etichettamento, Lemert, Becker, Goffman; Matza PDF

Title etichettamento, Lemert, Becker, Goffman; Matza
Author Ilaria Biagini
Course Sociologia della devianza
Institution Università di Bologna
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Summary

cos'è l' etichettamento e i suoi rappresentanti storici messi a confronto fra loro. parte iniziale del pensiero di Matza...


Description

TEORIA DELL’ ETICHETTAMENTO Sociologia per gli anglosassoni 1959/1960, in Italia soltanto negli anni 70. In Italia viene fortemente criticata e lacerata, dai criminologi più tradizionali, Edwin Lemert (padre fondatore della teoria) si è distaccato.

Edwin Lemert Parla di devianza PRIMARIA e SECONDARIA. La vera devianza si ha quando il soggetto acquisisce una vera e propria condotta deviante. Quando la persona usa un comportamento deviante come mezzo di difesa, attacco, adattamento alle reazioni sociali, allora diventa secondaria. Passaggi di sviluppo della devianza 1 devianza primaria (il comportamento diventa visibile) 2 sanzioni date dalla società 3 ulteriore devianza primaria (non è ancora mezzo di attacco o di difesa) 4 sanzioni maggiori 5 devianza con risentimento verso chi sanziona 6 abbassamento tolleranza e inizio processo di trasformazione 7 rafforzamento atteggiamento deviante 8 accettazione status deviante. Devianza secondaria Devianza putativa: quella parte della definizione sociale del deviante che non trova riscontri oggettivi su di essi. Una eccessiva reazione sociale è causata da una distorsione dei fatti diventa una devianza putativa (supporto erroneamente una definizione che non trova riscontri reali) Motivazioni della devianza putativa: data dalla strumentalizzazione dei fatti da parte della controparte, cioè dagli antagonisti del fenomeno. Si ha una trasformazione da divergenze insignificanti a armi sensibili Queste sono le risposte dei conformisti che identificano ed interpretano il comportamento come deviante, che sociologicamente trasformano le persone in devianti.

H.S. Becker “la devianza non è la qualità di un atto compiuto da una persona………………….il deviante è una persona alla quale questa etichetta è stata attaccata” I teorici dell’etichettamento non si interessano alle motivazioni e a comportamento in quanto la devianza non è una peculiarità dell’atto. La tipologia di motivazioni che usano i devianti ci mostrano che sono apprese tramite la partecipazione con altri devianti facenti parte di una subcultura organizzata intorno ad una particolare attività deviante L’ etichettamento non è per nulla infallibile, poiché le persone etichettate possono non aver infranto alcuna legge, mentre sfuggono alle sanzioni tutti coloro che non sono stati etichettati. Come si fa ad essere sicuri che c’è un fattore comune per tutti i fenomeni devianti? Non si può, per loro la devianza non è una qualità dell’atto. I devianti vengono visti come OUTSIDER che si pongono al di fuori del gruppo. Le norme create dall’ etichettamento non sono accettate universalmente, è a discrezione di ogni stato e dalle singole decisioni. Concetto di carriera deviante: le motivazioni e gli interessi sono socialmente appresi. I devianti li hanno appresi in relazione con altri individui devianti in una particolare situazione con attività devianti. PUNTI FONDAMENTALI TEORIA: 1 nessun atto è intrinsecamente deviante 2 le definizioni di devianza sono sostenute e rinforzate da chi detiene il potere 3 una persona diventa deviante perché le autorità l’hanno etichettata così e non perché ha violato la legge 4 dato che ogni individuo devia e si conforma, è inutile dare una divisione 5 etichettamento inizia con l’arresto 6 l’arresto e l’iter seguente aiutano a creare l’immagine del reo in relazione al suo reato 7 classe, razza, età influiscono sulle risposte del giudice 8 sistema giudiziario opera in autonomia, non vincolata nel determinare la condanna e l’emarginazione del reo (una volta partita decide lei su tutto) 9 il LABELING è un processo che produce l’identificazione e l’accettazione da parte del reo della sua etichetta, tanto da sviluppare un rifiuto per coloro che sono al di fuori e contro la sua subcultura

E. Goffman e le istituzioni totali (non è un teorico dell’etichettamento) Goffman va considerato perché ha delle affinità con gli etichettatori. Istituzioni sociali come carceri ospedali psichiatrici, manicomi, centri,ecc…. Etichettato come deviante, l’individuo entra a far parte delle istituzioni totali che è caratterizzata dal massimo potere inglobante che si caratterizza nella impossibilità di scambio con l’esterno, questo spesso è sancito da barriere fisiche (porte, muri, recinzioni) La vita dell’uomo è scandita dalle attività del tempo libero e del lavoro, di solito si svolgono in luoghi diversi. tutti gli aspetti della vita si svolgono tutte nello stesso luogo e sotto la stesa autorità per gli individui che vivono nell’ istituzione totale.

Funzione dell’istituzione: operare una identificazione automatica, il punto di partenza è lo STIGMA. dallo stigma si deve risalire al crimine e ricostruire la personalità dell’internato per adattarla al crimine, questa operazione non è semplice e va fatta sulla base di una condizione, cioè con la “cancellazione” della personalità dell’internato e gestire un’entità spogliata. Il percorso segue vari passaggi, il punto centrale è la frantumazione del se e la perdita della identità sociale da parte dell’individuo, ciò che contribuisce a raggiungere questo obbiettivo è la presenza di barriere (come frattura fra la vita presente e quella precedente all’ esterno). Perdita di potere sull’ immagine di noi stessi, poiché spogliata dall’ identità sociale. Il soggetto è impossibilitato a gestire la propria facciata, parte fondante della nostra identità è basata sul modo in cui noi appariamo e vogliamo apparire agli altri. Questo corredo di “oggetti”( trucchi, vestiti, accessori)che abbiamo per gestire la nostra facciata nel momento in cui entriamo all’ interno delle istituzioni totali , viene totalmente perso subiamo una “mutilazione personale”. Tramite tutte queste rotture della nostra individualità ci porta a una ESPOSIZIONE CONTAMINANTE (continua profanazione dell’identità, da una parte psichica che ci fa mostrare anche fatti e circostanze personali screditanti e dall’ altra fisica attraverso la scansione di tempi precisi per ogni azione senza libertà di decisione su noi stessi. Le modalità di adattamento del soggetto a questa situazione: 

Regressione un ritorno a forme precedenti dello sviluppo del pensiero, delle relazioni oggettuali (è il modo che il soggetto ha nel relazionarsi con il suo mondo (l’esterno), tutto questo è una conseguenza dello sviluppo della sua personalità), e della strutturazione del comportamento Il soggetto perde l’attenzione su tutto e la concentra tutta su di se



Intransigenza (è una fase molto circoscritta) Il soggetto rifiuta di collaborare con lo staff dell’istituzione totale e quindi rifiuta ogni collaborazione



Colonizzazione (il soggetto in questa fase è completamente a suo agio nell’ istituzione) L’ identificazione dell’istituzione come l’unica realtà, non c’è nulla oltre a questa



Conversione Totale adesione all’ istituzione. L’ internato non solo accetta le regole, ma anche il giudizio che l’istituzione dà di lui, cioè la devianza secondaria, cioè la trasformazione che ha avuto la sua identità

Goffman vuole mettere in luce le lotta che si instaura fra l’individuo e l’istituzione durante questo processo. L’internato per sopravvivere deve elaborare dei meccanismi di difesa che generalmente fanno riferimento ad un richiamo ossessivo di una storia (spesso di successo o molto triste) volta a non sentire insultato il significato della propria vita. Questo tentativo è destinato all’ insuccesso, lo staff ha tutto l’interesse nello screditare queste storie, provocando uno SCADIMENTO MORALE. Dato che la vita precedente e attuale del soggetto è costantemente soggetta a critiche l’individuo deve cercare di adeguarsi all’ ambiente e utilizza dei meccanismi di difesa, alla fine si adegua e il processo si conclude. PROBLEMI AL MOMENTO DELL’ USCITA: Quando l’individuo esce non ha perso i suoi problemi ma anzi si sviluppano nuovi ostacoli fra cui una STIGMATIZZAZIONE cioè per l’individuo sarà difficile o impossibile tornare quello che era prima dell’internamento, non ha più la stessa identità che aveva prima e ne conseguirà anche un cambio di opinione sulla sua persona da parte della società. Altro punto centrale è la DISCULTURAZIONE cioè il soggetto vive uno sfasamento rispetto a quelle che sono i compiti più semplici che compiamo nella quotidianità. Il paradosso è che spesso il soggetto viene dimesso proprio quando si sentiva a suo agio nell’ ambiente. Altro punto è un ATTEGGIAMENTO DI RIVALSA il soggetto sente di aver subito ingiustizie dalle istituzioni e crea delle giustificazioni per il reato commesso, cosa che non aveva fatto durante il reato. Questo può far nascere un sentimento di vendetta.

David Matza Propone di usare per lo studio della devianza e il NATURALISMO, che è contrapposto al positivismo Naturalismo, è un approccio metodologico che vuole mantenersi fedele al fenomeno studiato. Il fenomeno in questo caso è l’uomo. Rimanere fedele significa studiare le caratteristiche di individualità e non passività dell’uomo Critica alle teorie precedenti: distorcevano l’essenza della realtà deviante cioè nello spiegare i concetti di devianza ne davano un valore con avrebbe mai trovato riscontro in quello che i devianti avrebbero dato come vera motivazione delle loro azioni RAPPORTO FRA CONVINZIONE E AZIONE “la delinquenza è fondamentalmente una traduzione di convinzioni in azione” ci riporta all’ idea di libero arbitrio.

Il suo scopo è di descrivere i fenomeni devianti così come sono Studiare la devianza vuol dire EMPATIZZARE con i fenomeni studiati, comprendere il fenomeno da dentro, nella sua interezza L’ oggetto di studio non è l’atto deviante in se né il comportamento, ma il processo per cui chi compie un atto al di fuori della norma diventa deviante. diventare deviante vuol dire costruire un’identità che lui e gli altri percepiscono come deviante. (come i teorici dell’etichettamento)

Matza rispetto ai teorici dell’etichettamento vuole enfatizzare l’attività consapevole del soggetto durante gli atti devianti Sostenendo che quando compiono questi atti prendono una scelta, sottolinea la perfetta somiglianza fra un atto deviante e qualsiasi altra azione La sua prospettiva può portarci però a vedere nel deviante l’unica fonte che ci può mostrare la vera motivazione del loro comportamento, la prospettiva può essere falsa o vera. Vera poiché la convinzione che il deviante ha è alla base della motivazione delle sue azioni Falsa poiché potrebbero essere false anche quando le ritiene vere perché potrebbero essere una idealizzazione

Questo pensiero porta allo sviluppo dell’ idea che gli studiosi di devianza non si possano davvero mai interessare ai fenomeni devianti in quanto non possono essere in grado di dare una definizione precisa del fenomeno poiché non la stanno vivendo in prima persona....


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