Hadot Plotino e la semplicità dello sguardo PDF

Title Hadot Plotino e la semplicità dello sguardo
Author maria pucciarelli
Course Pratiche filosofiche
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Hadot Plotino e la semplicità dello sguardo

Ritratto del Filosofo da parte di Porfirio 301 d.c. 

Arte non riproduce la realtà ma l’idea di bello di cui la realtà sensibile non è che immagine…artista è chi ricerca il vero io. Lo scultore , toglie materia e arriva all’essenza.

Movimento di purificazione in cui l’io abbandonando tutto ciò che non è esso stesso, piaceri, dolori ..risale a ciò che è! attenzione sempre tesa al divino..ricerca della semplicità assoluta  Plotinio si vergognava di essere un corpo/ Plotone contro gnosticismo-> il corpo viene considerato una tomba e una prigione; l'anima deve separarsene in quanto affine alle Idee eterne; il nostro vero io è puramente spirituale. In questa filosofia si deve tener conto anche delle teologie astrali: 1'anima ha origine celeste ed è scesa quaggiù con un viaggio stellare, nel corso del quale ha rivestito involucri sempre più rozzi, l'ultimo dei quali è il corpo terreno. Allo spiegare la presenza dell'anima divina in un corpo terreno e rispondere al continuo interrogativo dell'uomo che quaggiù si sente straniero, da parte della filosofia di quell'epoca, (da dove vengo?...) risponde con il gnosticismo->> Secondo il quale , le anime erano cadute nel mondo sensibile in seguito a un evento drammatico indipendente da loro. Una Potenza malvagia aveva creato il mondo sensibile. Le anime, parcelle del mondo spirituale, vi si trovavano prigioniere contro la loro volontà. Con la fine del mondo, con la sconfitta della Potenza malvagia, la loro prova avrebbe avuto fine. Esse sarebbero ritornate nel mondo spirituale. (( La salvezza si trovava dunque al di fuori dell'anima: consisteva in un mutamento di luogo; dipendeva dalla lotta tra Potenze superiori. )). PLOTINO SI OPPONE ALLO GNOSTICISMO x PLOTINO NON E’ NECESSARIA LA FINE DELLA POTENZA MALVAGIA( la fine della vita, la morte) PER RITORNARE AL MONDO SPIRITAULE. Questo mondo spirituale non è un luogo ultraterreno o ultracosmico, dal quale lo separino spazi celesti. Non è neppure uno stato originario irrimediabilmente perduto, al quale solo la grazia divina potrebbe ricondurlo. No, questo mondo spirituale non è altro che l'io più profondo. Lo si può raggiungere immediatamente rientrando in sé. Ci troviamo di fronte a un'esperienza mistica della visione di se stesso-> ci si percepisce come identificati con l'Intelletto o Spirito divino, in una condizione di «bellezza meravigliosa», in cui si ha la coscienza di vivere a un livello superiore di vita e di attività. ->Plotino fa riferimento qui ad attimi privilegiati, non a una condizione continua. Si produce una sorta di risveglio: qualcosa che, fino a quel momento, era inconsapevole invade il campo della coscienza. O piuttosto, l'individuo si trova in uno stato che non sperimenta abitualmente: esercita un'attività che scavalca le modalità della coscienza e del ragionamento a cui è abituato. Dopo quelle fuggevoli illuminazioni, però, è molto sorpreso di ritrovarsi qual era prima: a vivere nel suo corpo, cosciente d i se stesso, a ragionare e a riflettere su quanto gli è capitato. GERARCHIA DI REALTA’ ciasucn grado di realtà non può essere spiegato se non in relazione al grado superiore. Situa se stesso e la propria esperienza nell'ambito di una gerarchia di realtà che si estende da un livello supremo, Dio, a un livello estremo, la materia.

->l'anima umana occupa, secondo questa dottrina -> una posizione intermedia tra realtà che le sono

inferiori (la materia, la vita del corpo), e realtà che le sono superiori (la vita puramente intellettiva, propria dell'intelligenza divina e, ancora più in alto, la pura esistenza del Principio di tutte le cose). Secondo questo schema, che corrisponde a una gerarchia ciascun grado di realtà non può essere spiegato senza il grado superiore: l'unità del corpo senza l'unità dell'anima che gli dà vita; la vita dell'anima senza la vita dell'Intelletto superiore che contiene il mondo delle Forme e delle Idee platoniche e che illumina l'anima e le permette di pensare; la vita dell'Intelletto stesso senza la feconda semplicità del Principio divino e assoluto->> questi livelli di realtà divengono dunnque livelli della vita interiore, livelli dell'io. Il vero io, questo io in Dio, è dentro di noi. Nel corso di alcune esperienze privilegiate, che innalzano il livello della nostra tensione interiore, ci identifichiamo con esso, diveniamo questo io eterno; la sua bellezza indicibile ci commuove e, nell'identificarci con lui, ci identifichiamo con il Pensiero divino stesso, in cui è contenuto. Tali esperienze privilegiate ci fanno quindi capire che noi non smettiamo, che non abbiamo mai smesso di essere in contatto con il nostro vero io. Siamo sempre in Dio. Ci si chiede se noi siamo coscienti che facciamo parte di questo livello superiore-> possiamo avere coscienza. Coscienza ->La coscienza è un punto di vista, un centro prospettico. Il nostro io, per noi, coincide con questo punto a partire dal quale ci si apre una prospettiva sul mondo o sulla nostra anima; in altri termini: perché un'attività psichica sia nostra, deve essere cosciente. La coscienza e il nostro io - si situa allora, come un mezzo o un centro intermedio, tra due zone d'ombra, che si dispiegano al di sopra e al di sotto di essa: la vita silenziosa e incosciente del nostro io in Dio, la vita silenziosa e incosciente del corpo. Possiamo scoprire, attraverso il ragionamento, l'esistenza di questi livelli superiori e inferiori. Ma non saremo ancora davvero ciò che siamo finché non ne avremo coscienza. Se potessimo prendere coscienza della vita dello spirito, percepire le pulsazioni di questa vita eterna che è in noi come siamo in grado, prestandovi attenzione, di percepire le pulsazioni del nostro cuore di carne, allora la vita dello spirito invaderebbe il campo della nostra coscienza, diventerebbe veramente «noi», sarebbe veramente la nostra vita. La nostra coscienza - il nostro specchio interiore - è disturbata e indebolita dalla cura delle cose terrene e corporee. Non è la nostra vita all'interno del corpo a impedirci di avere coscienza della nostra vita spiritua-le - di per sé essa è incosciente -, bensi l'attenzione che dedichiamo al corpo. È questa la vera caduta dell'anima. Ci lasciamo assorbire da preoccupazionivane, da sollecitudini esagerate Se vogliamo avere coscienza delle realtà trascendenti così presenti [nella parte superiore dell'anima] la coscienza deve volgersi verso l'interiorità Quidni si deve rinunciare alle preoccupazioni, al corpo terreno? No, questa non è, ancora, che una fase preparatoria, per quanto indispensabile. Solo in certi attimi fuggevoli, però, ci identificheremo con il nostro io autentico. Il fatto è che la vita spirituale, di cui vive senza interruzione il nostro vero io, costituisce un livello di tensione e di concentrazione superiore al livello proprio alla nostra coscienza. Anche se ci innalziamo a tale livello, non siamo i n grado di rimanervi. E quando lo raggiungiamo, non prendiamo coscienza del nostro io superiore, perdiamo piuttosto la coscienza del nostro io inferiore. La nostra coscienza, infatti, non è che una

sensazione interiore: esige che in noi vi sia uno sdoppiamento, una distanza temporale, sia pur minima, tra ciò che vede e ciò che viene visto. Non è una presenza, dunque: è un ricordo, è inesorabilmente intrecciata con il tempo. Non ci fornisce che riflessi, che tenta di fissare esprimendoli at-traverso il linguaggio. L'attività del nostro vero io si svolge invece nella presenza totale, nell'eternità e nella perfetta semplicità. Tutto il paradosso dell'io umano è qui: siamo solo ciò di cui abbiamo coscienza, eppure siamo consapevoli di essere stati più pienamente noi stessi proprio nei momenti in cui, innalzandoci a un livello più alto di semplicità interiore, abbiamo perduto la coscienza di noi. Ecco perché Plotino, nel brano autobiografico citato più sopra, diceva che nel momento in cui, riprendendo coscienza dopo le sue estasi, ricadeva dall'intuizione alla riflessione, si domandava o-gni volta come avesse potuto ridiscendere, come avesse potuto riprendere coscienza; come, dopo aver vissuto l'unità dello Spirito, avesse potuto ritrovare lo sdoppiamento dell'io cosciente. Il fatto è che, passando da un livello di interiorità all'altro, l'io ha sempre l'impressione di perdersi. Se si unifica e si innalza al pensiero puro, l'io ha paura di smarrire la coscienza di sé, di non essere più padrone di se stesso. Se giunge invece a vivere l'esistenza divina, ha paura di riprendere coscienza, di perdersi e ritrovarsi. La coscienza si manifesta ocn uno shock, malattia. Possiamo quindi innalzarci alla vita spirituale solo attraverso una sorta di vai e vieni continuo tra i livelli discontinui della nostra tensione interiore. L'esperienza interiore plotiniana ci rivela dunque l'esistenza di livelli discontinui della nostra vita spirituale. Dispersi tra le cure e le preoccupazioni della vita quotidiana possiamo, per prima cosa, concentrarci verso l'interno, volgere la nostra attenzione verso le realtà di lassù, riprendere coscienza di noi stessi. Scopriremo allora che, talvolta, siamo in grado di elevarci a un'unità interiore più perfetta, nella quale raggiungiamo il nostro vero io vivente e reale nel Pensiero divino. Una volta arrivati a questo livello rasenteremo, forse, uno stato di indicibile unità, nel quale coincideremo misteriosamente con la semplicità assoluta, da dove deriva ogni vita, ogni pensiero e ogni coscienza. Tuttavia, questi livelli non si escludono a vicenda: è anzi il loro insieme, la loro interazione a costituire la vita interiore. Plotino non ci invita ad annullare la personalità nel nirvana. L'esperienza plotiniana, al contrario, ci rivela che la nostra identità personale presuppone un Assoluto indicibile, di cui essa è contemporaneamente emanazione ed espressione. LA VITA SPIRITUALE COSTITUISCE UN LIVELLO DI TENSIONE E CONCENTRAZIONE SUPERIORE AL LIVELLO DELLA NOSTRA COSCIENZA...NON SIAMOIN GRADO DI RIMANERVI. E’ UN RICORDO..

PRESENZA se il mondo spirituale è in noi esso è anche fuori di noi.. basta saper guardare fuori di noi per percepirlo dietro le apparenze.. andare oltre la forma e andare all’origine della materialità a leggere la formula invisibile all’occhio.



metodo di Linceo: vedeva anche ciò che è all’interno della Terra = andare al di là delle apparenze materiali per vedere la forma… mondo sensibile liberato dai condizionamenti materiali.. ridotto alla Bellezza.



FORME: compare ai nostri occhi il mono delle Forme-> mndo sensibile liberato dai condizionamenti materiali, ossia ridotto alla propria bellezza. Il mondo delle Forme può così commuovere i nostri sensi e percepito con un piacere che nessuna realtà sensibile potrebbe stimolare.

->che rapporto c'è tra il mondo delle forme e il mondo sensibile? Si poiché lo spirito è oltre lo sguardo visibile, ma si trovano in due livelli diversi. La visione dello spirito prolunga e rende più acuta la visone dell'occhio che, dietro al materiale, ci mostra le forme,-> il mondo materiale non è altro che la visibilità delle forme. Il mondo materiale è la visibilità delle Forme.. può essere spiegato attraverso esse. e le forme non hanno bisogno di essere spiegate.. hanno la propria ragione in sé è proprio perché sono vive ( troviamo il loro perché all'interno delle forme stesse). Il mondo delle forme è animato da un’unica vita da un movimento continuo che gerna altre forme. ogni forma sviluppa tutto quanto è presupposto in essa.. la forma umana esige la ragione… Il mondo delle Forme non è programmato, un progetto drascendente .. si può dire che si inventa nella sua immediatezza. Fa come esempio geroglifici -> che ci danno l'idea di cosa sia la totalità, è la stessa forma immediatamente che dà significato. Il mondo delle forme-> l'interno del visibile.

FILOSFOIA DELLE VITA . SEMPLICITA’ DELLO SGUARDO.. LA VITA PER LUI E’ ATTIVITA’ FORMATRICE IRRIDUCIBILE ALLE NOSTRE NALISI.. UNA FORMA CHE SI PLASMA DA SOLA.. SAPERE IMMEDIATO CHE RAGGIUNGE SENZA SFORZO LA PERFEZIONE. La vita dov senza cercare..è immediata e semplice inafferrabile alla riflessione …per raggiungerla bisogna abbandonare la riflessione per la CONTEMPLAZIONE.

attraverso la contemplazione si raggiunge la VISIONE DELLA BELLEZZA. BELLEZZA DEL MONDO DELLE FORME LE FORME SI CONTEMPLANO DA SOLE.. SONO MODELLO E RISULTATO in u unico atto spirituale.-sono il Pensiero divino unica forma. Per unirsi al pensiero Divino è necessario che l’anima non guardi qs mondo delle forme come realtà esterna.. deve sentirlo dentro di se innalzandosi a livello contemplazione pura del proprio pensiero divino.. deve coincidere con il vertice di se stessa e qs visione immediata di sé.

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INTUIZIONE E CONTEMPLAZIONE.. la vita è contemplazione immediata di sé.

so vedono nascere le cose a partire da questo sguardo totale con cui il bello si manifesta a se stesso come sguardo.. si è nello spirito divino, nel Pensiero e nell’intelletto che si pensa da solo. Grazie a questa esperienza di capirà che poiché tutte le cose derivano direttamente dal Belllo, esso è presente sia nel mondo sensibile sia nella nostra anima. Per incontrare Dio non è necessario recarsi nei templi e Do non solamente in noi è anche nel mondo. La vita è presenza totale che si espande con dinamica continua.. movimento puro e non si arresta in nessun luogo senza fermarsi in esse.La Vita è una presenza che ci perviene sempre è già lì.

AMORE

Per Plotino la conoscenza è sempre esperienza e metamorfosi interiore non si tratta di sapere razionalmente che esistono due livelli ci si deve elevare interiormente fino a qs due livelli e sentirli dentro di se’ come due diverse tonalita’ della vita spirituale. Amore esperienza profonda e inconsapevole: lo spettacolo della vita Divina che si agita nel mondo delle forme ci infiamma d’amore ..anche nell’amore c’è il presentimento dell’infinito di ciò che va al di la di ogni forma. se amiamo è perché qualcosa di indefinibile si aggiunge alla bellezza Il mondo delle forme non potrebbe di per se farci ardere d’amore se non ricevesse da altra fonte la vita che lo anima.

grazia= movimento che si aggiunge alla bellezza per suscitare l’amore..euritmia= movimento distensione rilassamento

L’amore è sempre superiore al suo oggetto e nelle cose qs di più è la grazia la Vita. si giustificano le forme e le strutture la Grazia e della vita non si giustificano.. sono.

Il Bene per Plotino è ciò che donando la grazia fa nascere l’amore .. L’amore e la grazia sono ingiustificati e il Bene è ingiustificato e apre all’Essere e agli esseri la possibilità di un amore infinito. La vita è grazia perche dio è grazia la grazia delle cose deriva dalla bontà divina.. dio è percepibile al cuore nella grazia.

grazia= attrazione esercitata su di noi dalla presenza del Bene che ci apre alla possibilità dell’amore.Il Bene è sempre presente..siamo noi che non siamo sempre presenti Esperienza dell’amore è slancio infinito.

tre vie per elevarsi dal mondo sensibile al trascendente: -ispirato dalle Muse attirato dalla bellezza delle sonorità e dei ritmi -amante dalla bellezza fisica perché non ricorda la bellezza ideale -filosofo guidarlo attraverso le virtu per acocmpagnarlo al trascendente PER PLOTINO , al contrario di Platone, l’amore dei corsi ( per platone omosessuale ) l’amore dei corpi è solo una delle vie possibili

Per il filosofo l’amore è mistico da subito. Lo stato più elevato dell’anima è la totale passività, spoglia di ogni forma. l’anima fa tutt’uno con l’oggetto del proprio amore e diventa il Bene e accede ad u forma di vita superiore provando sicurezza, piacere e benessere. esperiza mistica= ritorno dell’anima alle sue origini. Lo spirito nella sua forma nascente è in contatto con il Bene poi si presenta nelle Forme e si distingue dal bene

conoscendolo solo nell’intelletto.( dentro noi livelli dell’Io )

la realtà divina si pò rivelare in due aspetti: -a volte contempliamo solo il Bene ovvero lo spirito nel suo stato di perfezione che contiene il sistema delle forme -a volte ci innalziamo al livello dello spirituale suo stato iniziale e partecipando alla relazione diretta con il Bene

nasce in noi u amore infinito.

Il Bene è superiore al bello. Il Bello suscita terrore. E'' nella pace e nella dolcezza che l''anima plotiniana diventa una pura capacità di ricezione che attende di venireinvasa dalla presenza del Bene. La grande questione plotiniana è l’analisi del modo in cui si possa imparare a vivereuna vita che sia disposta verso la contemplazione. Occorrerà un grande lavoro di purificazione e semplificazioneinteriore che deve essere svolto dalla virtù, la quale, nata dall''unione con Dio, trasforma tutto quanto l''essere.

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Quando si è raggiunto un certo grado di purezza interiore si è contemporaneamente presenti allo Spirito e agli altricon la stessa disponibilità, la stessa aspettativa amorosa.

VIRTU’

troppo treni per trattenere il divino e troppo divini per dimenticarlo.imparare a vivere una vita che ci porti alla contemplazione tutti i giorni. Illuminare la vita quotidiana con lo splendore e la luce della contemplazione. Lavoro di purificazione compito delle virtù.Trasformazione interiore del nostro essere può portarci a DIO. Virtù che nasce dalla contemplazione e ritorna alla contemplazione.La virtù entr ain gioco quando l’anima cade dalla contemplazione. compito della virtù purificare l’anima per mantenerla in contatto con il Divino.La virtù platiniamo vuole essere assimilata a Dio.

virtu sociali: prudenza, giudizi, fortezza, temperanza.. regolano il composto anima e corpo

virtu purificatrici: trasformazione vita interiore…si rivolgono solo a Dio contemplazione. continua attenzione al divino. come possiamo vivere quaggiù senza smettere di contemplare?

DOLCEZZA

PREMEDITAZIONE della sofferenza in gioventù per essere pronti in vecchiaia. tensione verso se stesso e verso lo spirito semplicità dolcezza larghezza di spirito

VA SEMPRE ALL’ESSENZIALE PLOTINO è DOLCE E CONDANNA L’ENFASI DEI SOFISTI GLI SCRITTI DIPLOTINO NASCONO DA UNA MEDITAZIONE INTERIORE CHE NON SI INTERROMPE

DGUARDO DI PLOTINO CHE VEDE AL DILA’ DELL’OGGI E CON DOLCEZZA GUARDA ALL’ALTRO ED ALLE FORME SENSIBILI. IL PROPRIO CORPO VA CCETTATO CON DOLCEZZA NON ESITE CONFLITTO SPIRITUALE E’ SUFFICENTE CHE L’ANIMA CONTEMPLI PERCHE’ TUTTO QUANTO L’ESSERE VENGA TRASFORMATO.

Plotino e’ contemporaneamente presente a se stesso e agli altri nella contemplazione. Questa premura è dolcezza. più si è migliori più si è benevoli verso tutto e tutti. Il bene è pieno di dolcezza.

SOLITUDINE

sogno di Plotino : Planotopoli o comunque riunione u gruppo di filosofi, ma qs sogno fallì. Sollecita glia liei a viaggiare e lo coglie la malattia: tubercolosi. Negli ultimi soliloqui nessuna irritazione verso il corpo che lo fa soffrire. Il male non è estraneo all’ordine dell’Universo.Male privazione del Bene. Non dobbiamo criticare l’ordine del mondo anche quando vi sono condizioni che ci paiono malvagie. L’uomo può cogliere il bene solo dopo aver provato il male.contempla con disprezzo il male eppure la vita il dramma dell’universo ha un piano provvidenziale.

Non esistono anime malvagie, ma anime che hanno un ruolo cattivo.

è la parte inferiore di noi che può lasciarsi prendere dalle cose terrene e darsi al vizio. Anche la morte non è un male. Rendo l’anima a dio.

uomo moderno + diviso dell’uomo plotiniano

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