Il ritmo, la musica e l\'educazione Dalcroze PDF

Title Il ritmo, la musica e l\'educazione Dalcroze
Author Ajsha AquilaRosa
Course Tecniche di espressione e consapevolezza corporea
Institution Conservatorio Santa Cecilia
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Dalcroze, insegnante di pianoforte e armonia, osservando i suoi allievi si rende conto che la coscienza tattilo motoria, il senso di equilibrio e orientamento nello spazio sono rari quanto l’orecchio assoluto. Come, per l’orecchio, si può sviluppare quello relativo, allo stesso modo si può sviluppare musicalità nel bambino mediante esercizi che vanno a educare al ritmo, al solfeggio e all’improvvisazione che sono i tre elementi essenziali della musica. Dalcroze aspira a una riforma del sistema scolastico, partendo dal presupposto che la musica non debba essere privilegio dei ceti sociali agiati, ma che possa diventare di tutti introducendo più ore di insegnamento musicale nelle scuole, altrimenti sarebbe meglio delegare del tutto agli istituti privati. Gli insegnanti devono essere specializzati e non laureati in altre discipline con una nulla conoscenza della materia musicale. La didattica deve stimolare il senso musicale e la personalità degli allievi, deve non solo insegnare la tecnica, ma fornire anche gli elementi per sviluppare il senso della bellezza, non fornendo concetti di bello o brutto ma educando alla scelta. Il senso del ritmo può essere innato come l’orecchio assoluto. Chi ha problemi di ritmo ha degli squilibri nel corpo. Può essere educato, come per l’orecchio relativo. Non si può delegare l’insegnamento tutto alla teoria, ma deve essere empirico e spesso partire dalla pratica, dove per pratica non s’intende la pratica dello strumento alla quale si deve arrivare dopo che l’allievo sviluppi la coscienza dell’orecchio e del ritmo. È buona prassi sfruttare il desiderio di creare comune a tutti i bambini, si può approfittare della fantasia dei bambini per fargli assimilare dei concetti. Un bambino deve avere diverse qualità, da un lato l’orecchio, la voce e la coscienza del suono; dall’altro i ritmi e la coscienza del ritmo. Per sviluppare il senso del ritmo in un bambino bisogna fargli fare movimenti di intensità diversi in modo da insegnarli a utilizzare l’energia muscolare, la divisione dello spazio e il tempo necessario per realizzarlo. Quindi la gestione della relazione tra energia, spazio e tempo migliora e perfezione la realizzazione del ritmo. Le capacità ritmiche dipendono anche dall’etnia o dal paese di appartenenza. Per essere un musicista completo non basta avere un buon orecchio e senso del ritmo, molto fa anche l’intelligenza, la personalità, l’immaginazione…il tutto deve creare uno stato di coscienza interiore e suscitare emozioni. È importante quindi sviluppare la sensibilità nel bambino, lavorare anche sull’intelligenza emotiva. Alcuni bambini possono soffrire di ARITMIA, che è causata dal predominio delle facoltà intellettuali sulle funzioni nervose. Lo stato emotivo del bambino è quindi strettamente collegato al pensiero musicale. Ritmica, solfeggio e improvvisazione sono i tre elementi su cui bisogna lavorare per sviluppare la musicalità del bambino. Gli esercizi di ritmica servono per migliorare le capacità di concentrazione e di pronta reazione. Non basta avere capacità intellettuali e un corpo adatto alla realizzazione dei ritmi, bisogna realizzare un equilibrio tra mente e corpo perché l’espressione sia più fluida possibile. Questo avviene se il sistema nervoso funziona bene e il funzionamento del sistema nervoso dipende dalla consapevolezza di se, pregi e difetti. Realizzato un buon equilibrio ritmico, si può passare allo studio del solfeggio e cioè a risvegliare la capacità di riconoscere altezze, suoni e i loro rapporti. Con l’unione degli studi di ritmica e solfeggio, si può passare alla loro esteriorizzazione musicale mediantel’improvvisazione. Quando l’allievo impara a riconoscere gli elementi musicali anche in quello che lo circonda in natura, soprattutto gli elementi ritmici che scandiscono e animano natura e uomo è pronto anche a realizzare delle composizioni servendosi delle analisi di regolarità e irregolarità, attività e inattività, dell’emozione personale che fa nascere ritmi e idee melodiche. La scuola per Dalcroze è molto importante, deve preparare i bambini all’inserimento nella società e per fare questo non basta educare all’intelligenza e alla volontà, molto importante è l’educazione alla sensibilità. La sensibilità aiuta ad apprezzare la bellezza. Spirito e corpo vanno coltivati contemporaneamente e con la stessa importanza. La musica può essere utile per l’espressione dei propri sentimenti. Quando un bambino riesce a esprimersi, si libera dalle proprie preoccupazioni e prova una gioia profonda e superiore, perché non dipenderà dagli avvenimenti, ma dall’essenza di se stessi. Nasce infatti dalla possibilità di utilizzare a pieno le proprie potenzialità, di esserne consapevoli. Non ci si può limitare a insegnare al bambino solo le regole, ma bisogna insegnare soprattutto a romperle in modo creativo. Lo studio del senso muscolare è fondamentale per l’espressione delle emozioni e per l’interpretazioni delle emozioni del compositore o dell’interprete. Secondo Dalcroze, è molto importante curare gli aspetti musicali dei cantanti, dei ballerini e degli attori di opere allo stesso modo in cui è importante curarli nel musicista. È importante curarne soprattutto il senso dell’insieme poiché molto

spesso si evince discrepanza tra quello che succede sulla scena e nella musica. È quindi importante che abbiano sviluppato senso musicale direttori, registi, tecnici luci e anche i critici che potrebbero aiutare a rivoluzionare la percezione che il pubblico ha delle esibizioni per l’influenza che esercitano su di essi. Non si può immaginare di armonizzare solo il singolo (solista), ma il solista dovrà talvolta rinunciare alla massima espressione della propria personalità per subordinarsi all’insieme. Anche i danzatori dovranno sforzarsi di non rendere la danza riproduzione di pose plastiche di sculture greche, ma dovranno sottomettere il proprio corpo al volere della musica. Menzione speciale i tentativi di Isadora Duncan che ha sempre danzato evidenziando il sentimento a discapito della tecnica che comunque le apparteneva. Il danzatore tradizionale cercherà di adattare la musica alle sue caratteristiche. Il rythmicien cerca di tradurre la musica con l’utilizzo dei suoi movimenti. Con lo studio della plastique animée invece si attua una ricerca di perfezionamento dell’interpretazioni dei sentimenti e delle emozioni musicali. Per essere un buon danzatore, bisogna saper usare bene con il corpo la dinamica (variare la forza e il peso dei suoni mediante crescendo e diminuendo) l’agogica o divisione del tempo (velocità e lentezza dei suoni – rubato, accelerando, rallentando) la divisione dello spazio (punto di arrivo e di partenza del movimento). Necessario è raggiungere un equilibrio tra i muscoli sinergici e quelli antagonisti per assumere un atteggiamento senza tensione. Come nella musica, lo spettatore chiede all’esecutore un’interpretazione studiata, analizzata e personalizzata, così Dalcroze vorrebbe che lo spettatore di un’interpretazione di danza si concentrasse non solo sui movimenti ma anche sulle sfumature che un danzatore deve imparare a eseguire con la sua arte. È quindi fondamentale che i danzatori assimilino gli stretti rapporti che esistono tra la musica e il movimento corporeo. L’educazione musicale è strettamente connessa agli sviluppi dell’educazione globale dell’individuo. Un individuo con un buon equilibrio tra le forze fisiche e morali, istintive e razionali, riuscirà a esprimere bene ritmo, suoni ed emozioni. Non si educa solo al pensiero scientifico e analitico, ma al temperamento della personalità/carattere. Istinto e psiche sono collegati, liberare il bambino dalle memorie corporee ereditate gli permette di rivelare attraverso il ritmo la sua personalità. La libertà emotiva che ne deriva gli permetterà di scegliere manifestazioni motorie in grado di esprimere lo stato in cui si trova il proprio organismo in un determinato momento....


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