Riassunto del testo i nuovi bambini di Paolo Ferri PDF

Title Riassunto del testo i nuovi bambini di Paolo Ferri
Course Didattica generale
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunto del testo i nuovi bambini di Paolo Ferri...


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I nuovi bambini 1.1 La diversità di mio figlio Davide Nativi digitali: espressione per tratteggiare il modo in cui vedono e costruiscono il mondo i nativi tra gli undici e o i diciannove anni, facenti parte della “generazione App”. Secondo Ferri, i nativi digitali sono coloro nati dopo il 2000. Davide e i suoi coetanei sono antropologicamente diversi, dialogano in modo costante con le macchine digitali. Noi invece, nati all’interno della galassia Gutenberg siamo stati educati da libri, riviste, quotidiani. Questo libro si propone di accompagnare il lettore nell’educazione multimediale dei figli, fornendo loro linee guida essenziali per capire e affrontare i problemi che si troveranno davanti. Questa nuova categoria di uomini “digitali” è chiamata dall’autore “uomo Sapiens Digitalis”. 1.2 La diversità dei nativi, le paure dei genitori immigranti, le tecnologie a scuola Il panico morale è la spirale di terrore generata dai media che amplificano una minaccia sfruttando i timori del pubblico e l’ansia di essere in pericolo di fronte a un fenomeno ignoto perdurante. Il risultato è un esponenziale crescita della sensazione di allarme in risposta a quel fenomeno, anche se i rischi non sono realmente aumentati, anzi spesso risultano in calo rispetto al passato. Questo vale sia per gli episodi di criminalità sia per Internet che per i videogiochi. Fino a pochi anni fa i presunti pericoli legati all’uso di computer, cellulari e tablet erano sottovalutati di fronte alla novità e all’entusiasmo per l’opportunità cui si accompagnavano. Oggi, invece, è in corso una sorta di “riflusso digitale” nell’opinione pubblica, e comincia a serpeggiare la paura. Sono necessarie sicuramente alcune cautele e un’educazione mirata alla tecnologia. Nel nostro paese, contrariamente a quanto accade in molti Stati europei, i termini scuola e tecnologia sembrano essere opposti e contrari. Negli ultimi quindici anni, infatti, l’Italia non ha investito nella scuola, anzi le spese sono state ridotte. Solo il venti percento delle scuole offre l’accesso a Internet in tutte le classi e non si sa con quale qualità di banda. Tablet, notebook, e videoproiettori non sono strumenti diffusi e soprattutto non ci sono stati investimenti per la formazione degli insegnanti. Il risultato è pari solo a quello di Grecia e Romania. 1.3 Personaggi e interpreti della commedia digitale Davide è il figlio di Ferri. Lo chiama affettuosamente traputone, una storpiatura del suo soprannome da piccolo, trapulin. Lo chiama anche “Davidone”. Da quando è piccolissimo osserva indaga il suo rapporto con le macchine digitali. Suo figlio è nato con la tecnologia. L’autore presenta alcuni personaggi del libro: Paolo Ferri è un immigrante digitale speciale, nel senso che da sempre ha avuto una grande passione per le tecnologie in particolare per quelle digitali. Prima si occupava di denaro. Poi si è dedicato all’editoria e infine ha deciso di dedicarsi all'insegnamento della rivoluzione tecnologica e dell'implicazione che questa ha avuto nella vita sociale di tutti noi e nella trasmissione e apprendimento del sapere. Mamma Elvira= è la mamma di Ferri. Variante cattolica della classica mamma ebrea. Laureata in economia e commercio per ereditare l’ industria di famiglia, nonostante non le piacesse. Voleva laurearsi in lettere. Rimasta paralizzata per anni. Oggi ne ha settantacinque. È una deportata digitale e nello stesso tempo una pantera grigia di Internet, che non avrebbe mai pensato di vivere in mezzo a tanta tecnologia. Si è adattata come una vera semita. Per la sua età non se la cava male con il PC. Susanna Mantovani è la maestra di Paolo Ferri. È la sua mamma accademica e la più grande bambinologa italiana ed europea. Anna e Maria sono le maestre di Davide. Anche loro sono due immigranti digitali un po’ speciali: vivono e lavorano bene anche senza tecnologie. Hanno tra i cinquanta e i sessant’anni. Maria è più esperta in italiano e materie letterarie, Anna è appassionata di scienze e matematica. Elena è l’ex moglie dell’autore. È un immigrante tradizionale, non ama molto le tecnologie. Ha sempre amato i libri e la cultura e ha scelto una carriera all’interno del mondo editoriale. È un immigrante digitale ortodossa. Ha dovuto convertirsi per ragioni professionali.

2.1 Prologo. Davide, i videogiochi e il mio computer Operazioni che Davide ha compiuto per capire come la sua intelligenza artificiale ha operato: A) Davide è stato in grado di navigare sul Web da solo e senza saper leggere sulla base di una navigazione per icone evidentemente imparata grazie all’osservazione del padre; B) muovendosi tra le icone ha individuato un gioco particolarmente interessante e per prove ed errori è riuscito a visitarlo; C) ha costruito, grazie al software, un certo numero di giochi che lo hanno soddisfatto e li ha condivisi con gli utenti on - line. 2.2 la rivoluzione digitale: Davide cresce con lei e il mondo è molto diverso dal 2003 Nel 2008 la rivoluzione digitale è già un fenomeno storico che sta iniziando la grande rivoluzione touch. Non solo generazione app: non sono solo le app a rendere il mondo della rete differente dopo il 2008, ma tutto l’ecosistema Internet evoluto. Oggi tra le prime sette aziende del mondo figurano Apple in prima posizione, Google in terza, e Microsoft in quarta, le altre sono società petrolifere. Le connessioni a Internet nel mondo sono tre miliardi, con una crescita esponenziale dal 1996. 30 milioni di questi utenti sono italiani. 2.3 bambini e Internet: i dati di un amore molto precoce I bambini delle scuole dell’infanzia e delle elementari oggi sono sempre più connessi ad Internet. In questi ultimi anni c’è stato anche il boom delle connessioni a Internet anche per bambini al di sotto degli otto anni. I bambini dai nove ai quindici anni sono connessi quasi al 100%. Ovviamente c’è differenza tra i diversi contesti nazionali. Il paradiso della rete è costituita dai paesi del Nord Europa, dove dati sopra il 70% e a volte l’80% riguardano i bambini tra i tre e i quattro anni. Dati analoghi negli Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Inghilterra. Germania e Francia stanno recuperando. In Italia solo il 44% dei bambini al di sopra dei sei anni ha accesso a Internet da casa. I dati al di sotto dei sei anni non sono nemmeno rilevati dall’Istat. 2.4 i nativi digitali oggi: le mani dei bambini sugli schermi Il mondo digitale è per i piccoli un luogo di socialità che estende e non comprime i giochi all’aria aperta e le relazioni amicali e sociali. I bimbi utilizzano soprattutto tecnologie touch. I nuovi bambini gestiscono l’informazione e la comunicazione in modo sostanzialmente e radicalmente diverso da noi loro predecessori: il modo digitale. È in corso una vera e propria mutazione antropologica. Stabilire il confine preciso tra la “generazione della comunicazione digitale” e quella “della scrittura alfabetica” è molto difficile, perché, anche se repentina, la “discontinuità digitale”, si è manifestata solo nel corso degli ultimi trent’anni. Alcuni studiosi stabiliscono il confine tra i due generazioni nell' 1985. I primi nativi sono in realtà nati in Italia dopo il 2001. Saggezza digitale non significa agilità nel manipolare la tecnologia, bensì capacità di prendere decisioni più sagge in quanto potenziate dalla tecnologia. 2.5 come vedono e rappresentano il mondo i nativi: una sintesi interpretativa Immigranti digitali= codice alfabetico, apprendimento lineare, stile comunicativo uno a molti, apprendimento per assorbimento, internalizzazione, riflessione, autorità del testo, leggere. Nativi digitali= codice digitale, apprendimento multitasking, condividere e creare la conoscenza, apprendere ricercando, giocando ed esplorando; esternalizzazione dell’apprendimento, no autorità del testo, comunicazione versus riflessione, connettersi, navigare ed esplorare. Grande quantità di codici di comunicazione. Hanno un approccio naturalmente personalizzato e meno dogmatico del nostro alla cognizione, alla comunicazione e al sapere. Più che un approccio storico o sistematico e sequenziale alla conoscenza come il nostro, i nativi sperimentano direttamente e naturalmente la pedagogia dell’errore e del trial and error. Svolgono più azioni contemporaneamente e sperimentano la cooperazione tra pari. 3.1Prologo. Deportati e immigrati digitali nella mia famiglia.

In Italia gli anziani di oltre 75 anni sono connessi ad Internet molto poco. Non va meglio per gli over 65. Nel 1996, Internet è esploso come fenomeno globale. 3.2 Chi sono gli immigrati digitali? L’Italia è molto arretrata riguardo al digitale e alla diffusione di Internet. I nuclei con almeno un minorenne sono i più tecnologici. All’estremo opposto si collocano le famiglie di soli anziani tra i 65 e i 74 anni, appena il 20% di esse possiede il PC e soltanto il 18% dispone di una connessione Internet. Immigranti digitali= uomini e donne che sono nati e cresciuti tra il 1985 e il 2001, all’interno della galassia del libro e dei mass media. È nella famiglia e attraverso i genitori immigranti che avviene il primo contatto tra bambini e strumenti digitali ed è sempre in famiglia che i bambini acquisiscono quella fluency o abilità digitale. Il primo contatto con le tecnologie dei bambini risulta fortemente condizionato, se non plasmato, dal modeling, cioè dall’emulazione dei comportamenti d’uso delle tecnologie dei genitori. È in ambito familiare, perciò, che vengono definite le regole e le modalità del primo contatto dei bambini con gli strumenti della comunicazione digitale. Tre sono le aree di tensione legata alla trasformazione delle modalità di trasmissione del sapere che la rivoluzione digitale ha comportato e comporta: 1) l’aprirsi del generational gap nella modalità di comunicare e apprendere. 2) Pericolo che la distanza culturale e cognitiva tra i genitori figli aumenti a tal punto da rendere difficile la comunicazione e la condivisione intergenerazionale di esperienze, valori e addirittura la trasmissione del sapere. 3) Terzo rischio è rappresentato dal fatto che i più piccoli da soli, senza genitori e insegnanti, non siano effettivamente in grado di acquisire una competenza critica nell’uso degli strumenti tecnologici. Gli usi inappropriati o narcisistico/esibizionisti che gli adolescenti e i preadolescenti possono fare di YouTube o di Facebook, dove a volte vengono pubblicate scene inappropriate, a volte di violenze, di bullismo o di contenuto sessuale, testimoniano questa difficoltà. Sono i genitori in primo luogo a doversi far carico di una corretta educazione mediale digitale dei figli Tesi di Papert: i bambini possono aiutare le famiglie, i genitori e i nonni ad aumentare le loro competenze tecnologiche, mentre gli adulti possono in questo modo meglio comprendere la differenza dell’ambiente comunicativo nel quale vivono i loro figli per riuscire a stabilire con loro un terreno comune di dialogo, formazione e cooperazione. Il suo pensiero è probabilmente utopico. Molti studiosi hanno formulato ipotesi meno ottimiste di quelle di Papert. Il gap rischia di continuare ad allargarsi. Più progredisce la tecnologia e si sviluppano le applicazioni del Web 2.0 e del social networking, più si estende il divario. 3.3 La parola ai genitori: noi siamo forzati a usare il digitale, i bambini no. La maggioranza dei genitori immigranti ha una forma di rassegnazione positiva rispetto al digitale, nel senso che accetta l’ineluttabilità dell’uso della tecnologia. Questo fatto differenzia molto i genitori dagli insegnanti. I primi sono stati forzati all’alfabetizzazione tecnologica del contesto socio-economico, i secondi non hanno avvertito questa necessità se non spinti da stimoli esterni, come corsi di formazione. Essere forzati significa avere bisogno e non poter fare a meno della tecnologia soprattutto nella sfera professionale. L’uso ludico creativo del computer è venuto dopo o a lato, come nel caso di Facebook e WhatsApp. 3.4 Internet: bambini competenti a casa e a scuola I genitori immigranti sono perfettamente consci del fatto che, anche se sono loro a introdurre le tecnologie in casa, i loro figli sono più abili del padroneggiare gli strumenti tecnologici e molti non temono affatto che questo possa essere un danno. Anzi, come testimoniano molti genitori, ma anche molti bambini, molto spesso i primi approcci alla scrittura e alla lettura si hanno con un tastiera o un tablet piuttosto che con penne e supporto cartaceo perché, a detta dei bambini, risulta più semplice. Il disegno invece, risulta più difficile se eseguito digitalmente per cui si continua a prediligere il cartaceo. Questo non vuol dire che questi genitori siano inconsapevoli dei problemi della tecnologia, ma semplicemente non ne hanno una visione catastrofica come altri: sanno che gli strumenti tecnologici sono utili quanto lo sono penne e pennarelli e che sono positivi quando non vanno ad intaccare altre attività, come

lo studio o lo sport. Anche i videogiochi vengono visti in maniera positiva perché “palestra ludica” per sperimentare gli strumenti digitali che verranno poi impiegati, in seguito, anche per l'apprendimento. 3.5 i genitori immigranti non sono troppo spaventati dalle tecnologie La maggior parte delle preoccupazioni che abbiamo riscontrato riguarda la paura dell’eccesso di uso della tecnologia e quella relativa al fatto che essa possa ridurre la frequenza dei rapporti sociali dei bambini. Le nostre osservazioni ci portano a ritenere che di fronte alla tecnologia, alle consolle per i videogiochi e ai tablet i bambini tendono a lavorare insieme e a crearsi solide collaborazioni. È molto difficile che la tecnologia venga usata dai bambini solitari e se accade è raro che il bimbo in questione resti da solo per molto. Quello che si nota è un approccio sociale in piccolo gruppo allo strumento e inoltre dalle nostre osservazioni si può rilevare che i bambini bisticciano poco di fronte alla tecnologia, si tratta infatti di un appoggio non competitivo ma cooperativo. Molto spesso il bambino più competente aiuta quello più competente, lo consiglia , gli suggerisce strategie per i videogiochi o per usare le applicazioni. Un’altra preoccupazione fortemente riscontrata è quella relativa al timore che l’utilizzo della tecnologia possa ridurre le facoltà analogiche dei bambini (giocare all0aria aperta, usare le mani per costruire, plasmare, scrivere). La preoccupazione riguardo la scrittura è molto avvertita. L’idea che i bambini possano compiere i primi passi nel mondo della scrittura attraverso il computer e che questo possa minare la capacità di scrivere a mano, è percepita come un rischio concreto. I bambini non sembrano essere esposti più di tanto a un simile rischio perché passano dal codice analogico a quello digitale con estrema naturalezza e senza apparente difficoltà, a patto che abbiano un adeguato supporto dei genitori. Per loro la rappresentazione digitale del mondo è una delle tante rappresentazioni possibili. Non c’è contraddizione per i bambini tra scrivere sul quaderno o sul tablet. L’aspetto interessante che emerge è che i bambini differentemente che con la televisione, con il web si annoiano. Questo dato dovrebbe tranquillizzare i genitori. I device digitali sono strumenti che prevedono un’intrinseca attività e interazione del soggetto per poter funzionare: non si trova nulla su google se non si inserisce una parola chiave per la ricerca. Il computer e internet non sono una magic box come la tv che appena accesa dispensa intrattenimento di bassissima qualità. Si tratta di media cognitivi, che presuppongono un uso proattivo e che richiedono attenzione selettiva e concentrazione non solo media ipnotici come la tv. I genitori tuttavia, si dimostrano propositivi nei confronti della tecnologia, anzi forse sono maggiormente predisposti rispetto alla televisione poiché quest’ultima è considerata un mezzo passivo, una “cattiva maestra”.

4.1 prologo. Davide, minecraft: costruire scavando in miniera. Minecraft è un gioco che unisce la potenzialità creativa del Lego con quelle di un videogioco in cui in rete interagiscono tutti gli utenti connessi in quel momento e una serie di personaggi virtuali come zombie, ragni giganti ecc. il gioco consiste nello scavare con un piccone che diventerà man mano di ferro o addirittura diamante. Il fine è trovare blocchi di marmo per costruire una casa e sopravvivere così ai nemici (zombie o fantasmi). Il gioco non termina sul sito. I piccoli minatori condividono le loro esperienza con video riprese in fase di gioco e poi montati e commentati su you tube. 4.2 gli effetti dei nuovi media sulle dinamiche neurali. I bambini, continuamente a contatto con la tecnologia, sviluppano le proprie potenzialità e facoltà molto velocemente. L’utilizzo del web, di you tube, dei video giochi, produce nella mente dei bambini rapide trasformazioni. Si può parlare di intelligenza digitale che i bambini hanno sviluppato tramite l’interazione con lo schermo. I protagonisti di questa mutazione antropologica sono proprio i bambini e gli adolescenti nati a partire dagli anni novanta. Stiamo assistendo a quella che le neuroscienze chiamano “plasticità mentale”. Eric Kandel, neuroscienziato e premio Nobel per la medicina nel 2000, ha

dimostrato che i neuroni mutano e si riconfigurano se stimolati e sollecitati. Le emozioni, le gioie, i dolori e i traumi, ma anche altre attività fisiche (leggere, fare sport ecc.) trasformano il nostro cervello anche a livello organico. Il cervello è un organo molto plastico, la parte più duttile della nostra corteccia frontale: la sede della coscienza. Il QI (quoziente d’intelligenza) cresce o diminuisce a seconda del tipo di stimolazione cui il cervello viene sottoposto. Le trasformazioni prodotte sul nostro cervello le trasmettiamo ai nostri figli. Non è il cervello a cambiare ma le singole reti di neuroni si modificano per diversi motivi: la crescita, esperienze positive o negative, traumi durante l’apprendimento o lo svago. Esistono vari tipi di plasticità. Il più importante è la plasticità sinaptica ovvero la possibilità dei neuroni di modificare la propria capacità di comunicare l’uno con l’altro. Non solo il cervello dei nativi si modifica velocemente, ma anche il nostro. Basta la visita di un museo e il nostro cervello sviluppa nuove capacità di conoscere l’arte. Più usiamo le nostre connessioni sinaptiche, più esse trasformano la nostra rete di neuroni. In maincraft, l’utente scavando, combattendo con i fantasmi, risolvendo problemi, sviluppa una serie di percorsi naturali di apprendimento molto più velocemente di chi non è cresciuto con la tecnologia. Di sicuro il nostro cervello sta cambiando e quello dei nostri figli si evolve nel mondo digitale più velocemente del nostro. Una delle cause principali è l’interazione con i nuovi media. Si tratta però di un fenomeno collegato con l’estrema plasticità neurale dei primi anni di vita. Per questo i figli sono più veloci dei genitori nell’assimilazione della tecnologia. i nativi digitali quando usano i videogiochi modificano le loro connessioni sinaptiche e affinano la propria intelligenza digitale. Il cervello adulto è abituato a una tecnologia cognitiva analogica, come il libro, poi con la rivoluzione digitale tutto è cambiato e il nostro cervello ha dovuto riadattarsi alla nuova logica point and click dell’ipertesto e del web. Noi e i nostri bambini spesso stentiamo a capirci perché abbiamo dei cervelli fatti in modo diverso la coevoluzione tra tecnologie digitali e il loro uso sociale e individuale ha dato vita a un nuovo modo di pensare e vivere il mondo.

4.3 accendere e spegnere interruttori: ovvero la preistoria dell’intelligenza digitale. L’intelligenza spaziale e il multitasking e la conoscenza per esplorazione e scoperta sono i principali tratti di questa nuova intelligenza digitale. Inoltre alcune aree cerebrale sembrano svilupparsi maggiormente in presenza di un uso quotidiano digitale e di internet. Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile affermare se sia meglio o peggio lavorare in analogico o digitale, leggere analogico o digitale, scrivere a mano o al computer. Possiamo affermare che il cervello che svolge compiti attraverso macchine digitale funziona diversamente da un cervello impegnato negli stessi compiti in modo analogico. Anche se fosse dimostrabile, e non lo è affatto che cognitivamente è meglio scrivere a mano che al comp...


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