Geertz combattimento galli PDF

Title Geertz combattimento galli
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

Clifford Geertz propone un nuovo modo di intendere il concetto di cultura.
Egli ribalta l'idea antropologica classica, ovvero quella di cercare la funzionalità o la strutturalità dell'oggetto studiato (funzioni e invarianti), per creare una metodologia di approccio e di studio diverse. In tal ...


Description

COMBATTIMENTO GALLI 1 Questo testo di Geertz può essere considerato come fondamentale per l’approccio alle scienze sociali. Ha un forte impatto su queste ultime, e la conoscenza del tipo di argomentazione e del modo in cui Geertz tratta della cultura è importante anche per conoscere la letteratura successiva. Inoltre questo testo risulta importante anche perché indaga il rapporto tra scienze scoiali e scienze umane sia dal punto di vista metodologico che teorico; possiamo porlo sotto l’etichetta della scienza sociale interpretativa, nel senso che ha a che fare con le condizioni che permettono al ricercatore di dare senso al mondo sociale che lo circonda, e ciò è un processo cruciale nella ricerca sociologica. I galli sono i protagonisti di questo racconto antropologico. Geertz parte dagli Stati Uniti nel 1958 per andare in Indonesia e compiere i suoi studi antropologici: si reca precisamente a Bali, che è un buon posto per studiare. Nella sua mitologia, nella sua arte, nei suoi rituali, nell’organizzazione sociale, nelle forme di legge c’è traccia di Bali. A Bali è tipico far combattere tra di loro i galli. I combattimenti sono molto violenti, e su di essi i balinesi scommettono molti soldi e prestigio personale. Nel villaggio balinese degli anni ’50 la vita di molte persone girava attorno a questo sport. Quando un antropologo va a studiare una civiltà da vicino, inevitabilmente si trova davanti a difficoltà. Le difficoltà che Geertz riscontra sono che si prende la malaria, e la diffidenza delle persone balinesi nei loro confronti e viceversa. Diffidenza che nonostante i vari meccanismi per ovviarla, resta sempre in sottofondo. L’entrare nel campo facendosi carico della propria diffidenza ha a che fare con il lavoro dell’antropologo. Geertz e questo libro sono molto importanti: • Perché è stato probabilmente l’antropologo culturale più influente degli ultimi quarant’anni. • Perché è il punto di contatto più evidente tra il funzionalismo degli anni Cinquanta e la sociologia culturale contemporanea. • Perché Geertz introduce nelle scienze sociali una forte interdisciplinarità con le scienze umane; è un esempio di come si costruisce una ricerca interdisciplinare, e con effetti interdisciplinari. Geertz è inquadrato all’interno del movimento pluri-generazionale che ha a che fare con gli esiti del funzionalismo americano. Di questo movimento oltre a Geertz fanno parte Parsons, Kluckhohn, Bellah, Alexander, Swidler, Sewell, Reed. Essi scrivono testi interdisciplinari e di confine, nel senso che esprimono quanto l’età della sociologia come scienza si sia chiusa in un fallimento e il rinnovamento della disciplina debba passare attraverso il contatto con le scienze umane dal punto di vista sia metodologico che teorico. Geertz si trova nel mezzo del dibattito sulle scienze sociali quando inizia a fare carriera. In questo testo Geertz fa una descrizione densa: a partire dal dettaglio più minimo del combattimento tra galli il lettore ha degli elementi per produrre un’ interpretazione anche sulla cornice culturale più ampia in cui il combattimento avviene, e ciò permette di capire il contesto generale. Egli utilizza il combattimento dei galli per fare la sua “descrizione densa”, in uno studio di caso che illustra come si utilizza un metodo profondamente umanistico e interpretativo. È il primo esempio in cui la svolta linguistica trova spazio nella scienza sociale. Per Geertz la cultura non è qualcosa di esclusivamente mentale, ma è straordinariamente pubblica e ciò si estrinseca in pratiche che possono essere affrontate come “documento agito”. Egli mette in luce in modo molto chiaro la concezione semiotica della cultura, perciò possiamo parlare di svolta metodologica. Il punto di partenza è decisamente weberiano: gli uomini sono animali impigliati nelle reti di significato che essi stessi hanno tessuto. E pure quella di Geertz è una domanda weberiana: come è possibile una doppia comprensione, quella dell’attore e quella del ricercatore? La centralità sociologica di questo saggio sta nel fatto che riprende il problema di Weber sul ruolo della comprensione umana all’interno della sociologia, riguardo la questione del significato. Essi, formando delle reti, da un lato ci permettono di comprendere il mondo sociale e dall’altro ci costringono nell’interpretazione. Le reti di significato vincolano sia le persone studiate, sia i

ricercatori. Andare sul campo e descrivere vuol dire fornire interpretazioni di ulteriori interpretazioni, dire qualcosa nei confronti di qualcosa. In questo sorge un aspetto pessimistico: l’oggettività non è possibile da raggiungere perché la realtà è già stata elaborata dalla nostra capacità cognitiva. In questo testo Geertz ci fa immedesimare, di conseguenza pare anche a noi di assistere al combattimento tra galli. Il saggio si compone in 3 blocchi: 1. Viene raccontato cosa capita ai coniugi Geertz appena arrivati a Bali, e come vengono accettati. C’è subito un problema di confini: il ricercatore non è nemmeno evitato, è trasparente: ciò racconta molto riguardo la diffidenza. Nel testo Geertz racconta che per i balinesi lui e sua moglie erano invisibili, non-persone, spettri. Dieci giorni dopo il loro arrivo, un grande combattimento di galli viene fatto in una piazza pubblica per raccogliere soldi per una nuova scuola; a parte nel caso di occasioni speciali, il combattimento di galli è illegale a Bali, nonostante questo è diventato una parte del modo di vita dei balinesi, e avviene con una straordinaria frequenza. Di solito vengono organizzati in angoli della città, ma la volta raccontata dal ricercatore è da considerarsi un’eccezione. 2. L’antropologo è incapacità di accedere al campo, ma all’improvviso, a causa di un incidente abbastanza marginale, si trova immerso fino al collo. Comincia ad entrare in una realtà del tutto nuova: viene raccontato l’ingresso. Nel bel mezzo dello scontro, la polizia irrompe provocando il panico generale. Geertz e la moglie fuggono istintivamente assieme a tutti gli altri balinesi, e in seguito vengono intervistati dalla polizia, e spiegano di essere americani, sul posto per studiare la cultura a Bali. Da quel giorno entrano a far parte del villaggio: non sono più invisibili, ma vengono accettati. 3. Solo da quando Geertz racconta come ha avuto l’accesso al campo, che inizia la descrizione sempre più approfondita di cosa sia il combattimento tra galli. Da questo momento si valida come antropologo. Una gran parte di ciò che Bali è viene alla luce nell’arena con i galli. Geertz si lascia spesso andare in digressione in cui mostra il combattimento nello sfondo culturale in cui è inserito. L’aspetto interessante è che qualunque balinese passa gran parte del suo tempo ad allevare galli, al punto che spesso si identificano con loro, trovandosi in difficoltà a bilanciare gli aspetti culturali: da una parte la visione del controllo personale tipica balinese e dall’altra l’incontrollabile violenza esplicitata nella battaglia tra galli. L’individuo è scisso tra la necessità sociale del controllo e l’aspetto animale, e i galli diventano espressioni simboliche ambivalenti, perché esprimono sia il self e l’identità del proprietario, sia questioni più recondite e difficili da pensare in termini morali, che hanno a che fare con l’animalità. Una opposizione tra controllo della condotta personale, molto alto a Bali, e la centralità di un animale e di una pratica, il combattimento, che è a prima vista non controllata. Eppure, i combattimenti sono pieni di regole, e solo all’apparenza sono solo i galli a combattere. Difatti c’è una profonda identificazione psicologica del balinese con il suo gallo, che si può anche identificare con l’organo genitale maschile. Appaiono come simboli mascolini. I balinesi ripudiano i comportamenti animaleschi. Nell'identificarsi con il suo gallo, l'uomo balinese si sta identificando non solo con il suo io ideale, o anche con il suo pene, ma anche, e allo stesso tempo, con ciò che più ha paura, odia e per cui prova ambiguità, allo stesso tempo però ne è affascinato. Il vincitore del combattimento prende il gallo morto, lo porta a casa e se lo mangia. Gli uomini balinesi passano un sacco tempo con i loro galli, e li sottopongono a riti prima del combattimento, i quali spesso si svolgono nel pomeriggio tardi. I galli sono armati con degli speroni, e drogati, spesso si schiantano l’uno contro l’altro ferocemente fin da subito, facendosi a brandelli. Il combattimento tra galli è in tutto e per tutto un’entità sociologica. Con un termine usato da Goffman, possiamo definirla un “raduno mirato” (focused gathering), un insieme di persone immerse in un flusso di attività comune e in relazione l'una con l'altra nei termini di quel flusso. Questo prende forma dalla situazione in cui essi sono immersi. La domanda sul perché tali incontri siano interessanti-anzi, per i balinesi, squisitamente coinvolgenti ci fa giungere a spiegazioni più sociologiche e socio-psicologiche, e ad un'idea meno puramente economica di ciò che è la profondità del gioco.Nel combattimento i balinesi non stanno

eseguendo un meccanismo incontrollato perché: • I combattimenti sono pieni di regole. • Si mettono in gioco molti soldi; lo possiamo spiegare ad un livello profondo, in prima natura simbolico, perché oltre ai soldi si giocano pezzi di identità e di relazioni sociali. Non è solo un comportamento in cui la posta in gioco è talmente alta da sfuggire a una logica razionale o utilitaria, ma anche qualcosa il cui significato sta “sotto”, e va svelato attraverso l’interpretazione. È in gioco molto più del guadagno materiale: ci sono in ballo la stima, onore, dignità, rispetto ... in una parola, lo status. È in gioco simbolicamente, poiché lo stato di nessuno è in realtà alterato dall'esito di un combattimento di galli; è solo, e momentaneamente, affermato o insozzato. Il combattimento di galli forma anche una sorta di scala sociale: ci sono coloro che non combattono perché troppo poveri, coloro che non combattono ma scommettono, quelli che combattono in piccole battaglie soltanto, e poi ci sono quelli che giocano nelle grandi lotte e scommettono anche; c’è una migrazione dello status dal balinese, al gallo. I combattimenti tra galli sono così anche una drammatizzazione di elementi di status. Il combattimento tra galli è un modo per esprimersi per i balinesi: esistono elementi che forniscono senso alla vita dei balinesi. Quando le scommesse travalicano la razionalità, entra in gioco la cultura, il nostro dare senso e significato alle cose. Il combattimento dei galli è l’interpretazione che i balinesi fanno della loro vita umana, è un fenomeno che agisce metaforicamente per ricordarci quanto c’è sullo sfondo, e che usiamo per dare senso appunto allo sfondo. Da questo punto di vista, il combattimento dei galli è un grande racconto che i balinesi fanno sulla loro condizione umana e sul modo profondo di essere balinese. E, al tempo stesso, produce e costruisce proprio questa identità. Cercare di capire come tutto questo funziona, a quel livello profondo in cui la cultura opera, non consiste nel trovare leggi, ma nel leggere e decifrare un testo. Il problema non è di meccanica sociale ma di semantica sociale. Fare ricerca in questo senso, molto vicino all’ermeneutica, alla semiotica, alla teoria della letteratura, significa vedere come gli attori che animano questo testo dicono qualcosa di qualcosa (Aristotele, Ricoeur). La lettura deve essere approfondita e ravvicinata, anche quando c’è una distanza temporale e uno sguardo completamente divergente (tra il protagonista e il ricercatore). Ma questa modalità interpretativa è, per Geertz, l’unico modo di comprendere cosa sta oltre la superficie senza ridurre ciò che è più profondo a una serie di relazioni formali tra simboli. Possiamo fare questo tipo di analisi tanto più possiamo conoscere i dettagli dati da una descrizione densa. Quando ricostruiamo i dettagli ricostruiamo il significato interno di un fenomeno e riconnettiamo il suo senso interno con quello esterno, in una completa circolarità. L’incursione: ai primi di aprile del 1958 Geertz e la moglie arrivarono nel villaggio balinese che intendevano studiare, un piccolo posto abitato da circa cinquecento persone, e relativamente remoto. Per gli abitanti del villaggio, inizialmente, sembravano invisibili. Si trasferirono in un esteso complesso familiare, stabilito in precedenza con il governo provinciale, che apparteneva a una delle quattro maggiori fazioni della vita del villaggio; ma eccetto il padrone di casa e il capo del villaggio, tutti li ignoravano spudoratamente. L’indifferenza era calcolata, in realtà, perché i balinesi sapevano molto dei due studiosi, ma agivano semplicemente come se non esistessero. Così non fu invece, nell’esperienza di Geertz, per altre parti dell’Indonesia o per il Marocco, dove le persone si affrettavano da ogni dove per guardare da vicino lo studioso. A Bali, invece, gli abitanti sembrano non relazionarsi per nulla con lo studioso, e decidono dopo un giorno, una settimana o un mese, per ragioni che Geertz non ha mai afferrato, che lo studioso è reale, e perciò divengono persone gaie, sensibili e accoglienti. Geertz e la moglie erano ancora allo stadio nel quale venivano ignorati, quando, circa dieci giorni dopo il loro arrivo, fu organizzato un grande combattimento tra galli nella piazza pubblica per raccogliere fondi per una nuova scuola. Dunque, oltre ad alcune occasioni speciali, i combattimenti tra galli sarebbero illegali a Bali, a causa dell’idea dell’élite di questi eventi come arretrati e primitivi. Si cercherebbe perciò di mettervi fine, ma i combattimenti tra galli, essendo parte del modo di vivere dei balinesi, tuttavia continuano ad accadere, e con straordinaria frequenza. Per questo motivo, alcune volte la polizia si sente in dovere di fare

un’incursione e bloccare il combattimento: di conseguenza, questi combattimenti sono spesso reclusi in angoli del villaggio semisegreti. In questo caso, però, i balinesi pensarono che, per una buona causa, sarebbe stato corretto posizionarsi nella piazza centrale per attrarre una folla più grande ed entusiasta senza attirare l’attenzione della legge, ma si sbagliarono perché i poliziotti arrivarono e interruppero la folla composta da centinaia di persone. Geertz e la moglie decisero che la cosa migliore da fare fosse correre via, e solo quando furono interpellati spiegarono chi erano e cosa stessero facendo lì a Bali. Il giorno seguente, il villaggio si presentò loro come un mondo differente: non solo i due studiosi non erano più invisibili, ma erano al contrario al centro dell’attenzione. Tutti nel villaggio sapevano che erano fuggiti come tutti gli altri, e glielo chiesero molte volte: gli abitanti erano compiaciuti e sorpresi che non avessero semplicemente tirato fuori i loro documenti, asserendo il loro status di visitatori distinti, ma avevano invece dimostrato la loro solidarietà con quelli che ora erano i loro “compaesani”. Quello fu il punto di svolta che inserì i coniugi Geertz nella comunità, facendoli accettare pienamente. Uomini & galli: Bali è un luogo molto studiato. La sua mitologia, i suoi rituali, l’arte, l’organizzazione sociale, i modelli di crescita dei figli, le forme di legge, persino gli stili di trance, sono stati minuziosamente esaminati. Ma il tassello mancante era costituito dal combattimento tra galli: solo apparentemente, infatti, sono i galli a scontrarsi lì. In realtà, sono gli uomini. Per chiunque sia stato a Bali per del tempo, la profonda identificazione psicologica degli uomini balinesi con i galli è inequivocabile. Il doppio senso qui è deliberato, e funziona esattamente come in inglese, anche per produrre le stesse battute, giochi di parole e oscenità. Così, in linea con la visione balinese del corpo umano come una serie di parti animate separatamente, i galli sono concepiti come autonomi e distaccabili peni, genitali ambulanti con vita propria. E anche se Geertz non ha il materiale inconscio per confermare o meno quest’intrigante nozione, il fatto che siano il simbolo mascolino per eccellenza è indubitabile ed evidente agli occhi dei balinesi. Sabung, la parola per “gallo”, è utilizzata metaforicamente per intendere “eroe”, “guerriero”, “campione”, “uomo di talento”, “candidato politico”, “scapolo”, “grandioso” (dandy), “donnaiolo” o “uomo forte” (tough guy). Ciò vale anche per i significati negativi; inoltre, le corti di giustizia, le guerre, il contesto politico, le dispute sull’eredità e le risse in strada sono tutti eventi paragonati ai combattimenti tra galli. Anche l’isola di per sé è percepita nella sua forma come un gallo. Ma l’intimità degli uomini con i loro galli è più che metaforica: una grande maggioranza degli uomini balinesi trascorre un enorme quantità di tempo con i propri preferiti. Essi vengono nutriti prevalentemente con il mais setacciato dalle impurità, come se venisse offerto agli uomini, e i loro becchi e i loro ani sono riempiti di peperoncino per dar loro spirito. Essi sono immersi nella stessa acqua cerimoniale tiepida, con erbe officinali, fiori e cipolle, in cui i neonati vengono immersi. I galli sono quindi prima di tutto simbolo dello stato animale degli uomini: ogni comportamento bestiale è oggetto di repulsione, e oltre ai galli e pochi altri animali, come buoi e anatre, i balinesi trattano le bestie con crudeltà. Identificandosi con i propri galli, gli uomini non si identificano solo con il sé ideale, o con il proprio pene, ma anche con molte delle proprie paure, dell’odio e dell’ambivalenza da cui è affascinato. Un combattimento tra galli, in generale, è in primo luogo un sacrificio di sangue offerto ai demoni per appacificare la famelica fame cannibale dell’uomo. La risposta collettiva ai mali naturali li coinvolge quasi sempre. E la famosa festività balinese, il giorno del silenzio, in cui ognuno siede in silenzio e immobile tutto il giorno per evitare il contatto improvviso con gli influssi dei demoni momentaneamente fuori dall’inferno, è preceduta il giorno prima da combattimenti tra galli su larga scala, in questo caso legali, in quasi ogni villaggio dell’isola. Il padrone del gallo vincitore prende la carcassa del perdente per mangiarla a casa propria, con un misto di disagio sociale, soddisfazione morale, disgusto e gioia cannibale; un uomo che ha perso un combattimento importante è a volte condotto a distruggere i templi della sua famiglia e a maledire gli dei, atto di suicidio metafisico e sociale. Il combattimento: i combattimenti tra galli iniziano nel tardo pomeriggio e si prolungano per tre o quattro ore dopo il tramonto. Circa nove-dieci match compongono un programma: ognuno è uguale agli altri nello schema generale. Dopo che un combattimento s’è concluso e i rottami emozionali

sono stati portati via-le scommesse pagate, le maledizioni fatte e le carcasse recuperate-degli uomini, fino a una dozzina, si presentano al centro del ring con un gallo e ricercano un oppositore per quest’ultimo. Questo processo necessita raramente più di dieci minuti, e poi per i vari match si preparano i galli, applicando gli speroni. I due si posizionano faccia a faccia al centro del ring e lottano tra loro; il procedimento si ripete così di continuo. Le regole dei combattimenti sono ben precise e si tramandano di generazione in generazione, come parte della tradizione culturale dei villaggi. C’è un uomo che fa da arbitro e le cui decisioni non sono mai messe in dubbio, con autorità assoluta. Geertz non assistette mai ad un alterco riguardo le regole, in queste circostanze, né ad un alterco aperto oltre a quello tra i galli. Il combattimento tra galli può quindi essere definito in quanto entità sociologica, ed è ciò che Goffman chiamerebbe “assemblea concentrata”, ossia un insieme di persone unite in un flusso comune di attività e relazionate l’una all’altra in termini di ciò che fluisce. Queste assemblee non hanno una forma precisa, si incontrano e si disperdono, i partecipanti fluiscono e l’attività in cui si concentrano è ricorrente, discontinua. In tempi classici, comunque, quindi prima dell’invasione olandese nel 1908, quando non esistevano burocrati a migliorare la moralità popolare, l’evento del combattimento tra galli era materia esplicitamente societale. Portare un gallo ad un combattimento importante era, per un uomo adulto, un dovere di cittadinanza. Disparità ...


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