Concetto di lavoro nel testo la chiave a stella di Primo Levi PDF

Title Concetto di lavoro nel testo la chiave a stella di Primo Levi
Author Linda 1699
Course Didattica della formazione
Institution Università degli Studi di Verona
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Riflessioni sul concetto di lavoro nel testo “La chiave a stella” di Primo Levi Ne “La chiave a stella” di Primo Levi, vengono narrati i viaggi e le avventure di Libertino Faussone detto Tino. Libertino si trova per lavoro in una città non nominata dell'Unione Sovietica. Ed è qui che incontra un suo connazionale ed inizi così a raccontargli casi ed eventi tratti dalle sue esperienze di lavoro e delle persone che ha incontrato grazie a questo. Sin dal primo capitolo capiamo che Tino è più che contento del suo lavoro di operaio, infatti questo per Faussone è una vera e propria passione, un sogno che aveva sin da bambino e che ora sta realizzando girando per i cantieri e le fabbriche di tutto il mondo e più il lavoro è intrigato, più è l’amore che ci mette Tino nel completarlo; un sogno di un bambino che gli è piaciuto far diventar vero. Per lui il lavoro è una vera e propria passione, come lo può esser lo scoprire posti nuovi per i ragazzi, passione che ha probabilmente ereditato dal padre (capitolo 7- Batter la lastra). Il padre batteva le lastre di rame ed amava questo lavoro, a tal punto di voler continuare a lavorarlo nonostante fosse stato superato dall’acciaio e quindi non vendeva più come prima. Tino aveva lavorato con lui fino all’età di 18 anni, quando poi stanco decise di andare a lavorare alla lancia. Purtroppo solamente ora Tino capisce quello che provava il padre e riesce a trasmetterlo talmente bene che anche lo stesso Levi narratore capisce che il lavoro è l’unica approssimazione concreta alla felicità dell’uomo. Nel racconto, oltre al legame con il padre, viene raccontato anche il suo primo amore con una ragazza (capitolo 10 – Senza tempo), successivamente rivivrà il primo amore nelle macchine, come dice lui stesso ( capitolo 9 – Il ponte). L’arrivo del suo primo amore umano arriva il concomitanza con il suo primo lavoro, Tino infatti cercava di eccellere in questo per far bel colpo sulla giovane calabrese. Dopo un week-end insieme però la ragazza non si fece più sentire, ma con il senno di poi Faussone capì che fu stato meglio così in quanto avrebbe intoppato con il suo vero amore: il lavoro. Arriva il momento per i due, Tino ed il chimicho ( il narratore) di tornare in Italia. È in questo momento che anche il narratore racconterà un aneddoto della sua vita a Tino. (capitolo 12 – Le acciughe) Anche se egli è un chimico “montatore” la sua vera passione è quella di scrivere. Il narratore si trovava nell’unione sovietica per conto dell’istituto tecnico Sverdlovsk, per una protesta relativa ad un ordine a detta non conforme. Passati 12 giorni però sembrava che la ditta si fosse dimenticata di lui, quindi Tino gli consiglia di mettergli fretta con la scusa che il visto stava per scadere. Una volta tornati in Italia Faussone chiede al compagno di viaggio se può recapitare per conto suo un pacco alle sue zie. (capitolo 13 – Le zie) Qui viene descritta sia la casa che il comportamento delle zie di Tino, e la preoccupazione della minore delle due, in quanto il nipote non aveva ne una casa ne una compagna fissa, ma come ben sappiamo Faussone preferisce di gran lunga il suo stile di vita devoto al lavoro piuttosto che quello tradizionale che vorrebbe la zia Teresa, Tino infatti cerca in tutti modi di evitarla per non sentirsi ribadire sempre lo stesso concetto....


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