Torquato Tasso e la gerusalemme liberata PDF

Title Torquato Tasso e la gerusalemme liberata
Author Riccardo Puggia
Course Letteratura Italiana
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Letteratura Italiana

SCALETTA

I. L’ETÀ

DELLA

Vincenzo Vianello

CONTRORIFORMA

I.1 Il contesto storico Controriforma lasciò l’impronta più profonda sulla penisola italiana, anche se nella prima fase, iniziata dal concilio di Trento e conclusa a fine Cinquecento, l’Italia mantenne un indubbio prestigio culturale. Pace di Cateau-Cambrésis tra Francia e Spagna (1559) sancì l’egemonia iberica sull’Europa → rimanevano due pericoli: i Turchi, che minacciavano il Mediterraneo, e gli Inglesi, che insidiavano l’Atlantico → nel 1571 la battaglia di Lepanto frenò la prima minaccia (FLOTTA VENEZIANA SCONFIGGE PER LA PRIMA VOLTA GLI OTTOMANI SUL MARE), ma nel Casa d’Asburgo ha il predominio on la sua “Invincibile Armata” fu sconfitto nel canale della Manica. In Italia gli spagnoli controllavano direttamente il Ducato di Milano, il Regno di Napoli, la Sicilia, la Sardegna ↔ gli unici stati in grado di sviluppare una politica autonoma rimasero la Repubblica di Venezia e l’emergente Ducato di INGHILTERRA: contrapposizione tra Savoia. CATTOLICESIMO e PROTESTANTESIMO I.2 Il contesto religioso e culturale L’affermazione della Riforma aveva indotto una parte consistente del mondo cattolico a vedere in un grande concilio l’occasione per una riunificazione dei cristiani o almeno per alcune riforme istituzionali e morali → ma le forze tradizionaliste non volevano fare concessioni e temevano che le posizioni conciliariste dessero al concilio un potere superiore a quello del papa. ↓ Nel Concilio di Trento (1545-1563) fu ribadito il primato del pontefice e confermata l’autorità della Chiesa nell’interpretazione delle Sacre Scritture → la Controriforma segnò il trionfo di quella parte della Chiesa che mirava a combattere inflessibilmente l’eresia: si avviò una fase di dogmatismo religioso e culturale, che definì in modo molto rigido il confine tra verità ed errore → controllo dei comportame in teoria lo Stato è Italia gli stati dovettero accettare il tribunale dell’Inquisizione contro qualsiasi tipo di dissidenza religiosa. Questa strategia comprende: 1. la normalizzazione o l’esclusione del “diverso”, che va combattuto e represso → istituzioni “chiuse” che controllano la marginalità e la devianza: sorgono così i lazzaretti e altri ospizi del genere. I “diversi” vengono duramente eliminati: la persecuzione contro gli ebrei, la caccia alle streghe, i processi contro i liberi pensatori;

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2. la formazione culturale dei ceti dirigenti. L’azione in questo campo perseguiva due intenti fondamentali: la repressione dell’egemonia in campo culturale ed educativo

e

la

riconquista

↓ l’esigenza repressiva si manifestò nella Congregazione del Sant’Uffizio per coordinare il tribunale dell’Inquisizione e nella censura sulle pubblicazioni a stampa, nell’istituzione dell’Indice dei libri proibiti (il primo è del 1559): occorreva l’autorizzazione ecclesiastica per qualunque libro stampato negli stati cattolici → gli autori condannati potevano essere imprigionati e rischiare la pena di morte, a meno di non abiurare le tesi ritenute eretiche. Alla censura si accompagnò l’autocensura interna (è questo il caso di Tasso). La seconda necessità si manifestò nel controllo dell’educazione familiare e scolastica e nella proposta di nuovi criteri pedagogici: si fondarono scuole parrocchiali per l’istruzione elementare e r ORDINE DEI GESUITI: l’insegnamento preuniversitario, soprattutto i colleg fedeli al Papa, promotori della controriforma.

I.3 La condizione degli intellettuali e l’organizzazione della cultura Dal Concilio di Trento entra in crisi l’intellettuale–cortigiano → ai letterati si richiedono compiti circoscritti, specializzati, impiegatizi → si trasformano in segretari del principe, in semplici funzionari laici. Galateo di Monsignor Della Casa: leLregole vengono applicate sa controriformistica ha ancora bisogno di uomini di cultura, ma questi h i bi l i

sono assunti in quanto si devono impegnare nella propaganda ideologica o nella burocrazia della curia pontificia. ↓ adattamento a ruoli subalterni e frustranti. In simili condizioni l’esercizio della letteratura cambia profondamente: gli intellettuali corrono il rischio dello sradicamento sociale e della marginalità. I centri più importanti diventano Roma e Napoli (prima erano al Nord o in Toscana). Le accademie costituiscono la forma associativa preferita per rendere stabili e continuativi i rapporti tra gli intellettuali, che si riconoscono socialmente → subordinate al potere costituito, sono, per lo più, chiuse in rituali e gerarchie

(Accademia della Crusca, Firenze 1583) (Accademia dei Lincei, Roma 1603 ACC. SCIENTIFICA). pubblicamente si segue la religione dello Stato .... TECNICA DELLA DISSIMULAZIONE privatamente si porta avanti una fede propria ...

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I.4 L’aristotelismo e le poetiche del Cinquecento L’interesse per l’Aristotele della Poetica risale al Quattrocento, quando per la prima volta viene tradotta in latino da Giorgio Valla → tuttavia solo dalla metà del Cinquecento il testo, giunto incompleto alla modernità (manca la parte relativa al comico e alla commedia), comincia a essere commentato in latino e in volgare → la società letteraria assume i principi aristotelici come norme di valore applicabili nella letteratura contemporanea → natura fortemente regolata del classicismo cinquecentesco. Novità centrale è l’atto poetico come mimesis, come imitazione della realtà → per la narrativa (specie epico-cavalleresca) significava soprattutto la scelta del vero e della storia come materia del racconto e la conseguente esclusione di materie fantastiche o comunque inventate. L’autorità di Aristotele venne invocata a proposito della questione sul romanzo e sul poema epico-cavalleresco. + unire UTILE e DILETTEVOLE volontà di UNIFORMARE la letteratura contemporanea a I.5 Discussioni e sperimentazioni sul romanzo epico-cavalleresco La riflessione esplode postuma, dopo la pubblicazione dell’ultimo Furioso (1532) e la morte di Ariosto (1533) → si comincia a discuterne come romanzo termine medievale che designava in genere narrazioni d’argomento cavalleresco in prosa, di gusto e tono popolare. Nel pieno Cinquecento, dopo l’Orlando Furioso, ‘romanzo’ passa ormai a indicare un poema d’argomento cavalleresco, in ottave, a trama intrecciata, e costruito sul finto presupposto d’essere recitato dal ‘cantore’. A questo modello ‘romanzesco’, secondo le osservazioni aristoteliche non rispettoso dei precetti nei temi e nelle tecniche narrative, si contrappone il modello ‘epico’ di ascendenza classica, rappresentato da Omero e da Virgilio. Al centro del dibattito è la ‘favola’: quella romanzesca –a più personaggi, multipla, intrecciata– piace al pubblico, mentre quella epica –con un solo protagonista principale, unitaria, con un filo narrativo continuo e non interrotto–piace ai critici, ai cultori dell’antico ↔ si accumulano uno dopo l’altro gli esempi dei romanzi epico-cavallereschi, dall’Italia liberata dai Goti di Giovan Giorgio Trissino (1547), recupero omerico, all’Amadigi di Bernardo Tasso (1560), all’Ercole di Giovan Battista Giraldi Cinzio (1557). Nel tentativo di rispondere alle attese, provando a far convivere il genere moderno e le teorie aristoteliche, si muove il ferrarese Giovan Battista Giraldi Cinzio con i Discorsi … intorno al comporre de i romanzi (1554).

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II. TORQUATO TASSO Forte valenza simbolica: crisi personale ed espressione di un sentimento più generale di crisi, che coinvolge tutta la cultura italiana → il percorso biografico di Tasso e l’immagine mitica che lui stesso ne ha costruito hanno un valore storicamente esemplare. La sua parabola incarna, prima di tutto, la crisi definitiva di un certo rapporto tra l’intellettuale e la corte e l’impossibilità di sostituirlo con rapporti o identità di tipo nuovo ↔ la corte elargisce i riconoscimenti più ambiti, ma chiede una servitù insopportabile → è un legame destinato a spezzarsi, ma impossibile da sostituire. Le vicissitudini di Tasso si situano nella crisi della stessa società di corte: da Ferrara, uno dei centri più insigni della cultura rinascimentale, a Roma, capitale della Chiesa post-tridentina. Ferrara estense è uno dei luoghi in cui le tensioni tra la Chiesa e la civiltà aristocratica si fanno sentire in modo più acuto e finiscono col produrre gli effetti più drammatici → dopo la morte di Alfonso II duca (1598) Ferrara è annessa allo stato pontificio. Le tensioni dovevano essere palpabili negli anni ferraresi di Tasso, alimentando un clima di sospetto e paura, e possono in parte spiegare l’atteggiamento del duca verso il poeta, colpevole di non far mistero delle proprie inquietudini religiose. Il clima della Controriforma si manifesta soprattutto nella Gerusalemme

liberata,

poema

della

tensione

e

dell’ambiguità,

sintetizzata in formule celebri come quella del «bifrontismo». II.1 La formazione 1544

1552 1554 1556 1557

1559-

L’11 marzo Torquato Tasso nasce a Sorrento da Bernardo, letterato al servizio come segretario del principe di Salerno Ferrante Sanseverino, e da Porzia de’ Rossi [origini piemontesi + agganci familiari con nobiltà napoletana] . Negli anni successivi la famiglia si trasferisce prima a Salerno e poi a Napoli. Bernardo segue in esilio il Sanseverino, dichiarato ribelle dal viceré di Napoli. La famiglia si divide. Torquato, bandito a sua volta, lo raggiunge a Roma. Muore improvvisamente la madre. Dopo un breve soggiorno a Bergamo, si riunisce con il padre a Pesaro, alla corte del duca d’Urbino Guidobaldo II della Rovere. È con il padre a Venezia. Risale a questo periodo la stesura

Venezia nel ‘500 è un punto vitale

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60 156061 1562 156264*

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del Gierusalemme. Frequenta all’Università di Padova filosofia ed eloquenza ed entra in contatto con i letterati e gli ambienti intellettuali veneti. Pubblica a Venezia il Rinaldo e probabilmente comincia a scrivere i Discorsi dell’arte poetica. Prosegue gli studi a Bologna, da dove nel 1564 ritorna a Padova. * nel 1564 Tasso scrive una satira fra studenti e professori che lo porta ad essere espulso

1565

A Ferrara entra al servizio del cardinale Luigi d’Este, fratello del duca Alfonso II.

La corte, l’accademia, l’università e l’editoria sono i luoghi della formazione di Tasso. Ai suoi occhi l’autorità della norma aristotelica non annulla l’«uso moderno», l’approvazione degli «intendenti» OBIETTIV sostituisce il consenso del pubblico «mezzano» → sforzo di sintesi O: gloria e II.2 La sperimentazione narrativa Ha circa

A Venezia nel 1559-60 comincia la stesura del primo libro del Gierusalemme → dopo 116 ottave il progetto fu rapidamente abbandonato. È un poema epico fondato sulla storia: la prima crociata (1096-99) guidata dal condottiero Goffredo di Buglione e, in particolare, l’ultima fase dell’impresa e la conquista di Gerusalemme → il racconto segue la cronaca di Guglielmo di Tiro (XII secolo). Il giovane Tasso decide di restaurare l’epica della guerra santa → l’esercito crociato avanza verso la meta comune con assoluta concordia d’intenti → ideale politico att MATERIA/CONTENUTO è aggiunge alla trama la finzione.

CLASSICA

Nel 1562 Tasso pubblica a Venezia un poema di dodici canti in ottave intitolato Rinaldo → esperimento innovativo perché ha voluto «discostarsi alquanto da la via de’ moderni» per accostarsi «a’ quei migliori antichi»; rispettare le «leggi d’Aristotile», ma senza rinunciare al «diletto» → filone cavalleresco con due novità formali: 1) unità della ‘favola’ incentrata sulle vicende di un solo personaggio; 2) limita al massimo gli interventi del narratore. Rinaldo affronta una serie di avventure di stampo arturiano, per dimostrare il proprio valore e diventare degno dell’amore della bella

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Clarice. A questo ritorno alle origini del ciclo corrisponde un diffuso arcaismo, però il canovaccio tradizionale viene rielaborato con un nuovo rigore classicistico. II.3 I Discorsi dell’arte poetica Stesi con ogni probabilità negli anni 1562-64 discutono i nodi teorici del poema epico. ↓ Tasso non riconosce l’esistenza del «romanzo», ma ritiene che il poema regolare debba avvalersi di tratti irregolari e ‘romanzeschi’ ↔ solo assorbendoli al suo interno può rivolgersi al pubblico moderno. I Discorsi rispettano la tripartizione retorica classica: inventio (l’argomento del poema), dispositio (la disposizione e organizzazione del racconto) ed elocutio (lo stile). La scelta dell’argomento deve rispettare il verosimile, perché il poeta deve coinvolgere i lettori con un’illusione coinvolgente → tratto dalla storia cristiana, credibile e autorevole; l’evento narrato deve situarsi a una distanza cronologica intermedia; gli elementi meravigliosi sono ricondotti all’interno della sfera religiosa → la finzione fa la differenza tra la storia, che ricostruisce le cose «come sono state», e la poesia, che le presenta «in quella guisa che dovrebbero essere state», avendo come oggetto l’«universale». La molteplicità dei fatti va organizzata in una struttura narrativa unitaria, senza monotonia e senza cadere nell’anarchia ↔ ‘unità mista’: un poema fondato su un’azione principale, ma vivacizzato da numerosi episodi e digressioni → immagine del «picciolo mondo», di un microcosmo, simile al mondo creato da Dio, complesso e multiforme, ma armonicamente regolato: il poeta imita il Creatore realizzando un universo verisimile, ma capace di bilanciare i suoi opposti in una «discorde concordia». Lo stile deve essere «magnifico» per suscitare la «meraviglia» del lettore, per trasportarlo in una dimensione completamente diversa da quella quotidiana. In Tasso la pratica letteraria è strettamente intrecciata alla riflessione critica. L’esito del percorso è la Gerusalemme liberata.

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III. La Gerusalemme liberata III.1 Composizione, revisione, pubblicazione 

Cominciato dal 1565: scelta cade sull’impresa di Goffredo, perché il tema della crociata è attuale (vittoria di Lepanto). Gottifredo è intitolato il poema (citato anche nella forma Goffredo) → preminenza narrativa e ideologica del condottiero chiamato da Dio a una missione importante.

 





Estate del 1575: legge l’ultimo dei venti canti. 1575-1576: revisione ‘romana’ con correzioni, tagli, ripensamenti. Nell’es REVISIONE VIENE FATTA IN GRUPPO CON 5 LETTERATI RELIGIOSI Marzo 1579: il poeta viene rinchiuso come pazzo nell’ospedale di S. Anna; la stesura del Goffredo è abbandonata. 1581: dopo due stampe parziali (Genova 1579; Venezia 1580), vengono pubblicate, all’insaputa di Tasso, le prime edizioni

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complete del poema con il titolo spurio Gerusalemme liberata



(Parma e Casalmaggiore). Escono poi a Ferrara, a cura del letterato Febo Bonnà, due edizioni dedicate al duca Alfonso. 1586: con la liberazione da S. Anna T. si rimette al lavoro, che approda nel conquistata.

1593

alla

pubblicazione

della

Gerusalemme

III.2 Le sequenze e i conflitti Prima ottava del poema annuncia la materia narrativa e gli assi portanti → conflitto militare tra crociati e musulmani; tra Cielo e Inferno; tra Goffredo e i suoi compagni erranti. Il primo è un episodio + SCONTRO CULTURALE IDEOLOGIC O fra

cultura prima e durante la

dell’eterna lotta tra Bene e Male: la crociata è promossa da Dio e osteggiata da Satana (anche Maometto e gli antichi dei pagani); il contrasto tra Goffredo e i suoi compagni è di devianza perché i guerrieri oppongono fini individualistici alla missione collettiva. L’infedele rimanda all’eretico: saraceni e riformati sono sentiti come affini → eroi ed eroine nemici diventano i depositari di quei valori umanistici di pluralismo e tolleranza che la Controriforma ha espulso. La struttura del macrosequenze:

poema

può

essere

articolata

in

quattro

 I-III: arrivo dell’esercito cristiano a Gerusalemme (1099).  IV-XIII:

Azione delle forze infernali per indebolire e fiaccare

l’esercito crociato (concilio infernale). Rinaldo abbandona l’accampamento in cerca di avventure.  XIV-XVI: blocco più romanzesco dedicato al recupero di Rinaldo: il viaggio di Carlo e Ubaldo alla volta una delle Isole Fortunate, in mezzo all’Atlantico  XVII-XX: è la conclusione del poema. Riprende l’azione bellica, che

si conclude con la battaglia campale e la liberazione del sepolcro, in cui l’eroismo di Rinaldo e la guida di Goffredo convergono nel trascinare l’esercito.

III.3 Unità e varietà Goffredo deve fronteggiare sia le forze che disgregano il proprio esercito, sia la massa informe dei nemici pagani → varietà caratterizza dall’inizio il campo crociato: Goffredo è investito del potere che dovrebbe scongiurare anarchia ed «erranza». Ma dal concilio

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infernale (IV) questa potenziale discordia si trasforma in effettiva divisione e dispersione dei crociati. Si frantuma l’unità del racconto → traiettorie

individuali dei

personaggi erranti → solo a tre canti dalla fine il racconto torna a concentrarsi sulla guerra santa tra cristiani e musulmani. Gerusalemme è il centro fisso dell’azione epica, attorno si sviluppa una periferia multiforme e affascinante fino al palazzo magico di Armida sulle isole Fortunate → l’«erranza» è il corrispettivo fisico di un errore morale che li distoglie dal dovere cristiano: tende a essere tanto più grande quanto più grave è la devianza. Gerusalemme liberata ha un’architettura narrativa rigorosa ↔ rapporto tra la storia centrale del poema (la conquista di Gerusalemme) e i suoi molti «episodi», le storie più brevi e marginali → per Tasso essenziali per il piacere dei lettori, ma devono contribuire allo sviluppo della trama principale ↔ episodi ritardanti intralciano la progressione del racconto (scaturiscono per lo più dal concilio infernale del IV canto e sono riconducibili al romanzo cavalleresco); episodi che la favoriscono (dipendono dall’iniziativa divina). Alcuni episodi, però, nascono dall’iniziativa umana, dalla forza delle passioni, o dagli scherzi del caso (Clorinda e Tancredi). Tra i modelli va ricordata l’Eneide virgiliana, che sembra fornire i materiali costitutivi sul piano narrativo e stilistico. Certo Tasso non dimentica l’Iliade, prelevando da essa moltissimi elementi topici, come il rapporto tra Rinaldo e Goffredo, ricalcato su quello tra Agamennone e Achille. Importanza, però, anche della tradizione cavalleresca moderna, sia Ariosto, sia i poemi pubblicati nella stagione successiva al Furioso: primo fra tutti quello di Trissino e quello dello stesso Bernardo. III.4 TEMI E PERSONAGGI Due protagonisti

principali: Goffredo

e Rinaldo, il «capitano»

concepisce i piani, ma ha bisogno del giovane eroe per eseguirli → rappresentanti di due codici letterari ed etici distinti, l’epica e il romanzo. Goffredo di Buglione: personaggio storico, incarna il perfetto eroe epico, perché l’ambizione, il potere, la ricchezza sono banditi dal suo cuore in nome dell’urgenza della guerra santa. Rinaldo: è un perfetto eroe romanzesco → non ha alcun fondamento storico.

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