Il cantico delle creature PDF

Title Il cantico delle creature
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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letteratura italiana scuola superiore...


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Il cantico delle creature (scritto da Francesco D’Assisi tra il 1124 e il 1125 nella chiesa di San Damiano dopo una notte di tormenti spirituali conclusasi con una visione celeste che gli confermava la salvezza che quindi decise esporre con un inno di lode al Signore). Questo testo è costituito da 12 stanze di versi liberi utilizzando il volgare umbro, così che favorisse la comprensione del popolo inoltre, è diviso in due parti: una gioiosa e descrittiva e un’altra, invece, cupa e drammatica dove esorta gli uomini a comportarsi bene e a non trovarsi nel peccato.

Parafrasi: Altissimo onnipotente buon Signore, a te spettano le lodi, l’onore e ogni benedizione. A te solo, Altissimo, si addicono, e nessun’ uomo è degno di fare il tuo nome. Laudato sei, mio signore, con tutte le tue creature, specialmente fate sole, tramite il quale illumini il giorno, esso è bello e raggiante con grande splendore: è la rappresentazione di te. Laudato sei, mio signore, perché hai creato la luna e le stelle: che hai formato in cielo chiare, preziose e belle. Laudato sei, mio Signore, per il vento E per l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo sereno, tramite i quali dai vita alle creature. Laudato sei, mio Signore, per l’acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta. Laudato sei, mio Signore, per il fuoco, con il quale illumini la notte: esso è bello, piacevole, robusto e forte. Laudato sei, mio Signore, per la nostra madre terra, la quale ci nutre e alleva, e produce diversi frutti, fiori colorati e l’erba. Laudato sei, mio Signore, per coloro che perdonano in nome del tuo amore E sopportano malattie e sofferenze. Beati coloro che sopporteranno tutto in pace, per che da te, Altissimo, saranno premiati. Laudato sei, mio Signore, per la nostra morte fisica, dalla quale l’uomo vivente non può scappare: guai a coloro che moriranno nel peccato mortale; beati coloro che la morte troverà nelle tue santissime volontà,

poiché a costoro la morte spirituale non farà del male. Lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo E servitelo con grande unità.

Figure retoriche: 







Allitterazione (ripetizione di una stessa sillaba o lettera per dare ritmo al testo): “nullu, dignu” (v. 4); o o “laudato, luna e le stelle: celu l’ài; clarite; belle”; o (vv. 10-11); “per lo quale enallumini la nocte /et ello è bello” (vv. 17-18); o “per sora nostra matre Terra” (v. 20); Anafora (ripetizione di una parola all’inizio di un verso o una frase usata per dare ritmo al discorso): o ‘’laudato sì’ all’inizio di ogni strofa tranne per la prima e l’ultima; Personificazione (attribuire pensieri e atteggiamenti umani agli oggetti): o “messer lo frate Sole” (v. 6); “sora Luna e le stelle” (v. 10); “frate Vento” (v. 12); “sor’Acqua” (v. 15); “frate Focu” (v. 17); “sora nostra madre Terra” (v. 20); “sora nostra Morte corporale” (v. 27); Climax (la disposizione di termini in ordine crescente d’intensità): o “clarite et pretiose et belle” (v. 11).

Commento: il poeta nelle prime due stanze ha voluto porre le proprie lodi al signore esaltandolo per la sua immensa benevolenza, dalla terza stanza invece, ha ringraziato il signore per le sue creazioni tra cui il sole, la luna, le stelle e i quattro elementi mentre, dalla nona stanza ha voluto lodare la clemenza del signore verso i suoi fedeli, e soprattutto, verso coloro che accettano tutte le avversità ponendo la fiducia in Dio. Nell’ undicesima stanza, invece, egli ha evidenziato la presenza di due morti: la morte fisica (ovvero la morte della carne a cui l’uomo vivente non può sfuggire) e la morte spirituale (che riguarda la propria anime) esortando gli uomini a non trovarsi nel peccato. Infine, nell’ultima stanza il poeta ha riespresso le sue lodi per il signore per la sua benevolenza....


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