersi continuando a provocarsi danni. “Kleber provò su di lui una dozzina di supposti antidoti, ma nessuno ebbe effetto, e il tredicesimo lo uccise.” 2. Il secondo fu su un bastardo, anche a lui somministrarono “un decigrammo, ma a piccole dosi, nel corso di un mese: quello sopravvisse più a lungo, poveretto; però non era più un cane. Non c'era più niente di canino in lui”. Non gli piacevano le cose da cani, rifiutava la carne e mangiava il fieno, si faceva graffiare dai gatti e ringhiava agli alberi. Però questo, a differenza dell'altro, sembrava avere una consapevolezza della vicenda, quando Dybowski lo controllava il cagnolino cercava di fare il bravo per accontentarlo. Questo morì sotto un tram attirato dal suo rumore. A un certo punto Kebler fece un contratto con l'OPG e provò le versamine su se stesso divenendone subito dipendente fino a creare una cronicità dei sintomi: lo scienziato cercava di nascondere i sintomi, ma all'occhio attento del collega Dybowski non sfuggivano di certo i dettagli

più evidenti, come quando si grattava fino a sanguinare. “La OPG ha rivenduto la licenza delle versamine alla marina americana, guadagnandoci sopra non so quanti milioni, e la marina ha tentato un'applicazione militare.[...] si pensava che (i militari) avrebbero dimostrato chissà quale coraggio e sprezzo del pericolo, invece […] pare che davanti al nemico si siano comportati in un modo abbietto e assurdo, e che che per di più si siano...


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