Capitolo (2) Rossi: Il processo di socializzazione PDF

Title Capitolo (2) Rossi: Il processo di socializzazione
Author Celeste Rossetti
Course Sociologia
Institution Università degli Studi di Trieste
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Riassunto cap-2.1 Sociologia una introduzione allo studio della società...


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Capitolo secondo (Rossi) : IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE Definizione: Acculturazione del singolo, attraverso azioni intenzionali e no, ai valori e norme della società in cui è inserito. Presuppone reciprocità ed è un processo estremamente dinamico. Il processo di acculturazione avviene attraverso azioni intenzionali (genitori) oppure no (gruppo dei pari). Parlare di socializzazione ha comportato far riferimento al processo attraverso cui l’individuo entra a far parte della società. Tale processo è apparso come cruciale, in quanto ritenuto unica garanzia per la continuità della società stessa, che può perpetuarsi nel tempo solo trasmettendo i propri modi di vita da una generazione all’altra. C’è dunque un profondo nesso tra socializzazione e cultura, essendo quest’ultima il contenuto della socializzazione, ciò che viene trasferito. Emerge così una duplice necessità della socializzazione: 1. essa è indispensabile alla società, per la perpetuazione di se stessa 2. e all’essere umano, per proteggerlo dal caos di un’esistenza senza punti di riferimento simbolici e modelli culturali di orientamento dell’azione. Il processo di socializzazione nel passato o in altre società postmoderne era un processo convergente in cui valori trasmessi dalle diverse agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, gruppo dei pari, media, detti anche agenzia sui generis) erano coerenti e non erano messi in discussione. Poggiava quindi su: valori, etica, educazione. Questo fatto permette una costruzione solida dell’identità, appartenenza e autodirezione (= orientamento a seconda dei propri valori. cnt. di eterodirezione). Capire come è possibile garantire la continuità e la trasmissione che consentono l’appartenenza alla società si è tradotto nella storia del pensiero sociologico nella focalizzazione sul processo di socializzazione. La dopo-modernità ha tuttavia prodotto uno sconvolgimento di tale prospettiva in quanto la nostra epoca vede la crescente tensione tra due spinte opposte, quella ad incrementare i legami, da una parte, e a frammentare i punti di vista, dall’altra: diventa quindi sempre più difficile individuare valori condivisi, elaborare progetti comuni, trovare un senso unitario, segnare i confini di un universo culturale nel quale i valori si iscrivano e costituiscano un insieme coerente. Nella dopo-modernità è venuta meno la sicurezza dei valori da trasmettere. La sicurezza circa le modalità in cui può avvenire questo processo viene meno. A fronte di questa complessità delle regole e dei valori che dominano l’epoca dopo-moderna, si parla di “autosocializzazione” : al di là di quello che il contesto trasmette al soggetto, sta al soggetto stesso combinare i diversi stimoli che vengono dall’esterno. Non è più sufficiente il processo che dall’esterno aiuta il soggetto ad interiorizzare norme e valori, ma rimane al soggetto il compito di fare un sintesi a causa della molteplicità di fonti da cui arrivano gli stimoli. Al soggetto è assegnata, nel nostro tempo, una responsabilità maggiore che nel passato : se prima era chiamato solo a interiorizzare un set di valori già coerente, oggi tale coerenza è l’esito non scontato di un processo riflessivo di discernimento e mediazione affidato al soggetto stesso, a cui sta decidere a quale società appartenere. Il processo di socializzazione nella società contemporanea è un processo divergente, alternativo, autorferenziale, poggia sull’interazione/comunicazione… genera frammentazione, differenzaizione, eterodirezione…

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Tra socializzazione ed educazione Socializzazione come educazione: significa pensare ciascun comportamento come avente un significato simbolico che lo renda sensato, cioè ogni atto ha un determinato obbiettivo. => processo finalizzato e mirato, seleziona sfide e risorse, stabilisce gerarchie di priorità (valori o beni materiali consumistici? Bene comune o mera autorganizzazione?) A “socializzazione” ed “educazione” attribuiamo significato distinti, pur essendo entrambi parte di un’unica relazione, in quanto il processo di formazione della persona è un unicum: a fronte della complessità del nostro vivere e della discontinuità tra valori e norme, bisogna tenere insieme questi due campi distinti (non esiste individuo al di fuori di un gruppo sociale). Socializzazione come comunicazione : viaggi di e tra le informazioni invece Socializzazione come educazione: processo intenzionale e progettuale

Usualmente socializzazione ed educazione hanno sempre fatto riferimento a campi semantici differenti:

a)Intenzionalità! Mentre l’educazione richiede una relazione tra due soggetti in cui vengono volutamente trasmessi certi contenuti, la socializzazione si potrebbe dire che caratterizzi qualsiasi relazione, perché ogni situazione relazionale implica una qualche forma di trasmissione di contenuti simbolici, anche del tutto inintenzionale. b) Grado di formalizzazione! Laddove c’è intenzionalità educativa è anche probabile che ci si trovi in un contesto “istituzionale” formale, sia esso la famiglia, come comunità educante, o la scuola, come agenzia formativa per antonomasia. Al contrario, se qualsiasi relazione è socializzativa, ciò indica che la trasmissione di contenuti normativi e di valore avviene ovunque, anche attraverso “agenzie” che possono avere un carattere del tutto informale oppure senza intermediari che interpretino e trasmettano i messaggi. c) Simmetria! Educazione e socializzazione vengono contrapposte rispetto all’antitesi simmetria/asimmetria.

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L’intenzionalità educativa, che si coniuga prevalentemente con la formalità del contesto, è più probabile che si spenda nell’ambito di relazioni asimmetriche ( es. educatore/educato ), mentre l’inintenzionalità e l’informalità di un’azione che raggiunge anche un obiettivo socializzativo appartiene il più delle volte a relazioni simmetriche, tra pari. d) Componenti etiche, cognitive, affettive! In questo caso si tratta del diverso peso attribuito alle tre componenti fondamentali del processo di socializzazione/educazione : componente etica, cognitivo-affettiva e comunicativa. Le due posizioni opposte fanno riferimento, da una parte, a chi ritiene più consono alla dopo- modernità che la socializzazione si configuri come processo in cui si impara a comunicare; sul fronte opposto, troviamo chi chiede di recuperare la valenza etica nella relazione socializzativa, ovvero di non rinunciare ad un’azione intenzionale di trasmissione di norme e valori e preferisce ritornare al concetto di educazione, riempiendolo nuovamente alla sua finalità originale che è insieme cognitiva, affettiva e morale. ! Il cristallo di competenze socio-educative La relazione socio-educativa è finalizzata a far nascere un “cristallo di competenze” che fanno capo all’identità individuale. I due assi della relazione rispondono a quattro finalità diverse: ! Maccarini rappresenta l’intreccio di abilità promosse dalla relazione socio-educativa in una figura che delinea cristallo di competenze e nella quale si possono enucleare due processi distinti: quello più propriamente socializzativo, che connette le competenze cognitive e pratiche alla capacità di corrispondere ad aspettative di ruolo e a vivere in un contesto sociale strutturalmente complesso, e quello specificamente educativo, che fa capo alla connessione tra elaborazione affettiva e riflessione simbolico/etica. (fig.2 pag 71)

Come avviene la socializzazione? S. avviene attraverso l’identificazione nella società: sogg. diventa riconoscibile dagli altri e ciò gli permette di acquisire un’identità stabile e continuativa. IO, unità stabile e organica, si differenzia dall’ALTRO e presuppone NOI. —> noi siamo ciò che siamo solo quando riconosciamo l’altro —> riconoscere vuol dire dar importanza all’altro, dare a lui valore e ciò appartiene a tutti sin dalla nascita (il bambino inizia a esistere come soggettività quando il rapporto simbiotico con la madre inizia gradualmente a distinguersi, e comprendere di essere altro dalla madre). IO: identità, stabile e organica, frutto della capacità autoriflessiva del soggetto che rappresenta se stesso in relazione con gli altri) NOI: identificazione, consolido senso di appartenenza e costituisco il punto di riferimento Il processo di socializzazione non è per forza positivo o negativo in funzione dei valori trasmessi, ma a seconda delle dinamiche (relazioni). —> ciò che deve fare la socializzazione è mettere in luce le potenzialità della persona. [Piaget: esistono delle fasi dello sviluppo del bambino in cui il genitore deve intervenire — es tempo dell’attesa]. Il pds mostra la strada con serenità anche se è un processo molto impegnativo. L’identità personale e sociale Individuo-società sono inseparabili, l’uno rimanda l’altra, la comprensione dell’uno è possibile con la comprensione dell’altra attraverso il linguaggio (che attribuisce significato al mondo ed è risultato della relazione sociale) e la capacità del sogg di diventare oggetto a se stesso (specchio/ circolarietà tra Ego e Alter) (Cicourel, Cooley)

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Sono due aspetti della formazione dell’individuo: quella personale costituisce la parte eccedente che quella sociale non può mai del tutto esaurire, nella quale le esperienze sociali vengono reinterpretate a livello affettivo e simbolico. Questa distinzione rimanda alla classica distinzione tra identità (caratteri fisici e psicologici di una persona) e ruoli che dipendono dalla posizione dell’individuo nella stratificazione sociale. Il ruolo è funzionale al raggiungimento di determinati obiettivi, quindi i comportamenti adottati dall’ individuo (ruolo) permettono all’individuo di occupare una posizione (status). Si parla di statusruolo. L’identità è un concetto-crocevia di molteplici interessi disciplinari Tema tipicamente moderno legato ai processi di differenziazione sociale. Nasce socialmente, è un concetto relazionale (io-mondo) articolazione di componenti individuali e collettive, processo di integrazione e di sintesi (Erikson) Costruzione del Sè sociale secondo l’interazionismo simbolico: Corrente in cui diventano importanti le rappresentazioni Ci si comporta verso gli altri/le cose sulla base di significati

Il Sè è il risultante dall’esperienza sociale. Mead distingue 2 componenti: - Me: interiorizzazione di atteggiamenti altrui, è la parte socializzata del soggetto. - Io: forza vitale, capacità dinamiche creatrici del soggetto Interagendo creano il Sè (personalità dell’individuo) Il Sé si costruisce con il linguaggio e con tutte quelle attività che caratterizzano la vita di un bambino : gesto, gioco spontaneo e organizzato (regole, punti di vista altrui, altro generalizzato) La scuola elementare dovrebbe insegnare al bambino di far imparare al bambino di ricercare e scoprire secondo una visione epistemologica (linguaggio adatto a ogni ambiente). —> lingua strumento del pensiero. Con la socializzazione primaria si forma la personalità di base (Parsonos) che si differenzia in relazione anche al genere, classe sociale, ruolo, status, etnia, comunità.. Ma esiste una personalità di riferimento la cosiddetta personalità modale (idealtipo) che si adegua in modo ottimale ai fini della società (Riesman): TUTTAVIA tipi di personalità in f (di richieste e aspettative di gruppi sociali) x es. Durkheim: due tipi di società (tradizionale e industriale) = due tipi di solidarietà e personalità. Caratteristica della società moderna è la differenziazione e quindi esiste una pluralità di personalità modali di tipo: adattivo, acquisitivo, integrativo, idealista (Gallino). Queste complicano ulteriormente l’analisi dei percorsi di socializzazione.

Relazione tra la persona e il ruolo sociale Archer vede nell’esistenza mana tre dimensioni, con un precisa relazione temporale e gerarchica:

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- individuo come personalità umana - individuo come agente sociale - individuo come attore sociale Prima nasce la personalità umana che è sostituita primariamente dal “senso di sé” che: - deriva dal stanziamento referenziale tra noi e gli oggetti - riguarda la capacità di sentire ed essere lo stesso agente nel tempo - consente di riferire allo stesso soggetto le relazioni diverse che derivano dalle relazioni con il mondo Il senso di sé è il pre-requisito dell’ identità personale, ovvero la persona tramite un processo attivo di riflessione (dialogo interiore) si prende cura delle proprie premure fondamentali e consolida un modus vivendi in cui alle premure viene assegnato un ordine di priorità specifico. Le premure sociali però possono nascere solo nell’interazione tra il sé e la realtà sociale, questo rapporto è imprescindibile. Il nostro posizionamento nella società è indipendente dalla nostra volontà che si assegna risorse e vincoli, in questo senso diventiamo AGENTI SOCIALI. Dalla relazione tra identità personale e la posizione di agente sociale nasce l’identità sociale e solo attraverso la realizzazione dei ruoli sociali, adeguati alle nostre premure personali, possiamo diventare ATTORI SOCIALI. Si tratta di un processo di progressiva individuazione. La distinzione tra le 3 dimensioni è solo analitica, esiste tra i 3 aspetti una relazione dialettica: - la nascente identità personale influisce sulla nascente identità sociale - la nascente identità sociale influisce sulla identità personale emergente - sistemi tra identità personale e sociale, dalla quale erge un’identità personale entro la quale è attribuita nella vita di un individuo un’identità sociale, l’individuo è in grado di scegliere il suo modus vivendi. Archer si colloca nella dopo modernità, dove l’individuo è chiamato a ricoprire diversi ruoli contemporaneamente che possono avere richieste contraddittorie, quindi il processo di individuazione deve rimanere aperto e processuale. Da questa visione sono emersi due punti di vista: - indebolimento dell’individuo e frammentazione dell’identità, scomparsa di punti di riferimento, il soggetto non riesce a trovare un punto di ancoraggio - maggiore responsabilità del soggetto nel costruire un percorso di vita non scirtto, autosocializzazione, in cui il soggetto è centrale dotato di pro-attività, capacità comunicativa e decisionale. Le due visioni si possono conciliare dipende da come si comporta l’individuo se c’è una massima apertura alla variabilità sociale, ci sarà un indebolimento, invece se si rimane coerenti con le proprie premure allora si ha una maggiore responsabilità.

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• Modernità! Nella modernità avevamo un soggetto forte, grazie alla sua presupposta razionalità e autonomia, che intraprendeva dalla nascita un percorso lineare nell’ambito dei confini tracciati dall’appartenenza ad un sistema sociale ( che si identificava con lo stato-nazione), basato su un complesso funzionale di status-ruoli. La formazione dell’identità personale e sociale coincidevano così come umanizzazione (sull’asse educativo) e acquisizione di ruolo (sull’asse socializzativo). • Dopo-modernità! Nella dopo-modernità si delineano due prospettive differenti, che fanno capo entrambe ad un’idea di soggetto dotato di capacità riflessiva e a cui è assegnata la responsabilità di costruire il proprio percorso di vita : nell’una, l’identità personale si presenta totalmente aperta all’influenza dell’identità sociale, nell’altra l’identità personale mantiene un saldo controllo sull’identità sociale. • Prevalenza dell’identità sociale – estetica! Nella prima prospettiva, il sé umano è riconosciuto solo in quanto substrato “camaleontico” che riesce ad assumere la forma più adeguata alle esigenze del momento, alle aspettative della situazione, in una migrazione caotica non guidata da una riflessività adeguata; non esiste più una logica narrativa nella formazione della personalità e si deve parlare di identificazione, anziché di identità, perché l’io si trasforma in una successione di sequenze a cui a volte è soggetto e a volte oggetto. Anche le appartenenze sociali si sviluppano in una sorta di “tribalismo” o di comunità “estetiche” che si aggregano attorno a fragili legami di consumo, a culti effimeri. Ne esce una figura di soggetto “nomade”, rinvigorito nella sua autonomia dalla frantumazione crescente della società che lo svincola dai ruoli sociali predefiniti nei quali era confinato nella modernità e lo affranca al normativo. Nel processo socio-educativo, l’ago della bussola è polarizzato dalla dimensione affettiva/emotiva che orienta l’acquisizione di ruolo. • Prevalenza dell’identità personale! La seconda prospettiva vede l’umanità emergere come “eccedenza” dalla pratica e dalla relazione con gli altri, rispetto alle quali esercita una capacità riflessiva e critica che consente un distanziamento attivo e le impedisce di “fluire” insieme alla realtà stessa. La riflessività governa l’emotività senza annullarla ed esprime un progetto, legandosi ad un fine, riuscendo a trovare un senso ( modus vivendi ), in cui esprimiamo ordini di priorità per le nostre premure fondamentali, decidendo di scegliere un percorso coerente nella complessità dell’esistenza attuale, che offre infinite chances di vita. La socialità si esplica soprattutto a livello comunitario, dove si possono ricreare appartenenza e legami. Non sono tuttavia comunità estetiche, bensì basate su un fondamento etico, sull’assunzione di responsabilità degli uni nei confronti degli altri, sulla convergenza verso un bene comune, generato dalle stesse relazioni. La socializzazione come situazione di rischio sociale! Il rischio sociale emerge dalla dialettica tra le sfide che alla persona si pongono le risorse di cui dispone per rispondere ad esse. Schema di Warwick rivede quello di Archer inserendo il rischio sociale. - Tra le persona e l’identità sociale c’è la posizione di agente sociale, ovvero l’individuo per nascita appartiene ad un nessuno di relazioni sociali che distribuiscono a tutti coloro che ne fanno parte le stesse risorse, opportunità di vita, si possono individuare due macro - tipologie: a. le risorse materiali fisiche o umane b. le specifiche e proposizioni, teorie e dottrine Ma è solo la relazione tra persone ed agente in grado di creare un progetto umano. Modelli della relazione socio-educativa Base comune delle diverse prospettive: individuo e società sono entità distinte e legate tra loro.

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• Secondo la teoria integrazionista (Durkheim, Parsons..) - età modera Processo di socializzazione= interiorizzazione di norme e valori comuni e delle aspettative di ruolo; adesione all’ordine sociale esistente. Aspetti: 1. ricerca equilibrio del sistema 2. aspettativa di ruolo, status e ruolo vengono dati in maniera funzio nale Queste dinamiche rientrano nel funzionalismo perché le varie strutture comunicano e sono funzionali. —> Quando parliamo di Parsons ci riferiamo al struttura-funzionalismo. (Critica posta a Parsons: ultrasocializzazione) • Secondo la teoria del conflitto (Marx, Weber) —> Scuola di Francoforte - età moderna Processo di socializzazione= processo coercitivo della libertà del singolo, campo di battaglia tra le culture, interessi (classi, ceti,..) diversi, ma anche di riscatto e di resistenza alla cultura dominante tramite l’educazione. • Secondo altre teorie (fenomenologia, interazionismo, cognitivismo, funzionalismo sistemico (Mead, Berger, Luckman, Habermas, Luhmann) - passaggio dal moderno al postmoderno Socializzazione come frutto di interazione e comunicazione. Si impara come comunicare, ma non le regole. Manca la dimensione etica del comunicare— > sogg. frammentato, appartiene a sistemi chiusi, solo interazione. Iposocializzazione: vi è un deficit di possibilità di processi —> più marcate le chiavi dell’eterodirezione e narcisismo. Secondo Habermas la famiglia sembra restare l’unico luogo di comunicazione autentica e integrale, però non ha alcuna funzione sociale. • Secondo a teoria relazione (Donati..) Considera le teorie come punti di riferimento in relazione tra loro da cui proseguire l’approfondimento sulla socializzazione. Accentua la rischiosità al posto della complessità. Socializzazione come processo relazionale.

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I soggetti (“le agenzie”) della relazione socio-educativa Sono quelle entità mediano tra soggetto e sistema sociale e orientano il processo di socializzazione e su questa base possiamo discrimin...


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