Capitolo 2 - Il sistema delle operazioni tipiche di gestione PDF

Title Capitolo 2 - Il sistema delle operazioni tipiche di gestione
Author Benito Roberti
Course Economia aziendale
Institution Università degli Studi di Catania
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Il sistema delle operazioni tipiche di gestione...


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CAPITOLO 2_ IL SISTEMA DELLE OPERAZIONI TIPICHE DI GESTIONE La gestione è l’insieme di tutte quelle operazioni compiute dal fattore umano sul capitale, attraverso le quali si esplica la funzione di creazione di utilità, propria di ogni azienda. La gestione di ogni azienda può concepirsi come un grande processo, articolato in 3 fasi: 1-Approvvigionamento dei fattori di produzione 2-Trasformazione/Produzione (unica fase interna) 3-Scambio del risultato (output) della combinazione produttiva Le operazioni di gestione sono strettamente collegate tra loro: -nel tempo, in quanto la gestione ha un andamento ciclico; ogni atto di gestione è condizionato dalle modalità di svolgimento delle operazioni che l’hanno preceduto e, a sua volta, condiziona le operazioni che lo seguiranno; -nello spazio, in quanto nello stesso momento vengono attivate simultaneamente diverse operazioni di gestione che tra loro sono legate da qualche interdipendenza. La gestione, dunque, fluisce ininterrottamente nel tempo e volendo, artificiosamente, fermarla in un determinato istante vi saranno inevitabilmente dei processi iniziati ma non ancora conclusi con lo scambio dell’output. Ogni azienda necessita, per l’ottenimento del prodotto/servizio offerto, di fattori produttivi, individuabili, in prima istanza, nel capitale e nel lavoro. Il capitale si configura come una massa di investimenti in fattori della produzione o, in altri termini, come un complesso di beni, servizi e diritti utilizzabili per lo svolgimento dell’attività aziendale. Il denaro costituisce un fattore della produzione generico che viene investito per l’acquisto di fattori specifici. Il costo di acquisizione di un fattore specifico è misurato dalla quantità di mezzi monetari di cui l’impresa si priva per ottenerne la disponibilità, esso consente anche di misurare, in termini monetari, l’utilità economica dello stesso fattore. I fattori produttivi si posso distinguere in materiali e immateriali, a seconda che si tratti di beni tangibili o intangibili. Una seconda importante distinzione viene, invece, posta in funzione della durata di utilizzazione dei fattori produttivi. A tal proposito si individuano: -Fattori a fecondità ripetuta o pluriennali: ossia fattori che cedono gradualmente nel tempo la propria utilità, cioè permangono a disposizione dell’azienda per una pluralità di circuiti produttivi, conservando le proprie caratteristiche funzionali (si pensi ai macchinari, agli impianti, …). Ogni FFR è legato a tutti i prodotti che si ottengono per mezzo della sua utilizzazione. Il valore residuo del FFR alla fine di un periodo è dato dalla differenza tra il costo di acquisizione e il costo di utilizzazione. Il recupero della ricchezza investita è richiesto all’insieme dei ricavi provenienti dalla vendita di tutti i beni prodotti nell’arco di tempo nel quale il fattore cede la sua utilità. -Fattori a fecondità semplice o correnti: ossia fattori che nel momento in cui sono utilizzati cedono interamente i propri servizi a vantaggio del ciclo produttivo cui hanno partecipato (si pensi alle materie prime o alla merce). Il valore residuo per i FFS è uguale al costo di acquisizione se il fattore non è stato utilizzato o è nullo se il fattore è stato utilizzato. Il recupero della ricchezza investita in esso avviene attraverso i ricavi della vendita del prodotto ottenuto con la sua utilizzazione. Per quanto riguarda il lavoro ci si riferisce all’impiego delle forze del corpo o delle facoltà della mente in un’attività produttiva. Il lavoro è un particolare fattore della produzione in quanto è inseparabile dalla persona del lavoratore. Ogni impresa, per rispettare il requisito della creazione di utilità, dovrebbe trovarsi nella condizione in cui il valore dei beni/servizi cedut in un arco di tempo sia superiore al valore dei beni/servizi consumat per ottenere la produzione ceduta. La vita utile fisica di un bene si conclude quando lo stesso non può essere più impiegato in quanto non funzionante a meno di non sostenere eccessive spese di manutenzione. Nella realtà, tuttavia, la vita utile dei fattori produttivi è resa più breve dal manifestarsi dell’obsolescenza economica, che può definirsi come quel fenomeno di superamento economico che rende inidoneo e scarsamente conveniente l’utilizzo di un dato fattore produttivo, ancorché perfettamente funzionante dal punto di vista tecnico. In conseguenza della sopravvenuta obsolescenza, la vita utile economica di un fattore produttivo è più breve della sua durata tecnica. Il periodo di effettivo utilizzo e consumo di un fattore produttivo pluriennale è pari alla durata economica dello stesso. A ben vedere l’obsolescenza potrebbe colpire anche i fattori a fecondità semplice, a esempio le merci (o le materie prime) acquistate e superate, per effetto del progresso tecnologico, prima della loro vendita (o del loro utilizzo). Tuttavia il problema è assai più significativo per i fattori a fecondità ripetuta. Per arginare, almeno in parte, l’ineliminabile fenomeno dell’obsolescenza andrebbero, ove possibile, acquisiti fattori a fecondità ripetuta polivalent (multtasking), ossia dotati di flessibilità di utilizzo, in maniera tale che possano essere impiegati anche in un diverso processo/attività.

I CIRCUITI DELLA GESTIONE Per comprendere il funzionamento delle imprese e le modalità con cui le stesse creano o distruggono ricchezza, si può proficuamente utilizzare il modello dei circuiti della gestione, il quale considera l’impresa come un’unità del sistema economico che entra in contatto con altri operatori per attuare degli scambi che comportano dei movimenti di mezzi monetari. Questo modello prende in considerazione solo le operazioni di gestione esterna, ossia, appunto, quelle che comportano uno scambio con terze economie. In tale modello si individuano i seguenti circuiti: -Circuito della produzione: comprende l’acquisizione dei fattori produttivi, che avviene in genere attraverso la cessione di risorse monetarie disponibili a fronte di investimenti in beni e servizi finalizzati ad attivare e svolgere la combinazione produttiva (i.e. il complesso di operazioni di natura, intensità e complessità diverse, attraverso cui si utilizzano i fattori produttivi acquisiti per realizzare i beni e servizi oggetti dell’attività produttiva); la fase della trasformazione (che non è analizzata visto che risulta essere una fase interna) e il collocamento degli output sui mercati di sbocco, che consente la remunerazione delle risorse monetarie investite. -Circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale proprio: considera le operazioni con cui i proprietari apportano i mezzi monetari (capitale di “rischio”) che servono per l’acquisto dei fattori della produzione. Il capitale di proprietà viene conferito senza obblighi temporali di resttuzione e non verrà restituito ai proprietari fino a quando non diventi esuberante per le esigenze della gestione o fino a quando non si voglia cessare l’attività aziendale. All’atto della cessazione dell’azienda ai proprietari non vengono restituite esattamente le somme conferite; queste saranno incrementate per effetto della nuova ricchezza eventualmente creata con la gestione o decrementate (fino ad azzerarsi) per effetto dei risultati economici negativi sofferti con l’attività. Infine il possesso di quote del capitale di proprietà conferisce la possibilità di contribuire, almeno in parte, alle principali decisioni relative alla vita dell’azienda, possibilità che, invece, non è attribuita a coloro che finanziano l’azienda a titolo di capitale di credito. -Circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale di credito: considera le operazioni con cui terzi finanziatori prestano mezzi monetari, anch’essi da investire, poi, nell’acquisto di fattori della produzione. In questo caso va evidenziato che i mezzi monetari attinti da terzi finanziatori a prestito prevedono una data di rimborso predeterminata e una remunerazione fissata dalle condizioni contrattuali, che di solito prescinde del tutto dalle circostanze in cui si svolge l’attività produttiva e dai risultati che da essa derivano. Anche in questo caso i mezzi monetari restituiti al finanziatore saranno maggiori di quelli ricevuti per l’aggiunta degli interessi passivi. -Circuito dei finanziamenti concessi: comprende le operazioni con cui l’impresa presta temporaneamente a terzi mezzi monetari disponibili e che non si ritiene opportuno impiegare nell’acquisto di fattori produttivi. Può accadere, infatti, che l’azienda, in un dato istante, si ritrovi a disporre di mezzi monetari eccedenti il proprio fabbisogno indotto dal circuito della produzione e, dunque, decida di effettuare degli investment accessori per rendere fruttifere le proprie disponibilità monetarie; l’ipotesi più comune è che l’azienda presti temporaneamente questi mezzi monetari a terzi per riceverne una remunerazione per effetto degli interessi attivi. Infine, si osserva che, tanto il circuito della produzione quanto quello dei finanziamenti concessi, comportano, in fasi di avvio, un esborso di mezzi monetari e, in fase di chiusura, un recupero di mezzi monetari; pertanto, da questo punto di vista, essi posso essere riuniti in un unico circuito denominato degli investimenti. Allo stesso modo, poiché sia il circuito dei finanziamenti attinti a prestito che quello dei finanziamenti attinti a titolo di capitale proprio comportano, in fase di avvio, un incremento di mezzi monetari e, in fase di chiusura, un esborso di mezzi monetari, essi possono essere riuniti in un unico circuito denominato dei finanziamenti. Le operazioni aziendali possono essere distinte in: -Operazioni di gestione esterna: pongono l’azienda in relazione di scambio con un soggetto a essa esterno (lavoratore, cliente, fornitore, ecc…) ; -Operazioni di gestione interna: non pongono l’azienda in una relazione di scambio con l’ambiente esterno. Una volta identificate le operazioni tipiche che caratterizzano la gestione di ogni impresa, il modello dei circuiti di gestione focalizza la sua attenzione sulle fasi di gestione esterna, proprio perché in tali fasi è possibile una misurazione attendibile del valore degli input acquistati e degli output ceduti utilizzando come unità di misura il denaro. Il sistema delle operazioni si trasforma così in sistema dei valori, espressi in termini monetari, che si formano a seguito delle operazioni.

IL CONTO -È uno strumento di rilevazione dei valori. Esso accoglie i valori iniziali e le successive variazioni dei valori riferiti ad uno specifico oggetto. -Ha lo scopo di rilevare la dinamica, in termini di valore, di un oggetto che si vuole osservare e di misurarne l’entità. -È un prospetto formato da due sezioni che accolgono le variazioni positive e le variazioni negative. -Ciascun conto è movimentato in due sezioni denominate: “dare” e “avere”. ASPETTO FINANZIARIO E ASPETTO ECONOMICO Le fasi di gestione esterna vengono esaminate considerando i loro effetti da due punti di vista: quello finanziario e quello economico. Osservare la gestione sotto il profilo finanziario significa considerare i movimenti di moneta, crediti e debiti che le operazioni di approvvigionamento, vendita, finanziamento ecc…, determinano (conti finanziari originari). È importante chiarire la distinzione tra debiti e crediti di funzionamento e finanziamento. I primi sorgono nelle operazioni di approvvigionamento dei fattori produttivi e di cessione del prodotto per sostituire provvisoriamente pagamenti i incassi monetari. I secondi, invece, sorgono per effetto di negoziazioni di denaro, ossia prestiti ricevuti o concessi. Osservare le operazioni sotto l’aspetto economico, invece, significa considerare il contributo delle stesse alla creazione/distruzione della ricchezza conferita dai proprietari (conti economici derivati). Nell’aspetto economico le operazioni possono determinare costi o ricavi: i costi rappresentano variazioni economiche negative riconducibili alla gestione; i ricavi variazioni economiche positive riconducibili alla gestione. Al fine della determinazione del risultato della gestione, ha un ruolo centrale l’analisi delle variazioni indotte dalla operazioni di gestione esterna. Per analogia con le convezioni del metodo della partita doppia si indicano le variazioni finanziarie positive nella sezione di sinistra (dare) e le variazioni finanziarie negative nella sezione di destra (avere); le variazioni economiche negative (i costi e le diminuzioni del capitale di proprietà) si riportano nella sezione sinistra (dare) e le variazioni economiche positive (i ricavi e gli incrementi del capitale di proprietà) nella sezione destra (avere). Acquisite le suddette convenzioni è possibile schematizzare l’analisi delle variazioni delle operazioni di apertura e chiusura di ciascuno dei quattro circuiti di operazioni.

VARIAZIONI FINANZIARIE POSITIVE +cassa (banca) +crediti di funzionamento e finanziamento -debiti di funzionamento e finanziamento VARIAZIONI ECONOMICHE NEGATIVE +costi per acquisto fattori produttivi (VE- di reddito) +costi per interessi passivi (VE- di reddito) -capitale di proprietà (VE- di capitale)

VARIAZIONI FINANZIARIE NEGATIVE -cassa (banca) -crediti di funzionamento e finanziamento +debiti di funzionamento e finanziamento VARIAZIONI ECONOMICHE POSITIVO +ricavi per vendita prodotti (VE+ di reddito) +ricavi per interessi attivi (VE+ di reddito) +capitale di proprietà (VE+ di capitale)

N.B. La partita doppia è un metodo di scrittura contabile consistente nel registrare le operazioni aziendali simultaneamente in due serie di conti, allo scopo di determinare il reddito di un dato periodo amministrativo e di controllare i movimenti monetari-finanziari della gestione.

L’EPILOGO AI CONTI RIEPILOGATIVI

Al 31/12 dopo le scritture di rettifica si determinano i saldi di tutti i conti movimentati durante l’esercizio. Tali conti saranno epilogati nei mastri di estrema sintesi: conto economico e stato patrimoniale. IL CONTO ECONOMICO Nel conto economico si imputano i saldi dei conti economici di reddito (cioè costi e ricavi) ma solo se di competenza dell’esercizio. Essi concorrono a determinare il risultato di periodo, che è dato dalla differenza tra i ricavi di competenza e i costi di competenza. Il risultato di esercizio si chiamerà : -Utile se ha segno positivo (ovvero se R>C) -Perdita se ha segno negativo (ovvero se R...


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