Prima Lezione - .................................... PDF

Title Prima Lezione - ....................................
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

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Description

Quante lingue ci sono nel mondo contemporaneo? Non è possibile quantificare in numero le lingue presenti nel mondo poiché i numeri sono molto approssimativi, però ci sono dei repertori allestiti da diverse organizzazioni che si propongono a livello internazionale di censire le lingue vive all’interno del mondo contemporaneo. Il principale di questi si chiama ETHNOLOGUE LANGUAGES OF THE WORLD, allestito da un’organizzazione non governativa, poi c’è in parte un’associazione privata d’ispirazione religiosa che si chiama SUMMER INSTITUTE OF LINGUSTIC. Viene pubblicato a Dallas negli Stati Uniti, sia in versione stampata che in versioni annuali disponibili su un sito web. Dopodiché c’è un’agenzia internazionale che è l’UNESCO (agenzia delle Nazioni Unite che si occupa in particolare degli argomenti culturali) che allestisce un ATLAS OF THE WORLD LANGUAGES IN DANGER, cioè un atlante delle lingue minacciate. Si focalizza su un gruppo di lingue ridotte ad un numero di parlanti molto basso e quindi si ritengono per questo in pericolo di estinzione. E poi esiste un OBSERVATOIRE LINGUASPHERE che è un’organizzazione di ricerca non governativa collegata all’UNESCO che anche conduce un censimento delle lingue attualmente presenti nel mondo. Secondo questi repertori le lingue del mondo contemporaneo sono in un numero compreso tra le 6000 e le 7000 ma si tratta di numeri approssimativi. In Italia ad esempio il FRIULANO è considerato una lingua a sé (di minoranza), mentre il VENETO è considerato solo un dialetto (varietà locali della lingua nazionale). Questo perché noi abbiamo un criterio legislativo che stabilisce lo status di una lingua all’interno della nazione. Però è una classificazione varia perché ETHNOLOGUE, ad esempio, definisce lingue anche alcuni dialet d’Italia non conosciuti come lingue. Altro esempio: il CROATO e il SERBO sono state considerate per molti decenni come un’unica lingua, il SERBOCROATO, scritta con due alfabeti diversi (cirillico per il serbo e alfabeto latino per il croato). Dopo l’esplosione degli anni ’90 e in particolare con l’indipendenza della Croazia si sono costituite due repubbliche indipendenti: la Croazia e la Serbia, ciascuna delle quali ritiene che la propria lingua sia diversa dall’altra. Così sono state separate le due lingue, malgrado la loro profonda affinità. Un ragionamento simile può essere fatto con moltissime lingue contemporanee, come per esempio nella Penisola Iberica. Lì viene riconosciuta come lingua di minoranza il GALIZIANO, lingua ufficiale oltre il CATALANO e il BASCO. C’è però un forte movimento che vuole riconoscere anche il Leonese come lingua di minoranza e questo problema esiste per molti altri dialet. Questo problema porta a conteggi differenti che fanno quindi variare i numeri. Le carte linguistiche presentano molti nodi e ciascuno rappresenta un numero di lingue per diverse aree del mondo, in base al continente. - +2000 in Africa, 32% del totale delle lingue; - +1000 nelle Americhe, 14,9% del totale delle lingue; - +2300 in Asia, 30% del totale delle lingue; - 288 in Europa, 4% del totale delle lingue; - 1300 nel Pacifico, 18% del totale delle lingue; ETHNOLOGUE ammette 7097 lingue, anche se approssimativamente. C’è una differenza tra le lingue vive e i numeri di parlanti. - In Africa ci sono 4 miliardi, il 59% dei parlanti; - Nelle Americhe c’è solo lo 0,7% dei parlanti; - In Asia ci sono più di 980 milioni di parlanti, 14.5% di parlanti;

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In Europa ci sono circa 1 miliardo e 700 milioni, 25,5% dei parlanti; Nel Pacifico ci sono circa 7 milioni, 0.1% dei parlanti.

In media la popolazione totale dell’Africa: 1 miliardo di parlanti diviso le 2000 lingue ci dà una media di parlanti per ogni lingua di 500.000 parlanti. Il numero nelle Americhe è di 46.000. Sale in Asia dove ci sono 1 milione e 700 mila parlanti per lingua. Sale ancora in Europa dove abbiamo circa 6 milioni di parlanti per ogni lingua. Nel Pacifico c’è il valore più basso: poco più di 5000 parlanti per ogni lingua. Queste medie sono molto sproporzionate e in realtà parlare di numero di parlanti per ogni lingua non ha senso. Ma considerando il numero delle lingue del mondo contemporaneo e il numero dei parlanti del mondo contemporaneo, noi abbiamo una fortissima sproporzione della distribuzione del numero dei parlanti sulle singole lingue. Anzi, possiamo dire che una costante di tipo socio-linguistico è che, date le risorse linguistiche a disposizione di una comunità, queste non si distribuiranno mai in modo uniforme tra i parlanti. Cioè all’interno della comunità tendono a crearsi forti disparità sull’accesso agli strumenti linguistici. Abbiamo quindi un primo dato costante, un primo elemento di partenza: mano a mano che la scienza moderna ha preso contatto con tut i gruppi umani presenti nel globo, noi abbiamo notato che qualunque sia la loro origine, la loro storia, la modalità in cui quella singola comunità si è formata, l’area geografica in cui si trova, la conformazione generale di quell’area geografica (che si trovi in aree montane, all’interno di pianure, dentro isole, in aree fredde, in aree calde), la comunità utilizzerà per comunicare il linguaggio verbale. Malgrado gli altri sistemi di comunicazioni (danza, musica, arte), il sistema primario è costituito ovunque dal linguaggio verbale, per cui, dato un individuo della specie umana cresciuto all’interno di una comunità (che non sia stato isolato in età precocissima) e che non abbia delle patologie specifiche, quell’individuo sviluppa il linguaggio verbale e si esprimerà attraverso il parlato. Non esiste una comunità che si esprime in modo diverso, ex. a gesti, con i fischi, con i tamburi, con i ritmi. Esistono però questi modi di comunicazione: in molte parti dell’Africa esistono lingue tonali e si può imitare l’andamento dei singoli enunciati con tamburi accordati che simulano la posizione degli accenti e le altezze che questi hanno all’interno delle parole. In questo modo si possono comunicare enunciati (che i parlanti comprendono abbastanza bene) anche a distanza e con i tamburi: lingue TAMBURATE. La stessa cosa si può fare con i fischi (lingue FISCHIATE), come accadeva nel Corno D’Africa durante le guerriglie, per comunicare in modo incomprensibile dagli eserciti di occupazione. Tutte queste modalità sono modalità SECONDARIE e l’utilizzo di queste modalità dipende sempre però dall’esistenza e dall’apprendimento di un linguaggio verbale....


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