Filo morale - Zhok - Appunti tutte le lezioni PDF

Title Filo morale - Zhok - Appunti tutte le lezioni
Author Arianna Brasca
Course Filosofia morale
Institution Università degli Studi di Milano
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Filosofia morale - Zhok Lezione 1 - 11 febbraio Identità personale come narrazione e come azione: il corso verte sulla costituzione dell’essenza dell’identità personale in una chiave che ha al suo centro il problema dell’identità personale vissuta in prima persona, non l’identità come potrebbe esser...


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Filosofia morale - Zhok

Lezione 1 - 11 febbraio Identità personale come narrazione e come azione: il corso verte sulla costituzione dell’essenza dell’identità personale in una chiave che ha al suo centro il problema dell’identità personale vissuta in prima persona, non l’identità come potrebbe essere definita da terzi, ma come ciascuno di noi la esperisce; questa è la definizione essenziale per definire a cascata il senso, il valore, l’orientamento delle nostre azioni. 3 livelli problematici: • una prima analisi tecnicamente complessa riguardanti i presupposti organici e biologici che entrano come presupposti nei nostri orientamenti in ciò che siamo in un senso pre-riflessivo. • Una seconda analisi all’identificazione dell’identità personale nel senso riflessivo e nella parte costitutiva: come noi veniamo ad essere ciò che siamo e quali sono i criteri che circondando questa ‘soggettività morale’. Una terza componente che cerca di discutere e mettere a tema la questione etica primaria, ovvero • quella che chiamiamo problema del senso dell’esistenza.

Il tema dell’identità personale è un tema che nel corso dell’ultimo secolo ha trattato in un’ottica che per noi è irrilevante. è stato trattato soprattutto in ambito analitico focalizzandosi sulla questione tipica di ogni applicazione del criterio d’identità ad un oggetto. es questo telecomando è lo stesso oggi ieri e domani? Questa domanda apre un ventaglio di riflessioni che riguardano la permanenza o costanza di proprietà di tale oggetto, ad es. una parte della composizione materiale, la forma ecc… Dal punto di vista fisico ogni 7-9 anni la composizione del mio organismo cambia. Ma questo approccio non ci interessa. L’esito infatti dice che non vi è alcuna sostanza permanente. Ma a noi interessa la credenza circa la propria identità personale. Se io credo di essere X con determinate caratteristiche è tutto ciò che mi serve per dire che questa identità personale effettivamente c’è. La valenza ontologica ed etica della credenza non è un oggetto possibile di dubbio, perché è il fundamento ultimo e unico dell’orientamento delle mie azioni. Io agisco sulla scorta della tipologia di essere che ritengo di essere. Il nostro punto di vista è schiettamente in prima persona e fenomenologico e con esiti prossimi a prospettive di tipo esistenzialista. Nella prima parte del corso il focus sarà su quella componente microsoggettiva che è sempre implicitamente operante in ciò che siamo come esseri coscienti. Quando io agisco come essere cosciente rifletto sulle azioni, stabilisco che le mie intenzioni sono adeguate o meno ecc… Il sostrato su cui ciò si muove è che io sono un essere organico con pulsioni, bisogni, istinti, inclinazioni, disposizioni innate, funzionamenti che non sono soggette ad umana valutazione o discrezionalmente a disposizione della mia riflessione, ma a questa sono sempre presupposte. Nella II parte: soggetto morale. Quando in filosofia parliamo di soggettività la intendiamo come una formulazione colta del concetto informale di Io, oppure in una forma come ordinamento (in Kant) trascendentale di condizioni di possibilità per la formazione di conoscenza. Soggettività in senso non empirico in cui gli elementi empirici possono confluire: organizzazione sintetica nello spazio e nel tempo. Una soggettività in senso ideale che rappresenta una sorta di quadro normativo che rappresenta il miglior modello di piano conoscitivo. Abbiamo una dimensione normativa ideale che rappresenta la normalità come normatività. Quando immaginiamo un sogg senza che ci venga specificato nulla, immaginiamo un sogg in cui queste facoltà ci devono essere. Per quanto noi si possa essere disposti a concedere che 1

Filosofia morale - Zhok specificamente i vari soggetti empirici possono avere o non avere quella facoltà, tuttavia noi assumiamo che un certo sistema di facoltà abbia una sua logica interna, e che quindi a questo sistema di facoltà noi attribuiamo una sua funzionalità ideale. Questo rappresenta una natura sistemica nelle relazioni. Dobbiamo tenere ferma la questione della possibile capacità empirica di un soggetto e delle funzionalità di una facoltà. Io posso descrivere una facoltà come la visione binoculare, che scansione lo spazio. Questo è un fatto, non ci sono variazioni. Ci possono solo essere casi difettivi. Questo rappresenta una definizione in senso normativo. In questo stabiliamo uno standard da raggiungere per tutti, ad esempio fornisco degli occhiali. Questo ragionamento viene fatto non solo sul piano cognitivo, ma anche dal punto di vista della soggettività morale: ovvero l’insieme delle facoltà che consentono a un soggetto di deliberare intorno alla sua azione e di guidare il suo comportamento in forme che sono considerate, da altri soggetti come lui, dotati di senso. Questo definisce la normalità dalla pazzia, dal punto di vista psichiatrico. Ci sono soglie in cui noi diciamo no, questa tipologia di orientamento non è più intellegibile. Sogg morale non significa che fa una cosa moralmente buona, ma che sia moralmente intellegibile: un comportamento comprensibile e coerente. Ad esempio a una persona che si comporta in modo coerentemente egoista e si comporta in modo tale da ottenere ciò che si stava perseguendo, potrò dare un giudizio negativo, ma non gli potrò attribuire della follia. Invece con una persona che scuoia un gatto (psicopatico), non riesco ad entrare in una dimensione di riconoscimento con questo essere. Qui noi stabiliamo un giudizio di malattia mentale. Ci interessa capire se questo giudizio istintivo che noi diamo ha un fondamento arbitrario, storico, strutturale? Questo ci consente di definire che cosa intendiamo per soggettività morale. La tendenza è di contestare ogni limite. Chi siamo noi per definire cosa è normale? ottime ragioni dal punto di vista umanitario e politico, che però dal punto di vista filosofico è necessario definire. Nella III sezione: Tradizione filosofica ‘800esca legata a Schopenhauer, Nietzsche, Kierkegaard, Sartre e che mira al rapporto tra identità personale e il senso della nostra esistenza. Temi classici dell’autoinganno, dell’autenticità e inautenticità, che cosa significa costrutto di se e in che cosa si distingue da una finzione.

Nozione di realtà: dal punto di vista ontologico molto dibattuta. Dal punto di vista fenomenologico (sinonimo di descrittivo sotto criteri metodologici particolarmente rigorosi), quando parliamo di realtà ci troviamo di fronte almeno a 3 livelli di identificazione. • primo livello: la durezza della realtà - il fatto che quando diciamo che qualcosa è reale vuol dire che oppone resistenza in varie forme. Ovvero che rispetto alle nostre aspettative, consce o inconsce, qualcosa non va come ci aspettiamo. Che noi si stia sognando o che sia il mondo reale è difficile distinguere chiaramente. Nell’immaginazione qualsiasi cosa che posso immaginare la posso anche esperire-cognitivamente saprei come categorizzarle. Quando noi immaginiamo noi diciamo che lo spazio non è reale perchè? perché tutto quello che possiamo immaginare lo potremmo incontrare (Parmenide = coincidenza dell’essere col pensiero). Io posso non essere materialmente in grado di immaginarlo, per esempio essendo cieco dalla nascita non potrei immaginare i colori non avendo mai avuto esperienza cromatica. Le cose che possiamo immaginare circoscrive uno spazio più ampio di ciò che possiamo effettivamente incontrare. Da Platone a Kant si discute su questo. Tutte le relazioni che la scienza fisica scopre io le posso matematizzare perché tali erano concepibili a priori, cioè che posso elaborare con l’immaginazione. Vi sono delle istanze che esulano da queste immaginabilità. Ad es Husserl sull’idea di realtà di primo livello: io ho delle aspettative se cammino per strada e non faccio 2

Filosofia morale - Zhok attenzione a dove metto i piedi. la sorpresa nel cadere in un buco rappresenta questa aspettativa. questo rappresenta l’alterità del mondo. ma non tutto si esaurisce qui. • secondo livello: rientra qui tutto quello che influisce su di noi in un senso ampio. Il buco influisce nel senso che sensibilmente noi incontriamo una resistenza. Ma supponiamo che uno mi dica bisbigliando che la mia amata mi sta tradendo e io ho un soprassalto di gelosia - quest’affezione mi influenza. Ma non è ovviamente il fenomeno sensibile (la vibrazione delle parole pronunciate) a influenzarmi, ma la sfera dei significati. Che siano significati percepiti perché qualcuno ce li rivela, ma anche perché li scopriamo noi. Dire che tutti i significati non hanno realtà vuol dire eliminare la sfera di ciò che ha significabilità per l’utente. Non solo verbali, anche la leonessa che vede i piccoli in pericolo e che scatta a difenderli percepisce un significato. Questo livello se vogliamo include il primo. • terzo livello: per noi è reale non semplicemente ciò che è attuale. La nostra realtà è anche lontano da noi; noi ci muoviamo,e diamo per scontato che vi sia un altrove onnicomprensivo latente, cioè che in questo momento non è attuale ma che idealmente potremmo contattare. Mi muovo mentalmente nelle mie decisioni assumendo la realtà di questo amplissimo altrove su cui ho tantissime aspettative strutturali. Anche il passato, è pensiero del passato. E il passato determina chi noi pensiamo di essere. Ciascuno di noi ha strutturalmente un passato. Se anche ce l’ha erroneo, fuorviante; ma questi sono elementi contingenti. Quello che non cambia è che il nostro passato è fungente. Stesso discorso vale per il futuro. Noi costantemente ci muoviamo assumendo che ci sia un ordinamento di tipo trascendentale, ovvero una condizione di possibilità per il nostro futuro. Questo terzo livello può essere descritto come realtà o orizzonte del mondo (espressione di Husserl). Orizzonte che non è un fatto; il mondo è per definizione una totalità indefinita spaziotemporale. Questa cosa influenza le nostre azioni senza essere un fatto materiale. Il crollo dell’identità personale è collegato a un sentimento di de-realizzazione: il mondo comincia a essere di difficile attribuzione di significato e di fiducia.

Nozione di verità: il concetto prevalente di questa nozione che diamo come un assunto medio >> il senso elementare è quello che riguarda i nostri giudizi sulla realtà. Adeguatio intellectus.. una cosa un pensiero è vero se dice le cose come stanno, se che quello che viene rappresentato attraverso parole o pensieri corrisponde a come le cose stanno. Questo è ciò che possiamo definire verità primaria. Il problema che si apre qui è abissale e ha a che fare con le obiezioni fatte a questo concetto primario di verità aristotelico-tomista >> come si fa a stabilire l’adeguatezza della rappresentazione con la realtà? Il primo problema è che è impossibile dal punto di vista empirico stabilire una comparazione tra una mia rappresentazione e il mondo esterno. La mia rappresentazione mentale spesso ha degli elementi di tipo immaginifico. Molto spesso la mente ha immagini parziali. L’immaginazione evoca altre cose che fanno parte di un modo di orientarsi rispetto all’evento che vado a verificare. Lezione 2 - 12 febbraio Quando parliamo di realtà parliamo di qualcosa che è trasversale rispetto alle nostre concezioni di opposizione idea-materia, soggetto-oggetto. Quando parliamo di spazio, tempo, delle possibilità di influenzare una soggettività, queste dimensioni sono dimensioni in cui porre distinzioni di tipo materiale vs ideale, non consente una categorizzazione adeguata del problema. La realtà è imperniata su ciascun soggetto, è realtà per noi, ma non significa che sia una realtà fatta su misura per noi. Tutti i termini di questa equazione, da una parte l’intelletto o il linguaggio, e dall’altra la realtà, non coglie qualcosa che realmente accade; messa così non sta in piedi perché in primis a 3

Filosofia morale - Zhok parte obiecti, dal punto di vista del mondo non abbiamo mai a che fare con ciò che si supponeva avere come cumulo di fatti non interpretati delle mere datti (es neve bianca è bianca è un caso raro). Platone fa la riflessione sulla cavallinità, e la sua riflessione parte da questo punto. Se io dico che il cavallo è marrone, quando lo dico io posso immaginare l’idea del cavallo; il punto è che non è pensabile che io sovrapponga la mia immagine al cavallo reale. Io posso avere una infinità di adombramenti (Husserl) del modo in cui mi si presenta un cavallo. Nelle dispute di grande livello es l’invasione dell’Iraq, i concetti che vengono utilizzati sono inconcepibili come uno stato di cose fisse. Eppure questi giudizi funzionano. Come è possibile? Il concetto di verità è una mappatura che ci serve per orientarci nella realtà. Quello che sta dalla parte del soggetto è un habitus che si testa sul soggetto. Quando devo stabilire situazioni o stati di cose complessi, il mio comportamento complessivo ha una molteplicità di test e disposizioni che cercano di esplorare ciò che è la realtà. Si ha veramente una mappa, che ha infinite differenze rispetto alla realtà. Ci possono essere mappe realiste, ma anche mappe totalmente irrealistiche. Si ha quindi un ordinamento di abiti condivisi = verità. Le verità sono pratiche collettive condivisibili e il linguaggio è una di queste pratiche. I nostri concetti si sviluppano come modalità di reazione agli eventi in maniera comune, per generalizzazioni. Se non ci fosse una base comune non si potrebbe raggiungere una verità comune. Comunanza biologica e naturale come prima istanza; in seconda istanza c’è un termine telico=atteggiamento finale. La verità è un concetto teico, ha una funzione collettiva di orientamento delle pratiche collettive. Se un qualcosa non avesse significato perché si possa compiere, noi non ce ne occuperemmo affatto. Interessante è dunque vedere nei sistemi normativi che cosa viene tralasciato >> componente di eliminazione dall’attenzione. Es. Sotto sostanza alcaloidi si perde la percezione normale, e si perdono alcune ordinarie salienze. Si inizia a trovare interessanti le pieghe di una camicia o le rughe della corteccia di un albero. C’è dunque un giudizio di valore istintivo, una componente di selezione su ciò che è interessante. Nell’autismo, ad esempio il soggetto tende a trovare interessante semplicemente una replicazione infinita dei medesimi eventi. è una diversa percezione delle salienze. Usando le configurazioni della gestalt possiamo creare delle illusioni ottiche. Nozione di libertà: molto ramificata. Noi tipicamente siamo interessati al problema del libero arbitrio in contrapposizione a una teoria meccanicistica. Se io ho la percezione di essere libero, il fatto di essere determinato implica una turba per me. Si adottano i canoni che usiamo per spiegare i processi fisici>> meccanicismo come un concetto prossimo a quello del determinismo dell’800-900. Le prime forme di determinismo sono infatti nate come determinismo teologico. Qui si ha una prospettiva più moderna. Siamo sul crinale tra coscienza, desiderio, volontà e le descrizioni che noi diamo dei fenomeni naturali. Si parla di leggi di natura, ed emerge il dubbio che noi si sfugga a tali leggi di natura. Dalla tradizione medievale si parla della possibilità che ci siano a valle delle mie azioni più futuri possibili e, come seconda istanza, che la decisione intorno alla pluralità dei futuri possibili dipenda dalla mia natura, e non da qualcosa che mi precede. I sistemi consentono le descrizioni di una pluralità di futuri possibili ma questo non è suff, perché se io agisco in maniera determinata o casuale, continuo a non essere libero. La lezione della fisica quantistica non pone più il problema del determinismo in senso stretto. ma rimane valido il problema dell’autodeterminazione: io soggetto posso considerarmi originante delle mie azioni? Il grande problema della scienza moderna consiste nel fatto che ovunque in natura vi sono semplicemente qualità. La quantità non è presente da nessuna parte in natura. Ma per poter applicare preventivamente forme matematiche al mondo naturale (problema galileiano) dobbiamo ridurre il mondo come esso ci si manifesta in una forma digeribile dal punto di vista matematico. 4

Filosofia morale - Zhok Così si introducono le unità di misura> campioni materiali che vengono considerati sufficientemente stabili da essere usati come modello. Quando applico il metro estraggo dalla realtà presente una caratteristica. Dalle totalità delle qualità di questo tavolo estraggo un modello: la lunghezza in questo caso. Invento un sistema di costanza replicabile. Si crea così un modo di quantificare la qualità naturale. Il problema filosofico è quando questo elemento di ordine metodologico viene tradotto in una visione di tipo ontologico. Per poter giustificare l’applicazione sistematica di queste pratiche, facciamo parlare la natura. Questo passaggio è ontologicamente pesante, si sottintende infatti che l’essenza della natura sia quantitativo e non qualitativo. Vi è un’inversione radicale. Le qualità primarie sono ad esempio il peso e quelle introdotte da Cartesio: sono quelle che permettono l’applicazione della matematica. Es piani cartesiani: Io trasformo quello che ho davanti agli occhi, e tengo fermo gli estremi geometrici dei corpi, li pongo su un piano numerato con 3 coordinate >> descrizione matematica pura. Nel momento in cui viene concepita dal punto di vista ontologico, si tratta di un atto ad alto tasso di arbitrarietà. Tutte le qualità in cui noi viviamo, noi non abbiamo mai a che fare con qualcosa di primario. L’onere della prova sta in chi sostiene la tesi quantitativa. - Fenomenologicamente il mondo è qualitativo. - Il mondo totalmente quantitativo non è a rigore immaginabile per una questione puramente logica e non scalfibile: tale mondo non concepirebbe nemmeno la possibilità di concepire le qualità. Se qualcosa è soggettivo un livello di realtà almeno dentro di me ce l’ha. All’interno delle nostre descrizioni scientifiche ci sono delle proprietà emergenti: proprietà i cui poteri possibili non sono deducibili dai poteri delle parti componenti. Le parti componenti hanno dei poteri, quali che siano che possiamo elencare. Ma dalla composizione di tali parti, emergono delle proprietà che non potevano essere deducibili dagli elementi base. Le deduzioni sono svolte da una verifica de facto. le proprietà che chiamiamo emergenti possono essere descritte a livello elementare e chimico ma possono entrare anche nelle descrizioni naturali, fisiche. Il big bang, nucleosintesi… il sistema presenta più complessità ora di quanto non ne presentava prima. Le proprietà che descriviamo non sono quello che la concatenazione causale ci direbbe che potrebbero essere. Nel momento in cui io descrivo l’andamento dell’evoluzione, una tentazione Lezione 3, 13 febbraio La natura dei possibili è un correlato indispensabile per la nozione di libertà. Quando parliamo del concetto di possibilità, questo è estremamente fuggente. è qualcosa la cui esistenza è totalmente assegnata alla dimensione concettuale, ma in una forma di tipo trascendentale (condizioni di possibilità della conoscenza, secondo Kant e Husserl). Quali sono le condizioni che mi consentono di attuare la conoscenza. Noi non possiamo letteralmente concepire alcunché senza simultaneamente concepire possibilità. Le cose di cui discutiamo sono possibilità. Le parole sono possibilità. La sedia di cui parlo non è qualcosa di reale, ma è qualcosa che compare come una sedia possibile. La dimensione dei possibili è una dimensione internamente scardinata in tutte le nostre attività riflessive. Quando parliamo dei concepibili e dei possibili ci muoviamo sul crinale delle problematiche etiche (il senso dell’esistenza), perché qui si parla di ciò che posso sperare (secondo la terminologia kantiana). Io agisco in base a criteri che ritengo favorevoli per ottenere un esito desiderato. Abbiamo a che fare con classi di ‘desiderata’, di utopie, ciò che riguarda delle proposte immaginative: io sono consegnato ‘in grazia’ alla volontà di Dio. In ultima istanza, per le fedi, c’è una cesura tra le possibilità reali (ragione per credere che siano possibili) e la prospettiva proposta come telos. Questa cesura è dichiarata. Nel momento in cui facciamo spazio ad atti immaginativi, di fatto rendiamo completamente priva di senso ogni razionalizzazione delle nostre azioni. L’ambito e 5

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