Il congiuntivo spagnolo come operatore metalinguistico di gestione delle informazioni PDF

Title Il congiuntivo spagnolo come operatore metalinguistico di gestione delle informazioni
Author Delia Laface
Course LINGUA SPAGNOLA 1
Institution Università della Calabria
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Saggio di Matte Bon sul congiuntivo, argomento d’esame di Lingua e Traduzione Spagnola l della prof. Mollo...


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IL CONGIUNTIVO SPAGNOLO COME OPERATORE METALINGUISTICO DI GESTIONE DELLE INFORMAZIONI

Il congiuntivo è uno dei grandi problemi di cui si occupano da sempre le grammatiche che ancora non hanno trovato risposte soddisfacenti. Migliaia di pagine sono state scritte, ma l’argomento continua a destare interesse, preoccupazioni, angosce e polemiche. È uno degli oggetti privilegiati delle osservazioni di coloro che si battono in difesa della purezza della lingua. Nella didattica della lingua è considerato, da sempre, uno scoglio con cui si scontrano i discenti stranieri, anche quando nella loro lingua il congiuntivo funziona in modo molto simile allo spagnolo. Viene da chiedersi se in alcuni casi, specialmente nella didattica della lingua spagnola in Italia, dove il congiuntivo può non rappresentare che uno scoglio limitato, non siano gli insegnanti, i materiali, o le impostazioni didattiche a complicare la questione più del dovuto. Il problema, dunque, rimane aperto. Molti ne sono convinti. Eppure, quando se ne discute, i pareri sulla natura del congiuntivo sono praticamente unanimi, quasi non riuscissimo a inventare null’altro. Tuttavia, se si passa all’analisi di quanto sul congiuntivo è stato detto e scritto si rilevano contraddizioni, errori di ragionamento, descrizioni di usi inesistenti e interpretazioni palesemente false. Vittima di una concezione della grammatica che si limita, per lo più, ad elencare contesti ed effetti espressivi, i quali vengono perennemente scambiati con il sistema astratto che permette alla lingua di funzionare, il congiuntivo rappresenta un ambito meraviglioso per i numerosi problemi epistemologici che mette in luce1.

1 Tutto questo è brillantemente espresso nelle prime pagine del bel saggio di J.M. González Calvo, «Sobre el modo verbal en español», (prima pubblicazione 1995), Variaciones en torno a la Gramática española, Cáceres, Universidad de Extremadura, 1998, pp. 311-313.

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Il congiuntivo nella tradizione grammaticale ispanica Se consideriamo i tentativi fatti per rendere conto dell’opposizione congiuntivo-indicativo in spagnolo2, bisogna dire innanzitutto che le idee ricorrenti da Nebrija fino ai giorni nostri non sono molte. In fondo, ci troviamo quasi sempre di fronte alla stessa ipotesi, la quale, in alcuni casi, assume due diverse sfaccettature: il congiuntivo sarebbe il modo del dubbio, della possibilità o dell’irrealtà, mentre l’indicativo sarebbe il modo della realtà e della certezza. Inoltre, alcuni autori attribuiscono al congiuntivo delle valenze di soggettività, a fronte a una presunta oggettività dell’indicativo, sebbene generalmente si insista di più sulla soggettività del congiuntivo. Tale idea viene espressa in varie maniere e con diverse sfumature dai diversi autori. Così, come ci ricorda R. Navas Ruiz3 per Lenz “El indicativo expresa hechos que se consideran reales y efectivos. El subjuntivo y el imperativo expresan hechos como existentes sólo en nuestra mente.” Per Galí “Modo es el accidente que indica si la acción es real [= indicativo], posible o no real [= subjuntivo], mandada [= imperativo], o bien abstracta [= infinitivo]”4. Se dall’analisi delle grammatiche generali di consultazione della lingua spagnola passiamo all’analisi di opere diverse per la loro impostazione, per gli obiettivi che si prefiggono o per il quadro teorico di riferimento adottato, scopriamo che anche quando troviamo prospettive diverse e promettenti, riemerge comunque l’essenza di quanto è sempre stato detto su questo argomento. Così, ad esempio, anche negli 2 Dati gli inevitabili limiti di questo articolo, concentrerò le mie osservazioni sull’impostazione generale che si riscontra nei lavori dedicati al congiuntivo spagnolo. Per altre osservazioni sul congiuntivo nella tradizione linguistica ispanica rimando il lettore a F. Matte Bon, «Il congiuntivo spagnolo: ricerca di una teoria unitaria», Attorno al congiuntivo, ed. M. Prandi, L. Schena, Bologna, Clueb, in corso di stampa. Vedi anche la bella riflessione di J.M. González Calvo, «Sobre el modo verbal», cit. e le interessanti osservazioni di R. D’Adamo nella sua breve lettura critica dell’opposizione modale nella tradizione grammaticale ispanica in R. D’Adamo, Uso e valore profondo del presente indicativo spagnolo, Tesi di Laurea in Linguistica spagnola II (seconda lingua), Sessione III, Anno Accademico 1999/2000, Università degli Studi di Bologna, Forlì, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, pp. 3-49. 3 R. Navas Ruiz, «El subjuntivo castellano. Teoría y bibliografía crítica», Indicativo y subjuntivo, ed. I. Bosque, Madrid, Taurus, 1990, p. 112. 4 B. Galí Claret, Nueva gramática Castellana con numerosos ejercicios prácticos de composición y un tratado de las cualidades esenciales de la elocución (estilo) y de las particulares de la descripción, de la narración y de la carta, Barcellona, Impr. y libr. de Nuestra Señora de Montserrat, 1891, citato da M a. L. Calero Vaquera, Historia de la gramática española (18471920). De Bello a Lenz, Madrid, Gredos, 1986, p. 113.

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interessanti lavori di Bernard Pottier, decisamente segnati dall’influsso di Gustave Guillaume, ritroviamo i concetti di sicurezza / insicurezza, obiettività / soggettività ecc. nonostante l’obiettivo perseguito sembri essere la comprensione di alcuni dei grandi assi organizzatori della grammatica della lingua spagnola e non la descrizione dettagliata dei diversi comportamenti in contesti concreti di ciascun operatore o microsistema. Così, nella Gramática del español leggiamo: «La oposición “indicativo /v/ subjuntivo” se funda sobre el grado de realización que el locutor quiere conceder buenamente al acontecimiento. La “realidad” es sólo un estímulo, expresado a través de la visión de locutor»5. Dobbiamo notare, infine, che davanti alla difficoltà di rendere conto in modo unitario e coerente degli usi del congiuntivo, alcuni autori6 rinunciano alla spiegazione di alcuni usi, che vengono considerati come meri fenomeni sintattici.

I problemi dell’approccio tradizionale L’approccio tradizionale all’opposizione indicativo / congiuntivo in termini di realtà / irrealtà, certezza / incertezza, obiettività / soggettività, pone non pochi problemi di varia natura7. Innanzitutto, sebbene alcuni autori si limitino a descrivere i contesti nei quali compare ciascuno dei due modi che ci interessano in questa sede, dobbiamo in altri casi rilevare un’erronea identificazione del significato espresso dall’indicativo e dal congiuntivo con quello dei predicati reggenti. Se il verbo querer esprime la volontà del soggetto e richiede il congiuntivo, questo non ci autorizza in alcun modo ad affermare che il congiuntivo sia il modo della volontà; né possiamo sostenere che il congiuntivo sia il modo dell’irrealtà basandoci sul fatto che compaia spesso in contesti in cui ci si riferisce ad “azioni” irreali; se 5

B. Pottier, Gramática del español, Madrid, Alcalá, 1975, p. 119. Vedi, ad esempio, F. Marcos Marín, F.J. Satorre Grau, M a. L. Viejo Sánchez, Gramática española, Madrid, Síntesis, 1998, pp. 208-209 e C. González Araña, C. Herrero Aísa, Manual de gramática española. Gramática de la palabra, de la oración y del texto, Madrid, Castalia, 1997, p. 87. 7 In altre sedi ho rilevato alcuni dei problemi che pone questa impostazione (F. Matte Bon, «Gramática, pragmática y enseñanza comunicativa del español como lengua extranjera», Carabela, n. 43 “La enseñanza de la gramática en el aula de E/LE”, Madrid, SGEL, 1998, pp. 56-58). Alcune delle contraddizioni sono messe in luce da B. Castronovo, «La categoría de modo en la tradición gramatical española», Indicativo y subjuntivo, ed. I. Bosque, Madrid, Taurus, 1990. 6

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estar seguro de regge l’indicativo, non ci basta per dedurre che l’indicativo sia il modo della certezza. Stabilire queste equazioni sarebbe come associare la lana in modo inequivocabile ai tappeti e magari definirla come materiale che si usa per fare tappeti per il solo fatto che tale fibra viene usata tra le altre cose per fare tappeti. Se vogliamo capire fino in fondo le proprietà della lana dobbiamo, senz’altro, domandarci perché sia adatta per fare tappeti e quali siano le proprietà dei tappeti in virtù delle quali tra i materiali utilizzati per farli possa rientrare perfettamente la lana. Non possiamo, però, identificare le due cose. Va comunque riconosciuto che un enunciato come (1) Que venga Pedro.

viene generalmente interpretato, fuori da un contesto più ampio, come l’espressione della volontà dell’enunciatore. Tuttavia, è l’enunciato nel suo insieme ad esprimerla e non il congiuntivo isolato. Se togliamo il que che lo introduce, l’enunciato non è più interpretabile in termini di volontà e ci troviamo davanti ad una frase simile a quel Pepe esté loco riguardo al quale Bosque8 spiega che è difficilmente interpretabile. D’altro canto, non possiamo non domandarci se sia l’enunciato in sé ad esprimere la volontà dell’enunciatore, e se questa interpretazione verso la quale siamo portati non dipenda dalla consapevolezza che abbiamo dei contesti nei quali enunciati analoghi vengono abitualmente proferiti. Non è difficile immaginare contesti nei quali (1) non può essere interpretato come la volontà di nessuno: basta pensare a uno scambio di battute in cui uno degli interlocutori completa una battuta pronunciata dall’altro perché questi l’ha lasciata in sospeso, o perché esita o semplicemente perché è lento; o a uno scambio nel quale chi risponde vuol mostrare al suo interlocutore di avere capito in quale direzione si muova il suo discorso... (2) – Y nos quedaremos aquí hasta.../Lo hago para... – Que venga Pedro(, claro).

In alcuni casi, per riferirsi a un dato che è nel contesto e che lo sorprende o che egli rifiuta, l’enunciatore proferisce un’esclamazione composta proprio da un que seguito dal congiuntivo in un periodo indipendente: 8 I. Bosque, «Las bases gramaticales de la alternancia modal. Repaso y balance», Indicativo y subjuntivo, ed. I. Bosque, Madrid, Taurus, 1990, pp. 28-29.

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(3) – Es un impresentable y no sabe lo que se tiene entre manos. ¡Tiene unas meteduras de pata! ¡Que le hable de tú al Rey o lo llame por nombre! – Sí, si yo estoy de acuerdo contigo. ¿Dónde se ha visto? Es inaudito.

Qualcosa di simile avviene in (4a). In (4b) la presenza del congiuntivo è analoga, sebbene si possa pensare che sia motivata dall’espressione es lógico. In realtà, qualunque sia la spiegazione che diamo, dobbiamo notare che l’espressione al congiuntivo è comparsa nel contesto immediatamente precedente. (4) a. El anuncio de que se iba a Barcelona, hecho con el laconismo habitual en ella, sirvió de excusa para que Pablo se llegara personalmente a Investigaciones Vázquez, algo que deseaba hacer desde hacía días. – ¡Valiente agencia! ¡Que tenga yo que informaros de sus movimientos! – No es tan raro que te enteres tú antes. Nosotros nos hubiéramos enterado de cualquier forma, no te quepa duda. Y eso es lo que importa. PL78. b. – Nunca te he dicho que soy o que no soy antifranquista. Nunca se lo he dicho a nadie. Ustedes distorsionan las cosas. Es lógico, claro, ustedes están luchando por algo y es lógico que... – ¡Que distorsionemos las cosas! MR122 9

Certo, a queste considerazioni si potrebbe rispondere che in questi esempi non ci troviamo davanti a frasi isolate. Tuttavia, il fatto che in (3) e (4) sia il contesto pragmatico a fornirci gli elementi necessari alla disambiguazione degli enunciati non contrasta in alcun modo con quanto qui affermato: una buona grammatica deve contenere tutti gli elementi che permettano una corretta decodifica dei messaggi, ma nulla di più. Affermare che il congiuntivo esprime la volontà o l’irrealtà equivale a non riuscire ad andare oltre alcuni casi specifici. Analogamente, pur trovandoci davanti a un’espressione di certezza in un contesto come Estoy seguro de que vive en Forlí, nulla ci autorizza ad affermare che l’indicativo sia il modo della certezza. Come hanno notato diversi autori, sono numerosi i casi nei quali l’indicativo può non esprimere la certezza: (5) a. Me imagino que vive en Forlí. b. No sé si va a venir.

È vero che gli enunciati contenenti verbi all’indicativo in periodi in9 Come spesso si fa, nelle pagine che seguono userò numerosi esempi di autore (tratti, nella maggior parte dei casi, da opere letterarie). Alla fine di ogni esempio indico la fonte con una sigla seguita dal numero di pagina. Per la decodifica delle sigle rimando il lettore all’elenco riportato alla fine del presente lavoro.

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dipendenti esprimono, di solito, ciò di cui l’enunciatore è convinto, e di questo dato dobbiamo rendere conto. Ma è sufficiente per identificare l’indicativo con la certezza? Né si può sostenere che l’indicativo sia il modo della realtà o dell’obiettività, se non ignorando un ampio numero di esempi scomodi: (6) No sé si va a venir.

Anche nel caso del congiuntivo, sono numerosi i problemi. Come sottolinea Bosque10 «es muy sencillo construir secuencias que transmitan los contenidos habitualmente asociados con el subjuntivo (incertidumbre, hipótesis, eventualidad, prospección) y que sin embargo son a todas luces agramaticales». Inoltre, sono frequentissimi i casi nei quali il congiuntivo esprime nozioni considerate pienamente reali e sicure dall’enunciatore: (7) ¡Qué pena que no hayas podido venir!

In quest’ultimo caso si potrebbe argomentare che l’enunciatore esprime al congiuntivo un’idea che non gli piace, come per allontanarla o confutarla. Cosa dire, allora, del congiuntivo nel seguente enunciato? (8) Me alegro de que hayas llegado.

Forse ci rallegriamo per cose che non crediamo veramente o dalle quali vogliamo prendere le distanze? Alcuni risponderanno che il congiuntivo in questo caso è dovuto alla forte valenza di soggettività presente nell’enunciato. Tuttavia, e lo dobbiamo ribadire, il fatto che vi sia soggettività in un enunciato non ci autorizza a concludere che il veicolo che la trasmette sia il congiuntivo, specialmente in presenza di un verbo come alegrarse. Inoltre, questi argomenti non reggono più davanti a: (9) El hecho de que haya llamado demuestra su buena fe.

Se, nonostante tutto, continuiamo a sostenere che l’indicativo esprime la certezza, la realtà e l’obiettività e il congiuntivo il dubbio, l’irrealtà, la soggettività, dobbiamo spiegare come mai nelle domande il verbo sul quale verte la domanda va sempre all’indicativo. Più avanti proporrò un’ipotesi che permette di rendere conto di questo fatto. Consideriamo ora i seguenti esempi, tratti dal ricco e articolato 10

I. Bosque, «Las bases...», p. 17.

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saggio di E. Ridruejo11: (10) a. Viniendo de una familia republicana, comprendo que hayas votado a los socialistas, si es que les has votado. b. Viniendo de una familia republicana, comprendo que has votado a los socialistas, (*si es que les has votado).

A questo proposito, l’autore ci spiega che El verbo comprender puede llevar como complemento una proposición presentada como eventual. Con subjuntivo, es sobre la eventualidad de que suceda el acontecimiento indicado sobre la que recae la valoración. En cambio, con indicativo, la valoración recae sobre un hecho que se afirma como real.

Stando, dunque, alla spiegazione che ci fornisce l’autore, sarebbe facile capire perché nel primo caso possiamo aggiungere una coda dubitativa (si es que les has votado) mentre ciò non è possibile nel secondo caso perché si cadrebbe in una contraddizione. L’ipotesi (che altro non è che l’ipotesi classica) sembra estremamente seducente. Tuttavia, pur coincidendo, in questi due esempi, con i fatti apparenti, il ragionamento di Ridruejo non può essere accettato come spiegazione dei dati davanti ai quali ci troviamo. Infatti, se anziché aggiungere una coda dubitativa alla fine di ognuno degli enunciati inseriamo un’espressione di dubbio all’inizio, i risultati in termini di accettabilità si invertono: (11) a. *Yo no sé a quién has votado, pero viniendo de una familia republicana, comprendo que hayas votado a los socialistas. b. Yo no sé a quién has votado, pero viniendo de una familia republicana, comprendo que has votado a los socialistas.

(11a) dà una chiara sensazione di contraddizione, ma possiamo renderlo accettabile, se mettiamo al condizionale il verbo comprender: Yo no sé a quién has votado, pero viniendo de una familia republicana, comprendería que hubieras (/hayas) votado a los socialistas. Questo ci porta a constatare che in comprendo che hayas votado a los socialistas non vi è dubbio né in incertezza. Infatti, dobbiamo usare il condizionale per introdurre una sensazione di dubbio affinché l’esempio nel suo insieme diventi perfettamente grammaticale. (11b) è accettabile, pur trasmettendo una sensazione di stranezza. Tale sensazione, tuttavia, non riguarda il fenomeno che ci interessa 11 E. Ridruejo, «Modo y modalidad. El modo en las subordinadas sustantivas», Gramática descriptiva de la lengua española, ed. I. Bosque, V. Demonte, Madrid, Espasa Calpe, 1999, p. 3231. La numerazione degli esempi di Ridruejo è stata qui adattata a quella di questo articolo per renderli riutilizzabili più avanti con riferimenti omogenei.

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(l’uso del congiuntivo o dell’indicativo), bensì la premessa viniendo de una familia republicana. Se tale premessa viene modificata nel seguente modo, notiamo la piena accettabilità degli esempi, senza che vi siano sostanziali differenze per quanto riguarda gli usi dell’uno o dell’altro modo e i ragionamenti proposti da Ridruejo fin qui analizzati: (12) a. Con todo lo que me has dicho, comprendo que hayas votado a los socialistas, si es que les has votado. b. Con todo lo que me has dicho, comprendo que has votado a los socialistas, (*si es que les has votado). c. *Yo no sé a quién has votado, pero con todo lo que me has dicho, comprendo que hayas votado a los socialistas. (Contraddittorio) d. Yo no sé a quién has votado, pero con todo lo que me has dicho, comprendo que has votado a los socialistas.

È confermato, quindi, quanto abbiamo affermato sopra: negli esempi (11), (12c) e (12d) si invertono i risultati in termini di grammaticalità dell’enunciato se si aggiunge un elemento di dubbio all’inizio. Con il congiuntivo, è impossibile; con l’indicativo l’enunciato è perfettamente grammaticale, a differenza di quanto accade negli esempi (10), (12a) e (12b). L’opposizione indicativo / congiuntivo non è quindi spiegabile in termini di certezza / incertezza. Inoltre, se il ragionamento che sembra seguire Ridruejo fosse corretto, sarebbero inspiegabili i seguenti esempi: (13) a. Viniendo de una familia republicana, comprendo que hayas votado a los socialistas, porque sé que les has votado. b. Viniendo de una familia republicana, comprendo que has votado a los socialistas, (*porque sé que les has votado).

Se la chiave di lettura del congiuntivo fosse veramente il dubbio e l’incertezza, (13a) dovrebbe essere percepito come una contraddizione e non dovrebbe essere accettabile. Eppure non sembra presentare alcun problema. (13b), dal canto suo, dovrebbe essere possibile, mentre sembra essere difficilmente recepibile. Ridruejo si domanda inoltre le ragioni dell’agrammaticalità di (14b), ma non sembra giungere ad alcuna soluzione che lo soddisfi: (14) a. Viniendo de una familia republicana, lamento pero comprendo que hayas votado a los socialistas. b. *Viniendo de una familia republicana, lamento pero comprendo que has votado a los socialistas.

Riguardo a quest’ultimo esempio l’autore ci spiega che «La agrama-

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ticalidad de (...


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