Introduzione alla Gerusalemme Liberata di Lanfranco Caretti PDF

Title Introduzione alla Gerusalemme Liberata di Lanfranco Caretti
Course Letteratura italiana
Institution Università della Svizzera Italiana
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Riassunto dell'introduzione alla Gerusalemme Liberata di Lanfranco Caretti...


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Introduzione alla Gerusalemme liberata di Lanfranco Caretti. I romantici hanno eletto la vita di Tasso a simbolo della condizione infelice dell'artista in seno alla società, a causa della sua solitudine e del suo tormento. Il Tasso, soprattutto nelle lettere, è il primo responsabile di questa sua elezione. Nella vita tassiana si sensibilizza e si esaspera all'estremo la storia intensa e convulsa del tramonto rinascimentale. La poesia tassiana non si riduce all'elegia del Rinascimento o alla passiva traduzione di un sentimento disincantato del vivere, anche se è presente nella Gerusalemme, come taedium vitae, che affiora nella tarda giovinezza, si fa sensibile nella maturità e diventa dominante nell'ultimo periodo della sua vita. La storia della poesia tassiana rispecchia la crisi dell'autore e ne riflette il cammino accidentato. Bisogna concentrarsi sul Tasso che resiste attivamente al disgregarsi del mondo, che offre l'esempio di una singolare autonomia intellettuale, un impegno umano ed artistico commovente, di perspicua lucidità critica e buona fede. È il periodo in cui la poesia tassiana riflette l'eredità rinascimentale e vi innesta lo spirito riformista, desideroso di una renovatio morale. Per Tasso solo un'opera ha veramente contato ed è la Gerusalemme liberata. Tutti gli altri scritti sono complementari e rappresentano esperienze artistiche minori o problemi, intorno a cui l'elaborazione del poema lo spingeva a riflettere. L'idea del poema si venne definendo durante il periodo veneziano, nonostante fosse nata durante il soggiorno urbinate. Alla composizione del poema concorrono diverse ragioni: il desiderio di un'affermazione rapida e vistosa; le discussioni sul poema eroico avute con il padre; la riuscita di un'opera diversa e più moderna di quella ariostesca, emulando i maggiori modelli dell'epica classica; i racconti ascoltati da ragazzo a Cava de' Tirreni, dove rivivevano le figure di Urbano II e dei crociati, legati alla preoccupazione per il pericolo turco; la lettura degli antichi cronisti delle crociate. La Liberata è preceduta dal Gierusalemme, che presenta solo un centinaio di canti sulla stessa materia. Al Tasso del Gierusalemme mancavano ancora la profondità di motivi interiori e di convinzioni, che avrebbero assicurato all'opera una salda architettura, durata narrativa, ricchezza di temi e un autentico centro ispiratore. Ne uscì un frammento poetico, di cui si ammira la freschezza dell'ovvio. La marcia dei crociati ha un impeto arioso ed eccitato, con un ritmo alacre. L'esordio retto sino al vertice massimo dell'arrivo in città, sembra esaurirsi di tutta l'energia sottesa; si estingue bruscamente l'azzardo iniziale. L'opera tramanda, tuttavia, l'immagine di un adolescente e aristocratico poeta, inteso a rievocare gli avventurosi cavalieri nel fervore delle loro corse diurne e nell'immaginazione delle notti all'addiaccio, in un'atmosfera d'imminente trionfo. Il Rinaldo, iniziato e concluso poco dopo il Gierusalemme, rappresenta una saggia riduzione dell'aspirazione tassiana al poema entro una dimensione raccorciata e un orizzonte più definito. Tasso, riallacciandosi ad una tradizione sicura e fortunata, si contiene entro i confini della letteratura di elegante intrattenimento. Ciò offriva a Tasso dei temi congeniali e l'agio di esprimere in essi la verità autobiografica di quei vagheggiamenti sentimentali, che vibravano nel Gierusalemme. Il giovane poeta espanse agilmente la propria fantasia nel mondo delle letterarie finzioni attinte dal patrimonio classico e romanzo. Così Tasso sperimenta le proprie facoltà narrative e si ritaglia in una struttura convenzionale, particolarmente nei supporti religiosi e morali, temi successivamente rielaborati nelle Rime. A quei temi Tasso affida le impressioni della sua prima scoperta del mondo: l'ansia del successo, le trepidazioni amorose e il gusto descrittivo dei personaggi. In questo periodo la poesia tassiana è ancora dominata da un giovanile egotismo, da un ingenuo sentimento di dignitosa fierezza, con una dischiusa al pericoloso fascino dei sensi. Nel Rinaldo prevale il mero gusto disinteressato delle implicazioni romanzesche, affidate al capriccio del caso, senza rilievo psicologico e senza motivazione interiore, mentre nelle opere mature si dilata la dimensione sentimentale e il ritmo della poesia è governato dal segreto e misterioso procedere del destino particolare di ogni personaggio. Il Rinaldo si colloca come un intermezzo estemporaneo, in quanto in esso sono reperibili temi e situazioni sviluppati poi nella Liberata, mentre il tono e lo stile sono assai diversi. Nel Rinaldo sembra perseguire una fluidità narrativa, restia a indugi e ad inarcature troppo sensibili. Il giovane autore mostra di aver assimilato e tesaurizzato degli stilemi della concezione cavalleresca. Il periodo tra il 1564 e il 1577 è quello della ripresa della Liberata e del

suo compimento. Sono gli anni in cui la sua coscienza e la sua opera poetica riflettono l'autonomia dell'età controriformista, ponendosi di fronte ad essa con l'intento di conciliarne i motivi opposti e di esprimerne la concordia nell'arte. Egli si sforzò di risalire alla luce da una condizione sentimentale turbata e di ristabilire l'equilibrio tra soggettività arbitraria e aspirazioni comuni, liberando gli uomini dalle insidie dell'edonismo estetico e del regolismo esteriore. Ciò spiega perchè il lavoro della Liberata sia vigilato all'inizio dai Dialoghi dell'arte poetica e alla fine dalle Lettere poetiche a Scipione Gonzaga. Tasso manifestava una fondamentale esigenza della sua epoca, votata all'esercizio critico e alla teorizzazione estetica. I Dialoghi dell'arte poetica non costituiscono una poetica astratta, ma la consapevole e necessaria presa di coscienza delle questioni che la Liberata imponeva al poeta. Nei Dialoghi l'aristotelismo è assunto con discrezione e Tasso ha impostato con chiarezza i termini interni e stilistici del rapporto tra affetti e ragione, tra ispirazione religiosa e classicismo, che gli sembrava realizzabile solo col ritorno ai modelli antichi, illuminati dalla spiritualità cristiana. La dissoluzione dell'unione sociale e culturale che l'Umanesimo aveva elaborato e il crescente disorientamento e l'insoddisfazione per il sistema antropomorfico, ereditato dal Risorgimento, avevano restituito agli italiani una posizione di amara solitudine, a cui cercavano di sottrarsi in vano. Ciò che nei Dialoghi Tasso cerca di chiarire fu il modo di restaurare l'unità umana in una sintesi nuova, attingendo alla sublimità eroica, in cui bellezza e virtù si sarebbero dovute armonicamente associare. Si trattava di restituire l'arte, conciliando la verità con la libera invenzione, e di frenare la dispersività e l'arbitrio delle passioni autonome in un organismo unitario, facendo nascere l'unità dalla varietà. Tasso poneva criticamente il rapporto tra struttura e poesia e ricorreva al classicismo aristotelico, come al solo principio capace di sorreggere la sua stessa debolezza nella costruzione di un poema di ampio respiro, in cui si rispecchiavano la molteplicità degli affetti umani, redenti nella luce magnanima di nobile grandezza e di alta pietas religiosa. Se non si vede l'esigenza di ordine e chiarezza, si può considerare la struttura della Liberata come una cornice puramente retorica, perdendo la tensione tra la spinta unitaria e l'impeto delle forze centrifughe. L'unità, per il Tasso, è un bene da recuperare faticosamente nella propria coscienza prima che nell'arte. È fatale che da quel processo uscisse una struttura del tutto umana, fondata su un ritmo alterno di spinte e controspinte che impongono alla poesia tassiana sviluppi ascendenti, intervallati con sviluppi diversivi. Il risultato è una compenetrazione originale di piani diversi, in cui i momenti eroici e quelli lirici si intrecciano e si trasfondono attraverso increspature e secondo impulsi subitanei ed eccitanti, in un continuo e repentino mutare di luci e di ombre, entro una dimensione narrativa a costante registro doppio. Il costante bifrontismo spirituale tassiano trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale. Sia sui personaggi che sui luoghi si estende un'ombra minacciosa di una segreta insidia, tipica della suspense tassiana. La suspense è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte alla realtà. Il piacere appare insidiato dal sentimento della labilità e si da tanto più acre quanto se ne avverte l'effimera durata; l'amore è contrastato dalla corresponsione negata e dai presagi funesti e si nutre di languidi ardori o disperata mestizia; la fama terrena è corrosa dal trascorrere del tempo; la natura finge promesse e lusinghe, ma impietrisce in uno squallore desertico; gli eventi sono soggetti alla fortuna, così che la gioia sia costantemente minacciata dal dolore; l'idea stessa della vita è associata a quella della morte. È un continuo oscillare tra verità e apparenze in un mondo filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta. Anche il magismo, realizzato con l'innesto del meraviglioso religioso, corrisponde al costante senso di mistero che grava sulla vita. Alla suspense tassiana si associa un registro acuto, che mitica l'angoscia e la redime, recuperando un sentimento generoso e intenso della vita, che sorregge e illumina i gesti eroici, trattiene le impazienze e fortifica lo spirito, celebra il sacrificio, esalta la pietà e la gentilezza, purifica le passioni ed illumina la morte di speranza. Questi due registri costituiscono il nodo vitale della Liberata, su cui incombono due pericoli: l'abbandonarsi con troppa compiacenza all'inquietudine e l'innalzamento volontario del registro eroico. La poesia tassiana si attarda, a volte, in artificiosi espedienti, nella duplice direzione dell'allusività metaforica o della concettosità intellettuale. In generale Tasso ha saputo fondere note labili con quelle chiare in una tessitura nervosa ad esiti cromatici fortemente chiaroscurali. I personaggi costituiscono i nodi di

confluenza degli impulsi su cui l'opera si regge, qualificandosi per l'inviluppo delle passioni, in cui gli atti e le vicende procedono. Dietro le loro figure, derivate dalla tradizione classica e romanza, si apre la nuova dimensione psicologica tassiana e ne esprimono varie dominanti, riflettendo la risentita irrequietezza dell'autore. Tutti i personaggi tassiani sono autobiografici, in quanto il poema è permeato ovunque di sincera sostanza sentimentale, solo che in alcuni di essi la sostanza si esprime con ampiezza e varietà minori che in altri. Mentre in certi personaggi certamente complessi l'autobiografismo tassiano si riflette con ampia ricchezza di modulazioni (Tancredi, Clorinda, Erminia, Armida e Rinaldo), in altri si concentra sopra un solo motivo, approfondendolo con impegno energico (Argante, Sveno e Solimano). Bisogna difendere la poeticità di Goffredo e di Sofronia, poiché l'eroe invitto e pietoso e la vergine incorruttibile rappresentano un momento insopprimibile dell'ispirazione tassiana, ovvero quello in cui il bello ideale si realizza nella poesia in figure perfettamente virtuose, intangibili ad ogni seduzione. Queste figure possono apparire troppo schematiche e monotone nella loro santità, ma, tenendo conto del carattere particolare dell'opera, si rivelano personaggi insopprimibili, perché si esalta in loro il sogno di una magnanimità splendida e di una generosa forza morale, vittoriosa sulle passioni. Lo strumento stilistica realizza il bifrontismo tassiano in una forma poetica originale, tanto lontana dal Gierusalemme quanto dal Rinaldo. È uno strumento straordinariamente invettivo e composito tra tradizione classica e libera espressività moderna. Lo stile tassiano emula l'equilibrio costruttivo e la misurata eloquenza dei migliori modelli e la misurata eloquenza dei migliori modelli classici, ma è anche capace di risolversi in suggestioni musicali e in acute sospensioni evocative, rinnovando la tradizione petrarchesca. L'incontro dello stile magnifico e allusivo genera un temperamento forte e patetico, che trova il suo corrispettivo nella musica monteverdiana. Alla formazione dello stile tassiano contribuì l'assidua attività lirica, segno della tematica amorosa e sull'esempio bembiano, proseguita fino ai versi sacri, dove i temi del pentimento e dell'espiazione si colorano di turgori barocchi, Le Rime accompagnano l'intero lavoro della Liberata, ma minore. I motivi delle Rime sono dissociati, ad esprimere le emozioni subitanee. Il loro carattere è sempre occasionale e ambiscono a fissare le reazione della sensibilità tassiana e i pretesti di cronaca. Sono una sorta di dossier, in cui Tasso sperimenta le varie forme della lirica. Tra il 1562 e il 1573 Tasso rinnova e arricchisce la tradizione lirica, andando oltre il bembismo e sviluppando un processo di corrosione degli schemi cinquecenteschi. Svincola il sonetto dalla sua struttura, in favore di sapienti spezzature, che scompongono e ricompongono l'endecasillabo, riscoprendo Petrarca e attirando Foscolo. Tasso opera sull'endecasillabo, alternandolo al settenario e lavorandolo in ogni giuntura; così libera il quinario e lo associa al settenario. Il madrigale tassiano si inebria di ritmi melodici, contrappuntati da rime e assonanze. Nella canzone contempera la gravità del sonetto e la cantabilità del madrigale. L'esperienza delle rime offre la possibilità di comprendere l'ottava della Liberata e fa capire da dove nasca l'Aminta. L'Aminta rappresenta il punto più alto a cui sia giunta la lirica tassiana, armonizzando piani narrativi e lirici, accostando forme familiari del linguaggio prosaico e forme preziose del linguaggio poetico. Spesso i modi lirici si sviluppano da quelli narrativi e viceversa, rallentando o accelerando l'andamento del recitativo, secondo i moti dell'ispirazione. L'Aminta è contenuta tra un prologo di tutti endecasillabi e un epilogo di strofe liriche, in quella perfetta compenetrazione di modi e forme. L'Aminta interpreta un momento importante della vita spirituale del Tasso. È stata composta nello stesso periodo in cui Tasso lavorava ai canti di Armida e Rinaldo, in cui rappresenta il mondo delle delizie voluttuose e dell'oblio immemore in un'atmosfera sensuale e seducente, ma ha anche provveduto a dissolvere la finzione, riscattandola con le ottave pacificate e limpide della commovente preghiera di Rinaldo. Li si colloca la consapevolezza tassiana del rapporto tra l'effimero e l'eterno, che costituisce la potente inarcatura su cui poggia il poema. Nell'Aminta Tasso trasferisce il momento lirico della nostalgia amorosa, accettando di affidarsi all'evasione sentimentale. L'Aminta contamina le due evasioni del poema: quella idilliaca di Erminia e quella erotica di Armida; l'ingenuità dell'idillio si colora di ardore segreto e malizia arguta, mentre la torbida luce dei desideri caldi e veementi si illeggiadrisce in gesti gentili. La società cortigiana entra nella piccola opera con riferimenti ambigui e si riconosce agevolmente nel vagheggiamento letterario di un mondo favoloso. Dopo l'Aminta la poesia tassiana manifestò l'acuirsi della crisi

morale del poeta. Solo a tratti ritrova l'energia di una protesta dignitosa e accorata. Tasso, uscito da Sant'Anna, si restituì alla poesia in due direzioni opposte. Da un lato riprende l'idea di comporre una tragedia; dall'altro rivede il poema con animo diverso, come testimoniano i Discorsi del poema eroico, dove l'aristotelismo è condotto ad un più rigido regolismo morale. A Tasso non resta che piegare verso la tragedia, oppure verso l'alta e composta retorica del poema eroico. Torrismondo e la Conquistata non sono che le due facce del bifrontismo tassiano. È il momento della frattura definitiva tra il mondo dei liberi affetti e quello della legge morale. Nel Torrismondo si esprime il disordine delle passioni più torbide e incontrollate, ma senza luce di riscatto; mentre nella Conquistata l'assillo religioso e la tensione del poema cercano di pacificarsi nella simmetria delle proporzioni esteriori, nell'articolazione logica degli sviluppi narrativi e nel decoro delle forme piegate verso una stilizzazione rituale. Lo stile tragico rinnova quello della Liberata, portandolo alla dissoluzione del discorso poetico. Lo stile della Conquistata tende ad una magnificenza scenografica, che prelude al barocco. L'epilogo della poesia tassiana si svolge tra l'angoscia del Torrismondo e la dignità formale della Conquistata, passando per le liriche sacre, che vanno dall'ultimo periodo a Sant'Anna alla morte. Tutte le rime sacre denunciano scarso rigore poetico e un profilo stilistico uniforme. La coscienza tassiana appare cristallizzata in una fissità inerte, da cui deriva una condizione dello spirito sbigottita e affranta, che s'illude di ritrovare la via della confessione consolatrice e della poesia. Così le rime sacre tendono a risolversi in un catalogo perpetuo di sterili asserzioni, che non nascondono il vacillare della volontà, anche se se ne deve riconoscere la sincerità autobiografica, poiché queste presuppongono una lacerazione ancora dolente tra persuasione interna e acquiescenza formale. Per Tasso non ci fu mai un momento di vera quiete nella retorica....


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