Gentrification, tutte le città come disneyland? PDF

Title Gentrification, tutte le città come disneyland?
Course Culture e politiche territoriali
Institution Università degli Studi di Bergamo
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riassunto gentrification, tutte le città come disneyland?...


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Gentrification di Giovanni Semi Introduzione scritta da Sharon Zukin autrice di L'altra New York. L’autrice ci racconta di come molta ricchezza affluisca ormai, negli ultimi anni, all'interno delle città, ma favorisce solo una piccola parte delle persone che la abitano. La gentrification ha portato alla diffusione di gallerie d'arte, boutique, caffè. Ci sono nuovi visitatori che affollano la città spingendo all'esterno quelli che erano i suoi abitanti originari. È un investimento che interessa principalmente edifici e quartieri soprattutto del centro città e costruisce una nuova immagine di queste. Viene privilegiato il capitale economico e culturale, rispetto al capitale sociale degli abitanti tradizionali. L'autrice sostiene che la gentrification abbia mutato l'economia e l'estetica dei vecchi quartieri e ne abbia modificato l'uso e anche le persone che vi abitano. Sono cambiamenti strutturali che modificano lo spazio urbano. Governi che si succedono non fanno nulla per bloccare questa gentrification, anzi semmai la favoriscono. I nuovi spazi che si vengono a creare offrono un'immagine della città moderna e affascinante, globale, che però si riproduce ni meccanismi identici in varie parti del mondo. La Zuckin sostiene che non sia una semplice modifica dei centri città, semmai la vede come una violenta rivoluzione, talvolta supportata dallo stesso Stato, che porta ad allontanare dalle proprie case del centro storico le persone che vi abitavano. Molti commercianti chiudono i propri negozi, vi è una sorta di repulisti del centro a favore di un qualcosa di più standardizzato, globale, simile in diverse parti del mondo. - Nell'introduzione Semi fa riferimento ad un libro Libertà di Franzen, in cui si racconta di questa coppia che decide di acquistare una villetta vittoriana in una determinata strada di una certa città facendo quello che poi al centro della gentrification. Vanno a recuperare una zona, che può definirsi abbandonata, un centro storico che è stato in qualche modo lasciato un po' a se stesso, vi riconoscono una sorta di identità. Ci si riconoscono in questo centro storico, acquistando e ristrutturando questa villetta danno il via a quella che viene chiamata oggi gentrification. Il termine che utilizza Franzen per queste persone è quello di urban gentry. Semi ci fa notare come non esista una traduzione in italiano di questa parola che sia soddisfacente. È stata spesso tradotta come borghesia urbana, ma l'autore non ritiene che sia corretto, anzi ci mostra come vi sia in un qualche modo una certa ironia nel termine inglese quando accosta la parola urbana alla parola gentry. Questo perché urban sta per urbano mentre, gentry era un termine che nel XIV secolo veniva ad indicare la piccola borghesia terriera di campagna che si era comprato i titoli nobiliari, per intenderci quelli noti come parvenu. Continua poi Semi sulla questione della termine riportandoci l'esempio del Festival di Sanremo del 2011 che vede un intervista a Robert De Niro, il quale utilizza questo termine e la presentatrice, Canalis, non riesce a dare una traduzione soddisfacente del termine stesso. Volendone dare un definizione iniziale possiamo dire che la gentrification sia un insieme di trasformazioni della città, tali per cui l'area in cui essa avviene diventa più costosa e dunque esclusiva. Questa definizione ci riporta al fatto che le disuguaglianze non solo continuano ad esistere, ma che anzi tendono a riprodursi e ad escludere una parte della delle persone da questi contesti. Esiste anche chi vede invece nella gentrification uno dei diversi strumenti per rendere profittevole una porzione di città. Quello che vuol farci notare Semi è che questo concetto èlegato al concetto di classe sociale e in particolar modo le classi medie che si insediano in aree di minor pregio, o che erano tali prima del loro arrivo, le rendono in tal modo non più accessibili a coloro che sono in una condizione sociale inferiore rispetto alla loro. Sono due i livelli di considerazione iniziale. La prima è che questa gentrification si sia manifestata in alcune principali città come New York, Parigi, Londra e si stia diffondendo ormai ovunque ricreando una sorta di omologazione. C'è quindi da porsi delle domande

sul fatto che si stia correndo il rischio di consegnare le chiavi della città a degli speculatori che riproducono un modello uguale se stessi ovunque. Altra considerazione che fa Semi però che nel momento in cui ognuno di noi deve prendere delle decisioni in merito a dove andare a vivere, dove andare a cenare, dove mandare i figli a scuola, ecc. in un qualche modo sta indirizzando modello di sviluppo e cambiamento e sta in un qualche modo anche decidendo per altri. La gentrification non è soltanto una riqualificazione urbana ma l’essenza del mutamento sociale in cui siamo immersi. Primo capitolo “PICCOLA STORIA DELLA GENTRIFICATION” Si riferisce sempre alla questione del termine e fa una proposta di risolvere non considerare il termine gentrification come una delle forme classiche e principali del progetto urbano della modernità. Se parliamo di gentrification come una delle fasi fondanti dell'urbanizzazione bisognerà comunque tenere in conto anche il suo contraltare, ossia la controurbanizzazione o la suburbanizzazione. PARIGI Trasformazione urbana più celebre dell'epoca moderna è stata quella operata Parigi da George Housman, che avvenne tra il 1853 e il 1870. Ciò che avvenne in quegli anni fu la demolizione del centro storico e in particolar modo dell'Île de la Cité. Lo scopo dell'opera di Hausman è duplice: da una parte eliminare tutta quella zona fatiscente del centro storico dove spesso si intrufolavano quelle classi “pericolose” che erano state protagoniste dei movimenti del ‘48 e che verranno definitivamente sconfitte quella caduta della Comune di Parigi (1871). D'altra parte si voleva anche ridisegnare la città, costruire degli ampi viali, dei parchi, per dar idea di una città imperiale. Voleva ricostruire quindi l'immagine stessa della città. Hausmanizzazione e “abbellimento strategico”: due termini che usa per descrivere questo rinnovamento. Con l’ hausmanizzazione è la città occidentale che viene ridefinita. In questo senso c’è vicinanza col termine gentrification. In entrambi i casi l’intervento si pone come universale, un esempio. Caratteri di questo genere di mutamento: volontà di modifica dell’utilizzo presente e futuro di un’area centrale che viene devoluta alle classi medie e superiori e che vede la cacciata delle classi popolari. GREENWICH VILLAGE DI NEW YORK NEGLI ANNI TRENTA Storica antropologa Caroline Ware scrive il primo testo di gentrification dedicato a NY. Studia il fenomeno di ricambio graduale della popolazione (artisti, professionisti ecc.) che si trasferiscono in un quartiere centrale che offre loro vita sociale e gente simile a loro. Non c’è intervento pubblico in questo movimento. Ci parla della vita di quartiere e della differenza tra i vecchi abitanti, che rimpiangono i tempi che furono, e i nuovi che apprezzano invece il cambiamento e le novità offerte. CHICAGO I cambiamenti subiti da questa città che è passata dall’essere poco più che un villaggio nel 1840 al trasformarsi in una grande città con quasi 3 milioni di abitanti nel 1900, sono al centro degli studi dell’ ecologia umana (studi sulla città degli anni ’20 – Burgess e Park): gli individui occupano lo spazio seguendo un ordine dettato da trasporti e comunicazioni e che tende alla loro segregazione ( slum o quartieri alti). 4 stadi: competizione, conflitto, compromesso e assimilazione. Immagine per cerchi concentrici della città offre l’immagine della distribuzione ecologica della popolazione in città e della formazione di aree segregate. Tra gli autori della scuola di Chicago: Harvey (lavori su idea di “disorganizzazione culturale”) e Zorbaugh. SOBBORGHI, CITTA’ GIARDINO E RITORNI IN CITTA’ I 3 es. precedenti rappresentano fenomeni precursori della gentrification. In fondo la città è in perenne mutamento. Ma guardare al centro della città non deve fuorviare e far pensare che si limiti solo al centro un certo tipo di modifica (es. gentrification). Se c’è un centro c’è anche una periferia. La città non è in costante equilibrio, ma anzi in costante dinamismo e lo dimostra un processo che

affianca e rimodella la stessa gentrificazione, ossia la suburbanizzazione (la crescita al di fuori dei confini iniziali). In una prima fase essa dipende dall’aumento della pop. cittadina e dalla richiesta di nuovi spazi abitativi, le cui conseguenze possono essere o l’aumento della densità abitativa o l’uscita dalla città, la suburbanizzazione, favorita peraltro dalla diffusione trasporti pubblici. LA FUGA DALLA CITTA’ VERSO IL GIARDINO Chi si spostava nei sobborghi lo faceva spesso per allontanarsi dalla città considerata come sede di degrado e affollamento. Suburbanizzazione americana è prettamente bianca in reazione all’urbanizzazione degli afroamericani. Suburbanizzazione inglese è più classista. Sono entrambi dei modelli di riconfigurazione dell’urbano a partire dall’abbandono della città centrale. C’è forte connessione tra suburbanizzazione e gentrificazione. La prima porta a fuga di capitali e investimenti. Solo negli anni 70 ci sarà il back to the city movement. Ma prima, nel cosiddetto secolo breve americano (1945-1970), si assiste a 4 processi: 1. Declino delle città industriali; 2. Sviluppo suburbanizzazione e delle città del sud (Sunbelt); 3. Crescita economica; 4. Dominio militare globale. Declino della città industriale e trionfo del sobborgo. Crollo occupazione, allargamento slum e del ghetto (vasta area crescente del centro città caratterizzata da povertà di massa). Sarà proprio la presenza di queste aree abbandonate, che si deprezzano, a creare l’occasione per il rientro. Negli anni ’70 inizia un rientro dei capitali in città. La storia della gentrification deve partire dalle dinamiche di distruzione creativa del capitalismo. I pionieri del rientro in città saranno accompagnati da: banche, investitori nazionali e internazionali, costruttori, agenti immobiliari, settore pubblico. LONDRA, NEGLI ANNI SETTANTA Sociologa Ruth Glass osserva condizioni abitative nord Londra. Quartieri operai invasi dalle classi medie/superiori. Trasformazione abitativa che si manifesta con ricambio della popolazione che porta ad alterazione del valore immobiliare e la natura sociale del quartiere. Diversificazione usi degli spazi che si riempiono di attività commerciali e terziarie. I mutamenti occupazionali portano pressione verso il centro e spinge in alto i prezzi. I gentrificatori trasformano visibilmente lo spazio (vedi le case). I nuovi arrivati hanno sensibilità ambientalista. Le classi medie accedono ai media, mentre le classi popolari no. Non hanno voce in capitolo nei cambiamenti. A Londra si assiste al primo vero caso di gentrificazione urbana. LE ONDATE DI GENTRIFICAZIONE. Dagli anni ’70 aumentano globalmente i casi di gentrificazione. Tentativi di periodizzazione della gentrificazione: Hackworth e Smith corretto da Lees, Slater e Wyly. 4 ondate di gentrificazione: 1. Gentrificazione sporadica (caso londinese, carattere non sistematico); 2. Transizione di ancoraggio (diffusione e stabilizzazione dell’opera dei primi pionieri. Diffusione su scala internazionale dei fenomeni di gentrification); 3. New build gentrification (metà anni ’90, espansione gentrificazione anche fuori dai centri urbani. Riqualificazione urbana, guidata dal settore pubblico, caratterizzata da nuova costruzione di edifici); 4. Fase speculativa (2000-2006 bolla speculativa nel settore immobiliare a livello globale causa dell’attuale recessione. Fase di produzione di spazio urbano per utenti sempre più ricchi e restringimento delle aree per chi fa fatica a stare all’interno del tessuto urbano).

Secondo capitolo – MATTONI, CAPITALI E POLITICA. Dagli anni 70 le città di gran parte del globo hanno iniziato ad avere quartieri simili, ma diversi rispetto al passato, perché un gruppo di persone, diverse da quelle che ci abitavano prima, ha ritenuto di dover investire in essi per trasformarli e renderli abitabili. Capitolo che affronta la questione delle ondate di gentrification (associazione alle teorie della produzione della città di una visuale che si limiti alla gentrification). LA PRODUZIONE DELLA CITTA’ Il controllo politico ed economico dello spazio è un processo costante. Le città e le sue dinamiche sono parte di questo processo. Si parla normalmente di un prima fordista e di un dopo fordista nei paesi occidentali. Fase fordista: dal 1929 fino agli anni 70. Fase dei grandi contratti sociali e delle politiche in materia di istruzione, lavoro e sanità che incidono sulla stratificazione sociale e sulle opportunità di mobilità. Vede crescita del ceto medio. Dagli anni 70 inizia periodo di ristrutturazione, ritorno a dottrine economiche liberiste. Fase del workfare state (Bob Jessop) legata a processi territoriali che travalicano lo stato nazione e enfatizza concorrenza e imprenditorialità. Le città dagli anni 70 rinascono come imprenditrici e promotrici di crescita economica all’interno degli Stati che iniziano a cedere sovranità verso l’alto (UE) o verso il basso (a favore di regioni o città). La gentrificazione è uno dei possibili mutamenti legati al revival urbano. APPROCCI CRITICI E TEORIA URBANA La letteratura sul tema G. ha visto coinvolgimento politico e sociali di molti studiosi che hanno visto il tema come legato a questioni di giustizia sociale. Infatti una trasformazione urbana che avvantaggia solo una parte della popolazione mette in risalto le dinamiche di produzione di disuguaglianza sociale. E poi i maggiori nomi sono quelli di studiosi anni 60/70 ascrivibili a prospettive strutturaliste di stampo marxista e weberiano. La fusione di queste due componenti è fortemente ravvisabile in uno studioso importante: NEIL SMITH. Allievo di Harvey, approccio marxista allo studio della città. Per costoro la produzione dello spazio urbano si compie attraverso continui e progressivi spostamenti di investimenti di capitali che generano a loro volta disinvestimenti nei luoghi da cui partono. Un’altalena di capitale che produce lo uneven development (sviluppo disuguale), motore del capitalismo. La dinamica spaziale è composta da cicli di investimento economico in determinate aree urbane, seguiti da altrettanti disimpegni di capitale che muovono alla ricerca di maggiori profitti (vedi le delocalizzazioni industriali) e si lasciano alle spalle territori svuotati. In tale contesto la gentrification è una fase di reinvestimento di capitale all’interno di città che precedentemente erano state caratterizzate da disinvestimento. Per Smith dunque la g. è un movimento di capitale che rientra in città. Quando è il momento di rientrare in città? Smith risponde attraverso la teoria del rent gap(differenziale di rendita). RENT GAP Nelle vecchie città industriali c’erano piccole aree manifatturiere al suo interno (ciminiere e impianti industr. lo testimoniano). Settore pubblico e privato hanno costruito strutture adeguate per creare questo panorama “fordista” attraverso ingenti capitali. Con la deindustrializzazione vi è interruzione degli investimenti e il reinvestimento altrove, verso altri settori come per es. il circuito immobiliare. Negli anni 60/70 le città si ritrovano quindi con zone in abbandono al proprio interno, soprattutto al centro dove vi erano popolazioni tendenzialmente più povere e, a disuguaglianze di classe, spesso si aggiungevano quelle

razziali. Si creavano veri e propri slum o ghetti, ossia SEGREGAZIONE (situazione caratteristica degli Usa). Ma la dinamica regressiva aveva iniziato a rovesciarsi già dagli anni 50/60 con i primi segni di gentrificazione dei primi pionieri che rivalutano la città in senso positivo. Contemporaneamente vi furono una serie di politiche pubbliche che consentirono il rientro dei capitali in città. HAMNETT: 4 condizioni per la gentrificazione: 1) offerta di aree appropriate; 2) l’offerta di potenziali gentrificatori; 3) l’esistenza di ambienti urbani centrali attrattivi; 4) preferenza culturale di vivere in centro da parte della classe media. La teoria del rent gap di Smith dà una spiegazione dei primi 3 punti. Secondo Smith gli abitanti si spostano in un quartiere perché vi è un terreno già pensato e prodotto per loro. I produttori di gentrificazione (imprese immobiliari, proprietari, agenti immobiliari, agenzie governative ecc.) dunque si attivano nel momento in cui si accorgono che ildifferenziale di rendita si sta ampliando (ossia la differenza di valore di un’area nel momento in cui viene riqualificata rispetto al valore attuale). Assume dunque un ruolo importante il valore dello spazio e delle costruzioni. Smith parla di rendita capitalizzata del terreno (capitalized ground rent) per parlare del valore estratto dagli edifici, ossia affitto realizzato, affitto risparmiato (se vi si risiede) o prezzo di vendita. Discorso che si può estendere agli spazi commerciali. La rendita potenziale del terreno ( potential ground rent) indica il valore di quel terreno/edificio in caso di sfruttamento massimo (es. stecca artigiani di Milano – vecchia zona manifatturiera gentrificata). Rent gap = al crescere della rendita potenziale si allarga la distanza rispetto alla rendita capitalizzata e di conseguenza anche il differenziale di rendita. La rendita capitalizzata ha curva discendente perché il valore di un immobile diminuisce col tempo, ma si può attraverso interventi di manutenzione rendere meno veloce questa discesa. Più sono i proprietari maggiore è l’interesse a non veder svalutato il proprio bene, possono anche attuare azioni collettive per mantenimento del valore. Questa teoria coglie bene le trasformazioni della prima ondata di gentrificazione. Difficile però dire perché un’area che ha potenzialità di gentrificazione poi nella pratica non la attui. Inoltre è teoria adatta alla realtà statunitense che ha politiche urbane e storia di urbanizzazione diverse da UE. Loretta Lees parla addirittura di Atlantic gap, secondo cui le differenze sono tali che richiedono spiegazioni differenti e diversi apparati concettuali. 3 aspetti rilevanti: a) il diritto di proprietà; b) le frontiere di profittabilità locali; c) le pratiche di conservazione urbana. a. diritti di godimento e le varie forme che assumono sono differenti tra paesi anglosassoni e paesi europei. Inghilterra: freeholder (proprietario a T.I.) – leaseholder (proprietario a T.D.) – affittuario. Ben difficile mandare via un leaseholder per gentrificare. Italia (e sud UE): proprietà diffusa che può agire come freno rispetto a riqualificazioni repentine. b. Frontiera di profittabilità, ossia come la capitalizzazione della proprietà opera in modo diverso a seconda dei contesti. Ruolo importante è la natura dei capitali coinvolti e il ruolo svolto dal mercato dei mutui. Mutui e leva fiscale sono fattori importanti che incidono nelle differenze nei tempi di comparsa delle riqualificazioni dei vari paesi.

c. Pratiche di conservazione degli ambienti urbani centrali e attrattivi (Hamnett). Ad alcune aree viene concessa la qualità di contesto da preservare. Qui si vede la forza di quelle coalizioni che si formano a difesa del valore locale che hanno come esito l’atrtazione di investimenti e di nuovi residenti. Ovviamente ogni stato ha tempi e modi di recupero e mantenimento del patrimonio diversi. La patrimonializzazione delle città (=politica di controllo del territorio) è elemento chiave del rent gap ed è variabile da contesto a contesto. Queste 3 dimensioni rendono difficile usare la teoria del rent gap al di fuori degli Stati Uniti. Il che non significa che non sia valida, ma al di fuori di quel contesto deve tenere ancor pià conto del ruolo dei produttori della gentrification e diverse teorie possono concorrere a spiegare quel fenomeno. Assolutamente da prendere in considerazione le condizioni politiche, alle interdipendenze tra settore economico e politico. Il che vuol dire che bisogna prendere in considerazione l’approccio political economy. LE GROWTH MACHINES La politica è uno degli attori che scende in campo accompagnano e difendendo gli attori economici nel produrre luoghi e trasformare città. MOLOTCH e LOGAN: Gli attori politici compartecipano alle ristrutturazioni urbane. La loro teoria prevede che il prezzo del bene casa è determi...


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