Semiotica - Riassunto DEL Corso PDF

Title Semiotica - Riassunto DEL Corso
Course Semiotica
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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RIASSUNTO ...


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FERDINAND DE SAUSSURE LANGUE E PAROLE Langue – è la competenza collettiva e sociale che permette di produrre e comprendere gli atti di parole. È la competenza collettiva, sociale e condivisa del linguaggio. È il sistema comune a tutti i membri di una comunità, che permette ai parlanti di una lingua di comprendersi. È la parte sociale del linguaggio, “è l’insieme delle abitudini linguistiche che permettono a un soggetto di comprendere e di farsi comprendere”. Es. Grammatica italiana Parole - intesa come realizzazione del segno linguistico e quindi atto individuale. Singolo atto fonatorio, aspetto individuale del linguaggio, ciò che fa riferimento alla singola esecuzione fonica. Nessuna singola fonazione è uguale all’altra. Es. La mia esecuzione/inflessione/pronuncia/tono (ecc.), in questo esatto momento, della parola “casa” IL SEGNO LINGUISTICO Il segno linguistico unisce un concetto e un’immagine acustica. Saussure propone di definire significato il concetto, e significante l’immagine acustica, per cui il segno risulta essere l’unione di un significante e di un significato.

Segno = Significante (immagine acustica) + Significato (concetto) Il segno, secondo Saussure, è caratterizzato da due “caratteri primordiali”, o due principi: l’arbitrarietà del segno, e il carattere lineare del significante. 1. Il rapporto fra Significante e Significato è convenzionale (non necessario, non naturale), cioè ARBITRARIO: non c’è un legame naturale tra significante e significato e la loro relazione è immotivata. 2. Il carattere lineare del significante. Il significante si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo: il significante rappresenta una estensione e tale estensione è misurabile in una sola dimensione: è una linea. IMMUTABILITÀ E MUTABILITÀ DEL SEGNO Immutabilità 1. Il carattere arbitrario del segno: l’arbitrarietà dei segni è il principio che legittima la libertà di scelta e nello stesso tempo è un sistema di sicurezza contro possibili attacchi per trasformare le lingue.

2. La moltitudine dei segni necessari a costituire qualsiasi lingua. 3. Il carattere troppo complesso del sistema: la lingua costituisce un sistema complesso. 4. La resistenza dell’inerzia collettiva a ogni innovazione linguistica: La lingua, dice Saussure, è una faccenda di tutti; tutti la usano, quotidianamente. Questo fattore assicura l’impossibilità di una rivoluzione: la lingua appartiene alla massa sociale e questo è il più importante fattore di conservazione.

Mutabilità La lingua appartiene alla massa parlante ma ha anche un importante dimensione storica. Il sistema linguistico è sempre un’eredità dell’epoca precedente e questo è un altro importante fattore di vita; se da un lato il tempo assicura la continuità e la stabilità del sistema linguistico, dall’altro ne determina, inevitabilmente, la mutabilità. L’ipotesi è che la lingua si trasforma senza che i soggetti possano trasformarla; in altri termini, la lingua è intangibile, non inalterabile. Per quanto concerne la mutabilità, occorre precisare che ciò che si trasforma non è solo il significante, ma è sempre il legame tra significante e significato. La lingua ha dunque un profondo carattere sociale, nonché un profondo carattere storico; la sua evoluzione dipende dalla massa parlante e dal tempo.

SINCRONIA E DIACRONIA • Studio sincronico del linguaggio: studio del sistema linguistico in un particolare momento. Linguistica sincronica si occupa degli aspetti statici della lingua. • Studio diacronico del linguaggio: studio dell’evoluzione del linguaggio nel tempo. La linguistica diacronica studia le continue evoluzioni non percepite da una medesima coscienza collettiva.

L’IDENTITÀ E IL VALORE L’identità di un elemento è funzione del valore che quell’elemento assume rispetto agli altri elementi all’interno di un dato sistema. L’identità di un elemento non è data dalla materialità dell’ elemento stesso, ma dalle relazione che esso intrattiene con altri elementi del sistema, dalla posizione che ricopre, dalle differenze che lo caratterizzano: l’identità, insomma, è data dal valore. SINTAGMA E PARADIGMA Saussure individua due tipi fondamentali di relazione tra elementi linguistici, che egli chiamò "rapporto sintagmatico" e "rapporto paradigmatico”. Il rapporto sintagmatico è caratterizzato da rapporti lineari e orizzontali, gli elementi comunicativi (le parole o qualsiasi altro segno) sono considerati nel loro rapporto di

contiguità (l'uno dopo l'altro) e seguono una logica di tipo “e…e”. Sintagma in praesentia. Es. ’-Italia-è-una-Repubblica-democratica-fondata-sul-lavoro -> una parola dopo l’altra nella catena del sintagma Il rapporto paradigmatico è caratterizzato da rapporti associativi, l'insieme delle parole o dei segni con i quali, per associazione, si può sostituire ciascun elemento dell'asse sintagmatico. Segue una logica di tipo “o…o”. Sintagma in absentia. Es. Il nostro paese è una Repubblica fondata sul lavoro La Penisola è una Repubblica fondata sul lavoro Il Belpaese è una Repubblica fondata sul lavoro

LOUIS HJELMSLEV Hjelmslev ipotizza che vi siano delle costanti nei fatti linguistici; per ricercare tali costanti la teoria linguistica dovrà seguire il cosiddetto principio empirico. La teoria fornisce un metodo, delle procedure per mezzo delle quali oggetti di una determinata natura possono essere descritti coerentemente ed esaurientemente (metodo di analisi linguistica). Il linguista non può che partire dal testo integro e inanalizzato, deve considerare il testo come una classe e deve analizzarlo in componenti. Si tratta di un movimento analitico e specificante che Hjelmslev definisce deduzione. L’analisi del testo deve essere il primo compito della teoria linguistica, e può essere definita come una scomposizione dell’oggetto in oggetti più piccoli. Si definisce classe l’oggetto linguistico sottoposto ad analisi, e componenti

della classe “gli altri oggetti registrati da una singola analisi come dipendenti in maniera uniforme dalla classe e l’uno all’altro”. I PIANI: ESPRESSIONE E CONTENUTO Il primo passo dell’analisi consiste nello scomporre un testo linguistico in un piano dell’espressione e in un piano del contenuto. Secondo Hjelmslev il segno va pensato come “una entità generata dalla connessione fra un’espressione e un contenuto”. Il significante di Saussure diventa l’espressione, mentre il significato diventa il contenuto. Quello che Saussure definiva segno (l’unione di significato e significante), diventa funzione segnica, un termine tecnico che serve a evitare ogni interferenza con le accezioni comuni della parola “segno” e che sottolinea con maggiore evidenza la connessione tra gli elementi dei due piani. FUNZIONE SEGNICA = ENTITA’ GENERATA DALLA RELAZIONE TRA IL PIANO DELL’ESPRESSIONE E IL PIANO DEL CONTENUTO. SEGNI E FIGURE I segni sono elementi del linguaggio che hanno un’entità corrispondente sul piano opposto, e sono composti di “parti di segni” o “unità minime”, dette figure, che non hanno un’entità corrispondente sul piano opposto. I segni sono dunque biplanari. Hjelmslev pensa che i segni debbano essere composti da un numero limitato di figure. Secondo Il principio della doppia articolazione le lingue hanno unità in sé prive di significato che, combinandosi, danno luogo a unità di livello superiore dotate di significato. Si dicono di seconda articolazione gli elementi privi di significato, e di prima articolazione gli elementi dotati di significato. Gli elementi della seconda articolazione riguardano quindi solo il piano dell’espressione, mentre quelli della prima articolazione comprendono i due piani dell’espressione del contenuto. GLI ASSI: SISTEMA E PROCESSO Saussure aveva detto che i rapporti tra gli elementi linguistici possono essere di due tipi: sintagmatici, quando gli elementi si dispongono l’uno dopo l’altro; associativi, quando tra gli elementi si stabilisce un collegamento virtuale, mnemonico. Hjelmslev riprende questo suggerimento e indica che il piano dell’espressione e il piano del contenuto vanno analizzati considerando due assi: l’asse del processo e l’asse del sistema.

Sull’asse del processo si dispongono gli elementi che formano la catena del sintagma: per esempio, le parole si concatenano per formare le frasi, e le frasi possono concatenarsi per dare luogo a sintagmi più estesi. Il processo può essere definito come una gerarchia di funzioni logiche di tipo “e… e…”, denominate funzioni di relazione. Sull’asse del processo gli elementi si congiungono dunque per contiguità spazio-temporale e la relazione che si instaura è detta sintagmatica. Sull’asse del sistema si dispiegano invece gli elementi che potrebbero stare al posto di un elemento che è effettivamente presente in una particolare posizione del processo. A partire dall’ordine posizionale stabilito dal processo, il sistema indica le alternative possibili ai singoli componenti della catena. Così un sistema si può definire come una gerarchia di funzioni di tipo “o… o…”, denominate funzioni di correlazione. In questo caso gli elementi del linguaggio hanno un rapporto di sostituzione, nel senso che nella catena sintagmatica si può mettere un elemento oppure un altro: la relazione che si instaura è detta paradigmatica.

Se sull’asse del processo la relazione tra gli elementi è in praesentia, sull’asse del sistema la relazione è più astratta perché ivi si dispiegano gli elementi che potrebbero stare al posto di un’entità linguistica, e dunque la relazione è in absentia.

INVARIANTI E VARIANTI: LA PROVA DI COMMUTAZIONE Il principio di riduzione dice che ogni analisi deve essere tale da portare alla registrazione del numero più basso possibile di elementi. Sulla base di questo principio l’analisi deve riuscire a portare dalle varianti alle invarianti, cioè da vari esemplari di un’entità linguistica all’entità di cui essi sono esemplari. Questa riduzione dalle varianti alle invarianti si può ottenere attraverso una prova di scambio. La prova di scambio che permette l’identificazione delle invarianti rispetto alle varianti prende il nome di commutazione. La commutazione è dunque uno scambio su un piano (cane e pane sul piano dell’espressione) che provocano scambio sull’altro piano della lingua (significati di cane e pane sul piano del contenuto). Tale scambio avviene sull’asse del sistema. Si definisce invece permutazione uno scambio di elementi linguistici sull’asse del processo che provoca uno scambio corrispondente sull’altro piano della lingua (invertire le parole in una frase). Mutazione sarà il termine comune per commutazione e permutazione: la commutazione si definisce come una mutazione che si attua sull’asse del sistema, mentre la permutazione come una mutazione che si attua sull’asse del processo. Sostituzione è invece il termine che indica l’assenza di mutazione fra i membri di un paradigma.

UNA TIPOLOGIA DEI LINGUAGGI: SISTEMI SEMIOTICI E SISTEMI SIMBOLICI

 I linguaggi ristretti (o linguaggi non linguistici), che possono servire solo a certi fini. Es Algebra e codice stradale. Sono sistemi simbolici quelle strutture che sono interpretabili ma conformi, e quindi non biplane, ma monoplanari.  I linguaggi non ristretti (o linguaggi linguistici), che si adattano dappertutto e possono tradurre gli altri linguaggi (detti anche linguaggi passepartout). Es. lingua naturale. I linguaggi non ristretti sono non-conformi. Hjelmslev propone di chiamare sistemi di segni quei linguaggi che sono non conformi e quindi biplanari. DALLE SEMIOTICHE DENOTATIVE ALLE SEMIOTICHE CONNOTATIVE Sin qui abbiamo ragionato come se l’unico oggetto della teoria linguistica sia la semiotica denotativa, cioè un sistema che mette in relazione un piano dell’espressione con un piano del contenuto. In una semiotica denotativa, per esempio, l’elemento dell’espressione /casa/ denota sul piano del contenuto il significato: “edificio di uso privato”. Ma se questa parola viene pronunciata con la “c” aspirata toscana, allora contrae una seconda relazione con il contenuto connotativo “toscanità”. La prima relazione si instaura tra un’espressione denotativa e un contenuto denotativo: questa prima relazione contrae un’ulteriore relazione con un contenuto connotativo. Le semiotiche connotative si definiscono dunque come “semiotiche il cui piano dell’espressione è una semiotica”, in opposizione alle metasemiotiche, che si definiscono come “semiotiche il cui piano del contenuto è una semiotica”. La linguistica è un esempio di metasemiotica, poiché è un metalinguaggio che parla di un linguaggio.

Una connotazione è elemento accessorio che, insieme con la denotazione, contribuisce a costituire il significato di una parola in un determinato contesto. Es. piccino, bambino, pupo, fanciullo, bimbo hanno uguale denotazione, ma diversa connotazione, in quanto, pur indicando la stessa classe d’oggetti, evocano risonanze affettive e ambientali diverse.

ROLAND BARTHES MITOLOGIE DELLA SOCIETÀ DI MASSA Mythologies è una raccolta di interventi in cui Barthes analizza articoli di giornale, fotografie, film, spettacoli, mostre per cercare di svelare il modo in cui la società borghese tende a far passare come “naturale” ciò che è “storico” e “culturale”. Quelle che analizza Barthes sono le mitologie della società piccolo-borghese, di cui occorre smascherare il carattere fortemente ideologizzato. Questo meccanismo di “mascheramento” è ciò che Barthes chiama semiologicamente mito. Il mito è un sistema di comunicazione (un segno) che si lega in modo parassitario ad un secondo livello ad un altro sistema di comunicazione per veicolare un altro significato. Il secondo segno è parassitario, impoverisce il primo, lo allontana pur tenendolo a disposizione, in una sorta di stand-by. Questa sospensione è necessaria perché il mito deve in qualche misura nascondersi nel primo livello. Es. se sulla copertina di una rivista vedo la foto di un giovane nero vestito in uniforme francese che fa il saluto militare rivolto alla bandiera tricolore, questa immagine ha un senso di primo livello, cioè ha un significante (senso) e un primo significato (“saluto alla bandiera francese di un soldato di colore”). Tuttavia questo primo segno diventa tutto intero un significante (forma) che veicola un altro significato: che la Francia è un grande impero, che tutti i suoi cittadini, anche quelli di colore, hanno un grande attaccamento patriottico. Questo secondo segno, che Barthes definisce significazione, è mitico, nel senso che svuota il primo segno e ne impone una seconda lettura aggiunta.

IL “RIBALTAMENTO DI SAUSSURE” Secondo Barthes bisogna considerare la semiologia come una parte della linguistica, e non viceversa. Barthes sostiene la centralità della lingua naturale rispetto agli altri sistemi di significazione. Le significazioni dei messaggi visivi, secondo Barthes, dipendono dall’intervento dei messaggi linguistici, come nel caso di una didascalia che spiega una fotografia. In altri termini, un oggetto (un indumento, uno spazio, un paesaggio) significa perché interviene una lingua che ne nomina il significante e il significato. La lingua naturale diventa così il sistema di significazione supremo all’interno del quale è possibile tradurre gli altri sistemi di significazione: per questa ragione è la semiologia a essere una parte della linguistica.

ELEMENTI DI SEMIOLOGIA: DENOTAZIONI E CONNOTAZIONI E METALINGUAGGIO Se la significazione si basa sulla relazione tra un piano dell’espressione e un piano del contenuto, Barthes ricorda che tale relazione può diventare la base di un secondo sistema che gli sarà coestensivo. Sistema di denotazione. In questo caso il sistema non diventa piano dell’espressione o del contenuto di nessun altro sistema. Nessuno dei due piani è una semiotica (significazione) Sistema di connotazione. In questo caso il primo sistema diventa il piano dell’espressione di un secondo sistema: il primo sistema costituisce la denotazione, il secondo sistema la connotazione. Il piano dell’espressione è una semiotica (stili, regionalismi) Sistema di metalinguaggio. In questo caso il primo sistema diventa il piano del contenuto di un secondo sistema. Un metalinguaggio è un sistema che parla di un altro sistema, è un sistema il cui piano del contenuto è un altro sistema. La semiologia, quindi, è un metalinguaggio, poiché si occupa, in quanto sistema secondo, di un linguaggio primario (o linguaggio-oggetto), cioè di un linguaggio che intende analizzare. Il piano del contenuto è una semiotica (grammatica, didascalia)

SISTEMA DELLA MODA: RETORICA E IDEOLOGIA Barthes prova ad applicare le categorie semiologiche al campo della moda. Barthes pensa sia possibile distinguere il costume, che corrisponderebbe alla langue, e l’abbigliamento, che potrebbe corrispondere alla parole. Nel caso del costumelangue siamo nella dimensione istituzionale e sociale, sganciata dall’individuo: ciò che conta è il livello sistematico e normativo che si stabilisce all’interno di una comunità rispetto ai codici vestimentari. Nel caso dell’abbigliamento-parole siamo nella dimensione individuale, ciò che conta è l’atto del vestirsi attraverso il quale l’individuo concretizza le norme generali del “costume”. Oltre alla dicotomia langue/parole, Barthes riprende anche quella che vede opposte la sincronia alla diacronia. Da un lato è certamente importante il sistema della moda, inteso in senso sincronico, perché è una manifestazione vestimentaria individuale ha senso se inserita e osservata in un microuniverso fatto di relazioni e opposizioni; dall’altro è essenziale porre grande attenzione al problema della temporalità (dimensione diacronica): i cambiamenti della moda sono fenomeni regolari e ciclici, e vanno studiati dal punto di vista del ritmo e della cadenza del tempo. Un altro motivo di apparentamento tra lo studio della moda e lo studio del linguaggio naturale risiede, secondo Barthes, nella possibilità di trovare un significante e un significato. Il vestito, infatti, possiede una sua forma (oggetto in quanto tale di un’estetica e di una tecnologia), ma anche delle funzioni (a loro volta soggette a un’indagine culturale). Tuttavia la definizione dei significati è complessa, sia nell’ambito del linguaggio naturale sia nell’ambito della moda, ed è forse proprio questa difficoltà che spinge Barthes a concentrarsi sulla moda scritta: la moda scritta offre aiuti rilevanti al semiologo, perché lessicalizza i significati, descrive i vestiti indicando con le didascalie quelli che dovrebbero essere i contenuti evocati. Proprio la moda scritta viene analizzata nel libro Sistema della moda. La moda, con la scrittura, parla gli indumenti, riveste gli indumenti di una rete di sensi, crea un simulacro dell’oggetto reale. E questo per ragioni di ordine economico: è il senso che fa vendere, dice Barthes. RETORICA DELL’IMMAGINE: LE CONNOTAZIONI VISIVE Secondo Barthes anche le immagini funzionano come i miti: naturalizzano delle ideologie attraverso stereotipi, tecniche, abitudini percettive. L’immagine non copia la realtà, produce semmai “effetti di realtà”. L’immagine denotata naturalizza il

messaggio simbolico, rende innocente l’artificio semantico, molto denso (soprattutto in pubblicità), della connotazione. Pertanto la comunicazione pubblicitaria risulta efficace proprio per la sua capacità di iscrivere il piano connotativo in quello denotativo. Es. pasta Panzani La comunicazione può avvenire su tre livelli:  Verbale: linguaggio scritto (es. nominare i prodotti)  Denotazione dell’immagine: gli elementi dell’immagine (pomodori, sacchetto etc…)  Connotazione dell’immagine: ciò che gli elementi del immagine suscitano e simboleggiano (italianità, freschezza etc..)

L’ANALISI DEL RACCONTO Nella sua “fase semiologica” Barthes prova ad applicare il metodo strutturale anche all’analisi letteraria. Barthes dice che se abbiamo a che fare con gli infiniti atti di parole (i racconti), dobbiamo provare a descrivere la langue (un modello narrativo universale) da cui derivano e da cui sono stati generati. Barthes individua 4 funzioni narrative: Nuclei sono le funzioni narrative fondamentali, una specie di ossatura della narrazione.  Frodo deve distruggere l’anello magico  Frodo va a Mordor per farlo Catalisi sono le f...


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