Esame 2 Luglio 2017 PDF

Title Esame 2 Luglio 2017
Author Luigi Pantisano
Course LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI
Institution Università della Calabria
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Gadda, Carlo Emilio - Pensiero e vita Appunto di italiano su Vita e opere di Carlo Emilio Gadda, epistemologo per eccellenza che diede un grande e nuovo impulso allo sviluppo della lingua italiana con il suo pastiche letterario Carlo Emilio Gadda è stato uno scrittore collegato strettamente al discorso della lingua. Presto orfano di padre dovette vivere sotto le veci della madre ungherese, fredda e anaffettiva, che mantenne, al costo del rapporto con i figli, la villa di famiglia in Brienza. Questo rapporto di amore-odio con la madre lo segnò profondamente: le donne nelle sue opere sono viste con occhio critico. Gadda si laureò come ingegnere e lavorò come militare nella Prima Guerra Mondiale, dove fu anche prigioniero. Egli era ossessionato da alcuni temi, quali il rapporto madre-figlio e lo sporco e il disordine (trasloco, disordine per eccellenza, ma anche il concerto e i bambini). Quando muore suo fratello in guerra si complica la sua situazione psicologica, già deviata per i problemi con la madre: subisce la sindrome del figlio sopravvissuto, sentendosi in colpa per essere rimasto vivo in seguito alla guerra. Dagli anni 30 inizia a dedicarsi alla letteratura e al giornalismo, collaborando persino con la RAI negli anni 60 Scrisse “Giornale di Guerra e di Prigionia”; “Cognizione del Dolore” (romanzo incompiuto che tratta il tema della madre); “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” (giallo, in cui utilizza il romanesco); e “Adalgisa, Racconti Milanesi” (raccolta di racconti, legato al tema della lingua in cui utilizza il milanese). Gadda venne definito Coatto Epistemologo: dedicò la sua vita allo studio e amava elencare le cose (l’elenco è un qualcosa di rafforzativo), fa addirittura una lista in cui elenca tutto ciò che vuol studiare (c’è quasi tutto lo scibile). Il lessico di Gadda è impressionante per la varietà, e può essere ricondotto all’eclettismo e al pastiche francese: utilizza dialetti, latino, tecnicismi di tutti i tipi, neologismi, parole volgari e parolacce. Amava Dante e Manzoni (si dice che sul letto di morte si faceva leggere i Promessi Sposi) che hanno contribuito a creare un’identità della lingua italiana. Manzoni voleva creare una norma (Risciacquare i panni in Arno); mentre lui la voleva distruggere, per lui, parafrasando Dante, non esisteva il troppo e il vano. Quando può, prende in giro i nobili e i ricchi, ma anche le donne: un racconto in Adalgisa descrive l’atteggiamento di una donna che vorrebbe farsi rubare gli orecchini mentre dorme per provare un brivido che nella sua vita è sempre mancato. L’architettura, simbolo della regola e dell’ordine può diventare simbolo del sommo disordine.

Romanzo incompiuto, apparso la prima volta a puntate nel 1946 nella rivista "Letteratura". La versione in volume definitiva è dalla seconda edizione Garzanti ("Romanzi moderni", settembre 1957) che presenta numerose varianti rispetto alla prima. Premio degli Editori 1957.

Dal Pasticciaccio sono stati tratti adattamenti teatrali e cinematografici.

Quarta di copertina Carlo Emilio Gadda è nato a Milano quattordici giorni avanti la caduta del Ministero Giolitti, il

primo. Vi trascorse un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa: fu accolto nelle classi elementari del Comune, ottime. Vi trovò il suo liceo e le sue matematiche. Poi la guerra: la perdita del fratello Enrico, caduto nel '18. Lavorò in Italia, fuori d'Italia: in Argentina, in Francia, in Germania, nel Belgio. La sua carriera di scrittore incontrò gli ostacoli classici, economici ed ambientali: più quelli dell'era, anzi delle diverse ere che gli toccò di attraversare. Visse dieci anni a Firenze: 1940-1950: gli anni belli, quand'era venuto il bello. Niente Capponcina. Vive nella capitale della Repubblica a quattordici chilometri dal centro, in una casa di civile abitazione, confortato nottetempo dagli ululati dei lupi e lungo tutto il giorno dai guaiti di copiosissima prole, non sua, ma egualmente cara e benedetta. «Che cosa fai tutto il giorno?» gli chiedono le persone indaffarate: «non ti muovi mai?» «No: non mi muovo.» (Nota autobiografica, pubblicata da Garzanti anche nella prima edizione degli Accoppiamenti giudiziosi e, per una parte residua della tiratura, nei Viaggi la morte)

Un episodio di cronaca nera «[È opinione condivisa] che il fattaccio che ispirò Gadda fosse il famoso delitto Stern, commesso in via Gioberti a Roma il 24 febbraio 1946. Ne furono vittime due anziane sorelle, trovate in casa con il cranio massacrato probabilmente da un'ex cameriera e da una sua amica che avevano loro sottratto gioielli e valori. Ci sono però evidenti incongruenze cronologiche. [...] Ora un paio di studiosi tornano sulla questione per vederci più chiaro. Sono Franco Contorbia, professore di Letteratura italiana a Genova, e Giorgio Panizza, ricercatore di Filologia a Pavia, che per vie diverse sono arrivati, più o meno, alla stessa conclusione. Vediamola. Siamo sempre a Roma, ma in Piazza Vittorio 70, nei pressi di via Merulana. È la mattina del 19 ottobre 1945 quando le sorelle Lidia e Franca Cataldi con un coltello da macellaio sgozzano nel suo appartamento non solo la trentaquattrenne Angela Barruca in Belli ma anche il suo bambino Gianni di due anni e mezzo. I giornali, che immediatamente si scatenano sul caso, racconteranno che i corpi senza vita sono stati trovati dal cugino della donna. E che le due giovani assassine, sfollate da Velletri a Colleferro, avevano una certa familiarità con la vittima e le avevano chiesto sostegno a più riprese, ottenendo regali e favori. [...] A differenza dell'omicidio Stern, le date dell'episodio Barruca sono perfettamente compatibili con la genesi del capolavoro. Ma soprattutto gli studiosi riscontrano elementi molto forti di vicinanza quanto alla meccanica dell'eccidio, alla scena del delitto, ai tratti dei personaggi che vi prendono parte, alle descrizioni e ai racconti che ne fanno i giornali. [...] Messo da parte il delitto Stern, Contorbia non esclude che Gadda abbia voluto contaminare il caso Barruca con un precedente episodio di cronaca nera, accaduto nel giugno '45 sempre a Roma: si tratta dell'affaire Tirone, un delitto per rapina con una vittima forse consensuale e con un omicida-corteggiatore aiutato da una banda di complici.» (Paolo Di Stefano, Il vero delitto dietro il «Pasticciaccio» di Gadda, in "Corriere della Sera", 26 luglio 2007)

Sceneggiature e film Su commissione della Lux-Film, nel 1947 (o 1948) Gadda ricavò dal Pasticciaccio un trattamento cinematografico (pubblicato postumo da Einaudi con il titolo Il palazzo degli ori), a cui non seguì però la realizzazione del film. Una riduzione cinematografica e una televisiva del Pasticciaccio sono state realizzate, rispettivamente, da Pietro Germi e Piero Schivazappa (vedi Cinema). Quer pasticciaccio brutto de via Merulana - Riassunto

Riassunto Nella primavera del 1927 a Roma, in uno stabile signorile di via Merulana, soprannominato "er palazzo dell'oro" perché abitato da agiati borghesi, sono commessi due delitti: viene rapinata la Contessa Menegazzi e pochi giorni dopo, sullo stesso piano nell'appartamento di fronte, viene assassinata la dolce e malinconica Liliana Balducci, una signora ancor giovane e bella afflitta da un frustrato desiderio di maternità. Le indagini vengono affidate al doti. Ciccio Ingravallo, funzionario molisano della squadra mobile di Roma, celibe, introverso, amico dei Balducci e tremendamente scosso dalla morte della signora. Le ricerche si orientano a collegare l'omicidio con la precedente rapina, anche perché dall'appartamento dei Balducci sono spariti gioielli e denari. Ingravallo decide il fermo di un cugino di Liliana, Giuliano Valdarena, scopritore del delitto, che la signora negli ultimi tempi aveva circondato di affetto e attenzioni come un figlio e che ne aveva approfittato per estorcerle regali costosi. Valdarena può però esibire un alibi di ferro. Le indagini sul furto in casa Menegazzi, seguendo la pista di un biglietto tranviario dei Castelli Romani, conducono intanto il commissario nel mondo del sottoproletariato dell'estrema periferia romana. A Marino si indaga su una tintoria, di proprietà dell'equivoca Zamira Pacori, centro di traffici illeciti e ritrovo di giovani prostitute, tra cui una ex cameriera dei Balducci. In una casa della campagna romana si ritrovano i gioielli rubati. Ingravallo ricostruisce una complessa trama di responsabilità criminali e arresta per la rapina in casa Menegazzi un giovane, che però si rivela innocente riguardo all'omicidio Balducci. Le ricerche portano il commissario fino all'individuazione della possibile colpevole del delitto in una delle tante ragazze che Liliana Balducci teneva in casa come domestiche, o meglio come figlie, per cercare di lenire la sua ansia di maternità. Tina messa alle strette dall'interrogatorio di Ingravallo si grida innocente e il delitto si configura sempre più come un inestricabile pasticciaccio al quale il romanzo non da soluzione....


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