Identita\' Narrativa - riassunto corso PDF

Title Identita\' Narrativa - riassunto corso
Author marta frizzera
Course Etica e filosofia della persona
Institution Università degli Studi di Verona
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riassunto corso...


Description

IDENTITA’ NARRATIVA Filosofia francese del ‘900. In questo testo Ricoeur esprime le proprie posizioni filosofiche: c’è l’idea di parlare dell’uomo con il concetto di identità narrativa. Alla domanda chi sono io? Si cerca di rispondere attraverso una struttura narrativa.

Ricoeur dice che con “identità narrativa” egli intende designare quella forma di identità in cui l’essere umano può accedere attraverso la funzione narrativa.

Dentro il concetto di identità sono contenuti 2 significati distinti, che il latino esprime con 1. idem: Il primo significa identico, “estremamente simile”; tutto ciò che non cambia nel tempo 2. Ipse: Il secondo è più complesso, vuol dire sempre identico, che si lega al concetto di ipseità, di un sé stesso. Questo secondo significato non implica alcuna fissazione quanto alla permanenza nel tempo. Qui si ha un’identità che non permane identica, ma può cambiare. Il senso è che io sono una persona, in cui ci sono delle cose fisse come alcune particelle, ecc. però fa anche parte della mia identità quella morale che potrebbe cambiare un giorno (es: potrei cambiare modo di vivere la mia quotidianità).

Per capire bene di cosa si tratta si parla di solito di life-story: la storia di una vita. La risposta in questa dialettica la troviamo nella struttura narrativa. Dobbiamo costruire un modello filosofico che tenga sia il modello idem che ipse.

SOSTANZA R. dice che finora i filosofi hanno cercato di pensare l’ipseità attraverso le categorie (soggetto, tempo, spazio, …). Una di queste categorie è proprio la sostanza di un oggetto, ciò che non muta nel tempo (critica a Kant nella critica della ragion pura).

Il concetto di connessione della vita (vita fatta da tanti eventi connessi) evidenzia però l’errore di questa definizione categoriale: ??

La vita è fatta da una serie di connessioni; il racconto di vita è fatto anche lui di interconnessioni; ed in questo tessuto (narrazione) riusciamo in qualche modo a combinare permanenza e non permanenza (personaggio che rimane sempre sé stesso ma che cambia nei comportamenti). Non si capisce quale regola ci stia dietro, e quindi mi dovrò rivolgere al romanzo, dice Ricoeau. “ed è proprio a questo punto che il racconto offre la sua mediazione: si tratta ora di mettere in evidenza come”.



Qual è il primo filosofo evocato nel testo? Kant con la permanenza nel tempo. Modello di identità che la filosofia ha molto perseguito, cercando di sapere l’essenza di una cosa mirando a ciò di quella cosa che non muta (es. sostanza)

p.95 - l’identità narrativa della costruzione dell’intreccio.

intrecciocome i fatti sono collegati tra loro

Aristotele nella Poetica dice che per tutta la storia il personaggio conserva la propria identità (nelle tragedie), e questa identità del personaggio si trova in correlazione con quella della storia narrata.

Ricoeau dice “Ecco perché è prima di tutto nella costruzione dell’intreccio che dovremo cercare la mediazione tra permanenza e cambiamento, prima che nel personaggio” se voglio capire l’identità del personaggio devo passare attraverso il racconto, il quale contiene la mediazione tra permanenza e cambiamento.

Aristotele si interrogava su come va costruito il racconto. Deve avere delle caratteristiche specifiche: 1. Completezza  unità della composizione che esige che l’interpretazione di una parte sia subordinata all’interpretazione del tutto. 2. Totalità  è ciò che ha un inizio, un mezzo e una fine. È la composizione poetica a fare di un avvenimento qualsiasi l’inizio, la parte centrale o la conclusione di un’azione. La chiusura del racconto costituisce il punto essenziale dell’arte della composizione. 3. Estensione appropriata  dipende dall’intreccio il quale conferisce all’azione un perimetro, un limite e, per conseguenza, un’estensione. Importanti per noi completezza unità della composizione che esige che l’interpretazione di una parte sia subordinata all’interpretazione del tutto, e il tutto come ciò che ha un inizio, un mezzo e una fine.

Il fatto che il racconto sia chiuso, che ci sia un inizio e una fine come dice Aristotele, costituisce il punto essenziale dell’arte della composizione.

R. si chiede come facciano a coincidere permanenza e cambiamento nella tragedia greca.

p.96 è sullo sfondo di questa esigenza di concordanza che si definisce perlomeno nel modello tragico, la maggior discordanza, il mutamento del destino. Il colpo di scena, che è insieme contingente e sorprendente.

Questo ribaltamento fa parte della struttura narrativa. Al tempo dei greci questa struttura narrativa era ben conosciuta anche dagli spettatori. Dall’altra però venivi comunque sorpreso dal ribaltamento della scena durante lo spettacolo. Già qui troviamo una parte di discordanza.

contingenzacaso necessitàlegge

“ciò che nella vita sarebbe un puro caso, senza rapporto evidente con alcuna necessità o verosimiglianza, nel racconto contribuisce all’avanzamento dell’azione” Paul R. sta studiando come funziona l’intreccio per arrivare poi alla struttura del personaggio.

“concordanza discordante propria della configurazione narrativa” c’è qualcosa che è sempre identica e qualcosa che muta, contingente.



Cosa significa concordanza discordante? compresenza di contingenza e necessità nella storia narrativa, quindi il simile e il diverso assieme.

p.97 R. ha provato ad applicare queste cose alle forme moderne dell’arte della composizione: “la concordanza discordante definita come nozione di sintesi dell’eterogeneo.”

Sintesi dell’eterogeneo eterogeneo è l’eterno conflitto tra identità e differenza che c’è nella vita. (maschio-femmina, buono-cattivo). La sintesi avviene nel racconto. Non avviene nella logica classica (il libro è sul tavolo) ma ad esempio (il libro è sul tavolo ma si sposta o mutainvenzione)

 Quali sono i filosofi citati nella prima parte del testo di Paul R.? Kant e Aristotele. Kant viene più che altro criticato nel suo capire cos’ è l’identità a partire dal concetto dalla permanenza nel tempo.

p.97-98 - L’identità del personaggio Certamente questo insieme che è la narrazione si complica quando i personaggi, invece di ridursi a ruoli prestabiliti, si trasformano al ritmo delle interazioni e del mutevole stato delle cose.

Bildungsroman romanzo del flusso di coscienza (epoca contemporanea che racconta non tanto degli eventi ma degli stati mentali/d’animo dei personaggi. Utilizzano tecniche di scrittura molto diverse anche da Aristotele o come si scriveva nell’800). Qui la costruzione dell’intreccio è al servizio dello sviluppo del personaggio, proprio al contrario del modello Aristotelico.

“l’identità di questo personaggio si trova cosi messa alla prova. Il teatro e il romanzo contemporaneo sono diventati laboratori di esperimenti mentali, in cui l’identità narrativa dei personaggi si trova sottoposta a innumerevoli variazioni immaginarie”.

L’intreccio va un po’ a scomparire in questi momenti: tra l’identità stabile dei personaggi dei racconti naif e la perdita di identità dei personaggi nei romanzi moderni tutte le tappe intermedie sono state esplorate.

Es. in Robert Musil, in cui il personaggio perde l’identità pur rimanendo sé stesso. “alla perdita di identità del personaggio corrisponde dunque una perdita di configurazione del racconto e soprattutto una crisi della sua chiusura”.

p.99 “non bisogna però ingannarsi sul significato di questo fenomeno letterario: anche nei casi estremi di perdita d’identità dell’eroe la problematica del personaggio non è abbandonata . Un non soggetto non è un “niente” in rapporto alla categoria del soggetto”.

La dissoluzione non significa la sparizione del soggetto.

Praticamente questo grado 0 in cui non c’è quasi più né il personaggio, né il racconto, è proprio il punto in cui per R. può scattare una nuova forma del soggetto. Il personaggio deve passare questa “crisi di forma” per ritornare ad essere un soggetto, altro da sé, trasformandosi.

L’inesistenza dell’io la ritroviamo ad esempio in Hume, Schopenhauer (io parassita del corpo). Questo può comunque essere un punto di partenza per l’io, per il suo cambiamento.

“Questo dramma della disgregazione non ci interesserebbe se il non-soggetto non fosse ancora una figura del soggetto - benché in forma negativa.”

p. 99 - L’appropriazione del personaggio: l’io rifigurato Cos’ha fatto finora R. nel suo saggio? Siamo entrati nella tecnicità del racconto, il rapporto con il personaggio, … Qui la parte che manca è proprio la cosiddetta immedesimazione di chi legge nella storia che viene narrata.

3. All’inizio ipse e idem nel racconto

4. Il racconto nell’antichità, concordanza, discordanza 5. Come si sviluppa il racconto: analogia tra struttura del racconto e struttura del personaggio 6. Dissolvimento dell’io nel romanzo moderno “Poste queste premesse in cosa consiste il contributo della poetica del racconto alla problematicità del sé??” elenchiamo ciò che conferma il metodo narrativo in rapporto alle teorie dell’ipseità. 1) La narratologia conferma tutti i tratti caratteristici della persona quali sono stati esposti in una teoria dei basic particulars (es: Strawson in Individuals), e in particolare nella teoria dell’azione che ne costituisce il capitolo principale. L’arte narrativa conferma soprattutto la priorità della terza persona per la conoscenza dell’umano. L’eroe è qualcuno di cui si parla. 2) Un altro aspetto del concetto di persona corrobora quello del personaggio: si può sempre dire che si tratta anche di un corpo nella misura in cui interviene nel corso delle cose e vi provoca dei cambiamenti. È inoltre un supporto di predicati fisici e psichici nella misura in cui le sue azioni permettono di descrivere dei comportamenti e di indurre intenzioni e motivazioni e soprattutto gli avvenimenti psichici e gli stati del personaggio. Il personaggio teatrale e romanzesco illustra perfettamente l’equivalenza della doppia lettura dello psichico attraverso l’osservazione e l’introspezione. Il tesoro dello psichico è in gran parte frutto dell’esplorazione dell’anima compiuta dai narratori e dagli inventori di personaggi. Il personaggio romanzesco conferma inoltre l’ipotesi secondo la quale esso deve essere capace di descrivere sé stesso alla terza persona sul modello delle operazioni riflessive legate agli atti e ai fenomeni linguistici. Grazie a questo è possibile mettere in bocca all’eroe descritto alla terza persona dichiarazioni di prima persona. A teatro i personaggi conducono un dialogo: si dicono l’un l’altro io e tu. Il narratore agisce invece con parole riportate che hanno perso le loro virgolette. La messa in scena (opsis) corrisponde all’annullamento delle virgolette. La dimensione teatrale consiste in questo: dimenticare la situazione di citazione prodotta dalla rappresentazione. Lo spettatore crede di ascoltare delle persone vere. Lo stesso non vale per il racconto, dove l’azione dei personaggi è raccontata in tutta la sua ampiezza. Tuttavia, tra le cose raccontate vi sono anche pensieri e discorsi. La forma più classica per farlo consiste nel citare alla prima persona utilizzando le virgolette (monologo riportato) Il personaggio romanzesco prende la parola e si comporta come un personaggio teatrale, parlando in prima persona e utilizzando le forme temporali adeguate ai suoi pensieri del momento. Ma il romanzo moderno usa lo stile indiretto libero (monologo narrativizzato)  monologo in cui il concetto delle parole è da attribuire al personaggio, ma viene raccontato dal narratore nella forma temporale del racconto e alla terza persona. Contrariamente, il monologo narrativizzato integra pienamente i pensieri e le parole degli altri nel tessuto del racconto: il discorso del narratore riprende il discorso del personaggio prestandogli voce, ma adottando il tono del personaggio.

p.101 “queste tecniche narrative (che saltiamo) fanno comprendere bene la fusione tra la terza persona e la prima persona”. Ancora una volta R. dice che il racconto è il contenitore più adeguato alla fusione tra la prima e la terza persona. Lui fa vedere come c’è una difficoltà nella narrazione (o si narra in prima o in terza persona).

-Nel racconto in cui il personaggio viene narrato in terza persona viene oggettivato; esso segue un registro denotativo, descrivere in modo oggettivo qualcosa -Nel racconto in prima persona invece il registro è riflessivo

Questo gioco invera la celebre affermazione di Rimbaud: Je est un autre.

 Cosa significa “io è un altro"? secondo il poeta ha più di un significato La prima persona che si fonde con la terza persona, che solo la formula letteraria può inverare.

È il problema dell’io refigurato

R. ci ricorda che stiamo parlando di un personaggio fittizio nel romanzo. Anche nel caso di romanzi storici, comunque il romanzo è una costruzione di uno scrittore. È importante perché dice che dobbiamo passare da questo passaggio fittizio per arrivare a parlare della realtà del soggetto reale. Questo carattere fittizio si dà, secondo la definizione dell’intreccio, come mimesis dell’azione. Con il termine mimesis facciamo riferimento a due cose: 1) Che la fabula dell’azione si sviluppa nel dominio della finzione 2) Che il racconto imita l’effettiva attività umana e dà di quest’ultima una nuova interpretazione, una nuova descrizione, ovvero una rifigurazione Il fatto è che il lettore può identificarsi nel personaggio. “Il problema è: l’appropriazione da parte di un soggetto reale – nel nostro caso il lettore – di significati che legano l’eroe fittizio un’azione non meno fittizia”.

Ma quale rifigurazione del Sé risulta da questa appropriazione per mezzo della lettura? Leggendo il racconto ben costruito il lettore si immedesima nel personaggio, così da dimenticare il proprio sé per proiettarsi nel personaggio. Questo meccanismo provoca la RIFIGURAZIONE del sé, il sé del lettore viene rifigurato. Troviamo una nuova figura del nostro sé durante la lettura del racconto. Il lettore non è più sé stesso del tutto; egli rimane sé stesso ma proiettando all’esterno la sua figura. Sviluppa nel lettore questa concordanza discordante per cui egli diventa altro da sé.

“La ricezione del racconto da parte del lettore è il luogo di un’identificazione che si configura in molteplici modalità”

“È dall’inizio che ci interroghiamo su cosa significhi l’identificare una persona, ed ecco che sulla via dell’identificazione del sé, si insinua l’identificazione con un altro (reale o fittizio che sia)”.

“Appropriarsi di una figura di personaggio per mezzo dell’identificazione significa sottomettersi al gioco delle variazioni immaginarie, che diventano così variazioni immaginarie del sé”.

Questo meccanismo di coinvolgimento fa si che io non percepisca più come immaginarie le altre alternative, ed inizio a viverle come se fossero qualcosa di mio.

Cosa incorporo di queste variazioni immaginarie? Io incorporo lo schema, l’idea che io posso essere altro, poter essere plurale, nelle varie forme.

p.103 l’uso delle variazioni immaginarie del sé non è senza pericoli: il rischio viene dalla possibilità di errare tra i modelli di identificazione corrente. Proprio questa potenza di immaginazione lo pone a confronto con l’ipotesi della perdita d’identità, dell’assenza dell’io.



Che cos’è la dialettica concordanza e discordanza? Ipse e idem

Conclusione: si è parlato di concordanza e discordanza (ipse e idem). Secondo passaggio: egli studia l’intreccio sul piano materiale, come sono fatti i racconti, il mito. Terzo passaggio: dall’intreccio possiamo capire il carattere del personaggio. Ultimo passaggio: dal personaggio all’attore “poi da quest’ultimo a un sé, può essere se non fruttuosa almeno sensata”.

ipse rimanda ad un’identità come costruzione, formazione. È l’idea di una relazione dinamica verso il prendere forma. Nel processo di formazione dell’identità personale c’è a che fare con l’assumere una forma (formarsi). Ipse vuol dire identità, ma intesa come “essere diversi da come si è”. R. vuole dimostrare che io sono me stesso attraverso un processo di formazione che significa alterarsi, essere in continuo rapporto/relazione con la possibilità poter essere diverso.

R. vuole tenere insieme le due dimensioni di ipse (sempre identico, permanenza nel tempo) e idem. Egli le separa per spiegarle bene, ma in realtà stanno insieme perché la persona è unica.

Come si intrecciano queste due dimensioni? Ciò può accadere nella dimensione narrativa; attraverso l’intreccio dei fatti può essere che il personaggio sia un modo ma che poi cambi trovando la propria identità nello sviluppo della storia.

Aristotele forma di identità dinamica p.95

Egli ad un certo punto parla di un’identità come messa in pericolo  la crisi del personaggio o dell’intreccio e c’è un colpo di scena; questo punto fa parte dell’identità del personaggio; se non abbiamo la messa in pericolo dell’identità non si può avere al vera e propria identità. Crisi come alterazione, divenire l’altro. Krisis crisalide (momento di passaggio fondamentale per la trasformazione). Identità come crisi vuol dire quindi il cambiamento possibile.

p.96-97 il valore della contingenzaciò che può accadere ma può anche non cadere, non è necessario. Qui ci interessa il rapporto di contingenza e necessità. necessitàpensiero materialistico o teologico in cui si pensa che tutto sia scritto e che quindi sia necessario che avvenga. contingenzamette in gioco la possibilità della variabile.

Ancora una volta R. vuole che pensiamo insieme sia la necessità che la contingenza.

“ciò che nella vita sarebbe un puro caso, senza rapporto evidente con alcuna necessità, nel racconto contribuisce all’avanzamento dell’azione. In un certo senso, la contingenza si trova ancorata alla necessità e alla verosimiglianza del racconto.” Dove avviene questo scambio impossibile? Non accade nel registro teoretico dove o una cosa è identica o diversa a sé stessa. Nel racconto questa logica viene completamente ribaltata.

Dapprima R. si concentra sul modo in cui è realizzato il racconto, con gli intrecci e i suoi personaggi. Integra con dei personaggi storici, Aristotele e Kant e i loro pensieri. In realtà egli vuole farci capire che è nel personaggio che si rende possibile la sintesi dell’eterogeneo.

Questa sintesi porta disagio, lacerazioni e crisi; è una sintesi dinamica, perché il mio personaggio evolve continuamente nel racconto.

Il passaggio decisivo è quello che va dal personaggio del racconto al sé del lettore.

7. Primo livello: intreccio, plot 8. Secondo livello: il personaggio 9. Terzo livello: il Sé del lettore (“noi”)...


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