Evoluzione Welfare PDF

Title Evoluzione Welfare
Course Sociologia dei Processi Comunicativi e Culturali
Institution Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria
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evoluzione del welfare state...


Description

DAL WELFARE STATE AL WELFARE-COMMUNITY Fino agli anni ’80 si parla di Welfare State che definisce la cittadinanza come un complesso di diritti e doveri definiti sull’asse INDIVIDUO-STATO senza intermediari. Il governo della cittadinanza avviene tramite il compromesso tra stato e mercato, di conseguenza le politiche sociali sono espressione della concertazione tra attori di stato e di mercato. Successivamente si ha il passaggio della cittadinanza statutaria (welfare state) ad una cittadinanza societaria su base sociale (welfare community) che si articola nella sfera pubblica attraverso il principio di sussidiarietà. Si ha quindi un’apertura dello spazio pubblico ai soggetti privati (profit e no profit) e una rivalutazione della famiglia. In questo periodo nasce anche una nuova concezione di cittadinanza non più definita come appartenenza dell’individuo allo stato ma come un complesso dei diritti-doveri degli attori sociali singoli o collettivi. Quindi il welfare state lascia spazio al welfare community che si caratterizza per la pluralizzazione sia degli attori che degli strumenti di protezione sociale. Per cui stato e amministrazioni locali non sono più gestori diretti dei servizi ma si ha uno stile di governo improntato sulla societal governance: attori pubblici e privati che propongono di risolvere assieme problemi o creare nuove opportunità. -

Principi che qualificano il sistema di welfare:

-

Partecipazione;

-

Concertazione;

-

Governance.

-

Principi che orientano la programmazione:

-

Contestualizzazione;

-

Unitarietà;

-

Integrazione.

-

Principi che garantiscono diritti e accesso:

-

Universalismo selettivo;

-

Equità nell’accesso; 1

-

Personalizzazione degli interventi.

I tre soggetti dell’intervento in ambito socio-assistenziale risultano essere: -

Ambito informale (famiglia e rete);

-

Mercato;

-

Sfera pubblica.

Il benessere totale è risultato del benessere prodotto in ciascuno dei 3 settori. La comunità deve quindi sviluppare una serie di attività: -

Facilitazione ai processi di responsabilizzazione;

-

Attivazione e sostegno della collaborazione;

-

Facilitazione e supporto alla partecipazione;

-

Sviluppo di relazioni che incrementino il senso di appartenenza;

-

Sviluppo di competenza.

Il nuovo sistema di welfare state italiano risulta basato sui seguenti principi: -

Legge quandro nazionale 328/00; Riforma del titolo V° della Costituzione; Principio di sussidiarietà (verticale e orizzontale); Ruolo delle formazioni sociali intermedie in fase di pianificazione e produzione.

LEGGE 328/00 Gli enti locali, le regioni e lo stato riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Alla gestione e all’offerta vi è lo scopo della promozione della solidarietà sociale. Lo stato quindi, garantisce un sistema integrato perché i servizi attraverso un lavoro di rete integrano le loro competenze attraverso interventi unitari. La 328/00 riporta in oltre le competenze tra Stato, Regioni ed enti locali. Stato: determinazione dei livelli essenziali; ripartizione fondo nazionale; fissazione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi. Regioni: coordinamento e verifica sull’attuazione; determinazione degli ambiti territoriali; definizioni di politiche integrate. Province: concorso alla programmazione regionale; promozione di iniziative per la formazione; definizione e attuazione dei piani di zona.

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RIFORMA DEL TITOLO V° Vengono affidate, in materia di servizi sociali, competenza esclusiva alle Regioni, ad eccezione dei livelli essenziali. I livelli essenziali sono: servizio sociale professionale, assistenza domiciliare, servizio di pronto intervento, strutture residenziali e semiresidenziali, centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario. LEGGE REGIONALE 19/06 (per la Puglia, ogni regione è provvista di una propria L.R.) Prevede l’obbligo dell’associazionismo per gli ambiti con piccoli comuni con fonti di incentivazione, gestione unitaria di servizi; garantisce una distribuzione equa della risorsa e dei servizi e definizione delle priorità strategiche.

REGOLAMENTO REGIONALE n°4 (per la Puglia, ogni regione è provvista di un proprio regolamento) Disciplina l’attuazione della legge regionale “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini”. Norma di particolare e centrale interesse professionale per quanti operano negli enti locali, nella sanità e nel privato sociale, che declina procedure di lavoro, accesso ai servizi, modalità di programmazione e funzionamento standard dei servizi e delle strutture.

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SISTEMA PROGRAMMATORIO PREVISTO DALLA 328/00

FINALITA’ Il sistema Italiano si propone di: -

Assicurare un sistema integrato di interventi e servizi; Garantire qualità della vita, pari opportunità e diritti di cittadinanza; Prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di bisogno e disagio.

PRINCIPI GUIDA -

-

Sussidiarietà Verticale: (intervento a cascata) valorizza le capacità delle comunità locali delegando alcune funzioni ed intervenendo dall’esterno quando è necessario. Sussidiarietà Orizzontale: coinvolgimento diretto delle formazioni sociali nella politica di welfare. Decentramento: i comuni sono soggetti titolari delle funzioni amministrative per gli interventi sociali svolti a livello locale. Cooperazione: a livello istituzionale e coinvolgimento del terzo settore. Integrazione dei servizi: cooperazione a diversi livelli e programmazione dell’intervento.

La 328/00, raccoglie in un unico contenitore tutte le leggi che prima erano divise.

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STRUMENTI PER IL RIORDINO DEL SITEMA SOCIO-SANITARIO

Gli strumenti per il riordino del sistema socio-sanitario sono: 

Piano Nazionale: (Governo) che detta le linee guida;



Piano Regionale: (Regione) predisposto sulla base del piano nazionale, provvede all’integrazione socio-sanitaria e coordina le politiche di istruzione e lavoro.





Piani sociali di zona: è predisposto dai comuni associati in ambiti territoriali di intesa con le ASL e attori del terzo settore. Individua obiettivi e priorità di intervento e strumenti per realizzarlo; definisce i criteri di ripartizione della spesa a carico del comune, prevede aggiornamento degli operatori. Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.



Sistema Informativo.

Il Piano di zona viene adottato attraverso un accordo di programma. E’ un atto di programmazione territoriale in grado di leggere il territorio socialmente inteso. E’ la messa a punto di strategie operative finalizzata alla valorizzazione di tutte le risorse che garantiscono risposta ai bisogni sociali. I servizi sono garantiti da diversi attori posti su differenti livelli: 

Istituzioni pubbliche: Stato, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Aziende sanitarie;



Privato “for profit”: Imprese, società, professionisti etc…;



Terzo settore privato “no profit” ) composto da: -

IIPAB: Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza per anziani, minori, disabili;

-

COOPERATIVE SOCIALI: Di tipo A (offrono servizi con finalità solidaristiche di assistenza es: badanti). Di tipo B (offrono inserimento lavorativo a persone svantaggiate che costituiscono il 30% dei soci);

-

VOLONTARIATO: Attività spontanea gratuita finalizzata a creare una rete sociale basata sulla solidarietà e l’impegno civile;

-

ASSOCIAZIONI: Propongono attività a favore degli associati stessi senza finalità di lucro;

-

FONDAZIONI: Persona giuridica privata con piena autonomia statutaria e di gestione.

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L. 328/00 E L.R. 19/06: PROGRAMMAZIONE DEI PIANI DI ZONA La legge 328/00 fissa in modo univoco le competenze istituzionali, stabilisce chi opera professionalmente in questo settore, definisce il profilo delle politiche sociali. L’aspetto più significativo della legge è il riconoscimento alla persona e alla famiglia di diritti sociali sulla base dei quali mira alla prevenzione del bisogno e a concedere a tutti l’opportunità di esprimere al meglio i propri talenti intesi come risorse. Un altro principio è quello di mettere in rete le opportunità offerte dai diversi settori coinvolgendo tutte le risorse di una comunità economiche, finanziarie e progettuali. Le leggi 328/00 e 19/06, trovano realizzazione attraverso politiche e prestazioni coordinate nei diversi settori della vita sociale, attraverso una gestione unitaria. I livelli essenziali da garantire risultano essere:



Contrasto alla povertà e sostegno al reddito; Misure economiche volte a favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio dei totalmente dipendenti; Sostegno ai minori in situazioni di disagio;

 

Sostegno alla famiglia e alla donna in difficoltà; Piena integrazione dei disabili;

 

 Contrasto della dipendenza. I destinatari delle prestazioni e dei servizi erogati sono i cittadini Italiani, i cittadini degli Stati appartenenti all’U.E. e i loro familiari, stranieri individuati dalle leggi sull’immigrazione, dando priorità a soggetti portatori di bisogni gravi. Il criterio di accesso al sistema degli interventi assistenziali è lo Stato di bisogno, è quindi importante un efficiente sistema informativo che dia la possibilità all’utenza di conoscere quali risposte può dare il territorio ai propri bisogni attraverso l’istituzione della Carta dei servizi sociali. Nell’integrazione dei servizi, alla REGIONE spetta, l’indirizzo e la concertazione nel sistema integrato, la determinazione dei distretti, la definizione della tariffa. Alla PROVINCIA spetta di concorrere alla programmazione, di raccogliere i dati sui bisogni e di analizzare l’offerta assistenziale. Il COMUNE ha il ruolo di regia della rete locale di servizi e prestazioni, è titolare delle funzioni amministrative e concorre alla programmazione regionale. In questa organizzazione il DISTRETTO SOCIO-SANITARIO rappresenta per i cittadini il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi dell’Asl. Da questo dipendono tutti i servizi presenti sul territorio del distretto i quali coordinano con i servizi territoriali attraverso Protocolli Operativi. Il sistema integrato degli interventi e dei servizi si concretizza nel PIANO DI ZONA. Questo ha come finalità lo sviluppo locale del sistema integrato, la qualificazione della spesa, definizione del riparto della spesa tra gli attori, definizione di iniziativa di formazione e aggiornamento. 6

Presupposto per la stesura del PDZ è la DIAGNOSI TERRITORIALE che rileva punti di forza, punti di debolezza ed esigenze del territorio.

DALLA DIAGNOSI ALLA SCELTA DEGLI OBIETTIVI La diagnosi definisce cosa sarebbe opportuno fare, quali ipotesi si possono formulare, cosa si sceglie di fare. Ogni progetto segue il seguente schema:  Obiettivo;   

Sotto-obiettivo; Risultati attesi; Azioni da compiere;

 

Soggetti titolari delle azioni; Tempi di realizzazione;

 Tempi di verifica. Ogni singolo progetto si avvale di diverse risorse:  Risorse della rete primaria: Famiglia, vicini, amici;  Risorse comunitarie: Volontariato, associazionismo;  Risorse istituzionali: Professionali, economiche, strutturali. L’utilizzo delle risorse si ispira a principi di responsabilità personale e familiare, di solidarietà e sussidiarietà. Attraverso L’Accordo di programma gli attori fanno proprio il PDZ assumendosi la responsabilità politica della sua realizzazione.

ATTIVITA’ DISTRETTUALI E INTEGRAZONE CON I COMUNI  

D.Lgs. 229/99; L 328/00;

 

L.R. 19/06 (per la Puglia, ogni regione è provvista di una propria L.R.) Piano Sanitario Regionale 2002-2004;

 Piano Regionale delle Politiche Sociali. Individuano nel Distretto la struttura ideale per favorire la concertazione tra Aziende Sanitarie, comuni e organizzazioni no-profit. Il DISTRETTO viene definito come l’ambito dove si realizza l’integrazione socio-sanitaria e dove la stessa viene riconosciuta nella domanda e realizzata superando il settorialismo. La “mission” è quella di assicurare le cure primarie ed intermedie all’intera popolazione del bacino territoriale, con particolare riferimento alle popolazioni fragili.

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Si definiscono PRESTAZIONI SOCIO-SANITARIE tutte le attività atte a soddisfare i bisogni che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale che garantiscono continuità tra azioni di cura e di riabilitazione. Sono invece PRESTAZIONI SOCIO-SANITARIE AD ELEVATA INTEGRAZIONE SANITARIA quelle caratterizzate da un’alta componente sanitaria e che trovano collocazione nel Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Per qualificare l’integrazione socio-sanitaria è necessario garantire unitarietà al processo programmatorio rendendo compatibili tra loro il PDZ e il Programma delle Attività Territoriali (PAT), infatti la porta socio-sanitaria dei due deve coincidere poiché il PDZ si occupa di socio-sanitario e sociale, mentre il PAT di sanitario e socio-sanitario. La progettazione di una risposta coerente con il mix di bisogni della popolazione dovrà essere fatta attraverso una pianificazione strategica in cui concorrono tutti gli enti territoriali. Un altro obiettivo quindi, è quello di mettere in rete le opportunità offerte dai diversi settori per la formulazione e l’attuazione di progetti personalizzati. La gestione Unitaria dei servizi sociali è una priorità della L.R.19/06 e del Piano Regionale degli interventi e dei Servizi Sociali. L’integrazione si sostanzia in diversi livelli:  Integrazione Istituzionale: necessità di costruire legami di lavoro comune in cui attori sociali e sanitari collaborino per l’integrazione della politica e degli interventi sociali e sanitari. Ad esempio il DISTRETTO SOCIO-SANITARIO è il punto di riferimento per l’accesso a tutti i servizi della Asl. 

Integrazione Gestionale-Organizzativa: abbiamo dei livelli che garantiscono lo svolgimento delle funzioni essenziali: - PUA: per l’orientamento dell’utente e per una prima valutazione del caso; - UVM: per la definizione di un progetto ai fini della presa in carico; - ORGANIZZAZIONE A LIVELLO DI AMBITO DI SERVIZI AD ELEVATA INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA: garantendo unitarietà di intervento;

Integrazione Professionale: diverse figure professionali cooperano per l’erogazione di un servizio integrati. La regione Puglia il PDZ del secondo triennio (2010-2012) prevede la concertazione delle risorse finanziarie su servizi e interventi essenziali → Obiettivi di servizio. 

Gli obiettivi di servizio sono definiti come lo strumento di decisione per la selezione di priorità e per l’allocazione ottimale delle risorse per ridurre la frammentazione degli interventi.

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PROGETTARE SERVIZI E AZIONI NEL SOCIALE

Occorre distinguere i termini Pianificazione, Programmazione e Progettazione che sono usati spesso in maniera intercambiabile. La Pianificazione: azione strategica a medio-lungo termine per raggiungere obiettivi generali. Nella pianificazione si indicano i risultati da raggiungere e le risorse a breve, medio e lungo termine. La Programmazione: è finalizzata all’attuazione di iniziativa già pianificata. In questa fase vengono definite le azioni, le modalità, le tecniche e gli strumenti. La Progettazione: comporta degli obiettivi intermedi o specifici come l’analisi della situazione, la valutazione delle risorse, la scelta di specifici programmi attuativi e le modalità di valutazione dei risultati. Nell’ambito dei servizi alla persona, la programmazione è un processo decisionale di natura politica, grazie al quale i soggetti competenti, a partire da una diagnosi, individuano obiettivi, risorse e mettono in rete responsabilità. Lavorare per progetti tra servizi significa agire in modo integrato definendo aree comuni di lavoro in cui ogni soggetto coinvolto agisce per il raggiungimento degli obiettivi definiti. Realizzare il sistema integrato di interventi e servizi significa realizzare gli obiettivi del PDZ utilizzando risorse finanziarie, umane, logistiche e strumentali. Nella fase di costruzione del processo programmatorio, occorre raccogliere molteplici Dati per poter effettuare una diagnosi. I dati possono riguardare:  Chi collabora con chi;  

Su quali oggetti si collabora; Episodicità o continuità della collaborazione;



Qualità della collaborazione;

 Importanza di collaborare rispetto agli interventi preposti. Lavorare per progetti significa andare incontro a:  Scarsità di risorse finanziarie disponibili;  Servizi meglio rispondenti ai bisogni; 

Organizzazione a rete dei servizi.

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FASI PER LA COSTRUZIONE DI UN PROGETTO

 

Costruzione del gruppo e attribuzione dei mandati; Individuazione del target;

 

Analisi della normativa; Ideazione;

 

Pianificazione dei lavori; Scrittura del progetto;

 

Valutazione della fattibilità; Presentazione del progetto a chi lo dovrà approvare per farlo realizzare.

Ogni progetto ha quindi dei principi di riferimento: 

Contestualizzazione

  

Unicità : originalità del progetto; Integrazione: per garantire la globalità della persona; Compatibilità: tra risultati attesi e risorse;

 

Efficacia: capacità di produrre risultato; Economicità.

Occorre quindi effettuare un’analisi di fattibilità:  

Sociale-culturale; Tecnica-metodologica;

 

Economico-finanziaria; Organizzativa-gestionale.

PROCESSO METODOLOGICOPERLA PROGETTAZIONE 

IDEAZIONE: Decodifica della domanda, analisi dei dati, individuazione delle finalità generali e dei destinatari;



ATTIVAZIONE: Definizione del contratto tra i soggetti coinvolti, costruzioni di ipotesi comuni; PROGETTAZIONE: Stesura di una bozza iniziale condivisa tra i soggetti coinvolti, validazione, stesura del progetto definitivo;

  

REALIZZAZIONE VALUTAZIONE: Monitoraggio, valutazione, conclusione, riprogettazione.

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Progettare significa immaginare una serie di azioni finalizzate al raggiungimento di un obiettivo. Occorre quindi conoscere il problema di partenza, definire l’obiettivo, prevedere le azioni necessarie a raggiungerlo. Possiamo dire che a monte della progettazione c’è l’analisi per definire l’obiettivo, mentre a valle c’è la verifica. Per disegnare un progetto occorre rispondere ad alcune domande:  Cosa si vuol fare;   

Causa del fenomeno; Fini, obiettivi; Quando si vuol fare;

 

Dove si deve agire; Come si deve agire (metodologia);

 

Quando; A chi è diretto l’intervento;

  

Chi lo attiva; Con quali risorse; Quali rischi possono verificarsi;



Quali indicatori possono servire per valutare.

ALCUNE DEFINIZIONI 

Prestazione: Qualunque compito svolto da un operatore nell’esercizio delle sue funzioni;

 

Attività: Serie di azioni svolte da una persona; ...


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