Il caso dreyfus riassunto PDF

Title Il caso dreyfus riassunto
Author Martina Di Micco
Course Francese
Institution Università degli Studi di Salerno
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CAPITOLO UNO: Nazionalismo e antisemitismo La condanna del capitano Dreyfus non sarebbe comprensibile se non la si contestualizzasse nel clima particolare dell’ultimo quarto del diciannovesimo secolo. La sconfitta di Sedan nella guerra francoprussiana del 1870, la perdita dolorosa delle province dell’Alsazia e della Lorena finiscono con l’incrementare un patriottismo lontano dal nazionalismo repubblicano giacobino. Col tempo cresce infatti l’idea che il regime repubblicano sia un ostacolo. Il nuovo nazionalismo a cui aderiscono giornalisti, ideologi, scrittori sintetizza le tendenze antiparlamentari. Assieme al nazionalismo, c’è un altro elemento ovvero l’antisemitismo. In quel periodo la Francia vive un momento totalmente xenofobo. La paura dell’altro si concretizza nella violenza contro lo straniero, in parte immigrato italiano ma soprattutto ebreo francese. Con il capitalismo industriale e finanziario i luoghi comuni antisemiti trovano terreno fertile. Di fatti gli ebrei vengono identificati con i profittatori della nuova organizzazione economica. Dopo la Rivoluzione la Francia aveva donato lo statuto di cittadinanza agli ebrei e quindi aperto l’accesso a tutte le professioni. Nella visione antisemita la maggiore inclusione si trasforma nell’invasione ebrea. Inoltre il vantaggio ottenuto dalla Rivoluzione diviene la prova di una loro responsabilità diretta: ogni problema finisce per essere loro ascrivibile. L’opinione pubblica francese può contare su tre quotidiani alla fine dell’Ottocento (poi saranno molti) che promuovono tali idee: il cattolico La Croix dei padri assunzionisti, L’Intransigéant di Rochefort, La Libre Parole di Drumont.

1.

Drumont è il pubblicista cattolico che meglio riesce a sfruttare la penetrazione antisemita nell’opinione pubblica. È ancora un quarantenne semisconosciuto quando pubblica La France juive che gli consegnerà un discreto successo. La France juive si pretende saggio storico ma in realtà è una sistematica composizione di tutti i luoghi comuni antisemiti affiorati in Francia alla fine dell’ottocento. Vi si ritrovano elementi tradizionali (il popolo ebreo deicida e anticristiano) più quelli anticapitalisti e di sinistra (la finanza ebraica). Suddiviso in due tomi La France juive racconta la storia degli ebrei francesi dal Medioevo alla fine dell’ottocento. Vale la pena ricordare l’analogia tra ebrei e protestanti, il confronto etnografico del Semita e dell’Ariano e la propensione a tradire mista all’oscuro desiderio di venire puniti.

2. Nel 1892 Drumont fonda il quotidiano La Libre Parole con lo slogan epigrafico La Francia ai francesi!. La redazione di questo quotidiano è del tutto corrotta, numerosi i personaggi dubbi tanto che Esterhazy vi intratterrà stretti rapporti. Ai suoi esordi, il quotidiano lancia una campagna antisemita riguardo la presenza degli ebrei nell’esercito inaugurata dall’articolo di Lamase. Il concetto cardine dell’articolo è il seguente: un ebreo è per natura un traditore e la sua presenza tra gli ufficiali dell’esercito è deleteria per la sicurezza della nazione.

CAPITOLO 2: Contro l’ebreo traditore Nel 1894, Alfred Dreyfus è un brillante ufficiale dello stato maggiore dell’esercito. Durante la sua formazione ha avvertito una certa ostilità perché ebreo ma nonostante ciò può dirsi fiero di non dovere nulla alle logiche della cooptazione. Nei mesi che precedono la catastrofe Dreyfus conduce una vita equilibrata, sposo e padre felice, stagista nella Sezione di statistica si crede promosso a una felice carriera. La sezione di statistica si trova in quel momento sotto la responsabilità del generale Gonse ed è diretta da Sandherr di simpatie antisemite. Ai suoi ordini vi è anche il comandante Henry. Il 26 settembre 1894, Henry intercetta una lettera anonima indirizzata al delegato Schwartzkoppen, è il cosiddetto borderau, ovvero un documento che promette una serie di informazioni sull’esercito francese neanche troppo importanti. Tuttavia il borderau rivela la presenza di un traditore. La gerarchia militare viene allertata, dal capo di stato maggiore de Boisdeffre al ministro della guerra Mercier. Le ambizioni di Mercier, l’incompetenza e il pregiudizio antisemita condannano Dreyfus. In particolare lo condanna una superficiale somiglianza della grafia con quella reale dell’autore del borderau, Esterhazy. Mercier che teme la stampa e non vuole rischiare popolarità e denaro fa arrestare Dreyfus senza nemmeno ricevere i rapporti dei periti calligrafi. Il 15 ottobre Dreyfus viene convocato dal comandante du Paty de Clam e subisce una prova di dettato al termine del quale viene arrestato senza poter conoscerne la motivazione. Du Paty perquisisce la sua abitazione senza trovare nulla, lo pressa, lo tortura ma Dreyfus continua a proclamarsi innocente. Forzinetti, direttore della prigione, è testimone diretto della sua disperazione. Solo dopo 15 giorni a Dreyfus viene mostrata una foto del documento che lo accusa. Non ci sarebbe prove sufficienti tranne quella del borderau, assai superficiale. Tuttavia la stampa si è gia scatenata. La Libre parole chiede conto al ministero

Mercier del suo silenzio, La Patrie due giorni dopo parla di un ufficiale ebreo ed infine Le Soir fa il nome di Dreyfus.

1. Il Monaco, L’ebreo, la Croix

La Croix, giornale cattolico, è alla fine del XIX secolo il più diffuso quotidiano religioso, la sua riuscita è legata alle idee di Padre Picard e alle capacità giornalistiche di Padre Vincent de Paul Bailly. Durante la crisi aperta dal caso Dreyfus, La Croix è uno dei bastioni più aggressivi dell’antidreyfusismo. L’articolo di Padre Bailly proposto descrive bene come la vicenda Dreyfus sia sfruttata da chi soffia sull’antisemitismo. Nell’ottica cristiana della Croix, la scoperta di un traditore ebreo diviene una grazia di dio, un segno provvidenziale. Nell’articolo la colpevolezza di Dreyfus è data per scontato e rappresenta il punto di partenza per una proposta sociale: allontanare gli ebrei dagli eserciti e da ogni altro ruolo come misura preventiva.

2. Non è un francese, Judet, Le Petit Journal

Judet, redattore capo de Le Petit Journal gode di ampia autonomia da parte del direttore del giornale. Pur smarcandosi dal pregiudizio antisemita in realtà è evidente quanto la sua linea di pensiero sia quella. L’articolo è un piccolo capolavoro di manipolazione retorica: dapprima ci si distacca dagli antisemiti per poi concludere con l’accettazione del loro punto di vista. A Dreyfus viene negata la cittadinanza francese in base a un principo razziale: Dreyfus non può essere un francese perché il crimine da lui commesso è troppo enorme che nessun vero francese di nobile lignaggio avrebbe potuto compierlo. Il pregiudizio radicato è evidente.

3. Rochefort, Senza importanza, L’Intransigeant In occasione della notizia dell’arresto di Dreyfus Rochefort scrive un articolo veemente e aggressivo. La sua strategia è quella di accumulare falsità sul conto del capitano e di attaccare Mercier per spingerlo a condannare l’indagato. Rochefort accusa il ministro di aver nascosto la notizia e inoltre ne irride le capacità definendolo inspiente e colluso con Dreyfus. Ricco ma giocatore, Dreyfus avrebbe tradito per denaro o per puro odio verso la Francia. Chiaramente si tratta di menzogne architettate senza fondamento. Inoltre, Rochefort, cita nell’articolo una delle menzogne più fortunate della stampa antidreyfusarda: la leggenda della confessione di Dreyfus al capitano Renaud. 4. Blum. È qualcosa di cui gli ebrei non devono impicciarsi, Souvenirs sur l’Affaire

All’epoca del caso Blum è un giovane militante socialista di origine ebraica. Sarà impegnato attivamente nella lotta per la revisione del processo, tuttavia, la convinzione che Dreyfus sia innocente non è immediata. In seguito alla morte di Alfred Dreyfus Blum scriverà un memoriale raccogliendo tutti i suoi ricordi. Blum parla apertamente di un contesto in cui regnava una prudenza egoista e timorosa legata alla paura di vedersi accusati e quindi radiati dalle proprie carriere per un concetto di solidarietà razziale. Tutto questo, spiega secondo Blum l’immobilismo della comunità attorno al caso Dreyfus. I cittadini ebrei sono spinti da un intransigente patriottismo e da un desiderio di ordine che si sposa con la fiducia nelle istituzioni. Ecco perché molti di loro crederanno colpevole Dreyfus, il pregiudizio antisemita intimorendoli farà il resto.

CAPITOLO 3: LA DEGRADAZIONE MILITARE Nel novembre 1894, il ministro Mercier, preoccupato per la propria carriera politica, ordina alla Sezione di Statistica di cercare e trovare le prove. Da qui nasce un dossier segreto di cui si forza l’interpretazione di tre documenti iniziali tra l’altro già in possesso del controspionaggio. In un intervista al Figaro Mercier dichiara la certezza della colpevolezza di Dreyfus. Il processo ha luogo a porte chiuse tra il 19 e il 22 dicembre. Solo due testimoni sono ammessi tra cui Piquart, allora comandante pienamente convinto della colpevolezza di Dreyfus. Dreyfus è assistito dall’avvocato Demange e deve affrontare le accuse di Du Paty, di Gonse, di Gribelin, di Bertillon e soprattutto di Henry, la cui teatrale deposizione è stata concordata coi giudici. L’accusa è debole ma nonostante questo Dreyfus viene accusato all’unanimità (deportazione a vita e degradazione militare) per via di questo dossier segreto. In realtà Mercier sua sponte si è fatto recapitare questo dossier segreto non informando nessuna carica istituzionale. Inoltre, infrangendo ulteriormente la legalità, il dossier non è stato comunicato né all’accusato né alla sua difesa. La degradazione militare rappresenta un momento drammatico e simbolico. Nel cortile maggiore dell’Ècole militaire Dreyfus affronterà una folla di migliaia di persone che lo copiranno di ingiurie e insulti. La stampa racconterà la degradazione militare accusando ulteriormente Dreyfus di indifferenza e malvagità.

1. Barrés, La Parata di Giuda, Le Journal

Barrès a poco più di trent’anni è già un autore rinomato e sarà uno dei più illustri oppositori alla revisione del processo Dreyfus. Già nel 1894 Barrès dichiarava colpevole Dreyfus solo perché ebreo. Il suo resoconto della degradazione è ricco di allusioni antisemite e di commenti volti a rendere

odiosa la figura di Dreyfus. Resta preclusa ogni umana commiserazione per chi, ebreo, non sembra degno di far parte di gruppi umani. L’identificazione di Dreyfus con Giuda è dichiarata fin dal titolo e torna in chiusura d’articolo in modo ancora più violento, nell’invito alla vittima al suicidio che appare come un atto dovuto e biologicamente determinato.

2.Lobien, La degradazione di Dreyfus, L’Autoritè

L’Autoritè è un quotidiano parigino di orientamento monarchico diretto da Paul de Cassagnac. Il direttore dopo aver espresso un primo dubbio cambia totalmente idea dopo la degradazione tanto che intitola il suo editoriale Giuda, Giuda. La cronaca della degradazione di Lobien descrive Dreyfus come cinico e insolente. Rispetto alla narrazione di Barrès, il cronista resta esente da rappresentazioni antisemite del condannato, rallentando la narrazione per renderla tragica. Questa ricercata lentezza procede suo malgrado un monito di compassione, tanto più quando nel 1898 la colpevolezza di Dreyfus verrà messa in dubbio.

3.Dreyfus, Credevo d’esser vittima di un’allucinazione Dreyfus scriverà svariate lettere alla moglie Lucie. In questo caso facciamo riferimento alle lettere scritte in seguito alla degradazione militare. Vi compaiono i tratti caratterizzanti di Dreyfus uomo. Sopra ogni cosa i valori indiscutibili dell’onore e della patria, oltre all’intenso legame con Lucie. In queste lettere Dreyfus cerca di proteggere la sensibilità di Lucie raccontando con estrema discrezione la sua sofferenza. Ecco un altro tratto distintivo del suo carattere: una grande forza d’animo. Infine, l’approccio razionale al mondo che gli fa descrivere in termini tenici la sua cella, il ricorso alla ratio per non impazzire. Nel racconto di Dreyfus scompaiono le ingiurie antisemite, la collera della folla gli appare giustificabile ma

indirizzata alla persona sbagliata. Dreyfus tace sulla propria identità ebrea, eviterà sempre di parlarne anche quando sarà troppo evidente l’odio razziale. Dreyfus sente di essere un francese d’Alsazia, un patriota ed ha perciò piena fiducia nell’esercito e nella risoluzione del caso.

CAPITOLO 4: LA DETENZIONE Il 17 gennaio 1895, nella notte, Dreyfus è improvvisamente e brutalmente condotto in treno, ammanettato mani e piedi, senza poter salutare sua moglie che come lui ignora il trasferimento. La folla di curiosi finisce per riconoscerlo: Dreyfus rischia il linciaggio. Il luogo di detenzione provvisorio è all’Isola dei Re. Lì il prigioniero è guardato a vista giorno e notte, può passeggiare una volta al giorno nei pochi metri antistanti alla cella ma al termine della passeggiata viene denudato e perquisito. La corrispondenza con la moglie sarà volutamente soggetta a ritardi, poche volte potranno incontrarsi ma sempre a distanza di alcuni metri. Il 21 febbraio sarà il loro ultimo colloquio. Subito dopo Dreyfus verrà imbarcato digiuno in una cella sotto il ponte, 14 gradi sotto lo zero per poi iniziare una traversata di 15 giorni. Il 13 aprile giungerà all’isola del Diavolo, antico luogo di detenzione dei lebbrosi. Dreyfus rimarrà lì per cinque anni, all’oscuro di tutto ciò che accadrà in Francia, in condizioni di vita disumane. 1. Dreyfus, Inizio oggi il diario della mia triste e spaventosa vita, Cinq annèes de ma vie

Nel 1901, Dreyfus pubblica Cinq annèes de ma vie, testo autobiografico in cui racconta gli anni di prigionia, i ricordi e le lettere con Lucie. Punto nevralgico del testo è la difficoltà di dare un senso a ciò che gli stava accadendo. Il pericolo di diventar pazzo è concreto. Nonostante ciò Dreyfus non abbandonerà mai la ragione, la razionalità pur avendo un costante pensiero: il suicidio. Dreyfus vi resiste solo per la promessa fatta alla moglie di non lasciarla sola in questa battaglia.

2.Dreyfus, Ci si crederebbe volentieri rigettati indietro di qualche secolo, Cinq annèes de ma vie

Dopo qualche giorno trascorso ad organizzare la propria sopravvivenza Dreyfus riprende a scrivere. All’impressione di subire un errore d giustizia si somma l’inquietante sensazione di una sospensione di quei fondamentali diritti conquistati dall’uomo nei secoli, un arretramento dello stato di diritto e dei principi di giustizia tipici dell’illuminismo. Il prigioniero sarà sottoposto a divieti non necessari ma inflitti gratuitamente. Tra questi l’assenza di contatto coi propri cari, le disposizioni speciali di comunicazione con la moglie, ulteriori divieti restrittivi. 3.E davanti a me sempre questo spaventoso enigma

La lotta di Dreyfus si rivelerà al limite della resistenza umana. Tutto concorre a distruggerlo: le piogge torrenziali, le temperature elevatissime, gli insetti che infestano l’isola, le derrate immangiabili. Controllato a vista giorno e notte a Dreyfus viene negato ogni mezzo di distrazione intellettuale. Libri e riveste, cui pure avrebbe diritto, giungono sporadicamente. L’arrivo dei forzati gli costerà una reclusione nella sua prigione di quattro metri per quattro di una settimana, poi quindici giorni. Da febbraio 1896 le guardie non saranno autorizzate a rispondergli. Le lettere della moglie, unica consolazione, verranno recapitate in ritardo di mesi. La corrispondenza verrà inoltre censurata e spesso non trasmessa, consegnata solo in copia, privandogli anche la visione della grafia della persona amata. La salute presto si deteriorerà: insonnia, coliche, febbri. Il 7 settembre 1896 Dreyfus verrà confinato nella sua capanna durante il giorno e messo ai ferri di notte, tramite una doppia fibbia di metallo che lo inchioda al letto logorandogli le caviglie. La reclusione durerà tre mesi perché tre mesi saranno necessari alla costruzione della palizzata di due

metri e mezzo, distante un solo metro e mezzo dalla capanna. Solo dopo tre giorni gli verrà spiegato che si tratta di “misure di sicurezza”. Gli si negano luce, aria e la vista del mare. Dreyfus potrà così passeggiare solo nella palizzata, seguito a vista. Lo spaventoso enigma di cui parla Dreyfus ( e che vagamente immagina) è collegato a un azione di suo fratello Mathieu che ha lanciato tramite un’agenzia inglese la finta notizia di evasione per riaprire il dibattito in Francia. Ecco il perché delle misure restrittive.

4.Senza debolezza come senza arroganza, lettera a Lucie del 10 agosto 1897

Il 10 settembre 1896, Dreyfus smette di tenere il diario e con una supplica al presidente della Repubblica chiede che venga affidato a Lucy. Senza recriminare alcunchè, si dichiara nuovamente innocente. Nel 1897 sulla base di un rapporto medico si ordina la costruzione di una nuova capanna che tuttavia non cambierà molto le sue condizioni. Le guardie arriveranno a dieci e il loro capo Oscar Deniel, unirà tratti maniacali a una cruda disumanità, spiando ogni minimo gesto del condannato, persino nel sonno. Intanto in Francia qualcosa si muove. Nel 1896 Picquart, nuovo capo del servizio del controspionaggio, ha scoperto il vero colpevole e proverà a riaprire il caso. Rimosso dall’incarico nel 1897, rivelerà all’avvocato Leblois le sue scoperte. Leblois a sua volta le confiderà al senatore alsaziano Kestner. Ignaro di tutto, Dreyfus non cederà aggrappandosi alla corrispondenza come sua unica consolazione. In una lettera a Lucie Dreyfus ribadirà l’amor patrio e l’onore. In generale, nelle sue lettere non ci sarà mai spazio per il risentimento ma solo per il coraggio civico e il desiderio di giustizia. L’atteggiamento di Dreyfus è un atteggiamento stoico.

5. L.Dreyfus, Ci tenevo a essere all’altezza del compito

Senza il supporto affettivo della moglie e della famiglia Dreyfus non avrebbe resistito. Il progredire della battaglia dreyfusarda non fa altro che aumentare le vessazioni: le guardie arrivano a tredici e il clima di terrore regna sovrano. Dreyfus scrive accorati appelli, affidandosi soprattutto al generale Boisdeffre, che non sa essere uno dei responsabili della sua condanna. Tuttavia nel 1898 Mathieu Dreyfus denuncia Esterhazy in qualità di colpevole e seppur minoritaria, la mobilitazione per la revisione comincia a farsi spazio. Lucie, in quanto donna, non può partecipare attivamente alla campagna per cui, il suo spazio, è quello sommesso delle lettere al marito. La strada per ricondurre Dreyfus a casa è ancora lunga. Solo nel giugno 1899 Dreyfus verrà finalmente imbarcato in Francia per il processo di Rennes.

CAPITOLO 5: I PRIMI DREYFUSARDI

I primi a battersi per il riconoscimento dell’innocenza di Dreyfus non sempre sono in relazione tra loro, ad esempio, il comandante Picquart eviterà ogni contatto con la famiglia Dreyfus. I coniugi Dreyfus possono naturalmente contare sull’appoggio famigliare ed è soprattutto Mathieu a battersi per il fratello, abbandonando del tutto la fabbrica di famiglia. Chiaramente lo spazio di manovra dei Dreyfus è estremamente limitato. Mathieu prova a contattare vari giornali (Le Figaro, il Rappel, il Journal) che però si ritraggono. Judet, caporedattore del Petit Journal, promette neutralità ma poi com’è noto non si attiene a quanto detto. L’unico che accetterà sarà il giornalista anarchico ebreo Bernard Lazare. Dopo aver studiato i documenti disponibili (borderau,racconti di Forzinetti,appunti dell’avvocato Demange), Lazare comincerà ad identificare Dreyfus nei panni dell’ebreo perseguitato e scriverà una prima versione dell’opuscolo. Tuttavia Mathieu e Demange decideranno di rimandarne la pubblicazione a un momento propizio. Entrambi non condividevano la forma aggressiva, la tesi di un falsario imitatore della grafia dreyfusarda e la volontà di portare la battaglia sul terreno antisemita. Solo il 14 settembre 1896 si creano le condizioni favorevoli. Il quotidiano L’èclair prima lascia intendere che esistono delle prove conosciute solo dal consiglio di guerra,poi rivela, alterando il dossier segreto un documento in cui si parla “di ques...


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