F. Moretti Atlante Riassunto PDF

Title F. Moretti Atlante Riassunto
Author Viola Casadei
Course Geografia
Institution Università di Bologna
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QUELLA LEZIONE DELL'ANTICA ROMA COME si sa i quattro nonni dell'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non erano nati in America, ma in Europa. Di conseguenza il fatto che fra i primi provvedimenti presi da un presidente nipote di immigrati ci sia proprio un blocco dell'immigrazione suona paradossale. Tanto più se questo avviene in un paese come gli Stati Uniti nel quale, come in questi giorni sempre più spesso si ripete, tutti gli abitanti sono in definitiva degli immigrati o discendenti di immigrati. I bostoniani, che vantano come antenati i protestanti inglesi guidati da John Winthrop, di per sé non sono diversi dai latinos appena approdati alle periferie di Los Angeles: vengono comunque tutti "da fuori". Chi è dunque il "vero" americano, quello dell'America first, che ha il diritto di vivere sicuro dentro i "suoi" confini? Difficile rispondere a questa domanda. Forse qualcuno potrebbe sostenere che i "veri" americani sono in realtà solo i nativi che i coloni europei sterminarono o chiusero nelle riserve. Se non fosse, però, che anche loro sono giunti là dove ora si trovano venendo ugualmente "da fuori". Apache e Navaho, per esempio, ossia le popolazioni che vivono nel sud ovest degli Stati Uniti, provengono in realtà dall'Alaska; e dopo un viaggio di qualche migliaio di chilometri si sono stanziati nei territori attuali più o meno nel periodo in cui Colombo sbarcava nel "nuovo" continente. Tutto questo per dire che la risposta alla domanda «chi è il vero x?» — quando a x si sostituisce un sostantivo come "americano", "italiano", "francese" … — può ricevere solo risposte di tipo cinico o opportunistico se si è in campagna elettorale; oppure risposte di tipo più meditatamente giuridico se il discorso riguarda non il problema dell'etnia, della cultura o della religione, ma quello della cittadinanza. Esiste però una terza possibilità: che a questa domanda si dia una risposta di tipo mitologico. È quanto fecero gli ateniesi nel quinto secolo a. c., dando vita a quel mito che porta il nome di "autoctonia": secondo il quale gli abitanti dell'Attica sarebbero stati direttamente generati dalla terra su cui abitavano, senza alcuna mediazione. Questa mitica razza vantava naturalmente anche i propri antenati: si trattava di re che avevano per metà corpo di serpente, cioè l'animale più ctonio, più terrestre che si conosca. I cittadini ateniesi del V secolo, insomma, si presentavano come i "veri" ateniesi per il semplice motivo che quella terra non era stata mai abitata da nessuno fino al momento in cui essa stessa, la terra, si era decisa a partorire i propri abitanti. L'autoctonia ateniese era ovviamente una favola, non solo perché la terra non ha mai partorito nessuno, ma perché anche gli abitanti dell'Attica erano venuti "da fuori" in tempi più o meno recenti. Questo mito però venne abilmente propalato attraverso i mezzi mediatici di allora, soprattutto discorsi pubblici e immagini che circolavano dipinte sui vasi; e l'immagine degli ateniesi, che in quegli anni combattevano contro gli spartani, ne uscì rafforzata, dentro e fuori le mura della città. Atteggiandosi a "nati dalla terra", infatti, essi potevano accreditarsi come uomini di cui non era possibile mettere in discussione la eugéneia, la "buona nascita", visto che non si erano mai mischiati con altri popoli; una stirpe che amava come nessun'altra la propria patria (come si potrebbe non amare la propria "madre"?) e che soprattutto aveva raggiunto la civiltà da sola e prima di tutti gli altri. Attraverso il mito dell'autoctonia gli ateniesi erano dunque riusciti a dare una risposta alla difficile domanda «chi è il vero x?». Nello stesso tempo, però, essi avevano risolto una volta per tutte anche il problema degli immigrati e della loro posizione nella città. Vero ateniese, infatti, poteva essere considerato solo il figlio di genitori entrambi ateniesi, ossia chi per via di sangue discendesse da quella stessa terra su cui abitava. Di conseguenza costui era anche l'unico a poter usufruire della qualifica di cittadino e l'unico che aveva il diritto di sedere in assemblea: luogo magico della democrazia ateniese. Tutti gli altri, gli stranieri che pur vivevano o lavoravano in città,

ne erano esclusi. Né avrebbero mai potuto aspirare a diventare cittadini di Atene — non erano mica "autoctoni". Mito per mito, però, ce n'è un altro che ha ugualmente cercato di rispondere alla domanda «chi è il vero x?»: ma che preferiamo di molto a quello escogitato dagli ateniesi. Ci viene da Roma. Si narrava infatti che Romolo, al momento di fondare la Città, non solo avesse raccolto a questo scopo uomini provenienti da ogni regione; ma che ciascuno di costoro avesse portato con sé una zolla della terra da cui proveniva. Scavata dunque la fossa di fondazione, destinata a costituire il centro della futura città, ciascuno di questi uomini vi gettò dentro la propria zolla di terra, mischiandola con tutte le altre. Secondo il mito romano, dunque, la città di Roma era sorta su una terra non solo "mista" di molte altre terre, ma creata dagli stessi futuri abitanti della città. Al contrario di Atene, insomma, a Roma non era stata la terra a partorire gli uomini, ma gli uomini a fabbricare la propria terra. Alla domanda «chi è il vero romano», dunque, il mito della fondazione di Roma forniva la risposta seguente: uno straniero, cresciuto in una terra lontana, che ne ha portato con sé una zolla per mescolarla con quelle degli altri, così come con gli altri si è mescolato lui stesso. Penso che questo mito meriterebbe di essere diffuso e fatto conoscere con tutti i mezzi mediatici che oggi abbiamo a disposizione: soprattutto là dove assieme ai fili spinati si moltiplicano gli appelli alle radici e il discorso pubblico si articola ossessivamente attorno al pronome "noi". Questo mito ci aiuterebbe perlomeno a pensare a siriani, iracheni, sudanesi o libici in fila di fronte al blocco degli immigration points: ciascuno con una zolla di terra nella valigia. Maurizio Bettini

ATLANTE DEL ROMANZO EUROPEO appunti PREMESSA TEORICA - idea che la geografia sia un aspetto decisivo dello sviluppo e dell’invenzione letteraria - rapporto geografia-letteratura (carta geografica=rapporto tra un dato spazio e un dato fenomeno)

- geografia della letteratura = studio dello spazio nella letteratura (oggetto è spazio largamente

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immaginario; es. parigi della commedie humane o inghilterra della Austen)! = studio della letteratura nello spazio (oggetto è uno spazio storico reale; es. biblioteche della provincia vittoriana o diffusione europea di Don Chisciotte)! [ può capitare che si incontrino, ma per natura diversi ] metodo di ricerca è lo stesso = uso sistematico delle carte geografiche come strumenti analitici carte= domande poste alla forma-romanzo e ai suoi rapporti interni —> risposta= pattern, trama spaziale che si prestasse all’interpretazione esperimento riuscito se poggiava su un processo preliminare. di astrazione e quantificazione: serie regolari dove il significato d’insieme di una forma è sempre di più della somma di singoli testi carte letterarie 1) dimostrano la natura ortgebunden, legata-al-luogo, della letteratura 2) mettono in luce logica interna della narrazione: spazio semiotico, di intreccio, intorno a cui si auto-organizza forma letteraria risultante da due forze contrarie, una esterna e una interna società e retorica e il loro intrecciarsi il metodo è tutto

- “collocare” un fenomeno letterario nello spazio suo proprio è l’inizio del lavoro geografico —> -

si cerca di capire in che modo una specifica disposizione spaziale possa trasformarsi in una storia avvincente carte letterarie = piloni su cui si fondano le riflessioni di questo libro

CAPITOLO PRIMO: ROMANZO E STATO-NAZIONE! 1) “HOME-LAND” - Raymond Williams: in Jane Austen i vicini sono quelli da cui, in una sorta di vicendevole riconoscimento sociale, ci si può recare in visita —> rete di case, tenute e famiglie; nel suo mondo, incontrarsi significa appartenente alla stessa classe; la campagna diventa reale solo grazie alle case che ne costituiscono i nodi fondamentali - Austen: niente irlanda, scozia, gables e cornovaglia; niente “periferia celtica”: solo inghilterra (manca il Nord della rivoluzione industriale) = inghilterra + antica, centrata sulla grande proprietà agricola, già celebrata dagli “estate poems” della tradizione topografica; piccola, omogenea inghilterra rurale - l’intreccio congiunge (“fa sposare”) persone che appartengono a contee diverse: Austen sta cercando di rappresentare il “National Marriage Market”, un meccanismo che esige dagli esseri umani una mobilità di tipo fisico, ma soprattutto spirituale. funziona se la nazione diventa una “home-land”, una grande dimora. - “the central part of england”: trama spaziale di austen suggerisce un’affinità tra romanzo e stato-nazione: la sola forma simbolica capace di rappresentalo, divenuto parte essenziale della nostra cultura. romanzo come forma simbolica dello stato-nazione - fine xviii secolo, un insieme di processi di natura diversa (completamento delle recinzioni agricole, decollo industriale, miglioramento delle vie di comunicazione, unificazione del mercato nazionale, coscrizione di massa) si danno man forte nel gettare gli esseri umani in uno spazio più ampio - nuovo valore: lealtà nazionale contro le antiche “lealtà locali” (Charles Tilly) - nuovo problema: dominio + esteso, + astratto, + indecifrabile, cui solo una forma simbolica nuova poteva attribuire un senso - geografia narrativa della austen: intrecci prendono la dolorosa realtà dello sradicamento territoriale e la riscrivono come un viaggio felice 2) L’INGHILTERRA ROVESCIATA - mercato nazionale del matrimonio: trattative si svolgono a Londra, Bath, e in alcune località di mare; pettegolezzi, infatuazioni, scandali, etc… - questa figura è il rovescio della figura 1; asimmetria del reale e dell’immaginario; due inghilterre, terra o denaro - Londra: complicazioni; campagna: luogo del riposo finale; mare: emozioni illecite e pericolose - (luoghi immaginari sono particolarmente adatti al lieto fine) - divisione dell’universo narrativo in “Manovre” di Maria Edgeworth: le donne a casa, gli uomini all’estero (stato-nazione perso di vista) - geografia di Austen: MONDO DI MEZZO tra tenuta di Edgeworth e l’Europa di Opie (“Adeline Mowbray”); spazio di compromesso, contingente. rispetto alle sue contemporanee, Austen accentua l’importanza dell’asse centrale (e “inglese”) dell’intreccio, e riduce di conseguenza il ruolo del subplot internazionale - idea di distanza acquista un significato diverso: non più categoria assoluta, ontologica; atmosfera da romanzo ellenistico: lo spazio come potenza mitica contro la cui forza di separazione gli esseri umani hanno un’unica arma: la costanza - le eroine austeniane , nei loro frequenti spostamenti per contee, scoprono la natura relativa, concreta, di ogni distanza. la distanza può essere calcolata; non è più legata al Fato, ma ai sentimenti, di cui diventa termometro (stato-nazione: proiezione delle emozioni sul territorio)

3) “LE RECENTI PERDITE NELLE INDIE OCCIDENTALI…” - Edward Said, “Culture and Imperialism”: in Mansfield Park riferimenti ai possedimenti oltreoceano di Sir Thomas Bertram = fondamento della sua ricchezza (tratta degli schiavi, zucchero di canna, piantagioni coloniali) - idea che la classe dominante inglese “non sarebbe stata possibile” senza di loro (niente più ricchezza, status sociale, valori ideali, sostegno materiale (?) - ruolo economico delle colonie e la loro rappresentazione narrazione - i profitti coloniali hanno finanziato la rivoluzione industriale? secondo Bairoch, “mito” della storia economica da rovesciare: durante i secoli xviii e xix la colonizzazione fu un risultato dello sviluppo industriale e non viceversa - in Mansfield Park, Bertram parte per Antigua non perché gli servano dei solid, ma perché il personaggio rischia di soffocare il racconto —> formalisti russi: differenza tra “funzione” e “motivazione” di un episodio narrativo - nella letteratura sentimentale dell’epoca, le colonie sono una presenza diffusa (2 libri su 3): ragione simbolica —> il modo in cui la fortuna coloniale viene introdotta è una spia di come stiano le cose: parole generiche, di sfuggita, nessuna rappresentazione diretta delle colonie = geografia mitica: pecunia ex machina, ricchezza magicamente trovata - diniego: ideologia che proietta una realtà imbarazzante lontano dall’inghilterra 4) GEOGRAFIA DELLE IDEE - oltre alle ricchezze, il romanzo inglese associa con l’estero anche il villain. la francia, nemico vicino, + simbolicamente efficace —> lato nazionalistico del romanzo tra sette e ottocento - una minaccia esterna come fonte di identità collettiva - presenza straniera svolge ruolo di rilievo: “romanzo delle idee” russo del tardo 800: scienze naturali, teoria politica, filosofia della storia, utilitarismo economico —> cultura moderna opera di 3 paesi: francia, germania e inghilterra - in russia, le idee europee sono forze vive che spingono all’azione - Bachtin: dialogismo: geografia indirizzal’evoluzione formale: poiché solo un paese era al tempo stesso dentro e fuori l’europa (la russia), poteva davvero mettere in discussione la cultura dell’Europa moderna e sottoporla a esperimenti —> solo la russia riuscì nell’impresa del romanzo delle idee 5) LONTANO DAL CENTRO - romanzo storico: geografia indivisibile da morfologia - particolare collocazione temporale + componente spaziale importante: in via negativa: questa forma al suo meglio lontano dal centro —> il mondo di Scott termina dove finisce quello di Austen - forme diverse abitano spazi diversi (Paul Zumthor: dei diversi generi, ciascuno possiede il suo spazio poetico) —> costante geografica = aspetto essenziale del suo successo, perché offre all’europa 800esca una fenomenologia della frontiera —> necessità di rappresentare divisioni territoriali del continente europeo - romanzo storico ambientato in prossimità di rilevanti ostacoli naturali: luoghi in cui la storia sta nel non avere una storia —> le montagne non permettono al romanzo storico di compiere dei giganteschi salti temporali verso il passato - Bachtin: il cronotopo nella letteratura ha un essenziale significato di genere - confini interni ed esterni; frontiera = luogo dell’avvetura, faccia a faccia col nemico; idea di nazione, nazionalismo, nati dallo stabilizzarsi dello stato entro frontiere rigorosamente definite; una sovranità assoluta viene esercitata su questo territorio delimitato - frontiere esterne producono facilmente racconto, prendono due campi avversi e li fanno scontrare; frontiere interne lavorano dando rilievo a un tema più inquietante: il tradimento —> raggiunta la zona opaca della frontiera, l'eroe finisce sempre dalla parte del ribelle, del tumulto,

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degli eretici —> il loro tradimento segnala quanto ancora sia debole l’identità nazionale nell’europa del primo 800 tema della doppia lealtà: nazione vs regione frontiera interna di Scott non è confine politico-militare, ma una realtà antropologica —> movimento nello spazio diventa movimento nel tempo, verso il passato; Bachtin: “Scott sapeva leggere il tempo nello spazio” —> spazio-tempo si materializza solo nei pressi della frontiera interna geografia come fondamento della forma narrativa: luogo dove la “contemporaneità del non contemporaneo” di ogni paese europeo diventa visibile —> frontiera interna dimostra che gli stati moderni sono realtà composite, fatte di strati temporali molteplici amore vs guerra costruzione dello stato esige livellamento: spianare i confini regionali Enrica Villari: frequenza in Scott di personaggi comici e tragico-sublimi —> diventano + frequenti nei pressi della frontiera —> scelte stilistiche sono correlate alla posizione geografica: lo spazio agisce sullo stile: doppia deviazione: verso il comico e il tragico figuralità sale nei pressi della frontiera: spazio e figure sono intrecciati, figure dipendono dallo spazio personaggi comici sono in genere correlati a quegli spazi geografico-sociali che si arrendono al muovo potere centrale senza troppa resistenza; personaggi tragico-sublimi, agli spazi che rifiutano di piegarsi e che vengono distrutti Ernest Gellner: “common intellectual currency” —> la società come un sistema di spazi discorsivi stile correlato allo spazio —> spazio correlato all’intreccio: attraversamento della frontiera costituisce un momento essenziale del racconto Paul Ricoeur: metafore sono indispensabili, quando si tratta di esplorare un campo referenziate che non è direttamente accessibile —> solo le metafore sono capaci di esprimere l’ignoto che ci sta di fronte, e insieme di contenerlo: la metafora si serve di un campo semantico che ci è familiare e così dà forma all’ignoto funzione emotiva della metafora è a sua volta connessa con lo spazio del confine

7) SULLA STRADA MAESTRA - “tutto scivolava verso sud”, Pierre Chaunu sul tardo 500 spagnolo del romanzo picaresco: Castiglia = grande imbuto di strade —> vittoria del mulo (compagno di Sancho Panza): sconfigge la nave (e il destriero del cavaliere) - Bachtin: sulla strada, i percorsi spaziali e temporali delle persone più diverse, rappresentanti di tutte le classi sociali, gruppi, religiorni, etnie, si intersecano in un punt spazio-temporale dato - segreto del romanzo moderno: episodi modesti, dal valore narrativo limitato, ma mai privi di qualche valore narrativo - sulle strade, muli; lungo di esse, taverne: la strada del picaresco non è solo u mezzo di comunicazione, ma un mondo a se stante - tutte le parti della spagna finiscono per somigliarsi - regolarità del ritmo spazio-narrativo è animata dai racconti che si ascoltano lungo la strada (imprevedibilità dei contatti umani) - nazione di strade; strada = grande cronotopo. rete di amabili, tranquilli episodi dà forma alla nazione come spazio della familiarità - i drammi avvengono altrove: sbilanciamento verso il Mediterraneo e il portogallo, nordafrica, italia, grecia —> scenario più vasto, dove sono ancora in vigore le convenzioni del romanzo ellenistico: mondo liquido, di tempeste e naufragi, guerre, tradimenti, morti violente - ambientazione dei romanzi 1750-1800: peso narrativo della francia e del resto dell’europa più o meno costante, quello di UK raddoppia; cambiamento radicale: località immaginarie e utopiche, scendono dal 13 a 2%

- i romanzi si svolgono quasi per intero in europa, i racconti brevi e gli “aneddoti” ambientati in medio oriente, india, china, americhe -_> il romanzo si va specializzando nella rappresentazione del quotidiano, del familiare, preferisce un mondo vicino e ben noto; il racconto vuole eventi inauditi e li ambienta in terre favolose (deriva spaziale verso l’Oriente è anche un omaggio alla cultura araba/indiana)! 8) “UN FIUME GRANDE, CHE SOMIGLIAVA A UN IMMENSO SERPENTE” - fuori d’europa, la forma del viaggio cambia di colpo, come nei romanzi coloniali: carta dei viaggi di esplorazione - romanzo coloniale: non ci sono bivi, la carovana si snoda lenta; un solo tipo di movimento: o avanti o indietro, non sono previste alternative, solo ostacoli e avversari - africani equiparati ad animali, tutti con la funzione narrativa di ostacoli; ideologia e matrice narrativa sono qui la stessa cosa - scopo del colonialismo = ri-orientare l’economia africana verso l’esterno, il mare, il mercato mondiale - il movimento narrativo è unidimensionale; non è che la rete non esista: è che non rientra negli interessi e nella percezione europea dell’africa - dopo il 1880, le reti commerciali inter-regionali africane vengono smembrate a causa della penetrazione capitalistica, dell’imposizione di nuovi confini politici… - logica spaziale del colonialismo: penetrare, prendere, andare via - al termine del viaggio c’è la figura dell’europeo prigioniero, che giustifica retrospettivamente l'intera vicenda come un caso di legittima difesa = desiderio colpevole di apparire innocenti - 1974 Journal of Geography: gioco della colonizzazione europea dell’africa 9) ANDARE IN CITTÀ - città e strade nel romanzo picaresco come anche nel romanzo di formazione; centro di gravità spostato - nello sviluppo del Bildungsroman da Goethe a Flaubert, la strada pian pino scompare —> proscenio occupato dalle grandi città capitali - la grande città è quasi un altro mondo rispetto...


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