Riassunto Prima Lezione DI Semiotica - G. Marrone PDF

Title Riassunto Prima Lezione DI Semiotica - G. Marrone
Author Jessica Bondi
Course Metodologie d'analisi
Institution Università di Bologna
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RIASSUNTO PRIMA LEZIONE DI SEMIOTICA - G. MARRONECAPITOLO 1 - SEGNI, CODICI, VALORIEspressione significante ​: ciò mediante cui abbiamo capito. Ha natura sensoriale, empirica, percettiva. Contenuto significato ​: ciò che abbiamo inteso attraverso la percezione. Ha natura intellettuale, interpretativ...


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RIASSUNTO PRIMA LEZIONE DI SEMIOTICA - G. MARRONE CAPITOLO 1 - SEGNI, CODICI, VALORI Espressione significante: ciò mediante cui abbiamo capito. Ha natura sensoriale, empirica, percettiva. Contenuto significato: ciò che abbiamo inteso attraverso la percezione. Ha natura intellettuale, interpretativa, cognitiva. L’unione tra i due dà luogo a quel che chiamiamo segno, cioè a quell incremento di sapere. Il segno può poi costituire un effetto pragmatico positivo o negativo (ho trovato o meno ciò che stavo cercando). Un segno è tale se mette in relazione reciproca qualcosa di percettivo e qualcosa di cognitivo. Ogni qualvolta la percezione di una cosa stimola in noi un incremento di conoscenza, siamo di fronte ad un segno. Non sono i fenomeni in sé ad essere significanti, ma la loro percezione da parte di qualcuno, che entrando empiricamente a contatto con essi, li  associa a dei precisi significati. Non è una cosa che sta al posto di un’altra ma la relazione che un qualche soggetto instaura fra due elementi con dimensioni diverse: una sensibile, l’altra intelligibile.  Questa relazione si instaura a posteriori grazie a chi compie la percezione. Il segno infatti viene prodotto da chi lo vede e interpreta, non da chi ha costituito il significante (salvo casi in cui sono intenzionalmente emessi). Gli esseri umani sono emittenti continui di significanti che si offrono inconsapevolmente alle nostre possibili interpretazioni. Il primo motore della significazione è il destinatario: è solo a partire da quest ultimo che può essere generato il contenuto significato. Comunicazione: si attiva volontariamente la trasmissione di un messaggio, quando c’è qualcuno che vuol dire qualcosa e fa di tutto affinché il suo interlocutore recepisca correttamente. La significazione è quel meccanismo per cui il segno si coglie a partire da chi riesce a interpretare un significato percependo un significante. Sulla base di che cosa il destinatario riesce a istituire la relazione fra espressioni significanti e contenuti significati? Dipende, in prima istanza, dai meccanismi mentali attivati o attivabili dall’interprete. Inferenza: modo di riflettere che abbiamo impiegato per collegare significante e significato. Abduzione: ragionamento grazie a quale si passa direttamente da un caso particolare alla legge complessiva. In seconda istanza il destinatario si rifà alla cultura, ovvero quell’insieme di saperi, sistemi di valori, abitudini, comportamenti entro cui siamo soliti “abitare” e che ci conducono a tirare ad indovinare in un modo piuttosto che in un altro.

Inferenze cognitive si basano su codici ossia sistemi formali che regolano le possibili associazioni mentali tra espressioni e contenuti, tralasciando le scelte del singolo individuo e imponendogli l’uso di determinate categorie mentali per arrivare a conclusioni interpretative pertinenti. Questi codici non sono né oggettivi né soggettivi ma stabilizzazioni più o meno durature di modi collettivi di pensare e di agire, di desiderare e di preferire. Si tratta di consuetudini sociali e culturali che assumono l’aspetto di una legge; nessuna inferenza è possibile se non a partire da essi. Le forme di associazione tra espressione e contenuto sono legate ai valori (culture diverse mettono in gioco sistemi di valori diversi). Idea di valore utile per mostrare come i codici sociali siano legati ai modi e ai motivi per cui l’individuo stesso li assume, li fa propri, mediando fra valori collettivi e valori individuali. Doppio statuto dei valori: 1) risiedono in quel che stavamo cercando, nel fatto di rendere significativo l’oggetto desiderato. Il valore è ciò verso cui si punta; 2) sorgono nel continuo confronto con altri oggetti e altri valori. Il valore si dà nella differenza fra gli elementi e nelle forme della loro relazione. Segno come la punta di un iceberg semiotico: è quel che appare immediatamente e con tutta evidenza ma funziona perchè si scompone in elementi più piccoli articolati tra loro, da un lato, e dall’altro, va a comporre entità più grandi relazionandosi ad altri segni. Messa in storia personalizza la situazione ricostruendola a partire da una precisa prospettiva valoriale, culturale, antropologica. I segni funzionano perché si intrecciano in testi, così come le parole di una lingua si realizzano se e solo se vengono adoperate dentro frasi e discorsi. Parole come frutto variabile di relazioni costanti fra elementi più piccoli e al tempo stesso, entità che vanno a comporre strutture più ampie. Si considera testo una qualsiasi porzione di mondo che, possedendo limiti determinati e una precisa articolazione interna, si fa portatrice di una qualche configurazione di senso. La significazione, per poter funzionare, deve fare riferimento a testi, unità di senso che le società impiegano per far transitare i propri valori di fondo. Tutto  può essere testo. Testo come tessuto di relazioni, trama di forme che collegano sostanze, tendendo a produrre una qualche unità di senso. Il senso si insinua da tutte le parti. Le cose più banali si fondano su strutture profonde, nascoste, inconsapevoli. Compito della semiotica è quello di chiarire i meccanismi di funzionamento di queste strutture. La maggior parte della nostra esperienza vissuta si fonda su una rete di significazioni molto complesse, su codici e su testi che se pure pratichiamo, non per questo sappiamo esprimere. Non facciamo altro che emettere e recepire testi, con

significati molto differenti, ma con i medesimi meccanismi di funzionamento, nonché le medesime forme dell’espressione e del contenuto. Tutti i testi hanno una forma profonda di tipo narrativo, non evidente. Le storie danno senso alle nostre azioni e passioni, in modo che ciò che ci accade abbia un preciso valore a seconda del ruolo specifico che gioca entro strutture narrative. CAPITOLO 2 - DEL SENSO Semiotica come scienza della significazione. Fine 800 / prima metà del 900: necessità teorica e metodologica di una semiotica propriamente detta, che racchiudesse in un unico paradigma studi affini e problematiche tra loro imparentate. In filosofia è accaduto con Pierce mentre Saussure, Hjelmslev e Jakobson hanno sollecitato l’edificazione di una scienza nuova, definendola semiologia, come studio rigoroso dei diversi sistemi di segni. Ma la semiotica come disciplina a sé stante e istituzionalmente riconosciuta, è sorta a cavallo del secolo scorso sotto la spinta propulsiva della nuova società di massa. Si impone così, a poco a poco, come una forma di sapere in grado di far dialogare tutte le altre, fornendo loro una problematica e una metodologia comuni. GENEALOGIA: tecnica di ricostruzione  concettuale minuziosa e accurata, la quale non segue lo sviluppo temporale lineare di un percorso teorico, meno che mai entro uno specifico ambito disciplinare. Prova semmai a ricucire le fila di una serie di nodi problematici, intrecciare, individuare somiglianze, mostrare parallelismi tenendo costantemente presente l’enorme varietà di oggetti empirici e strumenti metodologici. La semiotica ha ritagliato un proprio campo di studi a partire da altri già assestati e ha impostato contemporaneamente più piani di lavoro mostrandone l’interconnessione. Si è innestata inizialmente entro il paradigma delle scienze umane che, nel corso del Novecento, ha rivendicato una propria autonomia operativa rispetto alle scienze naturali, mettendo in crisi la distinzione tra le due culture. Significazione come fenomeno che mette in relazione fenomeni sensoriali e atti cognitivi. Corpo e mente, nei sistemi di segni, funzionano come un unico fenomeno. 4 dimensioni della scienza della significazione (livelli di intervento/d’azione) tra loro interconnesse: 1. AMBITO EPISTEMOLOGICO: assetti generali del sapere. 2. AMBITO TEORICO: ripensare dalle fondamenta alcune categorie chiave legate alla conoscenza, dalla centralità dell’esperienza linguistica e comunicativa, significativa e discorsiva, considerato come punto di vista privilegiato a partire dal quale considerare il mondo nella sua variegata interezza. 3. AMBITO METODOLOGICO: mira a costruire uno strumento flessibile di categorie e modelli, anch’essi interdefiniti tra loro. Essi non vengono inventati ex novo ma traggono spunto da un’esplicitazione del saper fare pratico di discipline concomitanti.

4. AMBITO EMPIRICO: ciò significa che la metodologia semiotica viene elaborata in funzione del suo livello empirico soggiacente, ossia dei dati che essa ha in proposito di spiegare e comprendere. L’empiria semiotica è quel che fanno gli individui e i gruppi sociali, quando producono meccanismi semiotici profondi per significare se stessi e il mondo che li circonda; lo rifanno i semiologici quando provano a ricostruire tali meccanismi profondi e il senso che grazie a loro viene manifestato. Esempio: integrazione dello studio delle passioni in semiotica. 1. Individuare un terreno di indagine empirica 2. Il terreno viene individuato sulla base di una ridefinizione della metodologia necessaria per analizzarlo 3. Interdefinizione teorica con altre nozioni concomitanti/opposte 4. Fare dovuti conti epistemologici con altre discipline Alla fine si è arrivati alla formazione di un preciso paradigma di ricerca che ha il linguaggio come oggetto d’indagine e il senso come interrogativo teorico. Necessità di mettere il senso in condizioni di significare, di metterlo in movimento, di spiegarne le articolazioni profonde, di comprenderne il valore.

La trahison des images (Magritte - 1929) Perché quest’opera suscita un senso di spaesamento? La scritta “questa non è una pipa” posta giusto al di sotto, quasi come se fosse una didascalia, sembra dire qualcosa di vero e falso al tempo stesso. Viene preso di mira il buon senso. E’ chiaro che quella cosa rappresentata non è una pipa vera ma è come se lo fosse. Le immagini se ben fatte, assomigliano a tal punto alle cose da prendere il loro posto; esse rappresentano, imitano, si mimetizzano a tal punto da sembrare altro da sé, sono segni che nascondono di esserlo. Critica alla teoria tradizionale. Realismo pittorico (fine 800): le immagini che stanno al posto delle cose, alla fine le tradiscono. Il nostro testo (configurazione espressiva che veicola un universo esauriente di senso) esprime ben altro che una critica alla teoria mimetica delle arti. Adoperando l’arte mimetica si colloca ad un livello metalinguistico, ovvero di un sistema di segni che ha sé stesso come contenuto, linguaggio che parla di linguaggio. Si può dire che l’opera in questione elabora una teoria semiotica, propone una concezione dell’uso comunicativo, e significativo, delle immagini attraverso un paradosso. Lo scopo non è quello di interpretare il quadro di Magritte ossia di svelarne il significato ma il tentativo di ricostruire i meccanismi che hanno

costituito tale interpretazione, permettendo al senso di emergere grazie alle sue forme profonde. Il senso c’è già, si tratta solo di metterlo in condizione di significare. Quali sono le procedure semiotiche che ne creano l’enigmaticità o che ne permettono quella contemporanea molteplicità di letture che evoca? 1. Negazione linguistica attraverso il “n’est pas”. Una didascalia generalmente chiarisce un’immagine. Questa al contrario dice di che cosa non si tratta. Quando si nega qualcosa si presuppone che di solito si pensa il contrario quindi ci dice due cose: quel che di solito si pensa e il fatto che invece non è così. La negazione nega una credenza della realtà, mette in crisi una convinzione. 2. Cornice: separa in modo netto lo spazio dell’opera dallo spazio che sta fuori dall’opera, e che non fa parte della sua macchina espressiva. La cornice, ovvero la delimitazione spaziale tra l’immagine pittorica e il suo sfondo non è un dispositivo innocente poiché pone il problema della presentazione dell’immagine come tale. La didascalia essendo all’interno del quadro fa a tutti gli effetti parte dell’opera come uno dei suoi elementi costitutivi (diverso se fosse stata fuori, sul muro). L’immagine artistica in cornice non è solo la pipa ma anche la didascalia che in questo caso diventa la sua immagine pittorica. L’immagine svela così il suo tradimento, e lo fa nella vera didascalia del quadro, quella che sta fuori dalla cornice. 3. La frase non è in prima persona, il soggetto grammaticale è quel pronome dimostrativo “ceci” (ciò non è una pipa). Ceci, in quanto deittico si riferisce a qualcosa d’altro: quindi a cosa si riferisce? a. All’immagine: l’immagine non è una pipa reale ma la sua rappresentazione figurativa b. Alla frase: la frase non è una pipa, il disegno sopra invece si c. All’oggetto rappresentato: non è detto che qualcuno appartenente ad un’altra cultura lo riconosca. Problema del riconoscimento degli oggetti, della loro nominazione variabile, del loro essere segni (rinviano ad altro da sé). d. Il quadro stesso, l’olio su tela dipinto dal soggetto linguistico Magritte. Questo in virtù del fatto che un deittico, cioè un elemento linguistico indicatore, presuppone grammaticalmente oltre alla cosa indicata anche colui che la indica, a prescindere dalla persona empirica. Riassumendo L’opera, giocando sui molteplici usi possibili del deittico, mette in gioco 4 diversi significanti - disegno, la parola, l’oggetto e il quadro - per significare qualcosa che è al tempo stesso simile e diversa: non l’oggetto reale ma il senso della pipa, il quale non sta integralmente in nessuno di essi e che ne permette il passaggio dall’uno all’altro. Nessuno dei significanti è/esprime la pipa, e tutti allo stesso tempo la esprimono. Ognuno dice il senso della pipa da un particolare punto di vista o significato. Il senso sta nell’insieme. Esso risiede, prima e dopo, nella cultura, a

partire da cui, attraverso l’attivazione di precisi codici di significazione, i vari segni vengono generati e rigenerati di continuo entro quei testi che donano loro qualche precisa significazione. Il senso è ovvio e insieme sfuggente. Per esprimere il senso bisogna emettere un qualche significante, e cioè articolare una qualche materia sensibile per veicolare un preciso significato, di fatto escludendo gli altri significanti. La via più frequente è quella della parafrasi (dire un significante in altre parole). Nessun significante dà il senso della pipa ma mi offrirà una sua specifica prospettiva grazie ai suoi specifici mezzi, e quindi ne esprimerà un aspetto particolare. Accostarsi al senso: ridire il primo significante in altro modo, tradurlo in un altro significante sia esso linguistico o non. Il significato di un segno sta negli altri significanti che possiamo usare per dirlo di nuovo in una catena potenzialmente infinita. Ad un certo punto però, per convenzione sociale, un significante viene eletto a segno ufficiale ed entra a far parte di un codice riconosciuto, più o meno istituzionalizzato. Emerge così un’abitudine interpretativa, un codice culturale che fa sì che a determinati significanti corrispondano per lo più determinati significati che le convenzioni sociali stabilizzano e regolano. Il senso sta nella continua trasformazione dei segni da uno all’altro, nella loro continua traduzione interlinguistica e intersemiotica: sta nel passaggio fra segni e fra testi. CAPITOLO 3 - VISIONI STRUTTURALISTE Alla base della semiotica sembra esserci una serie di paradossi: ● STORICO/FONDATIVO: la semiotica come disciplina a sé stante, con un suo preciso insieme coerente di metodi e di concetti tra loro interdefiniti, è stata istituzionalmente riconosciuta in periodi molto recenti, ripensando alla radice oggetti di indagine e campi problematici che in tanti orientamenti di studio erano già stati affrontati. Le questioni della semiotica sono state disperse e disseminate in discipline diverse. ● Essa fonda la propria autonomia superando una nozione comune e tradizionale di segno, ossia decostruendola e disperdendola in una serie di nozioni di maggiore rigore teorico. Il segno è il punto di partenza di un’indagine che va alla ricerca di entità che lo compongono o nelle quali esso si compone. Articolazione dei segni rende possibile la comunicazione. La vita del segno infatti dipende in tutto e per tutto, dalle strutture che lo strutturano e lo sorreggono, ovvero dalle relazioni che le sue parti intrattengono per porlo in essere, e dalle relazioni che esso stesso intrattiene con altri segni simili entro un più generale sistema di significazione. Semiotica come teoria della significazione. ● TERMINOLOGIA: ○ Semiologia:semplice scienza dei segni.

○ Semiotica: supera la nozione di segno e una certa dipendenza nei confronti dei modelli linguistici. Ferdinand De Saussure (1857-1913) le sue teorie sono considerate il principale fondamento teorico della semiotica in quanto: ● studia le lingue nella loro concretezza e regolarità; ● considera il segno come una relazione di significazione fra un significante e un significato; ● rileva il valore del segno nei rapporti che esso intrattiene con altri segni all’interno di un sistema. Differenza langue vs. parole. LANGUE: sociale, necessaria, esterna, passiva, costituita da pochi elementi formali, invariante. PAROLE: individuale, accessoria, interna, attiva, costituita da molti elementi sostanziali, variabile. La lingua è quindi un “sistema di valori puri”, dove a dominare sono le relazioni formali e gli elementi sostanziali che ne derivano. COMBINAZIONI SINTAGMATICHE: relazioni fra i vari elementi in presenza nel flusso del discorso (regole di accordo e di genere). SELEZIONI PARADIGMATICHE: fra elementi una stessa classe (regole che portano a scegliere genere, numero, ecc.). Queste sono le basi dello strutturalismo. Secondo Hjelmslev (1899-1965) una struttura è “un’entità autonoma di dipendenze interne”. Dai “Fondamenti teorici della teoria del linguaggio” : lo scopo della linguistica è quello di partire da fenomeni che si presentano come processi, dunque variabili nello spazio e nel tempo, per ritrovare al di sotto di essi veri e propri sistemi, ossia quegli insiemi di regole invarianti che pongono in essere ogni possibile variazione. Essa deve proporre ipotesi di spiegazione dei fatti, e dunque ricostruire arbitrariamente e adeguatamente i sistemi sottesi ai processi. (Hjelmslev) La lingua è ciò che mette in presupposizione reciproca due diversi piani, l’espressione e il contenuto, ognuno dei quali ha una sua forma e una sostanza. E’ sempre a partire dalla forma, dal ritaglio formale di una materia che una sostanza può essere prodotta come altro rispetto alla lingua. La sostanza è l’oggetto di studio di altre scienze. Assoluta priorità alla forma e una relativa indifferenza della sostanza. Ogni rilevamento di senso è la manifestazione di una qualche articolazione formale e ogni ricostruzione strutturale lascia emergere il senso dell’oggetto considerato, ovvero la sua significazione intrinseca. R. Barthes (1915-1980): lo strutturalismo è la maniera in cui il senso emerge. Lo strutturalista indica la provenienza del senso e le procedure per la sua fabbricazione, non lo interpreta. Si concentra sui processi  di costruzione del significato. Il compito dell’analisi strutturale è quello di mettere in evidenza il carattere significante degli oggetti culturali, sottolineando quella loro valenza

sistematica che a prima vista non appare. Non c’è senso se non in un sistema e non c’è sistema che non promuova del senso. L’analisi finisce per destrutturare. La cultura solidifica il senso, ne garantisce il carattere finito e “vero” cioè naturalizzato. Lo strutturalista, al contrario libera la cultura dai suoi vincoli ideologici. 3 operazioni compiute nel corso di ogni attività strutturalista: 1. Ritaglio: scomposizione dell’oggetto volta per volta analizzato nelle sue parti costitutive. Necessario individuare  le classi paradigmatiche entro cui inserire le unità da scomporre (prova di commutazione). Si costituiscono così dei paradigmi dove si collocano le unità progressivamente scomposte. 2. Coordinamento: trovare le regole mediante cui le unità paradigmatiche si associano fra loro a formare il sintagma, cioè l’oggetto che era stato scomposto. L’oggetto finale, una volta ricomposto, sarà molto diverso da quello iniziale in quanto sarà l’oggetto più la sua struttura. 3. Da questi due tempi dell’attività strutturalista si produc...


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