Il crollo studocu PDF

Title Il crollo studocu
Course Letteratura e Transculturalità
Institution Università Telematica Internazionale UniNettuno
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Summary

il crollo...


Description

IL CROLLO – CHINUA ACHEBE L’elaborato, della lunghezza di un minimo di tre cartelle, può trattare uno o più testi letterari precedentemente approfonditi e dovrebbe essere strutturato nella maniera seguente: 1) breve introduzione all’autore e al testo; 2) contestualizzazione storico-culturale; 3) analisi narratologica (focalizzandosi su una o più categorie, ad esempio il Tempo, la Voce, il Modo, il Personaggio con riferimento sintetico alla struttura del testo); 4) analisi critica e possibilmente comparativa del testo; 5) eventuali conclusioni e riflessioni personali Dalla Reading list dei testi da leggere e analizzare per il Corso di Letterature e Transculturalità ho scelto il romanzo Il crollo di Chinua Achebe. Non avevo mai sentito nominare questo scrittore nigeriano prima d’ora, così ho deciso di approfittarne per colmare la mia lacuna. Il nome completo dell’autore del romanzo, il cui titolo originale in inglese è Things fall apart, è Albert Chinualumogu Achebe. Nasce a Ogidi, in Nigeria, il 16 novembre 1930 ed è stato uno scrittore, saggista, poeta e critico letterario. Il crollo, che è il suo romanzo più importante, è stato tradotto in più di cinquanta lingue ed è stato scritto in lingua inglese, anche se non mancano i termini di origine Ibo, come Ignami, Ndichie (gli anziani del villaggio), Agbala (usato dal protagonista per descrivere il padre), Obi (le capanne dove vivono i capofamiglia), oppure intere frasi, che si ritrovano durante le varie feste e i rituali di cui è disseminata la vita del villaggio. La trama può essere riassunta in questo modo: ci troviamo nell’est dell’attuale Nigeria, nella terra degli Ibo, nel periodo antecedente la colonizzazione europea, in particolare di quella inglese. Il protagonista, Okonkwo, è un valoroso guerriero che sin da ragazzo ha lavorato sodo per costruirsi una solida posizione sociale all’interno della sua tribù. Nella storia c’è spazio anche per le sue tre mogli e i suoi figli, in particolare Nwoye, ragazzo dodicenne che, a detta del padre, non si comporta come un uomo dovrebbe fare, e Ezinma, la figlia maggiore che, sempre secondo il padre, “avrebbe dovuto essere un maschio” per il suo carattere forte, e per i molti abitanti del clan dove il protagonista vive. Il romanzo è diviso in tre parti: l’Autore, utilizzando a volte una focalizzazione esterna e altre volte una focalizzazione interna per lo più fissa sul personaggio principale, racconta lo scorrere della vita all’interno del villaggio di Umuofia, con i suoi ritmi scanditi dalla coltivazione di Ignami, una pianta che nel villaggio è vista come un simbolo di ricchezza e di benessere. Il luogo e gli avvenimenti che ne scuotono la quotidianità sono ben noti all’Autore, essendo la Nigeria il suo paese di origine e avendo vissuto sulla sua pelle le vicende legate all’arrivo dei coloni europei. I luoghi descritti sono realmente esistiti, non sono inventati. L’Autore Reale (Achebe) crea una versione di sé stesso nel testo, un “Autore Implicito”, una versione virtuale di sé, per raccontarci le vicende del romanzo e l’affianca ai protagonisti così che impariamo a conoscerli man mano che la narrazione procede. Dal punto di vista della temporalità del romanzo, il Tempo si sviluppa in modo logico, seguendo il principio di consecutività e conseguenza. All’interno di esso troviamo una Analessi, quando l’Autore si stacca dal racconto primo, ovvero la vicenda di Okonkwo, e ci racconta la storia del padre Unoka, morto dieci anni prima e descritto come un povero fallito. In questo caso, abbiamo una Analessi di tipo Eterodiegetico, poiché l’Autore ci sta raccontando di un personaggio diverso da quelli che caratterizzano il Racconto Primo, cioè la vicenda di Okonkwo. Unoka, questo era il nome di suo padre, era morto dieci anni prima. In vita era stato pigro e imprevidente e del tutto incapace di pensare al domani. Se gli capitavano dei soldi tra le mani, e succedeva raramente, comperava subito zucche piene di vino di palma, chiamava a raccolta i vicini

e faceva baldoria. Diceva sempre che quando vedeva la bocca di un morto capiva la follia di non mangiare quello che si aveva in vita. Naturalmente Unoka era pieno di debiti e doveva dei soldi a tutti i suoi vicini, da poche conchiglie a somme piuttosto consistenti. Il titolo originale dell’opera spiega, in poche parole, il vissuto del protagonista: un uomo che sogna di farsi una posizione sociale, all’interno del suo clan, e vede crollare tutto a causa degli avvenimenti che gli sconvolgono la vita. Il Tempo della Storia e il Tempo dell’Intreccio coincidono, tranne nella seconda parte, di appena trentotto pagine, dove l’Autore racconta i sette anni passati dal protagonista in esilio dopo l’uccisione accidentale di un uomo: qui abbiamo un Sommario, o Racconto sintetico. La narrazione riprende (col ritorno della coincidenza tra Tempo della Storia e Tempo del Racconto) all’inizio della terza parte, col rientro di Okonkwo al suo villaggio dopo l’esilio. Sette anni di lontananza dal proprio clan erano tanti. Il posto che un uomo lasciava non restava sempre lì ad aspettarlo. Non appena se ne andava, qualcun altro si alzava e lo occupava. Il clan era come una lucertola; se perdeva la coda, subito gliene nasceva un’altra. Che cosa succede quando due culture si incontrano e una tenta di prevalere sull’altra? Achebe è uno dei primi autori postcoloniali che ha descritto le catastrofiche conseguenze per le tribù nigeriane dell’arrivo del colonialismo inglese, e lo ha fatto tramite questo romanzo. Ho amato Il crollo perché, per la prima volta nella mia vita, ho letto un romanzo che stava dalla parte dei “colonizzati” e non dei “colonizzatori”. Il suo stile asciutto, ruvido come la pianta degli Ignami, è perfetto per descrivere queste vicende. Achebe mostra l’evolversi della storia dalla parte delle “vittime” e pone sotto accusa gli inglesi, che con la scusa della colonizzazione di una nazione “rozza e preistorica”, hanno distrutto l’antica civiltà nigeriana, fatta di riti, cerimonie e di vita semplice scandita dalla natura e dalle stagioni, col solo intento di sfruttarne l’immenso patrimonio naturale, privando quella popolazione della loro terra e del loro modo di vivere....


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