Riassunto Semiotica Del Testo di Maria Pia Pozzato PDF

Title Riassunto Semiotica Del Testo di Maria Pia Pozzato
Author Jessica Bondi
Course Metodologie d'analisi
Institution Università di Bologna
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Riassunto di Semiotica del Testo di Maria Pia Pozzato per l'esame di Metodologie d'analisi 1 - Università di Bologna ...


Description

RIASSUNTO SEMIOTICA DEL TESTO – M.P. POZZATO TESTO: totalità di significato, cui tutti i livelli di organizzazione richiedono di essere affrontati e messi in relazione reciproca. CHE COS’E’ LA SEMIOTICA DEL TESTO? Per semiotica del testo si intende una teoria semiotica articolata i cui concetti operativi vengono usati per descrivere l'organizzazione dei testi. Nell'analizzare semioticamente un testo bisogna ricorrere anche a doti di intuizione, sagacia interpretativa e sensibilità in quanto l’applicazione degli strumenti metodologici non è automatica. L’analisi semiotica ha lo scopo di aumentare l’intelligibilità, la pertinenza e la differenziazione degli oggetti che studia. L’analisi del testo è una pratica che necessita un saper fare. Ogni testo ha una sua irriducibile singolarità che è difficile ricondurre a strumenti teorici; non esiste infatti una procedura standard da applicare pedissequamente. Negli ultimi anni si è arrivati a un buon livello di strumenti di generalizzazione che possono essere applicati con profitto a diverse tipologie di testi. Tuttavia proprio perché generali, non esauriscono la complessità dei testi. Ciò che rende specifico un testo è il gioco d’insieme, la configurazione dei suoi elementi e non il fatto che siano presenti in esso elementi inediti. Si devono quindi superare due pregiudizi: il primo è che la semiotica “renda uguali tut i testi” usando gli stessi strumenti descrittivi (l’analisi dei testi richiede categorie descrittive in parte specifiche); il secondo è che la semiotica del testo sia una “semiotica applicata” con un ruolo ancillare rispetto a una semiotica generativa di ispirazione filosofica o linguistica. In realtà la semiotica del testo strutturale propone un proprio punto di vista su come gli esseri umani significano e comunicano. Il rapporto tra teoria e analisi è strettissimo: è l'analisi che nutre la teoria ma l'analisi sarebbe un puro esercizio costretto a ripartire ogni volta da zero se i risultati precedenti, raccolti in una teoria non permettessero un confronto e una verifica dei risultati (carattere doppiamente pratico). IL MODELLO DI VLADIMIR PROPP E LA SUA RIELABORAZIONE AD OPERA DI A. GREIMAS Lo scopo di Propp era di individuare le forme soggiacenti e costanti al di sotto della superficie mutevole delle singole fiabe, che ricorressero in tutto il corpus testuale. Questo studio presenta delle analogie con l’approccio strutturale di De Saussure secondo cui all'interno del sistema linguistico (differenze di suoni combinate a differenze di idee), grazie alle delimitazioni reciproche delle unità e con un'indagine sincronica (elementi linguistici studiati nelle loro relazioni reciproche in un dato momento temporale), ogni suono e concetto acquista il proprio valore. Relazione tra termini viene prima dei termini stessi che sono il risultato di queste intersezioni. I capisaldi dello strutturalismo sono l'identificazione di elementi portanti, l'interdipendenza degli elementi, la rappresentazione astratta o modello e il carattere di pertinenza e astrazione degli elementi rispetto ai fenomeni.

L’analisi semiotica è l’analisi del testo in quanto riconfigura i dati sensibili da esaminare in sistemi e processi di significazione. Si considera testo qualsiasi porzione di realtà significante che può venire studiata dalla metodologia semiotica, acquisendo quei tratti formali di chiusura, coerenza, coesione, articolazione narrativa, ecc. Propp cerca tipi di azioni e li raggruppa in 31 funzioni narrative. Principi che reggono il genere fiaba di magia: 1) Il primo principio è che le funzioni dei personaggi non dipendono dall'identità dell'esecutore o dal modo di esecuzione. Per poter ricondurre un’azione ad una determinata funzione deve essere precisata la sua collocazione all’interno della narrazione: atti identici hanno significati diversi se si trovano all’inizio o alla fine. Una stessa azione può essere ricondotta a funzioni diverse in fiabe diverse e viceversa. 2) Il secondo principio prevede che il numero delle funzioni che compaiono nella fiaba di magia sia limitato. 3) Il terzo principio che la successione delle funzioni sia sempre identica. 4) Il quarto principio che tutte le fiabe di magia siano monotipiche, cioè che in alcune fiabe possa mancare qualcuna delle funzioni ma che non ci siano funzioni che ne escludano altre. La distribuzione delle azioni secondo i personaggi si può descrivere in termini di 7 sfere d'azione (antagonista, donatore, aiutante, principessa e re, mandante, eroe e falso eroe). Funzioni narrative, sfere profonde = livello profondo. Azioni, personaggi = livello concreto, superficiale. Greimas rielaborò il modello proppiano raggruppando le funzioni in macroinsiemi(contratto, scontro, comunicazione, presenza e spostamento). Un'operazione analoga avvenne per le sfere d'azione, riformulate in una struttura di attanti, ovvero tipi di personaggi agenti e in un modello attanziale (destinante, oggetto, destinatario, aiutante, soggetto, oppositore). Questo modello prevede due assi: 1) Asse contrattuale/comunicazione: un’istanza di destinazione agisce su un Destinatario per indurlo ad agire; 2) Asse di realizzazione pragmatica: soggetto-eroe compie un’azione per congiungersi con un oggetto, ostacolato o aiutato da istanze secondarie, collaterali. Oggetto come scopo dell’azione, può anche essere astratto. Destinatario e soggetto sono ruoli narrativi e non personaggi. Infine riprende le osservazioni sui movimenti individuando in ogni fiaba 3 prove (qualificante, principale e glorificante) pp. 28. Struttura generale della fiaba: rottura dell’ordine implica prove che a loro volta implicano la reintegrazione e restaurazione dell’ordine.

IL CONTRIBUTO DELLE ANALISI MITOLOGICHE DI LEVI-STRAUSS ALLA GRAMMATICA NARRATIVA DI GREIMAS Levi strauss è contrario all'eccessiva riduzione delle varietà nelle fiabe di Propp, poiché sostiene che se il livello di astrazione è troppo alto, il formalismo annienta il suo oggetto. Egli tiene conto anche delle figure di superficie delle fiabe come le azioni specifiche, i personaggi e i particolari concreti. Nell’analisi del mito (oggetto di studio di

Levi-Strauss il piano superficiale è fondamentale per poter fare ipotesi sui livelli più astratti, individuare il significato profondo. Nell'analisi di un testo non bisognava prendere in considerazione solo gli elementi più astratti e profondi ma tutti i livelli, perché il senso complessivo del testo nasce solo dalla loro reciproca determinazione. Ciò portò Greimas sulla strada dell'integrazione della dimensione sintattica del modello proppiano con una dimensione semantica. Il modello proppiano è morfo-sintattico, in quanto indica le forme e le regole di concatenazione degli elementi narrativi senza azzardare ipotesi sul significato. La fiaba infatti non motiva quasi mai esplicitamente le proprie azioni. Quindi Propp suggerisce a Greimas una sintassi di funzioni narrative, ovvero una forma standardizzata di concatenazioni di avvenimenti, anche se astratti, mentre Levi strauss influenza la sua semiotica con l'idea di una semantica profonda, ovvero dell'esistenza di significati profondi, in relazione di contrarietà, che orientano lo svolgimento stesso delle azioni. Quadrato semiotico: struttura logica che Greimas colloca al livello più astratto e profondo del Percorso Generativo. LA GRAMMATICA NARRATIVA DI GREIMAS Greimas nella sua terminologia astratta e formale si ispira alla glossemtica di Hjelmslev, cioè a una teoria fortemente formalizzata, e dichiara necessario un metalinguaggio costruito in cui i termini siano univoci e interdefiniti. Questo progetto si concretizza in un Dizionario nel quale sono indicati per voci i principali concetti della teoria (creazione di una “lingua” semiotica che rende possibile un condivisione terminologica e un confronto sull’analisi dei testi). Nella sua grammatica narrativa, egli propone innanzitutto di distinguere: 1) STATI: in cui i soggetti si trovano in congiunzione e disgiunzione con il loro oggetto/scopo 2) TRASFORMAZIONI: in cui i soggetti, da congiunti diventano disgiunti dall'oggetto/scopo e viceversa La successione tra stati e trasformazioni si chiama programma narrativo, quel che un soggetto intende fare. I PN in genere sono molteplici e hanno fra loro una relazione gerarchica. Vi sono i PN principali e quelli d'uso, che permettono di svolgere i primi. I momenti trasformativi si chiamano performanze e presuppongono un soggetto operatore e un soggetto di stato. La relazione del soggetto operatore con il proprio operato definisce l'enunciato del fare. Il punto di partenza è dato da mancanze, ovvero da stati di disgiunzione che chiedono di essere trasformati in stati di congiunzione con oggetti intesi come scopi finali dell'azione. Per oggetto si intende non solo qualcosa di concreto, ma qualunque fine il soggetto si proponga di ottenere. La congiunzione con un oggetto implica sempre la disgiunzione per un altro soggetto. In questo modo emerge il carattere polemico della narratività (sdoppiamento dei PN). Ogni PN si sviluppa in relazione al suo inverso. Alla base della narratività c’è una struttura polemica, senza uno scontro, una mancanza non ci sarebbe nessun racconto. La distribuzione dei personaggi rispetto a questi ruoli è però variabile. Gli oggetti di valore circolano fra i vari soggetti secondo modalità diverse. Vi sono due modi transitivi (l'attribuzione e la spoliazione) e due modi riflessivi (l'appropriazione e

la rinuncia). Appropriazione/spoliazione implicano una prova, attribuzione/rinuncia non implicano una lotta ma sono performanze di dono. Si parla di comunicazione partecipativa quando, nonostante l’oggetto circoli tra più soggetti diversi, nessuno alla fine ne viene privato o vi rinuncia volontariamente (oggetti immateriali). Greimas considera l’oggetto come una sorta di luogo di accoglimento dei valori che il soggetto vi investe. Solo in virtù di questi valori investiti esiste una relazione tra soggetto e oggetto. Ciò che conta non è l’oggetto in sé, le sue caratteristiche intrinseche, ma i valori investiti in quell’oggetto in un determinato contesto. Spesso le valorizzazioni non coincidono con quelle dell’Enciclopedia. Qualsiasi categoria semantica rappresentata sul quadrato semiotico è suscettibile di essere assiologizzata, cioè investita di valore, mediante una categoria specifica, che l'autore chiama timica. La timia (disposizione affettiva di base) è la relazione dell'essere con le persone/cose con cui viene in contatto. L'attrazione viene chiamata foria, la repulsione disforia e la neutralità aforia. Attraverso la categoria timica avviene la valorizzazione positiva o negativa di ciascuno dei termini semantici di una struttura elementare della significazione. Caratterizzazione in senso assiologico dipende dal singolo contesto. Tuttavia idea che esistano pochi universali semantici investiti in modo fisso di valore. Alle 31 funzioni proppiane, Greimas aveva sostituito cinque gruppi di funzioni e alle sfere d'azione, sei attanti. Negli anni 70 sostituì alle tre prove lo schema narrativo canonico (più generale, possibilità di applicarlo a qualcosa di diverso dalla fiaba), articolato in quattro fasi: 1) MANIPOLAZIONE: Destinante cerca di convincere il Soggetto circa l’opportunità di intraprendere un PN (adesione ai valori); 2) COMPETENZA: corrisponde all’equipaggiamento modale del soggetto, in riferimento al programma da compiere; 3) PERFORMANZA: azione del soggetto che trasforma gli stati di cose; 4) SANZIONE: Destinante giudica se l’operato del soggetto è conforme o meno al contratto iniziale, verifica la corrispondenza dei valori (eventuale). Alla base del rapporto tra soggetto/oggetto vi sono 4 orientamenti di fondo. Le quattro modalità che definiscono in modo astratto la competenza del soggetto sono il volere ambito dei desideri), il dovere (ambito sociale), il potere (ambito delle abilità/possibilità) e il sapere (ambito cognitivo). Vi sono tre modi di esistenza semiotica denominati virtuale, attuale e realizzato.  VIRTUALIZZATO: la manipolazione ha fatto sì che il soggetto cominciasse ad aderire ai valori proposti dal D. (Il D. ha installato un voler/dover fare). Considera l’ipotesi di compiere l’azione  ATTUALIZZATO: il soggetto si dota del sapere/poter fare necessari per agire  REALIZZATO: il PN è stato realizzato, la trasformazione è avvenuta Modalità virtualizzanti, attualizzanti, realizzanti. Il soggetto è competente solo quando ha TUTTE le modalizzazioni necessarie. Non si escludono a vicenda, ma costituiscono delle polarizzazioni (in alcuni testi sarà più in risalto una rispetto all’altra). Problema della compatibilità.

In assenza di modalità essenziali al compimento dell’azione, o in presenza di un conflitto tra modalizzazioni si avrà un PN d’uso. In alcuni casi però la ricerca di una modalità è il PN principale (cfr. romanzi gialli). Manipolazione (performanza cognitiva: si modifica la competenza del soggetto, il D. opera una trasformazione) e Sanzione (competenza cognitiva) sono entrambe a dominazione cognitiva. Schema narrativo canonico e delle sue componenti modali (pag 54)  Il FAR FARE è la modalità fattiva. Esistono 4 grandi figure generali della manipolazione: promessa, minaccia, seduzione, provocazione  ESSERE DEL FARE: si intende lo statuto modale della competenza che sta a monte dell’atto e lo rende possibile  FAR ESSERE: modalità trasformativa, modifica gli stati del mondo  ESSERE DELL’ESSERE: modalità veridittiva, stabilisce se ciò che sembra corrisponde a ciò che è Tutte le modalità possono essere messe in quadrato, entrare in relazione reciproca (conformità/contraddizione). LE STRUTTURE SEMIONARRATIVE E LA PRIMA SEGMENTAZIONE DEL TESTO Il percorso generativo è l'economia generale di una teoria semiotica, ovvero della disposizione delle sue componenti le une in rapporto alle altre. Ogni livello collocato in profondità è implicato da quelli più superficiali. Il quadrato semiotico compare al livello più profondo sia in chiave sintattica, di operazione di affermazione e negazione dei valori che articola, sia in chiave semantica come sistema a monte di ogni organizzazione narrativa. Pp. 60 Metatermini: complessi e neutri. Le strutture profonde sono incaricate di fornire la base logico-semantica alle successive operazioni narrative in una conversione (passaggio dalle prime alle seconde). Al livello semionarrativo di superficie corrispondono strutture già antropomorfe, non ancora personaggi concreti ma soggetti, oggetti, valori e modalità (schema narrativo canonico). La conversione dal livello profondo (quadrato) a quello superficiale (attanti, modalità) fa corrispondere relazioni logiche a relazioni soggettive orientate verso un valore. Il senso è colto dagli esseri umani solo se viene articolato narrativamente. Il passaggio dalle strutture profonde a quelle di superficie coincide con il passaggio da una logica astratta a una logica narrativa. Segmentazione del testo in sequenze: facilitare l’analisi suddividendo provvisoriamente il testo. Sequenze hanno autonomia molto limitata. Testo come totalità di significato, di conseguenza la suddivisione è solo un modo per rallentare e ordinare l’analisi. Per l’interpretazione finale conta solo l’unità-testo nella sua globalità. IL LIVELLO DISCORSIVO: L’ENUNCIAZIONE Mentre il passaggio dalle strutture profonde a quelle di superficie è detto conversione, il passaggio dalle strutture semionarrative a quelle discorsive è detto convocazione.

Petitot vede la conversione come una saldatura delle articolazioni logiche del quadrato alle strutture narrative antropomorfe, cosicché le relazioni di affermazione e negazione diventino relazioni di congiunzione e disgiunzione fra soggetti e oggetti. Passando alle strutture discorsive, cercheremo di allestire un'ambientazione: epoca in cui si svolge la storia, luoghi, particolari di vario tipo che diano colpa e colore alla nuda struttura narrativa. Emerge così un lavoro più soggettivo, che ha il fine di produrre qualcosa di individuale e inedito. Il soggetto o istanza dell’enunciazione quindi non parte mai da zero per produrre il proprio discorso ma convoca una serie di conoscenze e capacità. L'istanza dell'enunciazione trasceglie quindi una struttura spazio-temporale, una struttura di attori e repertori di sceneggiature standardizzate astratte dette temi, articolate in configurazioni discorsive, o concrete, derivate dalla nostra esperienza percettiva del mondo, dette figure e articolate in percorsi figurativi. Il soggetto dell'enunciazione proietta fuori di sé attori diversi da sé, tempi e luoghi diversi dal presente dell'enunciazione. Anche negli enunciati più impersonali rimangono inevitabilmente tracce dell'istanza dell'enunciazione dette marche dell'enunciazione. Greimas studia l'enunciazione come fatto testuale inerente agli elementi del testo che rimandano all'istanza dell'enunciazione. Il debrayage (operazione enunciazionale) è la proiezione di uno spazio, di un tempo e di più soggetti diversi da quelli dell'enunciazione. Esso è enunciazionale se proietta nell' enunciato simulacri del soggetto dell'enunciazione (discorso soggettivato in prima persona, dialoghi), mentre è enunciativo se proietta soggetti diversi da quelli dell'enunciazione (discorso oggettivato in terza persona). Narratore e narratario non vanno confusi con autore e lettore in quanto pur incarnando figure della comunicazione, essi sono personaggi finzionali né più né meno degli altri di cui si narra in terza persona. Il ritorno all'istanza dell'enunciazione è detto embrayage, ed è sempre secondario al debrayage. Spesso inscatolati gli uni negli altri dando vita ad effetti di realtà poiché ogni livello precedente si costituisce come un piano referenziale rispetto a quello successivo. Successione dei debrayage codificata per creare illusioni di verità. Enunciazione come contratto enunciazionale: che valore mette in gioco? Quali vuole rendere condivisibili? I tempi dell'enunciato saranno anteriori, posteriori o concomitanti a quello dell'enunciazione che funge da ancoraggio ineliminabile. I tempi verbali nascono dal rapporto fra tempo dell'enunciazione e tempo dell'enunciato (tracce indelebili). Gli spazi si organizzano secondo l'opposizione qui/altrove, se vi è un debrayage spaziale l'enunciato parlerà di un altrove spaziale che verrà caratterizzato da toponimi e da diverse categorie qualitative (verticalità/orizzontalità, prospettività, inglobante/inglobato). Flashback: andirivieni spazio temporale nel racconto, debrayage seguito da un embrayage. Per fabula si intende l'insieme dei fatti che accadono in una storia indipendentemente da come essi vengono ordinati dal racconto, l' intreccio invece è l'arrangiamento di questi fatti. Genette propone i tre termini storia, racconto e narrazione (accezioni del termine racconto). Il soggetto dell'enunciazione per Greimas è pertinente solo nell'ambito del racconto dove l'enunciatore appare come istanza iscritta nel testo, e

realizzata sotto forma di ordine del discorso. Nella narrazione genettiana invece l'enunciatore appare come il soggetto pragmatico dell'evento di raccontare. Benveniste parla di enunciazione come atto linguistico comunicativo o di enunciazione come conversione dall'astratto al testo concreto. Nell'ultimo caso si parla di lingua impiegata soggettivamente, di parole, di discorso. La lingua è un’istanza collettiva e stabile, il soggetto che la usa se ne appropria mediando fra la lingua e il proprio uso soggettivo di essa. Questa mediazione coincide con ciò che Benveniste considera discorso. Pp. 76 Si parla poi di correlazione di personalità la quale sussiste solo tra l'io e il tu, mentre l'egli è detto non persona, poiché si riferisce a un soggetto posto fuori dall'allocuzione e trae il suo valore dal fatto di fare parte di un discorso enunciato dall'io. La correlazione di soggettività presiede la distinzione tra l'io, soggetto pieno del discorso e il tu. Il discorso dell'egli viene denominato storia mentre il discorso soggettivo si chiama appunto discorso. Da Benveniste in poi tendenza a considerare discorso l’enunciato in generale, qualsiasi fosse la sua taglia o sostanza dell’espressione. Greimas distingue nettamente discorso da testo in quanto intende il primo come l’organizzazione immanente, prima della manifestazione dei contenuti dell’enunciato. Eco distingue...


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