Giorgio Caproni PDF

Title Giorgio Caproni
Author Manuela Liò
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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GIORGIO CAPRONI La vita Nato a Livorno il 7 gennaio 1912, Caproni si trasferì all'età di dieci anni con la famiglia a Genova, città a cui è rimasto legato da un intenso affetto e in cui compì studi irregolari. Trasferitosi a Roma nel 1939, partecipò poi alla guerra mondiale; durante l'occupazione nazista fu partigiano nella Valtrebbia. Dopo la guerra ha vissuto a Roma con la famiglia, in condizioni economiche tutt'altro che facile, lavorando nella scuola e come maestro elementare, collaborando a riviste, svolgendo un lavoro di traduttore, spesso dal francese. È morto a Roma il 22 gennaio 1990. La prima poesia di caproni mostra subito una freschezza di linguaggio, una dolce sensualità, una curiosità ingenua e spontanea per gli spettacoli della vita. Questo gioia adolescenziale sembra rivestire di un'aurea miracolosa immagini e situazioni della realtà cittadina; ma dietro di essa si affaccia l'ombra della malinconia, si avverte il pericolo che tutta la luce del mondo non sia altro che finzione. La sua esperienza può essere in parte avvicinata a quella di Saba, a differenza del quale egli fa arretrare in lontananza l'urgenza della materia psicologica e preferisce coprire la propria persona e il proprio stesso scrivere sotto una sottile ironia: prende molto sul serio la poesia, ma non esita a sorridere di quel prenderla sul serio, allontanandosi così da mio atteggiamento di tipo romantico. Nella raccolta che ha avuto il titolo definitivo de "Il passaggio d'Enea", la poesia di Caproni si afferma in tutta la sua originalità, sotto l'effetto del trauma della guerra, delle sofferenze personali, familiari e collettive da essa determinate, e del distacco dell'amatissima città di Genova. La violenza e la distruzione che pesano sugli affetti, sulle persone, sulle cose, rendono più forte appassionata l'adesione del poeta alla vita quotidiana del mondo cittadino proletario e piccolo-borghese. Nasce così un sofferente canto d'amore per un'Italia povera e insieme attiva, immersa nel lavoro e nelle funzioni della vita cittadina. Genova si configura come il simbolo assoluto e concreto di una civiltà urbana carica di umanità. È un mondo caratterizzato dalla presenza di biciclette, treni, funicolari, da tram che si muovono nell'incerta luce mattutina, un mondo dove si rivelano i segni tangibili del lavoro e dello scambio tra gli uomini. Su questo mondo, che continua ostinatamente a resistere, la guerra incide un segno di sofferenza, di maledizione di rovina, ne rende precaria la bellezza, facendo affacciare su di esso la memoria di inquietudini miti antichi. Il ritorno alla madre e il 《congedo》 dell'io Il titolo de "Il seme del piangere", che contiene versi scritti tra il 1950 e il 1958, deriva da un'espressione dantesca: la parte più cospicua è data dai versi livornesi, un canto d'amore per la madre morta, che evoca l'immagine della giovinezza di lei, della sua presenza fresca e laboriosa nella vita di Livorno. Caproni vuole dare alla sua poesia la capacità di entrare in contatto con la madre giovane, che passa per le strade di Livorno, con la semplicità freschissima della sua persona, con il suo essere meraviglioso e fragilissimo. Siamo di fronte a un canzoniere d'amore, dove la parola si svolge con delicatezza assoluta. Nel "Congedo del viaggiatore cerimonioso", che raccoglie testi dal 1960 al 1964, Caproni sembra partire dalla leggerezza conquistata per sottrarsi allo sguardo e al rapporto, congedandosi dalla vita sociale, proiettandosi in figure di personaggi che parlano ed esprimono il loro essere ai margini, il loro rifiuto di partecipare alla vita comune. Nella splendida lirica che dà il titolo alla raccolta, il 《 congedo 》 avviene attraverso la voce di un viaggiatore che si appresta a scendere dal treno dopo aver partecipato alla conversione dello scompartimento: rimpiange la gioia del contatto avuto con gli altri, rivolge civilissime e delicate scuse, ma si congeda da loro e da tutti i valori sociali che essi rappresentano.

1944 (da Stanze della funicolare, poi, Il passaggio di Enea. Gli anni tedeschi) pag. 417 Il titolo di questo sonetto mostra come sia riferito alla situazione terribile dell'occupazione nazista: uno sguardo alla vita quotidiana scandita dagli errori, dalle minacce, dalla sofferenza di quell'anno. Da una scena della vita più normale e dimessa sprigionano subito sogni angosciosi di lacerazione e di morte, qualcosa che punge in profondità, rumori e sobbalzi minacciosi, che si riverberano sulla natura stessa dell'alba. Ultima preghiera (da Il seme del piangere) pag. 420 I versi livornesi, che costituiscono il nucleo essenziale della raccolta del 1959 Il seme del piangere, sono dedicati al ricordo della madre Anna Picchi e della sua giovinezza a Livorno, il ricordo dà luogo ad una appassionata e dolcissima poesia d'amore, che intreccia elementi di tipo colto ed elementi di tipo popolare. Il figlio adulto, ormai prossima alla vecchiaia, si proietta indietro, al di là dei limiti del tempo, rivolge la sua parola d'amore alla madre, immaginandola nella sua giovinezza di ragazza agile e sicura, che nel primo mattino attraversava Livorno recandosi al lavoro come sarta e ricamatrice. Rompendo lo stacco tra le generazioni, collocando se stesso nel tempo giovane della madre, il poeta trasporta quel tempo nel presente, immagina che la sua poesia possa raggiungere ancora la madre a Livorno, vederla apparire per le strade della città, da tutti ammirata, portando la luce di una rivelazione, ma con la dolcezza e la semplicità popolare. Ultima preghiera riprende il motivo della ballatetta di Cavalcanti, con l'invito dell'anima a recarsi a Livorno: un invito reso più delicato, leggero, affettuoso, di quotidiane semplicità, con l'offerta dell'anima stessa della bicicletta come mezzo di viaggio. Congedo del viaggiatore cerimonioso (da Congedo del viaggiatore cerimonioso) pag. 425 La poesia che dà il titolo alla raccolta del 1965 era stata concepita inizialmente come preludio di un poemetto di intitolare La valigia. Anche se poi il progetto del poemetto fu abbandonato. In questo Congedo la voce parlante si snoda con linguaggio semplice e scorrevole, attento alla presenza di un pubblico che ascolta, ricco di riferimenti alla circostanza e al luogo concreto in cui si proferisce, con pause e incisi che si sovrappongono alla misura metrica. Il viaggiatore cerimonioso è persona socievole, compita, ben cosciente del valore dei rapporti umani, ma nello stesso tempo dominato da un senso di estraneità, di separazione: crede nella comunicazione, ma ne sempre tutti i limiti, sa che essa lascia residui irrisolti; il suo andarsene è anche un riconoscere di essere 《 a parte 》 nell'atto stesso di mostrare tutta la proprio 《cerimoniosa》 considerazione verso coloro che ha incontrato, nel treno e nel mondo....


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