GRAY cap. 1-2 - Riassunto capitoli 1 e 2 del libro PDF

Title GRAY cap. 1-2 - Riassunto capitoli 1 e 2 del libro
Author Teodora Granata
Course Cultura e letterature angloamericane 1
Institution Università degli Studi di Catania
Pages 70
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Riassunto capitoli 1 e 2 del libro...


Description

GRAY A HISTORY OF AMERICAN LITERATURE PART I- THE FIRST AMERICANS Letteratura americana prima e durante il periodo coloniale e rivoluzionario Nell’Ottobre del 1492, Cristoforo Colombo approdò nel Nuovo Mondo. Convinto di essere arrivato in India, attuò un processo per il quale gli indiani si convertirono al Cristianesimo. Per mappare i nuovi territori scoperti, Colombo dava loro nomi di Santi. Fondamentale per questo progetto, fu il mito dell’Eden secondo cui i coloni europei non si trovavano di fronte ad una nuova cultura, ma stavano vivendo una sorta di ritorno immaginario al passato. Colombo considerava la nudità dei nativi ( le donne utilizzavano una foglia per coprirsi) un segno dell’innocenza aborigena. Per tutta la vita, Colombo continuò a credere di aver scoperto le Indie, ma nel momento in cui si rese conto di sbagliarsi, era letteralmente convinto di aver scoperto l’Eden. Inoltre era fermamente convinto di aver scoperto il posto in cui “nostro Signore ha posto l’albero della vita”. Tradizioni orali dei nativi americani Contrariamente a quanto pensato da Colombo, i nativi americani del sud-est pensavano che i bianchi uscivano dall’acqua per andarli a trovare. Trattati in modo ospitale, i bianchi poi scomparvero, lasciando dietro di loro "un fusto di qualcosa che sappiamo essere whisky." Fu allora che i bianchi tornarono per il loro vero scopo: il commercio. Quando leggiamo testi nativi americani, ci rendiamo conto che le storie raccontate riguardano la creazione del mondo, l’evoluzione del sole, delle luna e delle stelle; ci sono racconti di comparsa umana e culturale, che coinvolgono la scoperta di rituali o risorse come mais, bufali, cavalli, sale, tabacco, o peyote, vitale per la tribù. Vi sono leggende di eroi della cultura, a volte legate alla storia come Hiawatha, a volte puramente mitiche come le figure ricorrenti di fratelli gemelli; e, non estranee a questo, ci sono storie di imbroglioni, come Coyote, Rabbit, e Spider Man. Vi sono racconti d’amore e guerra, animali e spiriti, versioni mitiche che raccontano la storia di una particolare tribù, e spiegazioni geografiche che descrivono posti in cui adesso le tribù vivono. Ci sono miti dove la fine è semplicemente il preludio di un nuovo inizio, ciò era spesso legato all’arrivo dei bianchi. Il loro arrivo rappresentava la fine della pace e l’inizio della divisione. La vitalità e l’unità del creato sono elementi ricorrenti nei racconti dei nativi americani: una storia dei Sioux di White River si racconta che prima dell’arrivo di Colombo, esisteva un filo che legava uomini e animali per cui molte persone potevano capire le lingue degli animali, potevano parlare con un uccello, pettegolare con una farfalla  questo racconto mostra la convinzione che l'uomo bianco abbia rovinato le cose. Questo tipo di racconti risalgono al periodo in cui Colombo arriva in America. Nei racconti dei Jicarilla Apache, i due elementi più ricorrenti riguardano l’origine di tutto: trovare il posto nel mondo e l’elemento primordiale, l’acqua. In molte storie la creatura nata dall’acqua è una tartaruga (Caddo), una divinità (“The great chief above” nei racconti dei Yakima) oppure delle gemelle (riflettono la natura matrilineare della società). Nel mito di Yuma i gemelli sono maschi per giustificare i contrari e i misteri dell'esistenza, uno è buono e uno è cattivo Kokomaht il gemello buono e il creatore della terra e dei suoi abitanti. Avendo assunto forma corporea, creò "le quattro direzioni" del nord, sud, est e ovest, sei serie di quattro tribù, le creature della terra e del cielo, la luna e stelle. Bakutahl, il gemello cattivo, nacque dopo il fratello, dando vita a creature senza mani o piedi, ciò pesci e altri animali d’acqua. Nello specifico, la leggenda di Yuma descrive gli inizi della nascita e della morte. "Senza aiuto da una donna”, Kokomaht genera un figlio di

nome Kumashtam'hu e dice agli uomini e alle donne “di unirsi e crescere i figli”. Tutto ciò che è buono viene da Kokomahte tutto il male viene da Bakutahl (a lui sono attribuibili tutte le tempeste e terremoti). Non tutti i racconti, nel tentativo di spiegare l’origine del mondo, somigliano a quello del popolo Yuma; ad esempio il racconto del popolo degli Hopi racconti un piccolo e povero bambino che diventa un guerriero capace di uccidere tutti i nemici cacciatori-raccoglitori, riflettendo la paura dei contadini verso il saccheggio. Quando si libera dei nemici, ritorna al villaggio Hopi per insegnare alla gente “il giusto modo per vivere”. D'altra parte, c'è una leggenda popolare tra i Tsimshian che parla di Raven il Gigante, l’eroe preferito tra le tribù della costa nord-occidentale, che racconta come la luce del giorno è venuto al mondo. Creatura mutevole e metamorfica, l'eroe di questa leggenda assume la forma di un corvo, foglia di cedro, bambino e poi nuovamente corvo, mentre ruba la luce dal "capo del cielo”. Ci sono racconti che si concentrano sulla spiegazione dell'esistenza di un principio attivo o rituale. La storia di Blackfoot, infatti, racconta del giovane Bull-by-Himself che imparò a coltivare e fumare il tabacco dai castori. Da allora, le tribù associano al tabacco una certa ritualità. La storia di Brule Sioux racconta di una donna anziana, che in viaggio verso la cima di una collina solitaria dopo faticose preghiere e visioni, trova "l’erba santa" di peyote. Torna dalla tribù per insegnare tutto il necessario per raggiungere uno stato visionario. A volte, il tono di queste storie è umoristico. Un racconto di Pima, racconta che le persone bianche e nere sono un errore di creazione (bruciato troppo poco o troppo a lungo nel forno del "Man Maker"), mentre l'indiano Pueblo è perfettamente cotto e bello. Alcune hanno un tono serio, come nella leggenda Cheyenne; spiega semplicemente come "Maheu il Creatore" ha insegnato per la prima volta la danza del sole, che rappresenta la creazione di questo universo", ad un dottore e alla moglie. Di diversa complessità è quello raccontato tra i Brule Sioux, dove al centro della vicenda c’è "White Buffalo Woman" che fornisce tramite una pipa sacra tutto ciò che cresce sulla terra, alla sua tribù e successivamente si trasforma da donna a bufalo. White Buffalo Woman si batte per tenere insieme la tribù, offrendo la sua carne e dunque permettendo alla tribù di vivere. Molto spesso, la nascita dell'eroe è avvolta nel mistero. Nelle leggende dei Cheyenne settentrionali, l'eroe Sweet Medicine nasce da una donna rimasta incinta in seguito a delle visioni avute 4 notti consecutive. Ancora più spesso, l'eroe affronta prove che variano ampiamente da tribù a tribù: la maggior parte delle tribù raccontano di un mostro feroce che deve essere eluso (un orco in una scogliera, un mostro marino, una creatura golosa spesso a forma di toro o orso che si ciba di persone). Nelle leggende prima dell’arrivo di Colombo, i nativi erano in grado di parlare agli animali e viceversa. Spesso, l’eroe è un’animale o per meglio dire un umano che assume sembianze animali e di conseguenza assorbe personalità riconducibile all’eroe. Molte tribù, per esempio, raccontano di un grande mostro d'acqua, Unktehi o Uncegila per i Sioux, le cui ossa sono sparse nelle Badlands del Nebraska e Dakota. Più bizzarro è No Body, il Grande Rolling Head, una creatura che ruzzola giù dalla montagna, distruggendo qualsiasi cosa incontri lungo il suo cammino e divorando le persone con i suoi denti mostruosi.

In diversi racconti il mostro assume la forma di un uomo bianco. In una leggenda dei Chinook, per esempio, l'eroe si ritrova di fronte ad un essere somigliante ad un orso con la faccia di un essere umano. Chiaramente, ciò che vivono gli eroi in questi racconti sono le paure e le aspirazioni della tribù. Molto spesso le leggende descrivono la vita e l’ambientazione originaria delle tribù perché rappresenta il passato che ha dato vita al presente. In una storia raccontata tra i Passamaquoddy, per esempio, un eroe e medico di nome Glooscap distrugge un mostro e di conseguenza, assicura il quieto vivere alla tribù. Paura e timore si nascondono dietro alla storia di “Sweet Medicine” (raccontata tra i Cheyenne), abbandonato dalla madre in una prateria e cresciuto da una donna anziana, cresce saggio e abile. A soli 10 anni, uccide un vitello miracoloso e pone fine alla carestia all’interno del villaggio. Allontanato dal villaggio, sarà capace di riguadagnarsi la fiducia del popolo. Sweet Medicine viene guidato da una voce misteriosa all'interno della montagna sacra chiamata Bear Butte. Lì ha un incontro con gli spiriti che lo istruiscono e gli insegnano le cose utili alla sopravvivenza della tribù. Donano egli 4 frecce sacre: 2 per la guerra e 2 per la caccia, ricordandogli di custodirle. Con questi doni, Sweet Medicine ritorna a casa e ritrova un’altra carestia. Grazie alle 4 frecce, istruisce il popolo insegnandogli ciò che gli spiriti gli hanno insegnato, dando vita alla vera “nazione Cheyenne”. Per quattro generazioni, Sweet Medicine vive tra la sua gente rendendo i Cheyenne "una tribù orgogliosa rispettata in tutte le Pianure". Riconoscendo la sua fine sempre più vicina, Sweet Medicine, mette in guardia il suo popolo avvertendolo dell’arrivo dell’uomo bianco= distruzione per i popoli nativi. Il futuro sembra inesorabilmente destinato, ma Sweet Medicine invita il popolo ad avere coraggio e di lottare per la sopravvivenza dei Cheyenne  coraggio= strategia di sopravvivenza. Una caratteristica dei racconti dei nativi americani è quanto velocemente il grande portatore di cultura può trasformarsi in un impostore. La figura in questi racconti è Coyote, ma il suo carattere può variare da tribù a tribù. Nelle pianure, le storie su Coyote danno uguale misura alla sua intelligenza e alle sue pagliacciate, alla sua lussuria e al suo imbrogliare, mentre nella costa nord del Pacifico si dà maggiore attenzione alla sua astuzia piuttosto che alla sua buffoneria. Alcune caratteristiche del Coyote sono uguali ovunque esso si trovi: la sua spontaneità, la sua abilità nel travestirsi e il suo talento per la metamorfosi. Fondamentale è la resistenza all'autorità, e l’impulso sovversivo. Dopo l'arrivo di Colombo, i bianchi ebbero la pretesa di avere una certa autorità e quindi non è una sorpresa scoprire che, in molte versioni di queste storie, la vittima dell’ inganno è bianco. In una variante di racconto del folklore dei nativi americani, Coyote incontra un commerciante bianco che ritiene di aver ingannato tutti gli indiani attorno a lui e che "nessuno ha mai avuto la meglio su di lui". Ma Coyote lo deruba, facendosi prestare il suo cavallo ed i suoi vestiti, imbrogliandolo. In storie come questa il confine tra ingannatore ed eroe è sottile, dal momento che Coyote pareggia i conti con chi ha avuto la meglio sull’incontro la Vecchio e Nuovo Mondo. Non tutti gli animali che compaiono nei racconti dei nativi americani sono degli imbroglioni. Gli animali sono una presenza costante e il loro contatto con il mondo umano è intimo e incessante. Il regno animale e quello umano si fondono, eludendo così tutte quelle barriere che dividono i due mondi.

In una storia raccontata tra i Pomo (tribù nel nord della California), una ragazza sposa un serpente a sonagli; in una leggenda Passamaquoddy un gufo con le corna, seduce una giovane umana grazie alla sua abilità nel suonare il flauto. In una leggenda raccontata tra il popolo Haida, un orso compone in onore della sua amata una canzone nella quale afferma di fare il possibile per compiacerla. Viene chiamato il “Cantico degli orsi” ed è una testimonianza del rapporto vitale tra l'uomo e l'animale. Nella tradizione nativa americana gli animali sono sacri, ma allo stesso tempo sono una fonte di cibo. Non vi è alcuna contraddizione qui, dal momento che ciò che lega gli animali e gli esseri umani è una rete di mutuo aiuto e rispetto. In una storia raccontata tra i Sioux, quattro fratelli uccidono un bufalo. La voce del bufalo invita i fratelli a prendere la carne per nutrirsi e a mettere pelle, testa, zoccoli e coda da parte. I tre fratelli maggiori ignorano il comando, ma il fratello più giovane obbedisce. Dopo aver messo insieme le parti restanti del bufalo, vede “nascere” un nuovo bufalo che si disperde tra le colline. La sopravvivenza del bufalo come fonte di cibo e oggetto di riverenza, è assicurata per la tribù. I tre fratelli maggiori verranno puniti e trasformati in serpenti a sonagli, anch’essi avranno un compito da svolgere in questa vicenda. Il fratello minore va a fargli visita 3-4 volte al giorno dopo la metamorfosi perché essi gli forniscono la "medicina del serpente" che gli permetterà di diventare un guerriero. Inoltre, tutti i membri della tribù si recano dai 3 fratelli, ora serpenti, con offerte di tabacco e carne rossa. Da allora in poi, i serpenti a sonagli proteggono la tribù e sono una fonte di potere intima e magica per i Sioux. Il bufalo è strettamente e misticamente connesso al fratello minore. Storie d'amore tra umani e animali spesso si trasformano in storie d'amore tra esseri umani, uno dei quali o entrambi possono diventare animali o viceversa. Ad esempio, in Oregon la tribù Coos racconta di una donna che sposa un tritone e gradualmente si trasforma in una creatura marina anche lei. In altro modo, la leggenda di Maidu racconta di una donna che insegue una farfalla, esausta si addormenta e al risveglio si rende conto che la farfalla è stata trasformata in uomo. Amore e lussuria convivono facilmente nella leggenda dei nativi americani. Nelle leggende dei nativi americani vengono spesso collegati amore e morte. Il cuore dei racconti dei nativi americani riguarda l'accettazione, ma anche la celebrazione, del ciclo della vita, la necessità di morte, e l'inevitabilità del rinnovamento. Non è sorprendente trovare lo stesso riconoscimento celebrativo che ritroviamo nei nativi americani, anche nelle vite degli americani di oggi come testimonianza di un passato che garantisce la continuità del futuro. Come ad esempio le canzoni per le storie degli Zuni. Ogni anno, in un complesso e antico rituale chiamato Shalako che dura più di 6 ore, la popolazione Zuni loda e garantisce il rinnovamento della vita. Shalako letteralmente significa “la venuta degli Dei” e deriva dalla credenza che i kachinas, cioè gli spiriti protettori della terra e gli antenati degli Zuni, promisero all’inizio dei tempi di ritornare ogni dicembre nella patria degli Zuni, nel New Mexico, per portare grano e acqua per rinnovare la vita per l’anno successivo. Gli Dei si incarnano in persone mascherate che trascorrono la maggior parte dell’anno a preparare i “doni” da consegnare alla popolazione, con il sottofondo del poesia cantata all’unisono dai sacerdoti Salako. L’esecuzione di questo poema cantato conferma che la morte è una parte fondamentale del ciclo della vita. Il sole, la terra, l’acqua, l’umanità, e le piante animano nel complesso l’esistenza come nel percorso della vita, quindi la

crescita del grano è attribuita ad agenti divini, umani e naturali, che lavorano tutti all’unisono. Un senso simile anima quasi tutte le canzoni e la storia dei nativi americani. Segue queste linee una canzone conosciuta tra gli Inuit, ambientata nel tetro ambiente dell'Alaska in cui "il Grande Tempo", un essere misterioso che comunica con il mare, il vento, e il cielo e muove gli esseri umani in direzioni che non sempre comprendono. I miti dei nativi americani interessano le continuità tra tutti gli esseri animati, tra i vivi, i morti e le generazioni future, tra il misterioso e il banale, tra l'universale e l'immediato. Continuità come queste si ritrovano nelle parole conclusive della poesia cantata l'ottava notte della cerimonia Zuni della “venuta degli Dei”: quando l'uomo in cui gli spiriti della terra e i morti si sono incarnati, dopo un'intensa preparazione, chiede il respiro vivificante degli antenati per rinnovare la comunità. Incontri spagnoli e francesi con l'America Quello degli Zuni è stato il primo popolo con cui gli spagnoli hanno avuto a che fare. Un gruppo guidato da Alvar Nunez Cabeza de Vaca nel 1528 era a corrente di una zona molto a Nord chiamata le "Sette città di Cibula",conosciuta per la sua ricchezza. Nel 1539 il frate Marcos de Niza venne inviato in viaggio nel territorio del Nuovo Messico. Sebbene non riuscì ad entrare all'interno, raccontò di averla osservata e di aver trovato una città ricca e dorata, chiamata Cibola. I racconti di fra Marcos de Niza indussero, nel 1540, la spedizione di Francisco Vasquez de Coronado (governatore della Nuova Galizia) che venne incaricato dal viceré Antonio de Mendoza. Coronado non trovò l’oro di cui parlava Marcos de Niza, ma incontrò la tribù dei Wichita. Un esploratore nativo americano, un indiano soprannominato "il turco", li attirò con la promessa che presto avrebbero trovato la città dei loro sogni. Ma ancora nel 1542, gli esploratori non trovarono alcuna ricchezza e decisero di punire “il turco”, strangolandolo. Tuttavia, il racconto della spedizione di Coronado scritto, da Pedro de Casteneda, oltre vent’anni dopo rivela un importante scoperta: la vastità del territorio americano e le pianure immense sulle quali pascolavano grandi mandrie di bufali. Della vastità dell’America ne parlano scrittori come Walt Whitman, Charles Olson che hanno sostenuto il senso d’impotenza di fronte a tanta grandezza. La narrazione di Pedro de Casteneda della spedizione di Coronado racconta l'abbondanza e la vastità del Nuovo Mondo: mandrie di bufali, branchi di cani della prateria, grandi quantità di uva acerba, ribes e maggiorana selvatica, numerosi torrenti tutti fluenti  il Mississippi. Il linguaggio europeo non riesce a descrivere alla perfezione la vastità americana. Proprio per questo motivo per poterlo descrivere si ha bisogno di una nuova lingua estranea sia al Nuovo che al Vecchio Mondo: da qui nasce l’evoluzione della letteratura americana. “The Voyages to the Great River St. Lawrence, 1608/1618” del francese Samuel de Champlain si focalizza sulla sua esperienza di esplorazione nel Nuovo Mondo, parlando di quest’ultimo come una terra sconosciuta, inesplorata e senza nome. Quest’ultimo smarrisce la sua via, ma nonostante tutto riesce a ritornare dai suoi amici nativi americani che lo implorano di non allontanarsi più da solo. I nativi ammettono la preoccupazione di essere accusati di averlo ucciso se fosse mai scomparso, dunque la loro libertà, il loro onore e la loro vita sarebbero stati messi in discussione. Implicitamente, stanno riconoscendo che dall’arrivo dell’europeo le loro vite sono cambiate a tal punto da aver bisogno di lui e temere per la sua vita. Dunque l’europeo assume centralità e potere, a tal punto da osservare l’ambiente circostante e dare un nome alle cose, in particolare da il nome a un lago chiamandolo lago di Champlain. Samuel de Champlain ci offre un importante excursus di come l’incontro tra Vecchio e

Nuovo mondo ha trasformato entrambi. Infatti egli pensa a come rendere l’America luogo di profitto e potere. Nel corso dei suoi Voyages, Champlain rivela di come ha promosso l'alleanza francese degli Huron contro gli Iroquois e di come la guerra aveva una valenza totalmente diversa per i nativi e per gli europei. Per i nativi americani la guerra era una cerimonia brutale, ma piena di magia invece per l’europeo rappresentava un atto brutale. La differenza tra Samuel de Champlain e altri colonizzatori/esploratori sta nel fatto che il primo si dichiarò divertito dalla stranezza dei “selvaggi” mentre i secondi erano scioccati dal loro modo di essere e dalla loro ferocia. Il francese Huguenot Rene Goulaine de Laudonniere nel suo "A Notable Historie Containing Four Voyages Made by Certaine French Captaines unto Florida" (1587), descrive un rituale brutale effettuato al momento della creazione di una colonia nel 1564, con una misto di incredulità e orrore. Laudonniere racconta di un preciso momento: invitato ad una festa assieme ad altri uomini bianchi, vide un nativo americano accoltellato seduto in un angolo della sala, che successivamente spirò. Chiesto il motivo per il quale il nativo è stato brutalmente accoltellato, il capo spiegò che era un cerimoniale attraverso il quale la tribù d’appartenenza avrebbe ricordato la morte dell’antenato giustiziato dal nemico. Questo è un altro esempio di brutalità dei nativi e la loro conseguente necessità di essere con...


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