Giorgio Caproni PDF

Title Giorgio Caproni
Course Scienze dei Beni Culturali
Institution Università degli Studi di Milano
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GIORGIO CAPRONI Nel documentario: rapporto madre (e padre) Considerazioni sulla sua poesia, scelte sul piano formale, metrico, stilistico, contenutistico. Poeta molto lucido e autoconsapevole tutt’altro che autocelebrativo. Importante ruolo che ebbe Pasolini nel contribuire (inizio anni 50) al riconoscimento della poesia di Caproni che fino a quel momento era considerato un poeta un po’ marginale.

IL SEME DEL PIANGERE (1959) – CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO E ALTRE PROSOPOPEE (1965) Stagione di mezzo di Caproni, a sua volta può essere articolata nelle fasi - Anni 40 > forme chiude del sonetto, stanza, viene poi sintetizzata all’interno del Passaggio d’Enea - Anni 50-60 > in cui si collocano le due opere Si possono leggere come opere di passaggio tra questa fase e l’ultima stagione Pdv formale: il seme del piangere > subentra il recupero delle forme leggere, agili della canzonetta (usate nella prima fase della poesia di Caproni) Due opere nelle quali mette le premesse di quel movimento di fuoriuscita dai territori della poesia lirica. Attraverso la messa in questione dell’io soggettivo sia come struttura letteraria fondante del discorso lirico sia come struttura del nostro essere nel mondo. Nell’ultima stagione della sua poesia (che si apre con Il muro della terra) insieme al caposaldo dell’io soggettivo la poesia revoca in dubbio le strutture fondanti dell’esperienza (coordinate spazio-tempo, strutture del pensiero ragionativo a partire dal principio di noncontraddizione, strutture delle voci dei personaggi). Viaggio verso le “terre non giurisdizionali” in cui l’interrogazione lirica tocca le domande ultime, ma lo fa da una prospettiva che è già quasi quella dell’oltre-vita. Queste due opere ci fanno già sporgere sul confine. “Annina” la madre morta è al centro di un’operazione letteraria e mentale originale e radicale che porta il soggetto stesso a immaginare una esperienza di slittamento, marginamento, condizione di oltre-vita. Annina che è al centro della poesia “Ad portam inferi” può essere colta come personaggio radiante per il tema della morte della distinzione che sarà centrale nell’ultima stagione. Il Congedo con un particolar percorso in cui ci coinvolge mette in figura un’assunzione in prima persona di presa di congedo dell’io e incamminamento verso quel regime dell’indistinzione.

IL SEME DEL PIANGERE 1959, “La Verde”, Garzanti. Collana di poesie della Garzanti (“collana di poesia”). In realtà aveva pensato di pubblicare la sua opera presso altre case editrice. Da qui in avanti tutte le opere di Caproni verranno pubblicate su “La Verde”. à senso di una svolta già dal pdv editoriale. «Pochi poeti hanno avuto, come Giorgio Caproni, un così unanime riconoscimento da parte della critica più qualificata, concorde nel vedere in lui, oltre che l’erede diretto dei poeti della Riviera ligure, una delle voci più nuove e più sicure della poesia italiana d’oggi. Dopo la feconda esperienza dei poemetti, egli torna ora, con questo Seme del piangere, alle predilette forme di canzonetta, a proposito delle quali ebbe a scrivere il De Robertis: "Si diceva innanzi d’una caratteristica della poesia di C., di arricchirsi, in ritmi larghi, di punti di resistenza che fanno un così felice lavoro di contrappunto. Per apprezzare nel suo giusto valore l’esercizio delle lunghe sequenze di quartine e delle stanze, lì piene di grumi qui leggere come un fiato, si confrontino le strofe di canzonette che stanno di là e di qua da una tale esperienza fortificante (anch’esse ‘in progresso’). Mossero da un’aria sbadata, se pur felice (facile forse), e s’arricchirono a mano a mano di dissonanze (il fiore appunto di quei grumi). Che diverso impatto e dinamica diversa da uno all’altro di questi ‘esemplari’, di partitura così fina, di così fino intarsio, e quali sorprese, tra un che di ruvido e di elegante! Pare che una voce segreta illimpidisca tutto: le immagini, il discorso... Nelle ultime canzoni, tutto, per forza di musica e di suggestione, diventa figurativo, e il lavoro si svolge in una finissima tessitura alterna, con i più leggiadri accordi, con gl’incominciamenti pieni di sorpresa, e il canto monodico si riempie di voci segrete... Ma non si sarebbe detto tutto, e con verità, se non ci richiamassimo a ciò che di più segreto passa nell’ultimo gruppo di canzoni. Dato il tema, che arte fina del legare e svolgere, e anche che novità di impasti! Le rime segnano il corso, fanno da bordone, danno grazia a quella realtà evocata, tutta intrisa di nomi, di figure, d’affetti, e cui la semplicità cantante dell’eloquio accresce risonanze, con un lontano lume di tradizione antica, popolare e illustre"».

ARCHITETTURA DEL SEME DEL PIANGERE Perch’io… Iscrizione VERSI LIVORNESI Preghiera L’uscita mattutina Né ombra né sospetto Battendo a macchina Quando passava Sulla strada di Lucca La gente se l’additava La ricamatrice La stanza Barbaglio Per lei Scandalo Urlo Ad portam inferi Eppure... Coda Epilogo Il carro di vetro Piuma Il seme del piangere Ultima preghiera

ALTRI VERSI Treno Andando a scuola Divertimento Due appunti 1. Aprile, 24 2. Maggio, 1 Il becolino A Ferruccio Ulivi La palla Litania Su cartolina

Due sezioni - Versi livornesi: che ospitano le poesie dedicate alla madre - Altri versi - Poesia perch’io come introduzione all’intera raccolta. Due poesie erano già presenti in coda al Passaggio d’Enea (“Per mia madre, Anna Picchi; La ricamatrice, Il seme del piangere). Qualche differenza con l’edizione che leggiamo oggi - Versi livornesi: mancano due poesie > Sulla strada di Lucca, L’urlo (che ultima dopo aver ultimato il libro, li pubblicherà provvisoriamente in coda al suo prossimo libro in attesa di una nuova edizione). - Altri versi: due poesie in più > Litania (esperimento lirico, viene spostata all’intero del Passaggio d’Enea a cui è più solidale. Il seme è una raccolta che ruota attorno a Livorno, invece Litania ha al centro Genova, città centrale anche nel Passaggio); Su cartolina (verranno eliminati) Edizione 1983 Tutte le poesie (edizione in cui vengono effettuate le modifiche). Da qui in poi il testo del Seme è sempre lo stesso. In realtà muta ogni volta la rappresentazione del testo che le diverse e successive edizioni ci restituiscono. Guardo slide per vedere come è impostato il testo su pagina Edizione dei meridiani è un’edizione di studio (apparato di introduzione, cronologia, bibliografia…) Il seme del piangere è un libro di poesie, non una semplice di serie di testi. Ma una raccolta pensata come libro. Ma paradossalmente il supporto libro, materiale, non è quello più funzionale ad accoglierne l’architettura complessiva.

VISTA DA LONTANO DELL’OPERA Per comprendere meglio l’architettura usiamo questo schema. Edizione completa ma miniaturizzata e quindi illeggibile in senso tradizionale. Questa II vista ci pone di fronte ad aspetti dell’opera che si possono leggere. E si leggono meglio da lontano.

LINEA ORIZZONTALE > asse del tempo, l’attività di lettura.

Differenza tra - prima parte: composta da versi brevi - Seconda parte: più mossa e disomogenea. Punto di rottura sembrerebbe essere “Ad portam inferi” Il profilo degli altri versi in particolare, della II sezione, sembra ripetere quello della seconda parte dei versi livornesi regolarizzandola ancora. Una specie di curva crescente nei primi tre testi che porta al testo di maggiore ampiezza (Divertimento) e specularmente il terzultimo testo (Il beccolino) è seguito da due testi più brevi. Al centro ci sono due testi brevi racchiusi da queste due colonne. à in questo senso è andamento simile a quello della seconda parte dei Versi livornesi. Un altro aspetto: spessore tra le colonne della prima/seconda parte. Tutte le poesie sono canzonette di settenari/ottonari TRANNE il primo e l’ultimo testo dove domina l’endecasillabo. La palla è un sonetto monoblocco Perch’io segmento di frammento

VERSI LIVORNESI Altre considerazioni (saggio di Bozzola, si concentra soprattutto sui versi livornesi) > la narratività di versi livornesi è una sorta di linguaggio fra due o tre serie di testi differenti, due serie narrative A-B + una serie commentativa C. - Prima serie narrativa (A) > momenti della giornata di Annina (risveglio, uscita mattutina, tragitto per andare al lavoro, al lavoro, momenti di svago). Bozzola insiste sull’effetto di forte sequenzialità di questa serie. Al di là di qualche anacronia questa continuità è logica più che cronologica. Questi diversi momenti della vita di Annina NON appartengono tutti a UNA SOLA giornata. Sono racconti di momenti della giornata un po’ generalizzati. - Seconda serie (B) > tappe della vita di Annina (2 momenti chiave: fidanzamento, Urlo; matrimonio, Eppure… e Coda). A queste Bozzola associa altri testi che invece noi raccogliamo nel terzo gruppo - Terza serie (C) > morte di Annina. Ad portam inferi, Annina è morta ma è tra Urlo ed Eppure, rottura della linea propriamente cronologica. - Quarta serie > testi in cui non c’è una narrazione vera e propria. Prevale una disposizione di tipo commentativo, in cui l’io scrivente mette in scena a se stesso nell’atto di scrivere o dedicarsi al rituale per l’evocazione della figura della madre: si rivolge alla sua anima invitandola a recarsi a Livorno per trovare la madre giovane e poterla incontrare. La messa a fuoco di queste linee testuali che si intrecciano è significativa perché a queste quattro linee possiamo attribuire 4 distinti strati temporali. 1. T0 (4) > presente io voce, l’appello che l’io voce pronuncia in preghiera mette in atto un rituale magico che dovrebbe consentire questo favoloso accesso dell’io adulto al mondo di Annina (mondo di lei da ragazza). 2. T-3 (1) > tempo in cui l’io non era ancora nato, prima di sposarsi e fidanzarsi. Unico momento in cui all’io sarebbe concesso un paradossale incontro con lei in vesti di fidanzato. Tempo di pienezza vitale di Annina che qui sembra coincidere con un momento di massima apertura e indeterminazione del suo destino 3. T-2 (2) > cronaca del distacco di Annina dalla sua giovinezza. Il fidanzamento (associato alla guerra) segna la rottura di quell’idillio. Momento per lei di gioia, momento di inizio della propria vita adulta, allo stesso tempo sembra un inizio di una perdita (addio a Livorno). 4. T-1 (3) > sembra collocarsi temporalmente vicino a quello della linea (2) tanto che Bozzola li mette insieme in un’unica linea narrativa. La distanza dei testi che rendono conto della morte di Annina e

quelli che rendono conto delle tappe della sua vita è molto ampio (Annina muore nel 50, circa 40 anni dopo il matrimonio). Strato temporale quello in cui si rappresenta Annina morta molto lontano dai primi due e vicino al presente dell’io voce che rievoca la figura di Annina a distanza dalla sua morte ma una distanza tutto sommato ancora abbastanza prossima v QUESTA ARCHITETTURA NARRATIVA SI INTRECCIA CON UN’ARCHITETTURA TEMPORALE.

Fascia azzurra > strato più prossimo al tempo della lettura, testi di natura commentativa (presente dell’io voce) Fascia viola > testi riguardo la morte di Annina (primo strato di passato) Fascia rosa > rievoca le tappe della vita di Annina successive alla sua giovinezza (secondo strato di passato) Fascia arancione > momenti della giornata di Annina da ragazza (terzo strato di passato) Lettura come percorso lineare tra questi testi di problemizza: il seme ci propone un percorso di sequenza lineare di testi ma anche un percorso di forte oscillazione tra strati temporali differenti e movimento di progressiva riduzione di queste escursioni: nella prima parte le escursioni temporali sono molto forti, progressivamente questo scarto si riduce con un’oscillazione tra la morte di Annina-tappe della vita e gli ultimi testi tornano al presente commentativo dell’io voce.

PRESENTE DELLA VOCE Idea di scrivere un libro di poesia per la mamma morta poneva Caproni davanti ad una sfida poetica e compositiva molto difficile Dice di aver voluto scrivere di Annina, ma non in quanto mamma, ma in quanto ragazza, colta come una ragazza di cui lui stesso si sarebbe potuto innamorare à no sguardo di un figlio ma piuttosto quello di fidanzato, per evitare ogni rischio di mammismo, patetismo C’è poco di edipico in questa raccolta. Il problema per Caproni era quello di fare i conti con il lutto per la morte della madre: versi livornesi possono essere visti come rituale lirico per il fronteggiamento pieno di un lutto che è inelaborabile. Dal lutto per la morte altrui si passa nell’ultima fase della poesia di Caproni a una meditazione interrotta sui temi della morte, dell’oltre. In fondo il germe di questo slittamento si può cogliere già qui. Modo in cui Caproni da forma alla situazione in cui la voce si trova, in cui si muove.

v PERCH’IO Poesia che sembra essere scritta quasi per negare, problematizzare il suo statuto di testo iniziale, di esordio. à punti di sospensione à minuscola inziale Il testo si presenta come frammento che invia anaforicamente ad un prima (durata, discorso precedente) e cataforicamente verso un dopo. pdv formale: - frammento di uno dei vecchi sonetti monoblocco - à in endecasillabi con certa regolarità delle rime Lungo periodo caratterizzato da una struttura sintattica iterativa, aggrovigliata su se stessa. il ragionamento sembra avvitarsi su se stesso Prima rappresentazione: legame coordinativo, unico soggetto (ma sorta di parallelismo tra le parti). Seconda rappresentazione: si rompe la rappresentazione lineare degli elementi sintattici delle frasi e sovrapponendole in ragione della loro omologia che viene alla luce pienamente.

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Stesso soggetto (le congiunzioni svolgono una funzione analoga a quella dei punti di sospensione, rinvii anaforici ad un antecedente vuoto) - Condizione dell’io voce: si trova in una condizione di solitudine stabile, in uno spazio chiuso, buio caratterizzato dal dolore. Presente del lutto, della mancanza. - All’interno di questo spazio il soggetto compie una serie di azioni. Queste si possono interpretare come riformulazioni dell’unica vera azione che è quella dello scrivere. Doppia serie di azioni 1. strusciando un cerino – il pennino strusciando (similitudine anche se senza il come) 2. accendo una candela – apro una vela (scrittura come modo di illuminare la notte della mente; aprire una vela vuol dire prepararsi a salpare per un viaggio all’interno del mare di pianto) à scrittura sembra proporre un’uscita alla situazione di claustrofobica chiusura all’interno del quale si trova la voce. Questa formula di scrivo e riscrivo sembra un’azione senza una vera risoluzione, un’azione che sembra protrarsi indefinitamente. Questa sensazione di chiusura - Pdv metrico > associazione fra scontri di accenti ravvicinati (notte-abito; mia-mentre-apro; anch’ioscrivo) o zone di assenza di ritmo (timida nella tenebra, effetto di frana ritmica)

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Pdv fonico > rima (presente non regolare, cerino-candela-vela-pennino, serie rimica che ricorda quelle che scandiscono i sonetti monoblocco di Caproni); allitterazione (str-scr, chio, effetto di inceppamento, si fa quasi fatica a pronunciare queste catene). à situazione di partenza dell’io, condizione di dolore e mancanza straziata per un lutto infinito. Allo stesso tempo però questa poesia anticipa uno dei modelli per l’operazione necessaria a uscire da questa situazione e condizione. Un’uscita illusoria e provvisoria e la cui messa in opera è il vero oggetto del seme del piangere > i versi livornesi sono anzitutto questo. MODELLO CAVALCANTI Riferimento a questo modello è chiaro dal “perch’io” iniziale à richiamo alla ballatetta di Cavalcanti (perch’io spero di tornar giammai). Altre immagini cavalcantiane - Il pianto che bagna la mente (s’io prego questa donna che Pietade) - Immagine dello scrivere e riscrivere (se vedi amore, assai ti prego, Dante) à Cavalcanti e la ballatetta sarà fonte di tanti richiami e parallelismi di tanti passaggi successivi (PREGHIERA) - Apostrofe (in Cavalcanti > ballatetta, Caproni > anima, ma altrove sarà la canzonetta, la mano ecc) - Anima, indicazione precisa del luogo dove recarsi, aggettivo “leggera”, imperativo “va’”, formula di preghiera “ti prego”. Nel confronto con la funzione che il nesso perch’io assolve nel testo di Cavalcanti si riveli meglio la funzione che quel nesso assolve nella poesia di Caproni. - Perch’io Cavalcanti > nesso causale che indica la premessa causale dell’invito rivolto alla ballatetta. Vale come un poiché. - Perch’io Caproni > potrebbe avere quel valore, non tanto come rinvio anaforico ad un antecedente vuoto ma un rinvio cataforico ad un elemento seguente ancora inespresso. à elemento causato da questo nesso, da questa premessa sarebbe l’apostrofe su cui si apre la successiva preghiera, come avviene nella poesia di Cavalcanti. MODELLO DANTE Riferimento anche ad un altro modello: Dante. - Rima di scrivo-vivo (che è presente sia in Perch’io, ma anche in preghiera) - Il seme del piangere è un titolo dantesco: canto 31 Purgatorio. Doppia ripresa, doppio gesto (titolo del libro – dante, titolo del primo testo – Cavalcanti) - Dante purgatoriale: ragione tematica più evidente, il seme del piangere è l’origine del piangere, del dolore. Il seme del piangere per Caproni è la morte della madre da cui ha origine questo dolore. Ma è un dolore (attivando il nesso dantesco) legato al rimorso > nel 31 del Purg. Dante è di fronte a Beatrice che richiama la responsabilità dei suoi peccati e Dante che in un primo tempo è talmente sconvolto che non riesce nemmeno a parlare e alla fine piangendo ammette le sue colpe. A partire da qui Beatrice lo invita a “por giù il seme del piangere”, mettere da parte le ragioni del suo piangere e ad ascoltare come la sua morte avrebbe dovuto muoverlo in modo ben diverso. Parallelismo abbastanza chiaro, il seme del piangere ha a che fare con il dolore per la perdita di Annina, così come in Dante con la perdita di Beatrice, anche se in realtà nel passo dantesco è più il rimorso che prova per gli errori compiuti in seguito alla sua morte. Anche nel Seme del piangere torna ad emergere il tema del rimorso, soprattutto nel finale di Ultima preghiera, sull’orlo dei Versi livornesi, e in modo problematico: vedremo perché. - Richiamo a Cavalcanti: modello di leggerezza (soprattutto nella ballatetta, di una forma leggera ma non frivola di cui Caproni capisce di aver bisogno per affrontare il tema della morte della madre. Anche Calvino nelle sue lezioni americane nella lezione della leggerezza individua un modello di

leggerezza a partire dalla novella di Boccaccio dedicata a Cavalcanti e al gesto atletico con cui al finale della novella Cavalcanti si libera dalla brigata che lo sta incalzando, scavalcando le tombe del cimitero e dileguandosi. In questo gesto Calvino legge una sorta di figura del salto che la letteratura ci consente di fare, inscenando una vera funzione antropologia, archetipica. Cavalcanti della ballatetta è per caproni il modello per un balzo analogo, salto temporale che consente di abbandonare il presente di privazione, del lutto, per raggiungere questo altrove temporale e spaziale in cui è possibile incontrare ancora Annina. Il balzo verso questo altrove viene compiuto più propriamente con Preghiera Modello di Cavalcanti pertinente a Caproni per altri motivi 1. Cavalcanti offre a Caproni un modello di uso dello strumento della personificazione, dell’apostrofe a delle prosopopee, fictiones personarum, che con Cavalcanti si lega a una concezione dell’amore come forza disgregante che travolge il soggetto che lo spinge alla perdita di controllo. Elementi in sintonia con la concezione di Caproni che tra il seme del piangere e il congedo mette in scena il cedimento delle strutture della soggettività come baricentro affidabile per la compressione del mondo e dell’esistenza. 2. Cavalcanti ha modello di poesia speculativa, filosofica caratterizzata da una opzione di ateismo. Se la produzione poetica provenzale-stilnovistica rappresenta una matrice della ateologia caproniana. In questo caso ben più che dante, va individuato in Cavalcanti nella sua “ossessione poesia dominata dal tema della paura e della morte” (da un saggio). Gli strati del cavalcantismo di Caproni nel seme del piangere e ultima stagione sono ricchi e molteplici. La voce subisce uno ...


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