Il ritmo - hvjh PDF

Title Il ritmo - hvjh
Author Elio Cambiotti
Course Scienze Motorie e Sportive
Institution Università degli Studi di Torino
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO

SUISM - Centro Servizi AA 2017/2018

Il Ritmo Aspetti generali

Prof.ssa Amalia TINTO

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CARATTERISTICHE GENERALI Al concetto di ritmo è legato ogni fenomeno di vita e quindi di movimento. Risulta perciò motivata la sua applicazione in un’attività che è fondata sul movimento. Qualsiasi processo biologico del mondo vivente è caratterizzato da una successione periodica più o meno costante che rappresenta appunto la ritmicità e senza la quale la vita non esisterebbe, non continuerebbe. Si pensi per esempio ai processi cellulari di riproduzione e di accrescimento. Il ritmo trova applicazione in ogni forma di attività umana; senza un ritmo cosciente o inconscio che riordini ed organizzi il pensiero non si ha una espressione verbale chiara e precisa e lo stesso si può dire per altre manifestazioni umane come la poesia e la danza. La parola RITMO deriva dal greco RHYTHMOS, la cui radice è RHEO che significa “io scorro”. Anche in origine dunque si riferiva al movimento; tale movimento è stato attribuito in natura per esempio alle onde del mare, al susseguirsi delle stagioni, ai movimenti dei corpi celesti, ed in rapporto all’uomo, per esempio, al fluire del discorso o alle varie alternanze fisiologiche esistenti nell’organismo umano (battito cardiaco, respirazione). Occorre distinguere il ritmo vivo, cioè esistente nelle cose e nell’uomo, dalla coscienza del ritmo, ossia dai mezzi di cui l’uomo si è servito per studiare il ritmo. Questo è accaduto quando l’uomo ha tentato di misurare il ritmo servendosi di altri elementi: numeri, durate, intensità e sovente questi mezzi e strumenti di studio del ritmo e della sua percezione, sono stati confusi con il concetto di ritmo stesso. Di conseguenza il ritmo ha assunto i significati più diversi. Il ritmo dunque è movimento, quindi il movimento è ritmo e la sua utilizzazione nel campo dell’attività motoria viene naturale e logica. 2

Anche scorrendo le molteplici definizioni di ritmo (si dice che ne siano state formulate più di seicento), ci convinceremo della imprescindibilità del movimento da esso. Vediamone alcune. S. Agostino afferma che “il ritmo è l’arte dei movimenti squisiti”. Platone dice che “il ritmo è l’ordinamento del movimento” e questa è la definizione che ha raccolto nei secoli maggiore consenso. Come si vede al concetto di movimento viene affiancato quello di ordine, di organizzazione. Occorre a questo proposito fare una precisazione. Mentre si può dire che senza movimento non c’è ritmo, si deve anche dire che

in

un

movimento

non

ordinato

c’è

ritmo,

magari squilibrato,

disorganizzato. Il movimento non ordinato è il primo ad apparire e ci permette di prendere coscienza del ritmo naturale; ogni movimento è cioè ordinato secondo proprie leggi: quando corriamo o respiriamo o camminiamo per esempio, noi ci sottoponiamo ad ordinamenti precostituiti; in seguito con la presa di coscienza delle durate possiamo stabilire rapporti diversi, ritmi diversi. Il concetto classico di ritmo è dunque fondato sul movimento e sull’ordine. Ma è necessario aggiungere che il fenomeno va considerato anche in relazione al tempo e allo spazio, come dice più recentemente R. Dumesnil in un saggio sul ritmo musicale (1921). Tenendo dunque conto sia delle esigenze antiche sia quelle moderne, si può convenire che il ritmo è: • “il rapporto di movimenti considerati nella loro successione nel tempo” La definizione è di A. Gotta Sacco ed è riferita all’applicazione del ritmo al movimento ginnastico.

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I RITMI BIOLOGICI Le definizioni di ritmo fanno si che gli studi su di esso partano dal movimento dell’uomo. Molti studiosi hanno effettuato ricerche sul ritmo e sul suo effetto sull’uomo e da ultimo il più illustre Paul Fraisse nel suo libro: La psicologia del ritmo. Per Fraisse l’attività ritmica è una proprietà fondamentale della natura vivente, egli inizia il suo studio partendo dall’analisi dei ritmi biologici, i più importanti perché: • facenti parte dell’attività umana (come la respirazione) e • influenzanti l’attività umana addirittura a livello di vita quotidiana. Prima di parlare dei ritmi biologici, occorre precisare che, dal punto di vista storico, gli uomini sono stati influenzati e colpiti in un primo tempo dai fenomeni naturali; in seguito si sono rivolti allo studio dei ritmi biologici dei vegetali. A questo proposito si può citare un curioso episodio che parla del concepimento di un principio di orologio basato sull’orario dell’aprirsi e del chiudersi dei fiori (Linneo, 1730); alle tre del mattino si apre la sassifraga e a mezzanotte il cactus si chiude. Infine si arrivò a studiare il comportamento animale. Per esempio si osservò che la temperatura dei piccioni variava a seconda dell’alternarsi del giorno e della notte e che questo fenomeno era costante anche privando l’animale dell’alimentazione. Per ultimo si studiarono i ritmi della natura umana. Paul Fraisse definisce il ritmo biologico come un “sistema oscillante” nel quale eventi identici si producono ad intervalli di tempi sensibilmente uguali. Egli precisa che quasi tutti i ritmi biologici sono endogeni cioè hanno la propria autonomia ed origine nell’organismo. i ritmi biologici si dividono in : - spontanei = sono quelli autonomi ad inizio spontaneo come il metabolismo cellulare e il battito cardiaco. 4

- da eccitazione = compaiono quando subentra un’eccitazione non periodica; - indotti = sono quelli il cui periodo è influenzato da quello di un altro ritmo per sincronizzazione (per esempio le onde cerebrali possono essere indotte a sincronizzarsi con delle stimolazioni luminose esterne); - acquisiti = sono quelli generati da ritmi esterni come i ritmi condizionati di Pavlov (esperimenti sui cani). Molto interessante è anche la suddivisione che Fraisse indica a proposito della frequenza dei ritmi; essa si discosta un poco dal comune significato che viene attribuito ai termini lento e rapido. Per frequenza si intende il numero dei periodi o cicli presenti nell’unità di tempo. I ritmi si dividono dunque, in base alla frequenza, in: rapidi, circadiani e lenti. I ritmi rapidi sono quelli il cui ciclo va da qualche frazione di secondo a circa 20 ore. Nel campo vegetale sono per esempio i movimenti di alcune foglie (i viticci compiono un movimento nel giro di poche ore); nel campo umano sono i ritmi cerebrali, del battito cardiaco, della respirazione ecc. I ritmi circadiani sono quelli legati alla successione del giorno e della notte ed il loro periodo è di poco inferiore o superiore alle 24 ore. Nei vegetali si pensi alla fotosintesi clorofilliana, negli animali all’esistenza di animali notturni e diurni e nell’uomo adulto all’alternarsi del sonno e della veglia. I ritmi lenti sono quelli il cui periodo è superiore a 24 ore; tra questi il periodo di ovulazione delle femmine, l’alternarsi delle stagioni e il movimento delle maree in natura. L’analisi del ritmo sotto questo punto di vista potrebbe continuare e meriterebbe

molto

spazio;

queste

informazioni

sono

sufficienti

per

comprendere l’importanza della priorità dei ritmi biologici in un discorso sul ritmo in generale.

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RITMO E MOTRICITÀ

Vediamo ora quale è l’importanza del ritmo in rapporto alla motricità. Chiunque si sta occupando del ritmo, di studio di ritmi, di ritmica, è d’accordo nell’affermare che la reale percezione di esso si ha nell’attività motoria. A queste considerazioni sono giunti i musicisti che per primi hanno affrontato il problema. Edgar Willems afferma che “l’autentica coscienza ritmica esige un’esperienza fisica muscolare e nervosa spinta fino a raggiungere la sfera emotiva ed intellettiva. Cosi pure afferma Jaques Dalcroze dopo aver constatato che i suoi studenti al conservatorio di Ginevra avevano grosse deficienze uditive; egli pensò che per imparare a solfeggiare bene i ragazzi dovevano vivere con il corpo le durate, le intensità ecc.. che si pretendeva di far loro suonare. E’ chiaro che il fine di questi educatori era quello musicale, ma in comune con essi abbiamo la convinzione che il ritmo sia un ottimo mezzo, se non il mezzo, per fare attività motoria. La forma di attività motoria che si serve del ritmo come mezzo e strumento fondamentale è la cosi detta “ritmica” o ginnastica ritmica. Essa parte da una gestualità naturale, e segue nell’esecuzione le leggi del ritmo. Gli accenti del movimento sono in concordanza con gli accenti ritmici, il lavoro muscolare in alternanza di dinamismi (movimenti più energici e meno energici) soddisfa le regole del recupero fisiologico; l’alternarsi di contrazioni e decontrazioni muscolari permette un lavoro più economico e redditizio. Tutto questo porta all’affinamento della coordinazione e della sensibilità neuromuscolare. L’importanza del ritmo è sottolineata dalle teorie dell’apprendimento della percezione temporale indicate dai vari autori della “psicomotricità” (Vayer, Le Boulch e altri); essi sostengono che lo sviluppo della percezione di durata, di 6

distanza, di uguaglianza e di disuguaglianza, di sdoppiamento e di raddoppiamento, sono indispensabili per la formazione delle strutture di base del soggetto da educare. Questo è senza dubbio importante e vero, ma è limitativo; un’utilizzazione più completa del ritmo permette di applicarlo per il conseguimento dei più svariati obiettivi che vanno ben oltre la strutturazione ed il consolidamento degli schemi motori di base.

IMPORTANZA DEL RITMO IN GENERALE Il ritmo ha dunque carattere universale, lo si trova nell’uomo ed in natura, negli esseri animati ed in quelli inanimati. Il termine compare in ogni campo: dalla formazione dei cristalli ai fenomeni della gravitazione universale, dalla musica alla poesia, alla danza, al teatro, all’educazione fisica, alle scienze, alle matematiche, alla storia (si pensi ai corsi e ricorsi di Vico), all’organizzazione tecnica industriale (catena di montaggio) e si potrebbe continuare. E’ un fenomeno cosi importante perché è legato alla vita. Un filosofo francese, Henry Bergson, ha paragonato i suoi effetti a quelli dell’ipnosi; egli dice che in musica il ritmo e la melodia sospendono la normale circolazione delle nostre idee e sensazioni per canalizzarle in punti fissati; il ritmo agirebbe da ipnotico. Il fenomeno si può spiegare anche da un punto di vista fisiologico. Il ritmo produce nel nostro corpo delle vibrazioni; più esso è semplice e la sua ripetizione costante ed uguale, più le modificazioni organiche si accentuano. Si prenda in esame l’esempio del tam-tam. Le percussioni regolari, uguali e ripetute provocano delle vibrazioni del diaframma di chi ascolta; queste vibrazioni influenzano il cuore che dopo un certo punto batterà all’unisono con esse. Questo momento servirà all’influenza positiva o negativa del capo 7

tribù. Così si spiegherebbero anche le funzioni e i rituali religiosi, i canti ritmati dei neri e tutto il filone della musica Jazz. Vediamo alcuni degli effetti del ritmo. Il ritmo ha effetto positivo sulla fatica. Il marciatore, o il ciclista, o il cavallo da corsa cercano il ritmo ottimale per un maggior rendimento con minor affaticamento. La marcia (sequenza di passi cadenzati) ha il potere di allontanare la fatica; meglio se accompagnata da canti. Le marce militari avevano proprio questo scopo.

Il ritmo ha un ruolo disciplinare intendendo il concetto in senso positivo. Quando si interviene su di un ritmo individuale naturale con un ritmo uguale a tutti, in quel momento il ritmo assume un grande valore nel quadro dell’educazione sociale dove ordine e umanità hanno molta importanza.

Il ritmo ha un ruolo importante nel mondo delle acquisizioni delle conoscenze. La sua ripetitività, caratteristica propria del ritmo, favorisce l’acquisizione di conoscenze e può portare all’automatismo che, in campo motorio, può risultare utile per il raggiungimento di determinati obiettivi.

Il ritmo è importante per lo sviluppo delle coordinazioni motorie e rende un ottimo servizio all’economia dei gesti. I movimenti ben scelti, selezionati e filtrati senza interventi inibitori (come movimenti aggiunti inutili) saranno più armoniosi e proficui.

Il ritmo ha un ruolo estetico: esso è alla base della proporzione che è un canone dell’estetica. Sia che si costruisca un edificio sia che si 8

muovano masse muscolari si è sotto l’influsso di regole ritmiche che fanno parte del disegno di leggi universali. In riferimento a movimenti eseguiti ritmicamente è importante evidenziare, anche se già accennato, un importante vantaggio di ordine fisiologico. Per aver movimenti ritmati occorre determinare degli accenti, per ottenere gli accenti occorre saper impiegare gradi differenti di energia muscolare ed alternare il lavoro con periodicità. L’impiego

dell’esatto

dinamismo

scaturisce

dalla

consapevolezza

dell’esatta contrazione; a questo scopo vengono impiegati gli esercizi di rilassamento che contribuiscono all’acquisizione della presa di coscienza del giusto grado di contrazione di ogni parte del corpo attraverso un minuzioso lavoro di sensibilizzazione. Da una consapevole alternanza di lavoro in contrazione e decontrazione, si avrà un vantaggio sull’economia del movimento; l’azione potrà essere protratta per più tempo in quando l’ossigenazione è favorita dal tempo di minor contrazione muscolare. L’applicazione del movimento ritmato prevede una molteplice gamma di variazioni dal punto di vista della velocità, della durata, della intensità dei movimenti e tutto questo stimola l’interesse e migliora il rendimento. Dal punto di vista psicologico l’influenza positiva del ritmo è poi sostenuta da molti studiosi i quali considerano la ritmicità un fatto istintivo ed innato. Il ritmo, si dice, è un bisogno dello spirito, il senso del ritmo ha origine nello spirito umano e nasce dalla necessità di dare ad ogni percezione uditiva e visiva la forma più regolare possibile.

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RITMO E MUSICA

La stimolazione ritmica nell’attività motoria, può essere accompagnata dalla musica che ha funzione di sostegno ai movimenti. In discipline artistiche/sportive, quali la danza e la ginnastica ritmica, favorisce l’espressività e la comunicazione. L’accompagnamento musicale meriterebbe una trattazione a parte. Si possono indicare alcuni aspetti vantaggiosi della musica in generale. Si pensi che gli antichi conversavano e mangiavano a suon di musica, che le prove ginniche ed atletiche negli stadi erano accompagnate da suonatori di flauto, che le marce militari dei soldati (come già ricordato precedentemente) sono studiate per alleggerire il senso della fatica, che certi moderni impianti di produzione industriale (per esempio allevamento di bestiame) sono dotati di sottofondo musicale per il miglioramento della produzione e così di seguito. L’importanza della musica è sottolineata da vari autori come Loudes, Vayer, Le Boulch; si parla qui della musica applicata al campo della attività motoria. Ad essa ed alle sue componenti, ritmo, melodia ed armonia, sono attribuite addirittura facoltà terapeutiche. A questo proposito si ricorda il libro di J. Alvin “La musica come terapia” in cui l’autrice indica per il recuperi di minorati psichici l’uso della musica e del ritmo. Vediamo ora il vantaggio che deriva dall’eseguire movimenti con accompagnamento musicale. La melodia che sostiene il ritmo ha funzione di facilitare l’esecuzione dei movimenti sia perché agevola il ricordo della successione, sia perché, in chi esegue, subentra un interesse e piacere superiore rispetto all’esecuzione degli stessi gesti guidati dal solo tamburello o altro mezzo a percussione ed infine perché oltre al fatto di eseguire movimenti utili al 10

miglioramento fisico del soggetto, si aggiunge il vantaggio di introdurre un elemento

interpretativo

che

favorisce

la

realizzazione

completa

dell’individuo. La ginnastica ritmica che è, tra le varie forme di movimento, quella che utilizza

maggiormente

la

musica,

è

praticata

comunque

anche

rescindendo da essa; ma non si può certo negare che la completezza esecutiva è favorita dall’intervento di una buona melodia. Ad oggi, studiosi e tecnici, concordano nel riconoscere i vantaggi del ritmo ma soprattutto la sua influenza positiva nel campo specifico delle scienze motorie. Ma le difficoltà e le divergenze sorgono, a mio avviso, proprio nella applicazione di questi concetti. Il dire che il ritmo è presente in ogni forma di attività motoria, dall’azione dell’ostacolista, al terzo tempo del basket, dal nuoto al salto in alto, non significa altro che riconoscere una realtà inconfutabile; così come fare della “ritmica” non significa solo partire dalla gestualità naturale del soggetto nel pieno rispetto dei tempi di esecuzione istintivi. L’applicazione del ritmo nel campo dell’attività motoria, dopo averne individuato i vantaggi e riconosciuto i meriti, contribuirà alla formazione completa dell’allievo con lo sviluppo di qualità espressive e di raffinata gestualità, che solo uno studio dedicato e specifico (movimento-ritmomusica) possono dare. Per trattare con proprietà l’argomento e trarne i giusti vantaggi occorre quindi possedere la conoscenza elementare di base delle regole e dei mezzi che guidano questo tipo di educazione. L’educazione al ritmo avverrà insieme all’esecuzione dei movimenti. Facciamo alcuni esempi pratici: nello studio della deambulazione la scoperta degli impulsi uguali che si susseguono con regolarità nel tempo,

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scaturirà naturalmente dalla osservazione degli appoggi dei piedi sul terreno. In seguito si potrà studiare la diversa ampiezza dei passi (lunghi o corti) a cui corrispondono valori diversi. Lo studio di un esercizio elementare, come per esempio la flessione di busto avanti porta ad osservare che la velocità esecutiva può essere varia, che gli accenti possono essere dati in punti differenti, che l’ampiezza può essere modificata. Questo significa saper attribuire a ogni movimento un valore adeguato per durata, velocità, ampiezza, accenti. Ma l’utilizzazione di questi mezzi teorici non significa prevaricazione dell’educazione del ritmo rispetto al movimento; il fine ultimo delle nostre esercitazioni non è infatti la conoscenza teorica di minime o semibrevi, ma i diversi effetti fisiologici causati da movimenti diversi per ampiezza, energia e velocità. Il concetto dello spazio, l’esatta valutazione delle distanze, il senso delle direzioni si acquisiscono attraverso una buona educazione ritmica ed insieme ad essa. La conoscenza per meglio studiare ed utilizzare il ritmo si rende dunque indispensabile e per questo si fa riferimento all’aspetto musicale.

IL RITMO MUSICALE

Dal punto di vista musicale, il ritmo è definito come il rapporto di durata dei vari suoni cioè la relazione che intercorre tra i valori musicali indipendentemente dal loro punto d’intonazione nel loro susseguirsi nel tempo. La successione di ritmi può essere regolare o irregolare. Si dice che un ritmo che si ripete periodicamente porta minor informazione in quanto se ne prevede lo sviluppo anche da un punto di vista melodico, mentre un 12

ritmo che modifichi continuamente il suo aspetto risulta essere fonte d’informazione. Il ritmo è uno degli elementi fondamentali della musica insieme alla melodia e all’armonia. Il ritmo proprio per il suo carattere di universalità, non è nato insieme alla musica ma compare molto prima di essa, esempio: le antiche pratiche tribali sono accompagnate da ritmi tratti da strumenti a percussione, nella civiltà ellenica il ritmo è collegato più con la poesia che con la musica e ai nostri giorni si può osservare come certe correnti di musica moderna abbiano dato grande risalto al ritmo tanto da diventare l’elemento dominante....


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