Francese Lingua I PDF

Title Francese Lingua I
Author Sara Fatucci
Course Lingua francese
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunti appunti e libro lingua francese ...


Description

Secante e Globale Un atto perfetto è un processo chiuso, volto al termine, e di conseguenza un'azione perfetta è iniziata e finita, mentre quella imperfetta può essere continuata. Parliamo quindi di aspetto grammaticale secante, imperfettivo e incompiuto, quando l'azione è iniziata ma non ha un limite ed è nel pieno del suo sviluppo (es: a mezzanotte egli dormiva), e di aspetto globale, perfettiva e conclusa, quando l'azione è vista in blocco come inizio e fine (es: egli dormì due ore). Enunciato—> è concreto ed individuale, è un frammento di qualcosa di vissuto. Tempi francesi: I tempi francesi si distinguono in: • Temps de l'histoire: quando il locutore descrive un'azione a lui esterna, c'è un distacco e i fatti sono raccontati senza il suo intervento. L'enunciato storico è il luogo della terza persona. • Temps du discours (ou récit): l'enunciato è interno al locutore, non più esterno. L'enunciato discorsivo è il luogo dove il je-tu si confrontano, generalmente è alla prima persona. (Benveniste) Il verbo Il verbo esprime l'azione, la temporalità, il modo (l'attitudine con cui guardo il processo), e la persona. Non esprime il genere, le relazioni logiche etc. All'interno del verbo possono essere espresse forme personali e non. Il verbo è formato da un morfema lessicale, cioè il radicale (aim) e il morfema grammaticale, cioè la desinenza (ons). La radice può essere più o meno lunga. Imparfait L'imperfetto è un tempo passato, e quello francese deriva dal latino (I cantabam, II dedebam, III capiebam, IV dormiebam). Nel francese medievale c'erano più imperfetti a seconda della zona, mentre fino all'800 si parlava Occitano, e il francese era parlato solo a nord. Poi però ci si compattò alle forme del centro. -->Emplois Secondo Weinrich, l'imperfetto è il tempo del racconto, nella struttura narrativa è meno essenziale rispetto al passato prossimo. L'imperfetto descrive, mentre il passato prossimo narra. Sostiene inoltre ci sia un solo tipo di imperfetto. Le Guern afferma invece esistano due imperfetti: "Il portait la barbe": contexte en discours (si sa che è finito: ora non la porta più) e contexte en récit (non si sa se è finito: potrebbe portarla ancora). Le Futur Il tema del futuro può essere di 3 tipi, i primi due ricavati dal presente+ verbo avere: • radical: je romp+r+ai • radical élargi (per epentesi): je dorm+i+r+ai, j'aim+e+r+ai (le vocali in più sono elementi non analizzabili, non hanno un senso linguistico. • Thème suppletif: je sau+r+ai (il tema non è ricavabile dal presente, è specifico del futuro). Il futuro attuale è diverso da quello del latino volgare. Il futuro è in pratica la fusione di infinito e verbo avere. Il tema su cui costruiamo il futuro sembra non essere più quello dell'infinito, come in latino, ma quello dell'indicativo. Anche il francese medievale era molto diverso, tanto che si è evoluto e ha cambiato le desinenze da -oi a -ais ("Riforma di Voltaire"). Le Conditionnel Il condizionale si forma con la base del futuro ma le desinenze del verbo avere sono all'imperfetto. Il condizionale francese è quindi una forma di futuro e quindi dell'indicativo, è un futuro visto con gli occhi del passato. Il condizionale comprende due momenti:

• il momento in cui produco l'enunciato, e mi riferisco al passato. • La situazione passata, nella quale mi pongo guardando il futuro. Secondo Haillet ci sono due enunciatori e due punti di vista: il locutore dice la frase, e un secondo punto di vista immagina la scena, creando un distacco dal punto di vista fattuale. Haillet sostiene che l'elemento essenziale del condizionale, l'invariante fissa, è che questo esprime fatti che sarebbero potuti accadere, ma non sono attuali. Secondo lui ci sono 3 tipi di condizionale: • Conditionnel temporel: Ils me disaient que la fȇte aurait lieu dans le parc. Si può sostituire con "allait avoir lieu", questo permette di riconoscerlo. • Conditionnel d'hypothèse: è il periodo ipotetico, che in italiano si trova al congiuntivo imperfetto. Es: S'il n'était pas intervenu, nous n'aurions pas obtenu satisfaction. Non è sostituibile con "allions pas". • Conditionnel d'altérité énonciative: ci sono due punti di vista, chi commenta i fatti e chi si distanzia. Es: la mafia des hormones serait florissante. Lo si può riconoscere in caso di possibile sostituzione con "parait-il, dit-on" (es: la mafia des hormones parait-il florissante) mentre non si può sostituire con "allait etre". Le Participe Présent Il participio presente non ha nulla di presente, tanto che Wilmet parla di Participio 1 e 2 (pres e pas). Si tratta di una forma parassita, un tempo adiacente al verbo principale, ed è invariabile (non ha genere né numero) e si forma per tutti i verbi, anche se un tempo non lo era. Non va confuso con l'aggettivo verbale: Tout etudiant adhérant à ce groupe sera exclu – Ces propos sont adhérents à ceux du Parti Socialiste. Infatti il Participio Presente e l'Aggettivo si distinguono per l'ortografia (suffoquant- suffocant), ma anche perché solitamente al participio segue un complemento (la fille souriant à tout le mond) e non si accorda, mentre l'aggettivo sì (souriante). Forma: si forma col radicale + ant. Nel francese medievale c'erano 3 tipi di Participio Presente: • Quello dominante basato sul radical faible (trouvant, parlant). • Un gruppo B con un radicale forte su cui costruire il Participio, comparso oggi. • Un gruppo C, con un radicale diverso preso non dal presente, ma che è rimasto per alcuni verbi irregolari (ayant, sachant). Questo sistema deriva dal latino, che cambiava però la vocale in base alla declinazione mentre il francese mantiene la ; poi il latino si è semplificato, alternando e , fino al gallo romanzo con una sola vocale. Il Gerundio  È un participio davanti cui metto la particella en: elle mange en chantant. Di solito non vuole un complemento dopo.  Mentre per ogni verbo ogni verbo francese abbiamo lo stesso participio presente o gerundio, ad ogni verbo non corrisponde un solo aggettivo verbale: il est très souriant/elle est très souriante (adj verbale si accorda) A volte ci sono cambiamenti semantici: le tori craquant(crolla)/une femme craquante(affascinante).  Spesso il participio presente e il gerundio sono intercambiabili, a volte no: la nuit tombant, nous sommes partis/ no la niut en tombant  A volte il gerundio è solidale col verbo che ha un soggetto: je l’ai vue(elle) descendant(elle). / Je l’ai vue(elle) en descendant(io) Il participio si lega all’elemento più vicino.  Problemi morfologici Martiner sosteneva che il gerundio fosse una variante dell’infinito: EN non può precedere l’infinito, quindi il gerundio è un infinito preceduto da EN. Un’altra tesi crede che il gerundio sia una forma autonoma  Il gerundio non si può usare se vi è un soggetto lessicale, se il soggetto è un nome proprio è impossibile usare il gerundio (es: Partant Sara, non en partant). Nel sintagma gerundivo, un soggetto lessicale è vietato:

Ayant plu toute la nuit, j’ai decidé de ne pas partir/puisqu’il a plu… Se non c’è sincronia o simultaneità, il gerundio è escluso, devono essere contemporanee. Participio passato  È una forma verbale più vicina agli aggettivi, di cui ha le stesse funzioni : funzione epiteto, direttamente legato al nome: il a utilisé une tournure vieillie funzione attributiva quando è posto dopo il verbo essere: ce vin est buchonné. Può avere un senso attivo: une écriture tremblée Può avere un complemento:une santé ruinée par les excès.  Ha due letture possibili: 1) il est dissimulé (nascosto, il se cache) più verbale 2) il est dissimulé (non è sincero, nasconde i sentimenti) più aggettivale.  A volte ha sensi ambigui: une porte ouverte=qui a été ouverte? A volte 2 interpretazioni:une famille éclatée=1)qui a éclaté 2)qui est éclatée A volte non è passivo ma si riferisce a qualità: un ton résolu.  Si accorda con il soggetto, come gli aggettivi, quando c’è être:elle est partie. Quando si accorda con il complemento oggetto crea problemi: La fille que j’ai vue hier soir Les femmes que j’ai vu appeler par le président=j’ai vu le président qui appellati ces femmes.  Secondo le Goffic Il participio non ha desinenza verbale, ma ha aspetti nominali (genere e numero). A volte si forma con l’élargissement( aim-é), a volte solo la base del presente (fini), o si descrive come tema + vocale(fin+i). In alcuni casi ha per forza un tema speciale(devoir-dû)  Dopo il Medioevo molte forme sono cadute, ma il sistema francese è rimasto complicato.   









Le subjonctif Può essere présent ( que je chante), passé(que j’aie chanté), imparfait( que je chantasse) e plusque-parfait(que j’eusse chanté) È un modo difettivo, è solo presente e passato, perché gli altri non vengono più usati, tende quindi a ridursi. Abbiamo la metà delle forme rispetto all’indicativo. Si costituisce partendo dall’indicativo presente, dalla base più lunga Finir=finis=finisse+ e es e ions iez ent Être: sois sois soit soyons soyez soient. Avoir:aie aies ait ayons ayez aient Faire:fasse savoir:sache. Aller:aille Vouloir:veuille USO: per esprimere una volontà, ipotesi, concessioni e indefinizioni. In alcuni casi non è evidente l’interpretazione semantica: je veux qu’il vienne (volonté-prièresouhait-ordre?). Si pone il problema delle frasi sinonimi o no: qu’il vienne,je ne recevrai pas/s’il vient, je ne le recevrai pas. Questo approccio è approssimativo, perché fa riferimento a informazioni extralinguistiche, del contesto, soggettive. Approccio funzionale Differenza forte: j’imagine qu’il est malade/ j’imagine qu’il soit malade Differenza debole: c’est le plus beau spectacle que nous avons vu/ que nous ayons vu Neutralizzazione: il faut qu’il vienne. Je suis heureux qu’il vienne. Approccio sintattico: nella frase principale si trova il modo indicativo, nella subordinata si trova il modo congiuntivo. Questa teoria ha dei controesempi, a volte ha un comportamento autonomo, ma mentre l’indicativo è attualizzante, concreto, parla di cose vere, il congiuntivo è non attualizzante. Non è chiaro l’uso del congiuntivo: 1. il congiuntivo non ha un significato proprio, una situazione semantica. Gross diceva che è asemantico, è il modo delle frasi subordinate (je ne crois pas qu'il vienne, je ne sais pas). 2. I funzionalisti credono che a volte abbia significato, in altri casi no ed è un’abitudine, per esempio dopo ‘il faut”, é arbitrario. 3. Posizioni intermedie: Lalaire dice che non ha valore ma in alcuni casi sì. (Nelle frasi

subordinate ha un valore sintattico) 4. Soutet dice che ci sono elementi che caratterizzano il congiuntivo, Guillaume dà un’ipotesi del contesto in cui il congiuntivo ha sempre valore: esistono I verbi di possibilità e conclusi ( infinitivo), e verbi a metà strada, di sviluppo( congiuntivo). Secondo Guillaune l’indicativo esprime l’attualizzazione(probabilità e certezza), il congiuntivo esprime la Virtualizzazione (possibilità )  Ipotesi di polifonia: quando parliamo e sono il locutore, posso credere o no a quello che dico, a volte il locutore coincide con l'enunciatario, a volte no. Il congiuntivo potrebbe indicare una discordanza, avere punti di vista diversi dalla frase: Croyez-vous qu’il est malade? Croyez-vous qu’il soit malade? (Dubiti che menta, distacco, locutore ed enunciato non coincidono)  Ipotesi di Soutet: sosteneva che esistessero 2 usi di congiuntivo 1. legato ad una visione implicita: legati a verbi, con valore non attualizzante Il est pas parti, que je sache ( à mon avis). Tout homme, un tant soit peu intelligent, agira ainsi. 2. Legato ad un segmento testuale precedente Pierre veut que Paul soit parti Parla inoltre di un’alternanza modale forte e debole tra indicativo e congiuntivo Forte: j’admet qu’il part(sono d’accordo) / il parte (lo giustifico) Je comprends qu’il part (lo so) /parte (approvo) Debole: il est probable qu’il part (sfumature minima)/ parte. Molte volte, i francesi usano il congiuntivo anche con le cose sicure : Pierre est parti après que je soit arrivé. Il presente  Non è marcato morfologicamente, è la forma standard di base, ed ha uno statuto specifico. Possiamo utilizzarlo con un avverbio futuro ( demain je mange), ma non può stare con verbi retrospettivi (hier), quindi è un tempo.  L’uso del presente: ci sono 14 usi caméléon: 1. presente momentaneo: voila qui grogne 2. Pr de durée: j’attends depuis une heure 3. Future proche: je descends (au prochain arrêt) 4. Passé récent: que fais-tu? Je sors(à l’instant) de chez un ami. 5. Proverbial: en amour trop n’est pas assez 6. Conditionnel: s’il part, je le suivrai Due posizioni:  Brès dice che il presente non esiste, è una forma neutra, perché non è né passato ne futuro, morfologicamente è povero e il suo senso è effimero. È neutro rispetto al tempo, non lo situa e dice che è una forma pre temporale. Fa un’analogia con ON che non distingue chiaramente la persona, quindi è indefinito, perché dipende dal contesto. Se svuotassimo il presente del tempo rimarrebbe la tensione, quando un’azione ha inizio e fine. Il presente non riesce ad indicare cosa viene dopo la fine dell’azione, compito dei tempi composti. Il presente è al contempo globale e secante (azioni prolungate o no), non si centra in un’epoca specifica, è sia perfettivo che imperfettivo. Ma non può collegarsi ad azioni finite a cui ne presuppongono altre. Questo è chiamato tempo interno. Il presente corrisponde sia all’imperfetto che al passato prossimo, non è mai o globale o secante, ma entrambi. Au moment où elle repartait(imp), elle s’aperçut(ps) qu’elle n’avait (imp) plus d’argent.  Damourette et Pichon dicono che si mette il presente quando gli altri verbi non ci vanno bene. Altri dicono che esprima il momento concomitante. Due posizioni:  Wilmet dice che il presente esiste, ed è la forma verbale che afferma la contemporaneità di un

processo: l’azione è concreta. Qualcuno parla e avviene qualcosa in sincronia. Riconosce 2 usi del presente: 1. domina la temporalità: je descend(futur proche) 2. Alcuni presenti sono puramente aspettuali, fanno vedere come viene proposta l’azione: s’il part, je le suivrai (conditionnel). Il si introduce l’azione secante, ci sta bene col presente.  Ipotesi di Pottier: dare grado di esistenza all’evento Si+presente=azione secante. il futuro non ci sta bene perché è un’azione globale Esistono forme non standard (oral, enfants,afrique) che mettono in crisi la teoria. Il presente indica la simultaneità totale o parziale. Il presente si usa anche come passato nel presente narrativo, l’enunciatore si immagina di stare in un mondo passata abbandonando l’attualità (presente storico).  Contesti (Brès) obbligatori: nell’istante in cui parlo (présent déictique): je pars à l’instant pour Vérone. Presente in contesti indefiniti ( barzellette, scenario, didascalie) Opzionali: presente narrativo, storico Impossibile: circostanze di retrospezione. Brès trova così dove il presente si mette al passato: 1. Certi contesti narrativi:mais hier, quand je vais à la maison, je vois la porte ouverte.. 2. Contrasti: il y a des choses bizarres.. hier je me sens mal.. maintenant ça va 3. Titoli di giornali L’infinito  L’indicativo è un modo personale attuale, mentre l’infinito è un modo personale inattuale. Mentre il participio si pone tra verbo e aggettivo, l’infinito è più nominale, si pone tra verbo e nome.  L’infinito manca di flessione personale e può essere sostantivizzato. Non è marcato nei plurali o femminili.  È un verbo che ha funzionamento simile al nome, può avere significato nominale: Paul envisage de déménager / son déménagement  Puo essere soggetto, attributo dopo la copula, può essere nominalizzato. Boire du vin (sogg) est agréable / partir c’est mourir (att) Nella lingua letteraria c’era un infinito letterario.  Tra nome e frase (pseudo-soggetto) Je les entends chanter = je les entends qu’ils chantent (soggetto sottinteso)  Ha una sua negazione particolare: je veux ne pas y penser.  Wilmet dice che non si può parlare di tempo, non si può sapere quante coniugazioni abbia (are ere ire). Nel francese scritto ci sono 4 congiunzioni (-ER,-IR,-RE,-OIR), all’orale sono 2, una in vocale e una in consonante. In latino, ci sono 3 infiniti a base debole e uno forte. Col tempo l’accento si è spostato sulla parte finale (l’estensione delle basi deboli), alcuni cambiamenti di vocali (ridère-rire--> estensione della base forte). Nel francese medievale, c’erano 4 tipi di infiniti: 3 a base debole e uno forte. Il sistema tendeva a ridursi, e una standardizzazione. Nel latino ci furono riduzioni con più basi deboli. Problèmes de Linguistique Générale, Benveniste. Secondo Benveniste, le lingue non vanno studiate come sistemi senza gli essere umani, perché l'uomo trasforma la lingua. Bisogna invece capire come il francese utilizzi il sistema verbale. Nel sistema francese ha rilevanza il fatto che l'azione sia presente, passata o futura, ma il tempo non è così fondamentale in quanto l'uso concreto della lingua non sempre coincide con ciò che si insegna. Ogni paradigma va visto secondo due sistemi: esistono tempi della storia e dempi del discorso. I primi riguardano soprattutto i modi propri dello scritto, perché la modalità storica è meno frequente

nell'orale che si basa più sullo scambio di opinioni e sul campo autobiografico. I tempi della storia sono quindi il passé simple, l'imparfait, il conditionnel e il plus-que-parfait, quelli del discorso sono il present, futur e passé composé. Il piano del discorso suppone un locutore e un ascoltatore, il primo che vuole influenzare l'altro. L'homme dans la langue--> a questo punto Benveniste si domanda se ci siano effettivamente differenze temporali tra il presente e il passé composé (il écrit o il a écrit). Giunge alla conclusione che non ci siano differenze temporali, ma aspettuali in quanto il passé composé è solo un presente che indica l'azione globale, conclusa, mentre il presente resta vago. Siccome l'azione è compiuta, il passato indicato è solo leggermente precedente al presente, non è staccato dall'enunciazione, ma è una sequenza. La distinzione si perde, la lingua va verso la scomparsa del passato remoto e il passato prossimo va a coprire la sua funzione. Le Guern, Notes sur le verbe Le Guern, che considera la Grammaire Générale et raisonnée di Lancelot e Arnauld testo fondamentale della linguistica generale del 600 post cartesiano, fa una riflessione di filosofia riguardante le funzioni della lingua e la grammatica francese. Le Guern critica Benveniste, che affermava che la differenza tra piano del discorso e della storia fosse sia per i verbi che per i pronomi, parlando dell'esistenza della letteratura memorealistica, scritta al passato remoto ma soprattutto in prima persona: la rarità dell'uso della prima o della seconda persona nei racconti non è un fatto di sistema, non è impossibile. Secondo Le Guern infatti non si può affermare che un modo appartiene ad un verbo o ad un altro, perché uno stesso verbo può stare in una posizione di racconto o meno. Tutti i tempi possono stare sia nella storia che nel discorso, non è una contrapposizione rigida ma dipende dal contesto. Prende come esempio la coppia aller-venir, che nella storia sono definiti dal contesto e non dal parlante. Mentre nel discorso ci riferiamo ad elementi presenti nel momento in cui parliamo, nella storia i punti di riferimento sono diversi e chiariti dai complementi di tempo e di luogo. Il passato remoto infatti crea una distanza tra il parlante e l'enunciato, e i complementi specificano questa distanza. Secondo Le Guern poi i testi possono essere o narrativi o discorsivi, ma ci sono tante situazioni in cui storia e discorso si mischiano, e l'imperfetto è il tempo a metà strada tra i due: • L'imperfetto storico indica che le azioni sono vere per chi le stava compiendo in un momento determinato, ma continuano ad essere vere anche dopo perché non ci sono informazioni sulla fine dell'azione (Quando andammo in cina, Pierre portava la barba). • L'imperfetto del discorso è concluso (Pierre, che era il mio vicino =ora non lo è più). Le opposizioni tra i tempi dei verbi di processo sono diverse da quelle dei tempi di stato e così via. Non esiste un sistema unico nella lingua, ci sono più sistemi che coesistono. Le forme composte nascono come forme del presente compiuto, non di passato, ma da questo prendono delle sfum...


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