Evoluzione della casa PDF

Title Evoluzione della casa
Author Jessi Koldashi
Course Architettura e composizione architettonica 2
Institution Politecnico di Milano
Pages 24
File Size 1.7 MB
File Type PDF
Total Downloads 16
Total Views 138

Summary

Appunti sull'evoluzione della casa...


Description

Capitolo 4 - Evoluzione degli interni nell’abitazione moderna L’ambiente esterno è costituito da un loggiato che Aalto aveva ammirato nei palazzi toscani durante il suo viaggio in Italia: questo spazio venne adattato al clima della Finlandia. Si tratta di uno spazio coperto che si fonde con l’ambiente circostante, dal quale è delimitato mediante canne di bambù, che poteva essere utilizzato in caso di pioggia durante i mesi estivi o per ritirare gli arredi da giardino durante i mesi invernali. Di fronte a soggiorno, sala da pranzo e studio si apre una corte pavimentata che affaccia sul giardino sottostante che contorna l’intero edificio (Box 8, pag. 125). Nel 1952-53 Aalto costruì per sé a Muuratsalo una casa con sauna in cui trascorrere le vacanze, ubicata in mezzo ad una foresta affacciata su un lago, a cui si accede dal bosco o dal lago stesso. La casa, dalla tipologia a corte, era intesa anche come un laboratorio per collaudare tecniche e materiali da costruzione lontano dagli occhi dei curiosi; essa presenta una pianta a C attorno alla corte con alcuni padiglioni che si snodano a monte verso la foresta. Sul lato esterno alla corte i muri sono bianchi, internamente diventano occasione per lo studio e la sperimentazione di posa di mattoni e ceramiche (figg. 4.1.1644.1.165-4.1.166). Alvar Aalto è stato uno dei più importanti architetti moderni: partendo dal razionalismo si è spinto ben al di là degli schemi formali usuali, sia con l’impiego di materiali naturali, sia con la ricerca di uno spazio architettonico costituito da linee e superfici ondulate, da piante aperte e da una stretta relazione tra la costruzione e l’ambiente che la circonda. Elemento cardine del suo stile è stato il continuo riferimento alla tradizione del suo paese, dal cui patrimonio culturale ha attinto suggerimenti, integrandoli con l’attenzione verso l’individuo, considerato come elemento centrale del progetto, anche dal punto di vista psicologico.

In Germania molte città si videro costrette ad intervenire tramite sovvenzioni e a regolare con leggi la vendita dei terreni, in modo di evitare un’eccessiva speculazione edilizia e garantire a tutte le famiglie un’abitazione igienica ed in grado di soddisfare al meglio le loro necessità. Inoltre lo stato si impegnava a rilanciare l’attività edilizia nel Paese tramite finanziamenti a fondo perduto o ad interesse molto basso, vincolando però la concessione dei prestiti al rispetto di norme di attuazione dimensionali ed igieniche.

Gli architetti si concentrarono quindi sul p studiando con attenzione il dimensionamento e la forma dei singoli appartamenti. Anche in Austria le amministrazioni furono impegnate in un vasto programma di costruzioni di edilizia residenziale, in particolare a Vienna. Qui l’amministrazione si impegnò in un pro4.2 L’EVOLUZIONE DELLA CASA E gramma di costruzioni finanziate con imposte DEL CONCETTO DI ABITARE che gravavano sulle classi più abbienti, in modo NELL’EPOCA MODERNA da non dover esigere un affitto troppo elevato ai ceti popolari che si sarebbero stabiliti nelle nuove case. Vennero costruite circa 60.000 abitazioni, raggruppate in grosse unità disposte attorno a un Nel campo dell’archi- cortile centrale e dotate di numerosi servizi. tettura degli interni le ricerche si posero l’obiet- Tra queste il Karl Marx Hof comprendeva tivo di risolvere il problema della costruzione 1.300 alloggi, con campi da gioco, asili, lavanrazionale della casa, applicando criteri di pro- derie, ambulatorio, biblioteca e ufficio postale. getto attenti a realizzare in spazi minimi presta- Il Karl Marx Hof, progettato da Karl Ehn, zioni di alta qualità, basate sia sull’organizzazio- allievo di Otto Wagner, era un complesso ne razionale degli spazi sia sull’integrazione edi- architettonico lungo un chilometro la cui facciata color pesca è interrotta da imponenti ficio-arredi (Existenzminimum).

75

Fig. 4.1.166 A. Aalto, casa sperimentale Muuratsalo: rivestimento murario.

76

Architettura degli interni arcate (figg. 4.2.1-4.2.2). Il termine Hof indicava le corti attorno a cui si sviluppavano le unità abitative: nella parte centrale erano concentrate le funzioni come lavanderie, bagno pubblico, ristorante popolare, asilo, clinica odontoiatrica, mentre i cortili laterali erano destinati ad aree verdi per il gioco e lo svago e consentivano di illuminare e ventilare naturalmente le stanze che vi si affacciavano (fig. 4.2.3).

(fig. 4.2.4). Il corpo edilizio principale era attraversato da due strade carrabili, le quali passavano sotto l’edificio mediante due arconi; altri quattro arconi centrali permettevano il movimento delle persone: sormontati dalle torri, assumevano un significato simbolico in occasione di manifestazioni sportive o politiche. La differenziazione dei flussi permetteva quindi l’attraversamento automobilistico del quartiere senza intralciare il movimento degli abitanti diretti alle proprie abitazioni o ai servizi collettivi.

Fig. 4.2.2 Complesso Karl Marx Hof, Vienna: vista d’insieme.

In Germania le amministrazioni con governi socialdemocratici chiamarono a dirigere programmi edilizi comunali personaggi come May a Francoforte, Taut a Magdeburgo, Martin Wagner a Berlino. Ernst May voleva dimostrare la possibilità di costruire case per tutti attraverso l’applicazione di tipi standard, promuovendo la progettazione razionale di alloggi per il raggiungimento di un minimo vitale. Costituì un’equipe di esperti con i quali elaborò 21 prototipi di alloggi assemblati nelle Siedlungen, ampi complessi residenziali che potevano avere caratteristiche tipologiche diverse per adattarsi al paesaggio in cui si inserivano. I principi per la costruzione razionale degli alloggi minimi si basavano sul programma

e l’organizzazione amministrativa, sui finanziamenti, sulla politica del suolo, sul metodo di costruzione degli alloggi e la disposizione della pianta. May affermava che ogni componente della famiglia doveva disporre di un proprio locale e la metratura del soggiorno doveva essere rapportata al numero dei componenti. Diede inoltre particolare attenzione al tema del ricambio dell’aria interna e alla percezione della luce naturale, pur agendo in regime di ristrettezza economica. A Francoforte-Niederrad progettò 15.000 abitazioni, quasi tutte riunite in un’area di nuova edificazione, separata dalla città mediante una fascia verde. Quest’area era indipendente dal punto di vista dei servizi: era dotata di scuole, centri commerciali, ristoranti, il tutto immerso nella campagna. Le abitazioni erano dotate di cantina e locali di servizio e di un bagno privato, i figli dormivano in camere separate da quella dei genitori (fig. 4.2.5). I tipi edilizi erano standardizzati in modo da rendere possibile produrre serialmente gli elementi della costruzione e anche alcuni arredi fissi, come la cucina. Ernst May aveva chiamato Franz Schuster ad assumere la direzione del corso di edilizia abitativa e arredamento della scuola di arte applicata della città. Nel 1925, aveva iniziato a sviluppare l’idea del mobile componibile, con armadi incassati a muro e letti pieghevoli, che ben si inseriva nelle abitazioni di piccolo taglio. Schuster si valeva della collaborazione dell’architetto austriaca che si Il modello presentato per queste abitazioni si chiamò appunto “ ” (figg. 4.2.6-4.2.7 – vedere par. 4.4.1). Dopo l’inizio della produzione in serie il costo diminuì drasticamente, tanto che i suoi costi, sommati a quelli della costruzione della casa e ripartiti sull’affitto, generavano un canone di locazione superiore di un solo marco rispetto a quello di una casa priva di cucina standardizzata.

Anche a Berlino si perseguivano programmi di costruzione di edilizia popolare. Taut realizzò due grandi agglomerati nei quartieri di Britz e Zehlendorf. La Hufeisensiedlung (insediamento a ferro di cavallo) a Britz, progettata con Martin Wagner (fig. 4.2.8), era un grande complesso residenziale realizzato a partire dal 1925, considerato il simbolo della politica architettonica della Repubblica di Weimar. L’insediamen-

Capitolo 4 - Evoluzione degli interni nell’abitazione moderna

Fig. 4.2.6 G. Schutte-Lihotzky: pianta della cucina di Francoforte.

to comprendeva 1.000 appartamenti, organizzati in edifici in linea di 3 piani d’altezza secondo diverse tipologie abitative: la casa con scala interna oppure con appartamenti disimpegnati da scala comune. In entrambi i casi gli alloggi potevano avere diverse metrature: i tagli più piccoli, con una/due stanze e cameretta erano ubicati nella parte esterna del ferro di cavallo. Le abitazioni più grandi (tre stanze e cameretta, sei/quattro stanze e cameretta) erano ospitate nelle case unifamiliari all’interno dell’insediamento (figg. 4.2.9 a,b,c,d,e,f,g,h,i,j,k,l). Tutte le case, costruite in mattoni, avevano cantine, lavatoi e riscaldamento a stufa. Centro dell’insediamento era l’edificio a ferro di cavallo, che racchiudeva un’area a verde pubblico dotata di uno specchio d’acqua centrale; questa partico-

d)

Fig. 4.2.7 G. Schutte-Lihotzky: viste assonometriche della cucina di Francoforte.

f)

l)

Fig. 4.2.9 Hufeisensiedlung Berlino, Brizt: tipologie di alloggi. d) alloggio con 1 e 1/2 camere nella parte a ferro di cavallo (65 mq.); f) alloggio con 2 e 1/2 camere (63,4 mq.); l) alloggio con 4 e 1/2 camere (101 mq.).

77

78

Architettura degli interni lare disposizione intendeva simboleggiare l’attenzione posta alla vita sociale e comunitaria degli abitanti (fig. 4.2.10). Taut e Wagner studiarono l’integrazione dell’abitazione con l’esterno: gli interni e gli esterni si compenetravano a vicenda, attraverso un sistema di piazze e giardini, balconi e verande. a)

L’insediamento assunse, all’epoca della costruzione, forti significati ideologici: una delle facciate fu dipinta in rosso a simboleggiare l’unità fra le forze operaie. Tuttavia, a causa degli affitti più alti del previsto l’insediamento non fu abitato dalla classe operaia, ma da impiegati e piccola borghesia. Negli stessi anni Taut costruì a Zehlendorf, 1.915 alloggi, denominati “Onkel Toms Hutte – la capanna dello zio Tom”, tra cui 809 case a schiera, in sette gruppi di edifici in linea con tetto piano (figg. 4.2.11-4.2.12 a,b,c, d,e,f, g), disposti ai due lati di una tramvia il cui percorso era stato espressamente prolungato fino a Zehlendorf. Spazi pubblici e commerciali si concentravano intorno alla stazione ferroviaria. Spina centrale dell’impianto era un’abitazione in linea, lunga oltre 400 mt., con il tetto piano. Il complesso fu osteggiato dall’amministrazione che si opponeva all’insediamento di ceti medio-bassi in un quartiere a struttura sociale elevata. In entrambe le Siedlungen vennero utilizzati colori intensi come il blu, il rosso e il giallo insieme al bianco per differenziare le parti comuni dalle abitazioni private, oppure per d)

g)

Fig. 4.2.12 Waldsiedlung Onkel Toms Hutte, Berlino, Zehlendorf: tipologie di alloggi. a) alloggio con 2 e 1/2 camere (61 mq.); d) alloggio con 3 e 1/2 camere (85 mq.); g) alloggio con 4 e 1/2 camere (101 mq.).

79

Capitolo 4 - Evoluzione degli interni nell’abitazione moderna distinguere le varie unità abitative le une dalle altre (figg. 4.2.13-4.2.14-4.2.15-4.2.16). L’uso del colore nelle facciate vivacizzava l’architettura senza aumentare i costi di costruzione. A differenza di Austria e Germania, l’Olanda, rimasta estranea alla guerra, aveva continuato a sviluppare la sua produzione edilizia in modo regolare, senza doversi preoccupare dell’emergenza legata alla ricostruzione. Brinkman nel 1918 progettò un blocco di abitazioni popolari nel quartiere Spangen a Rotterdam: l’unione dei blocchi edilizi generò un complesso articolato con giardini e servizi comuni. Propose una tipologia abitativa originale, un appartamento su due livelli, collocati al terzo e quarto piano del blocco, serviti da una strada pedonale sopraelevata. Cercò inoltre nelle tipologie tradizionali di sfruttare al meglio lo spazio, realizzando nei soggiorni delle alcove con letti a muro. Oud nel 1924 realizzò a Hoek van Holland due blocchi gemelli di case a schiera con le testate terminali arrotondate, che contenevano due file di alloggi sovrapposti. L’alloggio tipo a piano terreno misurava circa 60 mq., a piano primo circa 45 mq., e aveva due arie: sul fronte principale si affacciava il soggiorno, su quello posteriore le camere da letto e la cucina (fig. 4.2.17). Le pareti erano rivestite in intonaco bianco, i punti critici erano evidenziati e risolti con materiali più resistenti: lo zoccolo era in mattoni gialli, il gradino di accesso alle unità abitative in mattoni rossi, le soglie e i davanzali in cemento grigio. Riprendeva il cromatismo del De Stijl nel blu di porte e recinzioni, nel bianco e nel rosso per le tende, nel nero, giallo e rosso per le lampade metalliche. Nel complesso a blocchi in file parallele di Kiefhoek, progettato nel 1925 a Rotterdam, Oud propose l’alloggio tipo a due piani con un interasse molto ridotto, circa 4 mt., per un’utenza di cinque persone, con soggiorno e cucina al livello inferiore e tre camere da letto a livello superiore, collegati da una scala a chiocciola. Ciascun alloggio era dotato di un giardinetto sul fronte strada, arretrato rispetto ad essa (fig. 4.2.18).

Fig. 4.2.14 Hufeisensiedlung Berlino, Brizt: esterni.

Fig. 4.2.17 J.J.P. Oud: pianta delle case a schiera a Oek van Holland.

sedici architetti europei, tra cui Le Corbusier, Behrens, Gropius, Scharoun, Stam e Oud (figg. 4.2.19-4.2.20). Mies van der Rohe, in qualità di direttore architettonico del Werkbund, fu incaricato della gestione del progetto, del tracciamento della planimetria, della scelta degli architetti, della distribuzione dei lotti e dei fondi, e della supervisione dell’intero progetto; definì inoltre alcune regole generali, come l’arretramento degli edifici rispetto alle strade, la separazione del traffico veicolare da quello pedonale, opportune distanze tra le costruzioni e congrue dotazioni di parcheggi. Il quartiere, a carattere sperimentale, non era unitario: le case erano infatti tutte dei prototipi di abitazione. Gli architetti si inpegnarono sia nella costruzioIl Weißenhofsiedlung segnò un momento fon- ne delle case che nell’arredo degli interni ricordamentale per il dibattito sulla casa del dopo- rendo a ditte specializzate. guerra. Era un quartiere costruito a Stoccarda Caratteristiche comuni agli edifici erano le facnel 1927 in occasione dell’esposizione organiz- ciate essenziali ad intonaco bianco, i tetti piani zata dal Deutscher Werkbund, considerato una adibiti a terrazza con parapetti e ringhiere in sorta di “vetrina” internazionale, per mostrare ferro, le finestre a nastro, la cosiddetta “pianta le innovazioni architettoniche e sociali proposte libera” e l’elevato livello di prefabbricazione, che permise l’edificazione del complesso in soli dal Movimento moderno. Il comprensorio includeva 33 edifici, per un cinque mesi. Mies realizzò l’edificio principale, totale di sessantasei appartamenti, progettati da un blocco di case in linea a 3 piani più terrazza,

80

Architettura degli interni con struttura in acciaio e tamponamenti in calcestruzzo (fig. 4.2.21). Il blocco, costituito da 8 alloggi per piano, era libero da pareti portanti consentendo quindi una grande varietà di appartamenti differenti per forma e dimensione permettendo ad ogni utente di combinare come meglio credeva la disposizione interna. Posizione fissa aveva invece il nucleo di cucina e bagno, legato alle colonne portanti delle tubature, in modo che tutti gli alloggi fruissero delle stesse condizioni igieniche (fig. 4.2.22). Questa tipologia edilizia era un’alternativa alla casa unifamiliare. Sulle facciate in cemento dipinto di bianco ogni elemento ornamentale era eliminato. I serramenti e le ringhiere metalliche facevano specifico riferimento al mondo dell’industria così come le sedie in tubolare metallico facevano riferimento alla produzione seriale di quegli anni (fig. 4.2.23). Gropius realizzò due case unifamiliari completamente prefabbricate con un procedimento di montaggio a secco. La struttura puntiforme era costituita da travi e pilastri in acciaio a diverso profilo, i solai, le pareti esterne e quelle diviso-

rie erano realizzate in pannelli di sughero ricoperti da lastre di eternit. Gli elementi erano uniti tra loro mediante piastre di acciaio imbullonate. Questa tecnologia, rispondente ai criteri della produzione industriale, favoriva un’economia di mezzi in fase di realizzazione. Le Corbusier propose due edifici nei quali riassunse i risultati degli studi iniziati con la maison Dom-Ino e Citrohan per arrivare a progettare una casa riproducibile in serie. Le case da lui proposte costituirono la prima sperimentazione dei suoi famosi cinque punti per l’architettura. Esse dimostravano le possibilità di avere pianta e facciata libere su una struttura portante in cemento armato o in acciaio, con giardino sul tetto, soggiorno su due piani per la casa singola o modificabile durante il giorno per la casa doppia (figg. 4.2.24-4.2.25-4.2.26-4.2.27). Oud presentò 5 case a schiera con struttura in calcestruzzo, concepite con criteri di funzionalità domestica, studiando cioè le attività tipiche di una famiglia all’interno della giornata, al fine

Fig. 4.2.25 Weissenhof Siedlung: vista della casa singola progettata da Le Corbusier. Fig. 4.2.21 Weissenhof Siedlung: vista dell’edificio progettato da Mies van der Rohe.

Fig. 4.2.22 Weissenhof Siedlung: pianta dell’edificio progettato da Mies van der Rohe.

Fig. 4.2.27 Weissenhof Siedlung: vista della casa doppia progettata da Le Corbusier.

Capitolo 4 - Evoluzione degli interni nell’abitazione moderna Il secondo congresso del 1929 tenutosi a Francoforte si occupò invece di definire il concetto di alloggio minimo come punto fermo da cui far partire i ragionamenti sull’edilizia sovvenzionata (fig. 4.2.30). Nel gruppo dei sostenitori del nuovo movimento moderno si trovava anche Alexander Klein, che collaborava con l’amministrazione pubblica di Berlino in veste di Consigliere per l’Edilizia. L’alta qualità delle nuove realizzazioni, che puntavano all’ottenimento di un giusto equilibrio tra la forma e il contenuto, emergeva anche L’esposizione di Stoccarda aveva evidenziato dal concetto di “standard”, che i razionalisti income architetti provenienti da paesi diversi tendevano come la garanzia di una soglia non lavorassero in modo molto simile raggiungendo solo quantitativa, ma anche qualitativa da garantire nella produzione di elementi unificati per l’erisultati analoghi. Fu così che nacque l’esigenza di tradurre questa dilizia di massa. Klein auspicava che ogni compounità di pensiero e nello stesso tempo stilistica in nente della famiglia avesse una propria stanza, un’associazione. Nel 1928 nel castello di La Sar- anche di dimensioni ridotte, e che un giusto rapraz in Svizzera si radunarono architetti da tutta porto tra luce, aria e soleggiamento fosse necesEuropa per discutere una serie di temi proposti sario per garantire all’individuo di poter svilupda Le Corbusier nel manifesto del Congresso In- pare le proprie funzioni vitali senza limitazioni ternazionale di Architettura Moderna (CIAM), dovute all’alloggio (fig. 4.2.31 – vedere par. tra i quali la standardizzazione e l’urbanistica. 3.2.1). Gli studi di Klein portarono alla conclusione che alla riduzione degli standard dimensionali dell’alloggio doveva corrispondere un aumento dell’attrezzatura e delle prestazioni. L’esposizione allestita per il congresso del 1929 ebbe il compito di mostrare in modo chiaro tramite materiale iconografico la situazione dei singoli Paesi e le soluzioni proposte, permettendo un confronto. Vennero esposte per lo più planimetrie a scala unitaria con indicazione delle superfici abitabili, e con annotazioni della posizione prevista per i mobili. Il materiale, raccolto in una pubblicazione, venne esposto successivamente anche in altre città europee, in modo da consentire lo studio a coloro che non avevano potuto essere presenti a...


Similar Free PDFs