Introduzione alla Scienza Nuova di Vico - Amoroso PDF

Title Introduzione alla Scienza Nuova di Vico - Amoroso
Course Storia Della Filosofia Moderna
Institution Università degli Studi di Pavia
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Riassunto integrale del libro. ...


Description

SCIENZA NUOVA (1744) LIBRO I: Dello stabilimento dei principi LIBRO II: Della sapienza poetica LIBRO III: Della discoverta del vero Omero LIBRO IV: Del corso che fanno le nazioni LIBRO V: Del ricorso delle cose umane nel risurgere che fanno le nazioni SPIEGAZIONE DIPINTURA – INTRODUZIONE La dipintura è una tavola allegorica, progettata da Vico come summa figurativa dell'opera e fatta realizzare dal pittore barocco Domenico Antonio Vaccaro. Essa si rivolge alla fantasia e anticipa e richiama il contenuto dell'opera. Vico procede per catene associative, ricche e complesse, e le immagini non possono essere ricondotte a significati univoci. Mentre la dipintura appare già nell'edizione del 1730, solo nell'edizione del 1744 vi è nella pagina del titolo un'altra figura allegorica. Vico non la commenta, ma la donna dalle tempie alate ricorda quella della dipintura e va quindi interpretata come personificazione allegorica della metafisica. Il motto Ignota latebat ("sconosciuta si nascondeva") indica la novità della metafisica vichiana. Nella dipintura la donna dalle tempie alate è la metafisica, che sovrasta il mondo della natura. Oggetto della metafisica è innanzitutto Dio, rappresentato da un triangolo luminoso con un occhio, simbolo della provvidenza. Ma attenzione: quella di Vico non è una metafisica della natura, ma una metafisica del mondo civile. Elemento centrale e trait-d'union degli elementi è il raggio della divina provvidenza, che illumina il gioiello convesso sul petto della donna (ovvero il cuore puro che deve avere per contemplare Dio). Lo sguardo vivificante di Dio dà al cuore della metafisica la forza perchè essa possa guardare nell'occhio di Dio e lì rispecchiarsi e conoscersi. Il raggio si riflette al di fuori, perchè la metafisica conosca Dio nelle cose morali pubbliche, e cambia direzione, così come la nuova scienza di Vico cambia direzione rivolgendosi al mondo degli uomini, che viene illuminato dalla luce divina. Il raggio dà quindi luce alle origini delle nazioni passando attraverso la statua di Omero, primo autore della gentilità. La base rovinosa della statua allude all'infondatezza della dottrina tradizionale riguardo la sapienza poetica degli antichi, che non fu riposta, ma volgare, espressione spontanea della sensibilità e della fantasia dei primitivi. I miti pagani vanno interpretati come documenti che ci fanno conoscere il mondo dei primordi. Le nubi oscure sul fondo significano le origini inizialmente oscure della civiltà, che si vanno chiarendo sotto il raggio della provvidenza con la scoperta della vera natura della poesia arcaica e del vero Omero. Il globo mondano è sovrastato dalla metafisica, che naturalmente si slancia al di là del mondo fisico. Il globo è sostenuto dall'altare in una sola parte, visto che i filosofi avevano finora contemplato la provvidenza solo per l'ordine naturale. Da qui la necessità di una "teologia civile ragionata della provvidenza", ovvero una considerazione razionale del modo in cui Dio provvede al mondo civile. Nella fascia dello zodiaco che ginge il globo mondano compaiono i segni del Leone e della Vergine. Il Leone allude al leone nemeo, ucciso da Ercole, che morì vomitando fuoco cosicchè la selva fu disboscata e coltivata. Con l'agricoltura ebbe origine anche la numerazione degli anni, fatta dai greci in riferimento alle Olimpiadi (che ricordano la fatica di Ercole). La Vergine ha una corona di spighe e allude anche lei all'agricoltura: il frumento è il vero oro dell'età dell'oro o età di Saturno (nome legato a "satus" = seminagione). Krònos è Saturno, ma anche il tempo. Insomma entrambi i segni zodiacali alludono al passaggio dalla natura alla cultura e alla storia umana. I tre principi fondamentali del "mondo di nazioni" sono: religioni, matrimoni, sepolture. Mentre i geroglifici che li rappresentano sono l'altare, vari oggetti che vi si trovano sopra e l'urna cineraria. Questi tre principi sono gli elementi fondamentali del "senso comune".

L'altare rappresenta quindi le religioni, in quanto il mondo civile iniziò ovunque con le religioni. Sopra l'altare si trova un bastone ricurvo (lituo/verga), simbolo della divinazione: infatti le religioni primitive erano fondate sulla divinazione attraverso pratiche augurali. Vico distingue tra religioni dei gentili e degli ebrei, e scopo della Scienza Nuova è appunto spiegare l'origine delle civiltà pagane dal punto di vista della vera religione Cattolica. La "storia universal dei gentili" ebbe inizio col Diluvio Universale, quando "per uniformità di idee vari popoli gentili videro nei fulmini e tuoni segni di tanti Giovi". Vicino al bastone si vedono il fuoco e l'acqua, contenuta in un urciuolo. Entrambi rimandano alla religione, poichè con essi si compiono pratiche religiose come le abluzioni e i sacrifici. Dalle religioni, cioè dai rapporti tra l'uomo e Dio, nacquero poi le cose umane, basate sui rapporti tra soli uomini. Acqua e fuoco rinviano quindi anche alla prima delle cose umane: i matrimoni. I romani celebravano infatti le nozze aqua et igni. La fiaccola, geroglifico dei matrimoni (quindi di segno umano), è collocata sull'altare al lato di acqua e fuoco (di segno divini). La seconda delle cose umane è la cura dei morti, simboleggiata da un'urna cineraria. Con un volo etimologico, Vico collega la pratica di inumare i morti con l'essenza dell'umanità: da humando deriva humanitas. Anche le sepolture rimandano alla religione, poichè esprimono il sentimento che le anime umane ma siano immortali. Vico è sempre attento agli aspetti economici, giuridici e politici del mondo umano, e infatti ci dice che appartiene ai figli la terra dove sono sepolti i genitori. L'urna è quindi anche il simbolo della delimitazione dei campi coltivati. La proprietà privata nasce nell'età arcaica in cui i primi uomini misero fine al divagamento ferino per la paura "provvidenziale" dei fulmini, diventando stanziali e fondando, coi matrimoni, le prime famiglie. Al pudore dei matrimoni si accompagna l'aspetto economico-giuridico della certezza dei figli: conoscere il padre è infatti condizione della trasmissione ereditaria della proprietà. Vico passa quindi alla parte inferiore della dipintura, dove accanto all'urna vi è un aratro. Gli eroi (o Ercoli, o padri) domarono le prime terre del mondo e le ridussero alla coltura. Sono descritti come forti, giusti, prudenti, temperati, praticano la divinazione e celebrano riti matrimoniali. Il presunto nesso tra Ious (Giove) e ius gli permette di legare religione e diritto. E alla religione lega anche la "dottrina iconomica" (famigliare): essa è per Vico la gestione della casa e della famiglia da parte dei padri. I figli devono riverire e temere i padri come vivi simulacri di Dio. Il fondamento religioso dell'autorità dei padri è chiarito dalla contiguità tra aratro e altare nella dipintura, e il fatto che l'aratro appoggi il manico in faccia all'altare significa che gli eroi che introdussero l'agricoltura furono i detentori del potere religioso. L'aratro allude anche alla successiva nascita delle città, il cui perimetro fu tracciato con esso. Vico collega etimologicamente urbum (curvatura dell'aratro) a urbs, città. Le città sorgono quando i padri, dapprima isolati, si alleano per far fronte alla rivolta dei famoli (o clienti, o soci), che diventano così i plebei, mentre i padri diventano i patrizi. Opposto all'aratro si trova il timone, che rappresenta sia l'origine della migrazione dei popoli con la navigazione, sia gli antenati di quei migranti: ovvero i famoli, religiosamente sottomessi agli eroi. I famoli erano all'origine giganti sbandati, rimasti in condizione bestiale. Uomini empi, privi di religione, scellerati, senza una regolamentazione morale della sessualità coi matrimoni, deboli e infelici. Per sfuggire alla violenza degli altri famoli, i più deboli ricorsero alle terre colte dagli eroi, che uccisero i violenti. Gli eroi accolsero i più deboli in qualità di famoli, ed è da qui che le famiglie si chiamarono così: una struttura più ampia di quelle composte da genitori e figli. Da tale divisione in classi ebbero origine gli asili, le famiglie, le città, giurisdizioni, imperi, insegne araldiche, fama, eroismo, guerre e paci. L'opposizione tra aratro e timone simboleggia proprio la divisione in classi. Il timone si inchina ai piedi dell'altare: i famoli erano inferiori, non partecipavano alla gestione del sacro e quindi non avevano riti matrimoniali, e neppure una discendenza certa a cui trasmettere un'eredità. Alla fine la classe dominata si ribellò, stufa di dover servire i signori, e rivendicò a sè quei terreni. Ciò è simboleggiato dalla punta tesa dell'aratro verso l'altare. Un possibile esito di queste contese è la

sconfitta dei famoli e la loro fuga per mare, i quali fondarono colonie. Ecco perchè i famoli (e i loro antenati) sono rappresentati dal timone. Fra timone e aratro, vi è una tavola con inscritte le prime tre lettere dell'alfabeto latino antico e tre lettere di quello moderno: ABK e ABC. Essa denota l'origine delle lingue e delle lettere volgari, la cui origine è tarda: infatti la tavola è appoggiata a una colonna di stile corinzio, moderno. Per Vico la lingua verbale nasce prima della scrittura alfabetica, che è un codice parassitario. Ma intendendo per lingua un sistema di segni, i linguaggi iconici (non verbali) nascono anche prima. La vicinanza della tavola con l'aratro indica il radicamento della lingua nella terra natia di un popolo, da qui l'importanza delle etimologie. La lontananza dalla statua di Omero allude al fatto che le lettere non erano state inventate tutte ai tempi di Omero, che non aveva scritto nulla. Inoltre la tavola si trova a metà tra i geroglifici divini (sull'altare) e quelli umani, quindi tra quelli che alludono a un mondo fondato sulle religioni primitive e quelli che si riferiscono a un mondo già incivilito. Le false religioni in fondo svanirono con le lettere, da cui nacquero le filosofie. E la miglior filosofia, platonica, si accorda bene con la religione cristiana. I geroglifici umani rinviano a fasi più recenti della storia e sono quindi più illuminati. In primo piano troviamo un fascio, una spada, una borsa, una bilancia e un caduceo. Essendo il lituo simbolo della divinazione e dell'autorità dei padri, il fascio di litui simboleggia l'unione dei padri, ovvero le prime repubbliche eroiche. Al contempo sapienti, sacerdoti e monarchi (della familia), i padri si allearono contro la ribellione dei famoli formando senati di re familiari. Per accontentare e ridurre i famoli all'obbedienza, accordarono loro una legge agraria (la prima legge civile del mondo). Nacque perciò lo stato delle città, successivo a quello delle famiglie. I famoli nello stato di famiglie divengono ora plebei delle città. La ricostruzione vichiana delle origini è ispirata a quella romana arcaica e per avvalorare la tesi della nascita autoctona del diritto presso ogni nazione, si oppone all'idea della sua "importazione" da Atene. Importanti conquiste giuridiche della plebe furono la legge delle XII tavole, la Publilia e la Petelia. La spada ci dice che il diritto eroico fu diritto della forza, regolata dalla religione. Achille ne è il simbolo, e i duelli dei tempi arcaici erano una sorta di appello al giudizio provvidenziale di Dio. Dalle guerre private sorgono quindi le guerre pubbliche, di cui è simbolo la spada. I geroglifici della borsa e della bilancia alludono all'ultima fase della civiltà, in cui non ci sono nè dèi nè eroi, ma solo uomini. La borsa simboleggia i commerci. Mentre l'origine delle monete coniate va ricercata nelle armi gentilizie, nelle insegne militari e nelle medaglie. Bilancia e caduceo rappresentano i rapporti politici e giuridici di un mondo totalmente umano. La bilancia è l'uguaglianza civile, propria delle repubbliche popolari sorti dopo gli stati aristocratici. Altra forma di stato propria di questo mondo umano sono le monarchie, nate per porre fine alle guerre civili scoppiate nel frattempo. Nel mondo civilizzato si passa vicendevolmente da democrazia a monarchia. Il caduceo di Mercurio simboleggia soprattutto il diritto di guerra, che termina con la pace. Sebbene Vico ci dica che è l'ultimo geroglifico, scorgiamo in realtà anche il pètaso: cappello alato, attribuito al medesimo dio. Trovandosi nel lato opposto dell'altrettanto alata metafisica, si può supporre che alluda all'ambiguità della storia e al rischio incombente di un ricorso nella barbarie. Finito il commento alla dipintura, Vico ribadisce che la sua nuova scienza è una metafisica che, partendo da un fondamento onto-teologico, si rivolge alle origini della civiltà e stabilisce un sistema del diritto naturale delle genti che procede per l'età degli dèi, degli eroi e degli uomini. A tale tripartizione sono legate altre tripartizioni (trattate nel libro IV) relative ad aspetti del mondo degli uomini nelle rispettive età. Innanzitutto collega tale tripartizione a variabili politiche: nell'età degli dèi ci fu una sorta di teocrazia fondata su auspici e oracoli, nell'età degli eroi i padri costituirono repubbliche aristocratiche considerandosi superiori ai plebei, infine nell'età degli uomini tutti si riconobbero di uguale natura e sorsero perciò democrazie e monarchie. Alle tre età associa tre specie di lingue e giurisprudenze. La genialità di Vico è nell'avere indicato

nel linguaggio la dimensione dell'esperienza umana e nell'aver dato grande rilevanza alla scrittura. Di più, lingue e lettere nascono e si sviluppano in simultanea, contro il parere dei filologi secondo cui nacque prima la lingua verbale. La Scienza Nuova si configura quindi come una considerazione pancronica dei linguaggi anche non verbali, e proprio dei linguaggi visivi ne rivendica l'importanza. Il linguaggio è quindi indagato in legame con l'esperienza religiosa e giuridica. La prima lingua, nel tempo delle famiglie, fu muta. La seconda, nell'età degli eroi, si parlò per imprese eroiche, per similutidini, immagini, metafore. La terza fu invece una lingua umana ed è qui interessante notare che, una volta scritte, le leggi non dipendono più dall'arbitrio dei padri-sacerdoti, ma sono una conquista delle plebi. Emblematico il caso delle XII tavole. Tale tripartizione linguistica è confermata anche dalle tre lingue che gli egizi dissero essersi parlate: la geroglifica, muta, sacra e segreta, convenevole alle religioni; la simbolica, per somiglianze; la pistolare, ovvero quella volgare, per gli usi di vita quotidiana. Da questo punto di vista si assiste quindi alla progressiva secolarizzazione del linguaggio: da un uso sacrale si passa a essa come strumento per trasmettere messaggi. A tali tre lingue Vico associa quindi tre forme di giurisprudenza. La prima è una teologia mistica, ovvero un diritto creduto di origine divina e amministrato da sacerdoti. La seconda è una giurisprudenza eroica, caratterizzata da un solenne formalismo. La terza è l'equità naturale fra uomini, fatta valere nelle democrazie e monarchie. Anche qui si assiste quindi a una progressiva secolarizzazione, umanizzazione e razionalizzazione. La Scienza Nuova si può considerare anche come un'estetica, se vista come dottrina della sensibilità (àisthesis = sensibilità) e più in generale dell'esperienza. L'estetica di Vico è anche un'antropologia del mondo primitivo. Infatti i primi popoli furono poeti, che parlavano per caratteri poetici o generi fantastici: ovvero immagini (di sostanze animate, dèi, eroi) formate dalla fantasia dei primitivi. Queste immagini sono le "parole" della lingua fantastica, propria dell'età degli dèi e degli eroi. Qui la tripartizione vichiana sembrerebbe rimandare a una bipartizione, di fantasia e ragione. La mitologia antica è una sorta di lingua della fantasia, ma che è espressione spontanea di una realtà storica e di sapienza volgare. Le sentenze poetiche di questi uomini dalla grande fantasia e deboli di raziocinio erano espressione di grandissime passioni e risveglianti la meraviglia. La lingua originaria fu poetica, nel senso che si parlò prima in versi e solo più tardi in prosa. Nel terzultimo capoverso introduttivo riassume il significato di molti geroglifici della dipintura, associandoli alle tre età appena descritte. L'altare, simbolo delle religioni, simboleggia anche l'origine del mondo civile, che nasce con le religioni. Il lituo, l'acqua, il fuoco, l'urna, il timone, l'aratro sono riportati tutti all'età degli dèi. La tavola degli alfabeti divide i geroglifici divini da quelli umani, che includono sia i simboli dell'età degli eroi che quelli dell'età degli uomini. Questo passaggio tra i geroglifici eroici e umani potrebbe essere indicato dall'interno della borsa, che segna il passaggio dalle divise, insegne, e medaglie (degli eroi) alle monete (degli uomini). Negli ultimi due capoversi propone altre due somme della dipintura. Prima la rilegge dall'alto in basso, interpretandola in relazione alla struttura dell'opera. La parte alta è quindi associata al Libro I, in cui le tenebre sono la materia incerta di questa scienza che si propone nella Tavola cronologica e nelle Annotazioni. Il raggio rappresenta invece gli Elementi, Principi e Metodo. Vi è insomma un rapporto di materia e forma (oscurità e luce) tra le due parti del Libro I, il più importante da un punto di vista metodologico. Come contenuti è il Libro II il più rilevante, cui si collega come un'appendice il Libro III. In essi si tratta della sapienza poetica, oggetto della Scienza Nuova in quanto antropologia delle origini del mondo civile. Il raggio che giunge alla statua di Omero è la luce che si dà alla Sapienza poetica. Il Libro II ricostruisce una peculiare enciclopedia dei saperi di questa sapienza arcaica ed è un'analisi delle forme primordiali di linguaggio, pensiero, esperienza. Il Libro III applica i principi della sapienza poetica alla questione omerica. Dalla scoperta del vero Omero sono poste in chiaro tutte le cose che compongono questo mondo di nazioni.

Il Libro IV si occupa del Corso delle nazioni. Aggiunge poco, limitando a sistematizzare il tutto in una serie di triadi dedicate ai vari aspetti del mondo umano nelle tre età. Il Libro V è più interessante e tratta del Medioevo e più in generale del ricorso. L'ultimo capoverso è una nuova possibilità di interpretazione della dipintura. Ritroviamo i tre mondi: metafisico, naturale, civile. Ma qui ordinati nel modo in cui le menti umane si sono volte al cielo, ovvero dal basso in alto. L'ordine va quindi dal mondo delle nazioni, al mondo della natura, fino al mondo delle menti e di Dio. LIBRO I Dello stabilimento dei principi Tavola Cronologica e Annotazioni La tavola cronologica abbraccia un periodo di circa due millenni: 1500 anni prima della fondazione di Roma (753 aC) e circa 500 dopo. La numerazione degli anni è data in riferimento alla creazione del mondo e alla fondazione di Roma (penultima e ultima colonna). Di Gesù non si parla quasi mai e i rimandi biblici sono naturalmente all'Antico Testamento. La sua non è una filosofia cristiana della storia, ma una ricerca antropologica sulle origini delle civiltà presso i pagani.Vico ripristina la cronologia biblica tradizionale rispetto a chi, tra i contemporanei, sosteneneva che il mondo fosse più antico, mettendo in dubbio la veridicità del Genesi. Fissa la creazione a circa 6000 anni fa, ma narra dal periodo tra il diluvio universale e la seconda guerra punica (200 a.C.). La tavola espone il mondo delle nazioni antiche, dal diluvio universale fino agli ebrei, caldei, sciti, fenici, egizi, greci, romani. A questi sette popoli sono intitolate le sette colonne della tavola. Nella prima colonna parla degli ebrei, primo popolo del mondo e coloro che hanno conservato la memoria nella storia sacra. Non essendo caduti nell'imbarbarimento per poi tornare alla civiltà, non sono oggetto dell'opera. Un popolo separato dagli altri e sempre uguale a se stesso, un modello paradigmatico di umanità compiuta, che funge da pietra di paragone per descrivere il corso della storia degli altri popoli. Di essi registra pochi eventi e solo le figure di Noè, Abramo, Mosè, Saul. Reinterpreta liberamente la storia biblica, indicando Adamo come "principe" del popolo ebraico. Quello che gli importa è riaffermare la cronologia biblica e distinguere tra storia sacra (biblica) e storia profana. Gli egizi ebbero una cultura volgare, barbara, non civilizzata, e la magnificenza di obelischi...


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