Analisi Proemio Gerusalemme Liberata PDF

Title Analisi Proemio Gerusalemme Liberata
Author Lavinia Galasso
Course Letteratura greca
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 2
File Size 68.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 15
Total Views 145

Summary

ujswhjshjhjdfhjd...


Description

ANALISI PROEMIO GERUSALEMME LIBERATA L’opera tassesca si apre, rispettando la normale tradizione epica, con l’annuncio della materia del poema contenuto nella prima ottava che si apre con il consueto incipit “Canto”, ripreso dall’autore dal primo verso dell’Eneide di Virgilio, “Arma virumque cano”. Nella prima ottava sono dunque già presenti gli ingredienti principali del poema: “il glorioso acquisto” costituisce la città santa di Gerusalemme e il “capitano” è Goffredo di Buglione, personaggio storico realmente esistito al quale Urbano II aveva affidato la guida dell’esercito cristiano nella prima crociata che si svolse tra il 1096 ed il 1099. Tasso sceglie come argomento della sua opera un argomento assai lontano nel tempo per due motivi principali: da una parte per i suoi lettori la guerra fra cristiani e musulmani rappresenta un tema di grande attualità, dal momento che all’epoca dell’autore l’invasione ottomana rappresentava un pericolo concreto, come testimoniato dalla battaglia di Lepanto del 1571 e dall’incursione turca nella nativa Sorrento. Il secondo motivo consiste nella volontà dell’autore di dare una risposta all’identità religiosa, soprattutto nell’epoca della Controriforma, narrando appunto un evento storico che segnò il primato dell’Europa cristiana ed unita che esce dalla condizione di debolezza e di inferiorità che l’aveva contraddistinta per secoli. Nella prima ottava si legge che Goffredo riesce a ricondurre sotto i vessilli della cristianità “i suoi compagni erranti”, riferendosi ai guerrieri cristiani provenienti da varie zone d’Europa. L’autore stesso nella quarta ottava offre un’autorappresentazione di sé stesso definendosi “peregrino errante”, in quanto perseguitato dalla sventura ed incarnazione perfetta del “poeta senza patria”. In questo caso “erranti” ha due significati: il primo si riferisce a coloro che sbagliano, cioè che si lasciano tentare dalla carne e dalle distrazioni che il nemico offre loro per sottrarli alla battaglia, il secondo vuole indicare i cavalieri che vagano in cerca di avventure, come avviene di consueto nei romanzi cavallereschi. L’autore stesso nella quarta ottava offre un’autorappresentazione di sé stesso definendosi “peregrino errante”, in quanto perseguitato dalla sventura ed incarnazione perfetta del “poeta senza patria”. Tuttavia, rispetto al Furioso, in Tasso l’avventura non è fine a sé stessa: mentre in Ariosto prevale sempre il piacere del racconto, l’invenzione fantastica ed il gusto dell’impresa, in Tasso invece l’episodio eroico è funzionale al raggiungimento della vittoria sul Male ed il piacere e l’invenzione sono subordinati morale e al vero. Altro elemento che distingue nettamente il Furioso dalla Gerusalemme liberata consiste nella varietà di contenuti su cui Ariosto pone l’accento nella sua opera, intrecciando il tema della guerra a quello altrettanto importante degli amori. In Tasso invece scompare ogni riferimento al tema amoroso e viene messo in evidenza esclusivamente il tema della guerra santa, condotta con “armi pietose”, probabile ossimoro dal momento che strumenti di violenza e morte sono associate alla pietas ed alla santità. Nella Gerusalemme le figure dell’antitesi e dell’ossimoro saranno infatti molto frequenti in quanto rappresentano il tentativo dell’autore di tenere assieme forze contrapposte e le contraddizioni portate dall’età della Controriforma. Altra differenza rispetto ad Ariosto s nel fatto che nel Furioso le forze che si oppongono all’uomo sono rappresentate dalla fortuna e dai maghi, mentre in Tasso, che vive nell’epoca della Controriforma e dell’Inquisizione, le due forze contrapposte sono rappresentate dall’Inferno, che ovviamente sostiene l’esercito musulmano, e dal Cielo che invece appoggia i cristiani. Nella seconda e terza ottava troviamo l’invocazione alla Musa in cui Tasso tiene a precisare subito che non si tratta della divinità pagana, che è incoronata di allori sul monte Elicona, bensì di una Musa che diventa una divinità celeste e cristiana che ha “di stelle immortali aurea corona”, quindi l'autore dovrà essere assistito direttamente da Dio nel comporre un'opera di profondo significato religioso, molto diversa dai poemi di intrattenimento dell'epica cavalleresca. In questo proemio in particolare è affrontata la questione del rapporto fra piacere e conoscenza, infatti in questa ottava l’autore chiede perdono alla Musa per aver abbellito con elementi di fantasia la verità storica, “e tu perdonas'intesso fregi al ver, s'adorno in parte d'altri diletti…”, poiché i lettori si rivolgono più volentieri a un'opera con elementi

piacevoli e attrattivi e in tal modo egli potrà più facilmente trasmettere il messaggio religioso ed edificante del poema. Nella terza ottava Tasso sintetizza con un efficace similitudine, tratta dal De Rerum Natura di Lucrezio, il proprio intento, ossia di cospargere l’orlo della tazza con sostanze dolci “soavi licor” per far bere al fanciullo malato una medicina amara al fine di guarirlo: l’inganno del piacere poetico è dunque giustificato esclusivamente dal suo fine didattico e morale. Le ultime due ottave contengono la dedica dell’opera ad Alfonso II d’Este che viene ringraziato dal poeta in quanto lo ha generosamente accolto nella propria corte, lui che era "peregrino errante" in quanto privo di una patria, esule come il padre Bernardo che aveva seguito nell'infanzia. L'autore usa la consueta metafora del viaggio in mare, che per lui è stato difficile perché intralciato dal “furor di fortuna” e rischiava di venire inghiottito dalle onde, finché Alfonso lo ha sottratto alla tempesta e lo ha condotto in porto, dal momento che gli anni della composizione del poema a Ferrara furono in effetti i più sereni nella vita personale di Tasso....


Similar Free PDFs