Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio ruandese di M. Fusaschi PDF

Title Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio ruandese di M. Fusaschi
Course ANTROPOLOGIA CULTURALE
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Pages 18
File Size 427.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 35
Total Views 147

Summary

Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio ruandese di M. Fusaschi...


Description

.

Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio ruandese. Capitolo 1. Il Rwanda: sulle tracce di un popolamento antico Il paese delle “mille colline” e dell’ “eterna primavera” Con Richard Kandt , medico militare tedesco, fra i primi a raggiungere il paese si accompagna l‟immagine esotica di una terra incognita dalla natura ancora preservata. Poteva essere definito come uno degli ultimi grandi regni africani ancora non toccati dall‟influenza dei bianchi. Venne definito inoltre come il paese delle “mille colline” e dell‟ “eterna primavera” sino agli anni ‟90, che diventa tristemente celebre a partire dalla primavera del 1994 quando le televisioni di tutto il mondo trasmettono le immagini di uno dei più cruenti genocidi del XX secolo: due milioni di vittime in circa due mesi. Il Rwanda ha come capitale Kigali, si trova nel sud-est dell‟Africa e confina con Uganda, Tanzania, Burundi e lo Zaire. Il paese divenne “famoso” poiché teatro di uno dei più cruenti genocidi del XX secolo, conflitto svolto nell ’arco di due mesi con circa un milione di vittime. Il Rwanda ha un alto livello demografico, un caso insolito nell‟Africa che nell‟insieme è invece sottopopolata. L‟azione dell‟uomo è onnipresente; vi sono tanti bananeti, campi coltivati a sorgo e mais (o legumi e tuberi), con la colonizzazione vennero introdotte le coltivazioni di caffè e tè che insieme all‟allevamento e alla vendita occasionale di bovini e capre costituiscono le principali risorse dell ‟economia domestica. Gli enigmi di una civilizzazione antica Grazie ad alcune ricerche condotte nel 1953 da Hiernaux e Maquet si è dimostrato che già all‟età della pietra il paese sarebbe stata una regione di contatti tra le industrie della savana dell‟est e quelle della foresta dell‟ovest. Si può poi parlare di un periodo di evoluzione dell‟intera economia sub- sahariana dal modello di sussistenza di caccia-raccolta a uno prevalentemente agricolo. Una conseguenza dovuta al passaggio al modo agricolo è stato il sensibile aumento della popolazione che ha cominciato a concentrarsi nei villaggi; le abitazioni di paglia e argilla presto sostituite da altre costruite dissossando il terreno. La maggior parte degli autori che trattano la storia del Rwanda hanno voluto associare questi gruppi etnici a stadi storici: - Twa _ popolazione autoctona installata nella regione prima dell‟arrivo degli Hutu, vivono prevalentemente nella foresta ai margini della società, probabili discendenti dei pigmei della foresta; - Hutu _ avrebbero introdotto agricoltura, abbattitori di alberi. Popolazione bantu con tratti tipigamente negroidi, arrivati da occidente per colonizzare la foresta; - Tutsi _ principalmente pastori-guerrieri nomadi venuti dal Nord, corno d‟ Africa, intorno al 13 e 14secolo. Falsi negri, africani superiori con pelle +chiara, alti e slanciati, considerati discendenti della stirpe Hamitica. Grazie alle ricerche dell‟archeologo Van Noten relative alla cronologia dei re Tutsi (fonti etnografiche) e alle loro tombe regali (ritrovamenti archeologici) sappiamo che la complessità della simbologia funeraria ci permette di avanzare una considerazione riguardo la natura dell‟antica società ruandese come di un organismo sociale che presentava una forte strutturazione gerarchica del potere, per arrivare quindi all‟elaborazione di comportamenti rituali e di apparati funerari di grande importanza. Hutu-Tutsi-Twa: questioni preliminari di classificazione: Oggi si fa riferimento a questa distinzione ma il nome etnico nella lingua comune a tutti i tre

. . .

.

gruppi (Kinyarwanda) è: - Mu-hutu (singolare) ba-hutu (plurale) - Mu-tutsi (singolare) ba-tutsi (plurale) - Mu-twa (singolare) ba-twa (plurale) Lingue nel Rwanda: la lingua ruandese è il Kinyarwanda, poi con la colonizzazione sono state introdotte le lingue francesi e inglesi, inoltre vi è la presenza della lingua Swahili che è un‟ antica lingua nata dall‟incontro tra civilizzazione bantu e araba (ora lingua franca per gli scambi commerciali). Il complesso quadro di provenienze migratorie si è tradotto sul piano storico nella convivenza tra gruppi che in origine erano caratterizzati da diversità a livello fisico, una distinsione puramente estetica: - Tutsi (forse gli ultimi arrivati) _ alti, magri con tratti etiopi - Hutu _ più bassi dei Tutsi, tozzi e dai tratti meno regolari, tipicamente negroidi; - Twa _ altezza media 1,50, naso pronunciato, pelle molto scura;pigmei della foresta La diversa origine dei gruppi Hutu e Tutsi ha costituito un dato di partenza sul quale discipline come la storia e l‟antropologia, già dal periodo coloniale, hanno elaborato le proprie classificazioni etnografiche e ipotesi teoriche. Una ossessione dei coloni tedeschi e belgi, dei missionari e se vogliamo anche degli antropologi per la classificazioje dei gruppi localli. Furono dati 3 nomi diversi a una popolazione che viveva sullo stesso territorio parlava la stessa lingua e condivideva la struttura politico-religiosa e rituale. Perché parlare di 3 ETNIE? (non c erano i criteri essendo l‟Etnia per definizione: raggruppamento sociale i cui membri condividono lingua, territorio e struttura politico religiosa). Grazie alle recenti acquisizioni della genetica della migrazione è stato attestato definitivamente che i principali gruppi che vivono in Rwanda hanno una composizione genetica identica. Twa: gruppo meno studiato, rappresentano una percentuale esigua della popolazione e fanno parte di uno dei gruppi di Pigmei dell‟Africa centrale; i Pigmei sono caratteristici perc hé: hanno un modello di sussistenza basato sulla caccia-raccolta e hanno caratteristiche fisiche evidenti: piccola statura, tratti marcati del viso. All‟interno della società tradizionale Rwandese i Twa occupavano una posizione di marginalità, tanto da venir rappresentati prossimi alle scimmie. Considerati voraci, dotati di una sessualità irrefrenabile, incapaci di vergogna e pudore, stupidi, non intelligenti, adatti per compiti ripugnanti (stereotipo molto negativo). Inoltre venivano disprezzati anche per il non rispetto delle interdizioni rituali su determinati cibi. Questa marginalità culturale contrastava con elementi di integrazione nella società tradizionale . Già all‟epoca regale precoloniale ricoprivano un ruolo definito e sussistevano in virtù della particolare relazione che avevano con il re. Partecipavano alla vita di corte (facevano piccoli lavoretti e servizi sessuali ai visitatori), erano superiori nel campo della musica e della danza. A causa della frequenza di matrimoni misti ci fu un inevitabile cambiamento dei tratti fisici. Il loro sistema di filiazione (come anche quello degli Hutu e Tutsi) era su linea agnatica e obbedivano a regole esogamiche). Capitolo 2. Miti e realtà della società rwandese in età precoloniale Le fonti orali: generi letterari e struttura politica

Le prime raccolte di testi tradizionali si devono ad Alexis Kagame del “clero indigeno del Rwanda” ritenuto il fondatore della storiografia rwandese. I generi letterari della cultura orale del Rwanda possono essere classificati in due grandi categorie:

. . .

.

- La letteratura popolare rwandese è immediata e anonima, di esse fanno parte favole, canzoni, proverbi che vengono espressi nel linguaggio quotidiano e non possiedono una forma particolare. - La letteratura ufficiale invece serve per le tradizioni che comunicano fatti di interesse pubblico e per questo motivo viene sottoposta al controllo dell‟autorità politica. Questo tipo di letteratura è prerogativa dei Tutsi. E‟ un genere dove vi sono molte omissioni e alterazioni dei dati che non contribuiscono al mantenimento dell‟istituzione che la tradizione trasmette. La manipolazione della tradizione ufficiale svolge una funzione di mantenimento della regalità e della dinastia. Quando i primi europei giunsero in questa regione alla fine del XIX secolo, si trovarono di fronte ad una struttura di potere fortemente gerarchizzata e centralizzata. Al vertice si trovava il re (nwami) capo assoluto di tutto il regno, il potere regale si esercitava attraverso le grandi famiglie Tutsi che erano legate al re da un rapporto di “vassallaggio” basato sulla distribuzione delle terre. Tra le letterature troviamo: il codice reale(conosciuto solo dai consiglieri del re), le genealogie dinastiche e i poemi dinastici. All‟interno dell‟antico regno rwandese il governo si esercitava attraverso un‟amministrazione stabile, un contratto pastorale(ubuhake) stipulato fra Hutu e Tutsi riguardante la proprietà del bestiame. La dimensione mitica delle origini Nell‟antico Rwanda il divinatore occupava a corte un posto di notevole rilievo, il re lo consultava e praticamente si sottometteva a lui in tutte le decisioni più importanti di carattere politico. I Rwandesi credevano in Imanaa, divinità che viveva in un mondo superiore, il cielo, e al quale associavano la divinazione. Nel mito, Imaana è anche il nome dell‟animale sacrificato dai divinatori: Imaana tende a inglobare le nozioni di fortuna, di provvidenza e di potenza benefica. Il potere non ha origini locali ma viene da fuori: i Tutsi, caduti dal cielo, sono coloro che avrebbero portato sulla terra gli animali della divinazione, cioè i mezzi migliori che consentono loro di mantenere la comunicazione con Imaana, che per l‟appunto abita in cielo. Quelli che invece furono trovati sulla terra (gli autoctoni Hutu) sarebbero invece sprovvisti di questi mezzi e non avranno, quindi la possibilità di comunicare con la divinità. ORIGINI DELLA DINASTIA: origini celesti; Kigwa (= caduto, Sebizeze) nasce in cielo, da Gasani e Nkuba(Shyerezo) , e cade sulla terra. Vi sono 2 versioni del mito delle origini dei Tutsi e degli hutu: à1962: Shyerezo e sua moglie Gasani hanno un figlio (Sabizeze), nato da un rituale con un cuore di vacca(Imaana). Il padre inizialmente voleva ucciderlo perché, essendo sterile, pensava che la moglie l‟avesse tradito, non credendo alla storia del rituale. Sabizeze, una volta diventato adulto, scopre di non essere figlio naturale di suo padre e decide di partire con il fratello maggiore (Mututsi) e la loro sorella. Si stabiliscono nel paese di Kabeeja e, dopo aver incontrato la gente del posto(Hutu), decidono di cooperare e vivere tutti insieme. Sabizeze si accoppia con la sorella, dopo che il fratello maggiore si era rifiutato di farlo, e concepiscono un figlio e una figlia. Dopo qualche tempo Mututsi chiede a Sabizeze di poter sposare sua figlia. Concepiscono dei figli e danno origine al clan dei Bega. In questo modo i due fratelli si separano. I discendenti di Sabizeze saranno chiamati Banyiginya. à1966: in cielo Gasani (sterile), moglie di Nkuba, implora la sua serva Imaana di avere dei bambini. Questa fa nascere due figli maschi (Kigwa e Mututsi) e una femmina

. . .

.

(Nyarampuundu). Imaana chiede alla sua padrona di conservare il segreto ma lei lo racconta a sua sorella. Imaana la punisce espellendo i suoi tre figli dalla loro terra. Nyarampuundu diventa moglie di suo fratello Kigwa. Kigwa e Mututsi diventano così antenati dei Tutsi. - SHYEREZO= NKUBA: “il re che sta in alto”, “l‟inizio”; - SBIZEZE= KIGWA: “l‟antenato dei re”; “il primo dei re”; - si evidenzia un movimento che crea un‟opposizione tra cielo e terra; “cadere sulla terra” nella versione del 1962; “lasciare la terra” nella versione del 1966. TWA: secondo alcune versioni sarebbero coloro (una coppia) che hanno accompagnato Kigwa nel suo viaggio, oltre ai suoi fratelli e agli animali, quindi sarebbero uguali agli animali. Altre versioni sostengono che il primo Twa, compagno di Kigwa, si sarebbe accoppiato con una scimmia. Questo spiegherebbe perché vengono relegati al rango degli animali. L’origine della diseguaglianza fra Hutu, Tutsi e Twa Letteratura popolare si racconta che Gatutsi, Gahutu e Gatwa erano 3 fratelli, figli di Gihanga, il quale li mette alla prova per stabilire a quali dovrà concedere il “potere” il personaggio che personifica i Tutsi emerge sempre per superiorità rispetto agli altri due che invece non sono attenti ma sono ingordi e inaffidabili. RACCONTO 1: L‟INGORDIGIA E LA DEFINIZIONE DEI RUOLI: Gihanga consegna a ogni figlio un recipiente colmo di latte. Gatwa lo beve tutto (non gli spetterà mai una vacca); Gahutu ne versa la metà (non riceverà vacche perché dovrà procurarsele); Gatutsi riesce a portare al padre il recipiente pieno (riceverà in consegna le vacche). I Tutsi saranno gli allevatori, intelligenti e capi. Gli Hutu saranno agricoltori, svolgeranno i lavori domestici e altri servizi per i Tutsi. I Twa, irresponsabili, staranno ai margini della società. RACCONTO 2: IL CONTROLLO DI SÉ: Gihanga manda i suoi figli da un divinatore per chiedere informazioni sul calendario. Il divinatore offre loro del cibo. Gahutu e Gatwa, vittime della loro ingordigia, se lo mangiano e stanno male. Gatutsi si astiene ed è l‟unico a riuscire a portare il messaggio al padre. Il comportamento di Gahutu e Gatwa fa emergere la logica che li ispira: precipitazione, ingordigia, oblio e ignoranza. Gatutsi invece agisce attraversi l’autocontrollo, la misura e la discrezione. Per questo è degno di conoscere i segreti della vita. Dunque il suo ruolo sarà quello di mediatore tra le forze vive del cielo e l ’organizzazione della vita sulla terra. RACCONTO 3: L‟INTELLIGENZA: Imaana mette alla prova i tre fratelli, chiedendo ad ognuno di loro di uccidere gli altri due. Gatutsi si rifiuta. Gahutu non compie il gesto per poter sfruttare i servizi offerti dagli altri due. Gatwa acconsente ma Imaana gli impedisce di compiere il gesto. Ai Twa quindi non spetteranno le armi perché si sono dimostrati irresponsabili e poco intelligenti. Solo chi usa l’intelligenza è legittimato ad usare le armi. Gatwa, per aver dimostrato di essere irresponsabile, viene squalificato Gtutsi, legittimato da Imaana. La funzione regale non viene mai menzionata all‟interno dei 3 racconti, ma è implicitamente considerata come emanazione dei Tutsi. - I Tutsi saranno gli allevatori, intelligenti e capi - Gli Hutu saranno agricoltori, per avere le vacche dovranno svolgere lavori domestici e altri servizi per i Tutsi. - I Twa, invece, per aver dimostrato al padre tutta la sue irresponsabilità verrà confinato ai margini della società e a lui non spetteranno vacche. Le ipotesi teoriche: un regno “hamita”

. . .

.

HAMITA: deriva da Ham, terzo figlio di Noè. A causa dell‟episodio biblico in cui Noè venne sorpreso a dormire nudo, Ham viene indicato come uomo peccaminoso e la sua progenie degenerata. Gli africani, discendenti da Ham, sono dunque neri e degenerati. Da qui emerge la tradizione che tutti gli uomini dalla pelle scura siano degli Hamiti, dotati di determinati attributi fisici e con un brutto carattere. Nel 12° secolo l‟associazione che si faceva era “si è negri perché si è maledetti”. Nel 1798 gli scienziati di Napoleone, in una spedizione in egitto, identificarono il popolo egiziano come l‟iniziatore della civiltà occidentale, definendoli negroidi e non negri. METÀ DELL’800: si diffonde l‟idea di una penetrazione antica nel continente africano da parte di una branca primaria della “razza bianca”. Da questa penetrazione discenderebbero gli Hamiti, che in un secondo momento si sarebbero mescolati con i negri. Verso la FINE dell‟ „800 il colonialismo e il moderno razzismo contribuiscono alla diffusione dell‟ipotesi hamitica come risultato di una migrazione della razza bianca. Questa viene confermata anche dalle testimonianze degli esploratori. TUTSI: le attuali famiglie dell‟Uganda, del Rwanda e del Burgundi vengono descritte sulla base di infiltrazioni straniere di origine asiatica. Per le tradizioni e per il modo sofisticato di governare non possono che discendere ad una società culturalmente e razzialmente vicina all‟Europa. INIZIO DEL XX SECOLO: emerge quella che attualmente è la versione più conosciuta dell‟ipotesi hamitica: gli Hamiti sono i sopravvissuti dell‟umanità originale. Dunque la “razza hamitica” è quella dei pastori-guerrieri Tutsi, considerata superiore alla “razza nera” degli agricoltori Hutu. Contraddizione dell’ipotesi hamitica: gli Hutu sarebbero i figli maledetti di Ham, cioè gli Hamiti della versione vecchia dell ‟ipotesi; mentre i Tutsi sarebbero i “quasi bianchi” Hamiti dell‟ipotesi moderna. Questa sintesi, però, è solo una giustificazione scientifica dei colonizzatori europei, amministratori o missionari per mettere in atto le loro manipolazioni politiche o la loro diplomazia riguardo ai gruppi dominanti. Fino al XVIII secolo Hamita era il simbolo di coloro che erano destinati a vivere allo stato selvaggio e nella schiavitù. All‟inizio del XX secolo divenne, invece, il ritratto di una “razza bianca” misteriosa e superiore. Razze e caste I primi esploratori che giunsero in Rwanda dopo la metà del XIX secolo, dovettero affrontare una contraddizione del tutto evidente tra l‟omogeneità culturale e linguistica della popolazione e la sua suddivisione in Hutu, Tutsi e Twa, sicchè già a partire da quel periodo si delinearono le premesse per la creazione di stereotipi al fine di descrivere e di classificare gli stessi. Durante tutto il periodo della colonizzazione, nella letteratura compare una lettura razziale delle realtà antropologiche della società ruandese: gli Hutu, i Tutsi, i Twa furono spesso classificati secondo il loro grado di “bellezza”, “intelligenza” o di organizzazione politica, i tratti culturali, morali e fisici dovevano concorrere in maniera coerente alla gerarchizzazione delle popolazioni. In questo paese, i missionari, i colonizzatori tedeschi prima e i belgi poi, applicarono questa ideologia distinguendo questi tre gruppi in tre “razze” gerarchizzate, al cui vertice erano collocati i Tutsi (Hamita), sotto di loro gli Hutu (negro) e nel gradino ancora più basso i Twa, considerati al pari delle scimmie. L‟ideologia delle tre razze si esprimeva a livello storico, biologico, e socioculturale: sul piano storico i Twa erano gli abitanti originari del Rwanda, seguiti dagli Hutu che avrebbero composto la massa degli agricoltori e infine gli allevatori Tutsi, portatori di una civilizzazione più avanzata. I Tutsi vengono indicati con l ‟appellativo di

. . .

.

Signori, quest‟appellativo era giustificato e affermato sulla base del piano biologico e del loro aspetto fisico: - I Tutsi, erano una minoranza, ma si trattava della minoranza dirigente. La loro supremazia dipende da tre elementi: 1) Razziale _ hanno un bell ‟aspetto, una bella statura, un bel portamento, hanno tratti nobili. 2) Economico _ sono dei magnati, la ricchezza è dovuta da grandi allevamenti di bovini. 3) Politico _ sono degli uomini nati per comandare, come i romani. - Gli Hutu, descritti come piccoli, tarchiati, dalla testa grossa,con tratti tipicamentenegroidi, hanno una figura gioviale, il naso largamente schiacciato, le labbra enormi, sono espansivi, rumorosi, allegri e semplici. - I Twa erano considerati come delle scimmie, ai margini della società, impulsivi, molto scuri di pelle (derivano dai Pigmei) e con tratti molto primitivi. Gli autori di questo periodo (colonizzazione) parlano delle due classi principali come di “capi Tutsi” e “servi Hutu”, quest‟ultimi vi devono obbedire perché i Tutsi sono la razza degna del comando. Inizialmente ci si riferiva a questi gruppi intendendoli come razze, poi a seguito si passo a definirli come caste(CASTE: unità sociali corporate e gerarchizzate definite dalla discendenza, dal matrimonio e dall‟attività lavorativa, ascrittive, endogamiche e basate su una occupazione ereditaria.)i tutsi erano considerati come la casta d ‟elitè. Questa terminologia poi è stata progressivamente abbandonata con il cambiamento delle strategie e degli interessi delle indagini storiche e antropologiche, anche perché immobilizzava il dinamismo ruandese. Ci si è occupati di attuare una revisione critica delle teorizzazioni precedentemente fondate (durante la colonizzazione) di razza e casta; questi si sostituirono con il termine “categorie etniche” che a loro volta sarà messa in discussione in anni più recenti anche in conseguenza dei tragici avvenimenti degli ultimi decenni, causati dall‟uso rigido delle nozioni di etnia ed etnicità. È possibile ipotizzare che l‟utilizzazione dello schema gerarchico delle caste permettesse di fornire ag...


Similar Free PDFs