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Title Esame
Course Storia Del Teatro E Della Drammaturgia Francese
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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TEATRO DELL'ASSURDO - IONESCO & BECKETT ! Teatro dell'assurdo è la denominazione di un particolare tipo di opere scritte da alcuni drammaturghi, soprattutto europei, sul finire degli anni '40, '50 e '60. Con lo stesso termine si identifica anche tutto lo stile teatrale nato dall'evoluzione dei loro lavori. Il termine è stato coniato dal critico Martin Esslin, che ne fece il titolo di una sua pubblicazione del 1961: "The Theatre of the Absurd". Per Esslin il lavoro di questi autori consiste in una articolazione artistica del concetto filosofico di assurdità dell'esistenza, elaborato dagli autori dell'Esistenzialismo (si vedano le tesi di Jean-Paul Sartre negli anni '30 e quelle di Albert Camus nei romanzi, nel teatro e nella saggistica). Le caratteristiche peculiari del teatro dell'assurdo sono il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale. La struttura tradizionale (trama di eventi, concatenazione, scioglimento) viene rigettata e sostituita da un'alogica successione di eventi, legati fra loro da un'effimera traccia (uno stato d'animo o un'emozione), apparentemente senza alcun significato. Il teatro dell'assurdo si caratterizza per dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi. Tra i maggiori esponenti del teatro dell'assurdo vanno ricordati Samuel Beckett, Eugène Ionesco. Correnti coeve al teatro dell'assurdo, intorno agli anni '50: Nouveau roman: si avvicina al nuoveau theatre; si tratta di una vera e propria scuola; i romanzieri fanno saltare le regole tradizionali del teatro (es. la trama che viene distrutta e si dissolve e i personaggi che non hanno più uno spessore, sono figure in movimento) Nouvelle critique: il testo viene smontato per poter utilizzare il frammento critico

EUGENE IONESCO (1909 - 8 marzo 1994)! Drammaturgo e saggista rumeno, nato in Romania nel 1909 da padre romeno e da madre francese. ! Ha già quindi un legame con la lingua francese. Nel 1913 si trasferì a Parigi perché il padre, essendo avvocato, doveva preparare un dottorato di diritto. Questo trasferimento portò però problemi economici che causarono un dissidio tra i due genitori. In quegli anni condussero una vita modesta. Conobbe la povertà. Nel 1917, durante la Guerra, il padre andò in Romania per combattere e la madre iniziò a lavorare in fabbrica. I due poi divorziarono. Visse un periodo felice solo nel 1918 quando lui e la sorella furono mandati in una zona in campagna. Questo soggiorno, questo contatto con la natura gli portarono un periodo di serenità e tranquillità. Fin da bambino fu ossessionato dall'idea della morte; problema che si riscontrerà anche nelle sue opere. Nel 1922 tornò a Parigi e cominciò ad avere una vocazione di carattere letterario. Qui scrisse la sua prima pièce: un dramma patriottico. Nel 1925 tornò in Romania poiché fu affidato al padre dopo il divorzio dei genitori, con il quale aveva sempre avuto un rapporto pessimo. Voleva diventare professore di francese. Cominciò a pubblicare articoli di critica e saggi su giornali rumeni. Sdoppiamento: da una parte ama il francese, dall'altra si interessa alla letteratura rumena. In Romania arrivò il periodo totalitario. Nel 1936 si sposò con Rodica Burileano. Inizialmente vissero in povertà: fece lavori umili. Tra il 1950 e il 1956 scrisse una serie di pièces che già definirono i suoi principi di drammaturgia. Nel 1960, dieci anni dopo "La cantatrice chauve", ricevette una sorta di consacrazione per la sua opera "Le rhinocéros". Nel 1971 venne ammesso all'Accademia francese.

«La cantatrice chauve» «Comprai un manuale di conversazione dal francese all'inglese, per principianti. Mi misi al lavoro e coscientemente copiai, per impararle a memoria, le frasi prese dal mio manuale. Rileggendole con attenzione, imparai dunque, non l'inglese, ma delle verità sorprendenti: che ci sono sette giorni nella settimana, ad esempio, cosa che già sapevo; che il pavimento sta in basso, il soffitto in alto. Per mia enorme meraviglia, la Sig.ra Smith faceva sapere a suo marito che essi avevano numerosi figli, che abitavano nei dintorni di Londra, che il loro cognome era Smith, che il Sig. Smith era un impiegato. Mi dicevo che il Sig. Smith doveva essere un po' al corrente di tutto ciò; ma, non si sa mai, ci sono persone così distratte...» Opera nata per caso: decise di apprendere la lingua inglese. Comprò un manuale di conversazione franco-inglese da cui, per esercitarsi, iniziò a ricopiare delle frasi. Si accorse così della banalità delle frasi in esso contenute e nacque in seguito la volontà di voler comunicare ai suoi contemporanei le verità essenziali di cui il manuale l'aveva reso cosciente. Da qui trasse ispirazione per la commedia: un'opera teatrale specificatamente didattica, datata 1950. Provenendo dal teatro didattico, essa non doveva assolutamente essere una commedia originale né doveva far mostra del talento del suo autore. Le attribuì poi l'appellativo di antipièce: una parodia della commedia, una commedia della commedia che suonava come una sfida e una provocazione. ! È una satira della piccola borghesia universale. In essa è presente una reale forza comica. !

! Linguaggio: è presente una vera e propria tragedia del linguaggio. Esso non serve più a comunicare ma a dire cose insensate, illogiche. È disarticolato. La parola, assurda, si è svuotata di contenuto; è divenuta priva di senso.! In questo testo: si parla per dir nulla, si parla perché non si ha nulla di personale da dire. Personaggi: M. Smith e Mme. Smith: rappresentanti della condizione umana. Sono intrappolati nelle loro abitudini, incapaci di comunicare, non riescono a dare un senso alla loro esistenza. Della loro età si hanno indicazioni indirette: sono una coppia fra due età. Sono sposati da tempo e hanno tre figli: un maschio e due femmine. Vivono in un'abitazione normale, nei dintorni di Londra. La loro personalità è incerta. La signora Smith deve essere una casalinga, ma s'ignora il mestiere del marito. Il cibo occupa, nella loro esistenza, un'importanza considerevole. In contrasto con la loro vita stereotipata e monotona, i sentimenti che animano gli Smith sono caratterizzati dal cambiamento e dalla contraddizione. Queste contraddizioni si manifestano all'interno della coppia stessa: malgrado l'apparente complicità, non riescono a capirsi. I loro sentimenti e comportamenti, quindi, dipendono dalle convenzioni sociali M. Martin e Mme. Martin: sono l'immagine di una varietà umana incoerente. Sono privi di individualità. I loro comportamenti sono simili a quelli degli Smith, con i quali si confondono. Sono esseri alla ricerca di una felicità stereotipata. Sono rinchiusi nei loro obbligati atteggiamenti della gentilezza e della cortesia, provando a dissimulare la noia che provano e prorompendo in discorsi incoerenti e privi d'interesse. Essi offrono, tuttavia, anche l'immagine della felicità convenzionale, minata dall'interno. Donald ed Elizabeth sono una coppia unita, originaria di Manchester, venuta a fare un soggiorno a Londra per far visita anche ai loro amici, gli Smith. Hanno una figlia di due anni, Alice. Sembra che abbiano una vita normale. Sono spesso aggressivi l'uno verso l’altro. Essi perdono inizialmente coscienza della loro coppia, la ritrovano in seguito, ma a torto, poiché in definitiva non sono chi credono di essere. Costituiscono una parodia degli incontri romanzeschi Mary, la bonne: duplice funzione: divisa fra il suo lavoro di domestica e il desiderio di affermare la propria personalità, svolge anche il ruolo di testimone di ciò che accade intorno a lei. Si mostra, secondo la tradizione, rispettosa, ma mostra anche una franchezza che provoca un effetto di rottura. Partecipa al gioco di incomprensioni e incoerenze che reggono i rapporti dell'insieme dei personaggi dell'opera. È portavoce inquisitrice del destino. È tratta dalla commedia italiana Le capitaine des pompiers: ciò che lo caratterizza è il suo mestiere, ragione della sua vita. Senza di esso non è più niente. È ossessionato dal fuoco. Egli mostra come l'essere umano, per tentare di dimenticare l'assurdità e l'inutilità della vita, ha la necessità d'investirsi in un'intensa attività professionale, che diventa una vera e propria ossessione Si tratta di personaggi decomposti che hanno perso la loro psicologia. Ad essi viene tolto ogni funzionamento dinamico: sono sfumati ed intercambiabili tra loro. Alcuni hanno però la capacità di rendere sempre più aggressivo il testo. Per questo, alla fine, si arriva alla disgregazione del linguaggio, in quanto arrivano a pronunciare anche suoni senza senso. Questi personaggi non sanno più parlare perché non sanno più pensare; non sanno più pensare perché non sanno più commuoversi. Non hanno più passioni, non sanno più esistere. Rappresentano il mondo dell'impersonale. Il personaggio tragico è sé stesso, è reale. Non hanno carattere, sono fantocci. La cantatrice calva, cantante lirica che ha dato il titolo all'opera, nel testo non è presente. Scena utilizzata per esporre la situazione: famiglia inglese con tre figli. La lingua parlata è automatica poiché si è portati a dire sempre le stesse cose. Ci sono cose che si dicono perché non si sa di cosa parlare, per spezzare il silenzio imbarazzante. Sono fantocci anche nei discorsi, non solo sulla scena Arrivo della cameriera Mary sulla scena. Si presenta al pubblico che ha davanti, non ai due coniugi Smith. Ionesco, così, deforma le caratteristiche del teatro classico. Appaiono poi altri due personaggi: gli apparenti coniugi Martin. Scena particolare: anche loro, apparentemente, sono marito e moglie. Si tratta di una scena illogica. Cambiamento assurdo dello stato d'animo di Mary (ride, piange, sorride) Si tratta di una scena molto breve in cui Mary fa entrare i Martin e li rimprovera per il loro ritardo. Li rimprovera seppur sia solo una cameriera. Esce poi di scena Sono presenti una serie di ripetizioni. I Martin non si riconoscono tra loro. Di per sé, è una scena inutile. Parlando, ad un certo punto le loro vite si sovrappongono e non potranno più negare o ignorare di essere marito e moglie. Scena che risale all'antico teatro greco e latino: scena caratterizzata dall'arrivo inaspettato di un personaggio e/o dal riconoscimento di due persone

Entra Mary che rivela un segreto: quello che i due coniugi hanno detto fino a quel momento, non ha alcun valore. Essi non sono chi dicono di essere: poiché la figlia della signora Martin ha l'occhio diritto rosso e il sinistro bianco e quella del signor Martin l'occhio diritto bianco e il sinistro rosso, non sono quelli che credono di essere. Infine, prima di lasciare la scena, Mary rivela di essere Sherlock Holmes In una brevissima scena, i Martin, ignorando la crudele verità, sono felici di essersi ritrovati e s'impegnano a non perdersi più Dovrebbero mangiare, ma la scena si trasforma in una di salotto. Si raccontano degli aneddoti. Questo testo rappresenta anche un nulla, la solitudine degli esseri umani, Questo malessere è stato condiviso anche da alcuni spettatori. Qui si instaura una sorta di discussione tra gli Smith. Compare alla porta il capitano dei pompieri Prosegue la disputa tra i due coniugi inerente al suonare del campanello di casa. Entrambi credono di aver ragione, ma fondamentalmente nessuno dei due ce l'ha. Invitano poi il capitano ad accomodarsi. Si tratta di un pompiere particolare in quanto va a cercare per la città incendi, come se fossero un qualcosa di programmabile. Arriva anche ad insistere e quasi pregare i signori alla ricerca di un incendio. La scena è così comica ma anche tragica. Fanno poi i soliti discorsi. Nasce una questione che ha per tema il fuoco. Le vicaire de Wakefield fu un uomo di chiesa, messo poi al rogo. Il pompiere è conosciuto anche per i suoi aneddoti particolari. Racconta molte storie, aneddoti riguardanti la natura e gli animali. Il capitano è un personaggio buffo, il più comico. Vi è poi una tragicità della situazione, che in realtà tragica non è. Il capitano si appresta poi a raccontare l'ultimo aneddoto, giocato sull'assoluta incomprensibilità. Esso comincia giocando sull'elemento della parentela. Racconta la storia degli avi delle varie professioni. Si cerca di rendere logico questo racconto del tutto assurdo. È presente un gioco di parole. Il pompiere viene continuamente interrotto dai personaggi che vogliono mettere becco. La storia finisce con l'idea che la persona dell'aneddoto si prende un raffreddore in inverno. Il gioco di parole non è utilizzato a caso: si ha la volontà di giocare con il linguaggio. Cominciano poi scambi veloci di battute che ricordano la 'sticomitia'. La pendola, che segna l'orario contrario dell'ora che è, è posta in chiusura Compare Mary. Anche lei vuole raccontare un aneddoto. Vi è una sorpresa (sempre dell'ordine di riconoscimento): il pompiere riconosce Mary, "colei che ha spento i suoi primi fuochi". Nel mentre, viene ribadito dalle due signore come, per loro, una governante è solo una governante che deve rimanere al suo posto e non mischiarsi tra loro. Mary si mostra come una ragazza con una certa tempra. Vuole recitare una poesia che sia in onore del capitano, intitolata: "Il fuoco". Dopo averla recitata, viene portata fuori Il pompiere non è molto chiaro in quello che vuole dire. Ha contribuito anche lui a portar fuori Mary. Vengono utilizzate espressioni idiomatiche, purché abbiano a che vedere col fuoco. Viene nominata la cantatrice calva. Il pompiere esce di scena. Tutti lo accompagnano alla porta, poi tornano al loro posto Tutti iniziano a dire cose senza senso, senza alcun nesso tra loro. Se prima vi era una parvenza di logica, ora non vi è più. Vengono fatti giochi di parole, vengono usate frasi fatte. In questa parte di testo, vi sono frasi tradotte in inglese. Tutti sono stupefatti, non capiscono nulla. Appare l'elemento aggressivo di alcuni personaggi. Scena molto importante perché indica la visione di Ionesco sull'aggressività delle persone. Ora le battute sono aggressive e fredde, giocate sulle assonanze. Le ripetizioni di oggetti e di parole sono tipiche di questo testo. Tutti, infuriati, urlano gli uni nelle orecchie degli altri. La luce si spegne e le ultime battute vengono pronunciate al buio. Ionesco, inizialmente, non sapeva bene come finire la pièce. Ha scelto quindi di finirla per circolarità (tipica soprattutto delle sue prime pièces): finire come se tutto ricominciasse

«La leçon» È un'opera teatrale in un atto unico, definita dal suo autore "dramma comico". È una pièce circolare. ! Questa pièce è molto corta ed è molto più crudele de "La cantatrice chauve". In essa si parla di omicidio ed è presente l'elemento della sessualità. È un testo assurdo non nel linguaggio, ma nella ripetitività dell'azione. Personaggi: Le professeur: tra i 50 e i 60 anni, è una figura dell'autorità negativa, di prepotenza. Ionesco lo associa alla sua figura paterna. Impartisce corsi ad alunni che devono preparare un dottorato La jeune élève: 18enne, si reca dal professore affinché l'aiuti a preparare il suo dottorato totale Marie, la bonne: tra i 45 e i 50 anni, è un personaggio che interviene poco, ma le sue apparizioni prendono la forma di consigli e di messa in guardia verso il professore

I personaggi hanno un cambiamento psicologico. Subiscono un cambiamento, una metamorfosi. Hanno quindi un'interiorità che rimane sempre superficiale. Hanno una personalità approfondita. Ionesco ha detto direttamente nel testo, per la precisione all'inizio, ciò che pensa dei personaggi. Non sono dei fantocci. Il titolo è pertinente poiché, all'interno del testo, si parlerà di una lezione privata, fatta a casa di un professore ed impartita ad una ragazza giovane di 18 anni. La pièce inizia con la rappresentazione di un ambiente, caratterizzato da un senso di vuoto. Segue l'arrivo della ragazza a casa del professore. Ne segue un lungo tempo di silenzio (5-10 minuti), indicato espressamente da Ionesco. Si sente poi la voce della governante che rompe questo silenzio e che, di fretta, va ad aprire la porta. Si vede la ragazza entrare. Breve descrizione di questa: porta un grembiule grigio con il collettino bianco, e ha una cartella sotto il braccio. Sembra una situazione normale; l'inizio non è assurdo come ne "La cantatrice chauve". La ragazza viene fatta accomodare e viene poi chiamato il professore. Da una connotazione della voce del professore: voce debole, di una persona senza carattere. Anche qui è presente il tema dell'aggressività, ben diverso però da quello de "La cantatrice chauve". Il testo comincia con un'indicazione scenica che serve al lettore e allo spettatore per capirne l'andamento e in cui Ionesco spiega come gli attori debbano rappresentare la sua pièce. Nel testo viene chiamata 'dramma'. Viene descritto il professore: vestito da istitutore. All'inizio è eccessivamente educato, inoffensivo, sembra un poveretto, è imbarazzato. Viene presentato diversamente da come si svelerà progressivamente (elemento di sensualità malata). È lei che all'inizio cerca di fare conversazione. Lui poi comincia ad interrogarla e a complimentarsi con lei. Anche loro iniziano a parlare del tempo, così come avevano fatto gli Smith e i Martin. Il professore inizia poi a dire frasi un po' sospette. Lei poi comincia insensibilmente a perdere la sicurezza di sé. Mentre parla, cerca di reprimere certi suoi gesti: è un po' maniaco. Anche lui tratta male la bonne, così come veniva trattata male Mary. Qui il motivo però è diverso: la bonne fa i suoi ingressi per controllare il professore e ricordargli di rimanere calmo (conosce il suo lato aggressivo e maniaco). Comincia a diventare anche maleducato. Inizia a diventare pressante ed aggressivo nelle domande che pone all'allieva. Lei, a mano a mano, diventa così sempre più ignorante, non arriva più a ragionare sulle risposte. Ad un certo punto si incrociano con le loro insicurezze; le strade poi, ovviamente, cambieranno. Anche qui il testo e le battute sono assurdi come ne "La cantatrice chauve". Vi è illogicità. In questo testo non sono presenti oggetti sulla scena; sono virtuali. L'allieva comincia poi a disperarsi perché non riesce ad arrivare dove vuole lui con il ragionamento. È presente una connotazione sessuale molto forte. Il susseguirsi di battute sempre più brevi sembrano quasi il finale de "La cantatrice chauve". La poverina non riesce più a capire nulla. Il professore se ne accorge e, allora, dal proporre esempi attraverso oggetti immaginari, passa poi al proporli attraverso le parti del corpo. È arrivata alla passività, a ripetere tutto ciò che diceva il professore. La ragazza vorrebbe prendere “un dottorato totale”. Possiede già un diploma scientifico e un diploma letterario, ma in realtà non sa nulla. L’incertezza della ragazza diventa sempre più maggiore, a mano a mano che il professore le pone delle domande. La ragazza diventa sempre più esitante mentre il professore diventa sempre più aggressivo. La figura del professore è grottesca. Nel corso della pièce, l’allieva si sottomette al professore. Ad un certo punto lei comincia a parlare in maniera assurda, "alla Ionesco". L'elemento dell'educazione sarà poi un elemento che continuerà anche dopo, ma che si stemprerà con l'avanzare del testo. Si scopre che l’allieva voleva fare il politecnico. Gli accostamenti che vengono fatti sono abbastanza ridicoli. Il professore fa affermazioni in cui fa di tutto per cominciare a renderla insicura di sé, invece di fare il contrario come dovrebbe fare un insegnante. Ad un certo punto lei sembra essere un genio per un calcolo che fa. Vi è una sorta di presa in giro dell'aspetto matematico della scuola. Se prima si complimentava spesso con lei, ora non più. Vi è poi la seconda entrata in scena della bonne che cerca di attirare l'attenzione del professore tirandolo per la manica. Ovviamente non esistono né il dottorato totale né il dottorato parziale. La bonne, dopo aver capito la ritualità delle lezioni del professore, ogni volta che giunge alla filologia, lei interviene per ricordargli di stare calmo e di fare attenzione: «Fate attenzione a parlare della filologia, perché essa porta al peggio». Noi non sappiamo a cosa porta, ma lei sì. Riprende poi la lezione e lui comincia a delirare. L'allieva comincia a fare movimenti lenti (spiegati all'inizio della scena da Ionesc...


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