Appunti - Letteratura Italiana - Prof Cabrini Gerusalemme liberata PDF

Title Appunti - Letteratura Italiana - Prof Cabrini Gerusalemme liberata
Author Luca Ferrari
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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appunti sulle lezioni di letteratura italiana dal 200 al 600 del corso della professoressa cabrini dell'università degli studi di milano...


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LETTERATURA: la gerusalemme liberata 9/11/16 Proemio Intonazione grave e solenne. Canto le armi devote (ossimoro pietose, armi al servizio della patria, origine classica, di Livio) e il capitano che liberò il venerando sepolcro di cristo, e tanto in lui agì la sapienza e il valore nelle armi, molte sofferenze patì, e invano si oppose a lui l’inferno, e i popoli africani (sineddoche di libia) e riunì i suoi compagni sviati (moralmente e fisicamente). Presenza di espressione canto in relazione di armi,decisione del poeta di cantare di quella materia. Io canto l’eroe, sottolinea il capitano (si riconosce serie di elementi presenti nell’eneide, anche elementi sintattici). Invocazione alla musa dopo introduzione. L’oggetto e l’argomento non sono sottolineati nella chiave della novità, nella poetica del tasso non conta la novità della materia, ma la novità del nodo e dell’intreccio della fabula. Tasso per la materia si rifà all’epopea nella poetica aristotelica, la materia del tasso è quella del “perfettissimo poema”, la materia deve essere quindi alta, illustre ed eccellente, imprese di eccelsa virtù bellica, pietà, virtù e religione, vizio e virtù; le grandi azioni sono tratte dalla storia, perchè un’azione eccellente ed alta deve essere dettata dalla storia, l’autorità della storia è importante per ottenere opinione di verità del lettore. La differenza sostanziale tra il vero storico e il vero poetico però si sente, la storia è una rappresentazione del vero nella concretezza dei fatti, mentre il vero poetico è verosimile, i fatti narrati sono verosimili. Tasso dice che narrare i fatti della storia non è da vero poeta, narrare i fatti storici come sono accaduti ed escludere il vero poetico non è credibile, non è bello e poetico: bisogna scegliere storie di verosimiglianza che possano concernere anche il meraviglioso, ricercare il diletto del pubblico, l’opera deve trovare gradimento (lui critica Lucano). Scegliere storie almeno vagamente alterabili, non troppo recenti ma nemmeno troppo remote, non di argomenti dottrinali o teologici, bisogna inserire il meraviglioso cristiano (già parla di intervento di inferno e di cielo), serve un meraviglioso che risulti credibile per il lettore. C’è poi necessità che il poema sia uno, il poema deve essere conclusivo (cosa non avvenuta con orlando furioso, poichè è tratto da orlando innamorato), l’unità è perfezione. La novità, dunque, non sta nella materia ma nel modo in cui si pone il nodo, ossia l’impedimento che si frappone all’azione. In eneide è azione degli dei, che impediscono le azioni lineari di Enea, qui è impedimento dei crociati di raggiungere gerusalemme, anche il suo scioglimento e la composizione dell’intreccio determinano un elemento di novità. Da cosa è posto il nodo? È detto nella prima ottava: piano verticale del conflitto e piano orizzontale: orizzontale è il combattimento con i musulmani, campo di battaglia, conflitto verticale è invece fra inferno e paradiso (satana fa un concilio infernale, canto IV, satana fa rivendicazione di suo ruolo di angelo del paradiso, ordina alle potenze infernali di andare sulla terra e portare discordia e sviamento nel campo crociato e di impedire il compimento della guerra). Lo scioglimento del nodo è annunciato da dio (che dall’alto dei cieli guarda azioni terrene), fine del canto XIII, dal XIV si inizia a giungere verso conclusione (l’opera ha XX canti). A Goffredo e esercito cristiano si contrappone unione di popoli infedeli (già unità perfetta contro moltitudine), ma anche in esercito cristiano c’è sviamento: Rinaldo, eroe simile ad achille, viene allontanato per i suoi cattivi atteggiamenti e poi si incaghisce di Armida. Il tema della perfezione e dell’unità ingloba in sé la varietà: perchè il poema diletti, deve essere vario, ci sono varie azioni in contrasto o in favore di Goffredo di Buglione, com’è la varietà del cosmo, così il poema deve corrispondere (macrocosmo, microcosmo).

Invocazione alla musa: non è musa di poesia mondana, diverse interpretazioni, forse si tratta di Urania, musa della poesia celeste, forse vergine maria o spirito santo (ma non è teoria molto accreditata), qui probabilmente la musa è ispiratriice celeste. O musa, tu che non circondi la fronte di allori effimeri (caduchi, è un ossimoro, contraddizione, alloro è un sempreverde, qui è effimero), ma su nel cielo fra le schiere sacre hai una corona dorata di stelle eterne (contrasto con lauro caduco), tu infondi nel mio petto una divina ispirazione (richiami danteschi), illumina il mio canto e perdonami se io intreccio fregi ed ornamenti alla verità, e se orno le mie carte di piaceri a te non tributati. Sai che le genti sono attirate dove la poesia lusingatrice (parnaso, metonimia) più profonda le sue dolcezze, e la verità abbellita ha persuaso i più restii, così porgiamo al fanciullo malato gli orli del vaso bagnati di dolci bevande (similitudine). Lui ingannato dalla dolcezza beve frutti amari, ma intanto riceve la salvezza: concezione pedagogica dell’arte. Passo ispirato al “De rerum natura” di lucrezio, tematica dell’inganno salutifero anche legata, nel Tasso, ad una concezione controriformistica: giustificazione del proprio operato. In revisione letteraria (fatta ad esempio da Sperone Speroni) c’è trattazione del tema amoroso, che vuole essere ridimensionato, dal punto di vista della rivisitazione ortodossa si vuole togliere storia di Olindo e Sofronia (storia d’amore conclusa con matrimonio) poichè riguarda anche furto di immagini sacre,, si vogliono dichiarare colpevoli del furto anche se non lo sono per salvare gli altri cristiani, ma ci sono anche elementi di carattere sensuale-amoroso e questa parte vuole essere a tutti i costi tolta: Tasso si oppone, la ritiene necessaria, ma nella gerusalemme conquistata non c’è più niente di tutto ciò. Finale è dedica ad Alfonso II: o Magnanimo (di grande animo) Alfonso, che togli me (iperbato, collocazione sintattica mutata) straniero errante (pellegrino viaggiatore e straniero, non è in sua patria, si mette con errante su piano di sviamento), al furore della tempesta mi sottrai e mi guidi al porto e, agitato fra gli scogli e le onde e quasi sommerso (absorto, latinismo), accogli in lieta fronte questa mia opera che porto consacrata a te come se fosse un voto per avermi salvato. Ampia metafora della vita come navigazione e naufragio, salvato da Alfonso II, opera è compenso di gratitudine. Forse un giorno accadrà che la penna un giorno deciderà di scrivere di te quello che ora solo accenna, se i cristiani saranno in pace (c’erano lotte intestine dopo riforma luterana del 1517) e cercheranno di togliere ai turchi la tracia con navi e con cavalli e cerchino di riavere il santo sepolcro, allora è ben ragion che a te conceda il comando delle truppe di terra o della truppa navale, emulo di goffredo, intanto ascolta la nostra poesia e preparati alle armi: principe condottiero. Carattere encomiastico. Rapporto tasso-corte: lui ne è affascinato e conosce il codice che ne regola la vita sociale, ma ha atteggiamento fortemente ambivalente, vedeva nella vita di corte anche le calunnie, le maldicenze, gli aspetti negativi che non lasciavano dominare la verità. In lui c’erano lacerazioni e contrasti che si vedono in una certa misura nella dedica della Gerusalemme conquistata (non qui). Tasso riconosce il binomio fra mano e senno, riprende classicismo ma anche figura dantesca del XVI dell’inferno, figura dannata ma celebrata per virtù civili, elementi classici e moderni. Ci sono anche riferimenti alla “storia della crociata”, testo di Guglielmo di Tiro, ripubblicato nel 1549. Il tono è aulico, solenne, stile tragico e sublime ma anche vaghezza del lirico, aspetti polivallenti ma principalmente intonazione grave. Ciò si vede nell’ “ornato difficile” della disposizione dei termini, della scelta delle immagini, della disposizione delle anafore e in più rompimenti di verso (enjambement), anche parlar disgiunto (però in proemio non si vede perchè ha andamento logico argomentativo), concatenazioni di frasi per il senso, non

da punto di vista logico-grammaticale, insieme simultaneo di aspetti diversi, sottolinea la contraddizione, ci sono ad esempio toni diversi tra loro accostati. Per quanto riguarda le ottave iniziali si percepisce il gusto del sublime, ricerca di parole non comuni, latinismi e metafore, magnificenza anche espressa tramite l’uso di molte figure retoriche (semplificazione e innalzamento). Il suo modo di comporre e scrivere è lontano da equilibrio e armonia petrarchesco, più che eufonia lui ricerca asprezza e congresso di vocali che creino distacco (dialefe molto usata); anche le scelte linguistiche sono lontane da quelle petrarchesche e dai canoni di Bembo, ci furono discussioni sulla lingua della gerusalemme liberata, non punta affatto a riprendere linea toscana ma riprende ambiti diversi della lingua, come latinismi, parole straniere, espressioni di altri aspetti e ambiti della lingua italiana: la composizione non è armonica ed equilibrata, ma è ricerca di nuova varietà unita a complessa musicalità, vuole rappresentare anche le pieghe più ambigue dell’animo umano, i suoi contrasti. Ciò si vede anche nella stessa organizzazione in blocchi contrapposti del testo. Scelta della forma metrica: ottava, scelta fonico-tilistica molto attenta, il Tasso era un attento lettore e aveva visto il favore del pubblico nei confronti dell’Orlando, ne indaga le motivazioni e ricerca il perchè dell’ampia ricezione. Il tasso è, inoltre un abile scenografo, abilissimo a rendere la teatralità, la temporalità, lo spazio e l’azione: dualismo fra aspetti diversi e spazi diversi, campo crociato e gerusalemme, piano verticale e piano orizzontale, doppio movimento, movimento centrifugo di chi si allontana dal campo crociato per sviamento (allontanamento più forte è quello di Rinaldo, rapito da armida e portato alle canarie). Sapiente composizione e strategia di cambi di focalizzazione dall’uno all’altro fronte, autore non prende parola in proemi, ma interviene attraverso commenti interni, narratore passionato, non è esterno agli eventi narrati, ma vediamo la partecipazione dell’autore nei confronti della sua materia. C’è inoltre scandaglio psicologico nei confronti dei personaggi, indagate intime contraddizioni e debolezze dei personaggi. Canto XIII: particolare, ci dà appresentazione di magia nera ed effetti che essa comporta. Inoltre Tancredi e Clorinda, tancredi uccide inconsapevolmente la donna, è stato soccorso, ferito in animo e corpo, è ancora debole ed ha appena compiuto le esequie di clorinda. Ismeno e Clorinda vanno a bruciare la torre, Ismeno è un mago malvagio anima nera che agisce per il re Aladino, prima era cristiano ma poi aveva abiurato fede cristiana per musulmanesimo ma, come non era un buon cristiano, non è un buon musulmano. Si reca in foresta di Saron, dove i crociati trevano il legname per le macchine da guerra, ci viene presentata come piena di piante antiche ed orrende che incutono timore, gli stessi viandanti non ci entrano, ci sono dicerie su di essa (streghe fanno lì Sabba, atmosfera cupa), tutti stavano lontani. L’incantesimo di Ismeno non viene descritto con cura, poichè sarebbe stato censurato il rituale, si spiega solo cosa succedde, evocazione forte e minacciosa di diavoli dell’inferno, vanno a stabilirsi in questa foresta come ismeno voleva (ottava undicesima). Ismeno poi torna da Aladino e gli dice di stare tranquillo, cristiani non possono rifare macchine da guerra, ed in più lui è astronomo e prevede che ci sarà una grandissima siccità (lui può fare previsioni). Non possono fare attacco, c’è condizione invivibile per calura immensa di terra e impossibilità di dissetarsi, quindi i crociati non potranno continuare il combattimento. Focalizzazione su ismeno, incantesimo e foresta si interrompe dopo questo discorso, dopodichè si torna a campo crociato. Buglione (alter ego di enea, detto Pio Buglione) vuole passare ad azione dopo distruzione torre di guerra, ne vuole creare un’altra e manda carpetieri nella foresta: rappresentazione progressiva, prima manda loro, poi cavalieri, poi mandano Alcasto (un uomo saccente m audace), poi altri cavalieri e poi Tancredi, ma tutti devono tornare indietro. La foresta è un elemento rivelatore dell’inconscio di ciascuno e delle sue paure, rappresenta angoli oscuri della psiche, ognuno conosce lì le proprie debolezze inconsce ed è costretto a non procedere

oltre. La debolezza di Tancredi è suo amore per Clorinda, che ha ucciso senza volerlo, voce finta di lei gli impedisce di agire: materializzazione dei propri timori ed angosce, debolezze che non è possibile superare senza intercessione di Dio. Solo rinaldo riuscirà, canti dopo, a vincere la foresta, dopo lungo percorso di espiazione e pentimento. La foresta suscita un “timor novo” ed insolito. Alcasto nella foresta, ottava XXVII, non ha paura di niente, si sente forse e si avvia all’interno della foresta, non si spaventa per l’aspetto della foresta come i fabbri/carpentieri, ma ad un certo posto scoppia un fuoco orribile, rievoca la città di Dite, ed è costretto a ritirarsi: ebbe sdegno e vergogna per aver sentito la paura nel suo cuore, la sua faccia ora è timorosa. Goffredo capisce che ci sono degli incantamenti, e vuole mandare un cavaliere acceso di nobile volontà, mandato alla ventura (parola dei poemi epico-cavallereschi per intendere le grandi imprese, qui invece l’impresa è volta ad uno scopo preciso). Tancredi, ancora molto debole per le ferite, sa che c’è bisogno di lui e va anche se le sue condizioni non sono le migliori (ottava XXXIII). Tancredi è molto razionale, arriva di fronte alle fiamme che avevano spaventato Alcasto e pensa: saranno fiamme vere? Deve procedere, perchè altrimenti l’esercito è perduto, fa un atto di coraggio e salta dentro al fuoco. Appena tocca il fuoco, esso sparisce e porta una nuvola oscura ed invernale (freddo, inverno), che però sparisce a sua volta. Tancredi è stupefatto, ma non spaventato, prosegue ed arriva in un largo spazio che sembra un anfiteatro. Al centro c’è un cipresso (pianta funebre per eccellenza). Intorno ci sono dei geroglifici che dicono che in quel posto c’è la presenza dei morti, quel luogo non va violato. Mentre sta cercando ad intendere le scritte, sente il vento scuotere le piante accompagnato ad un suono di pianto. Tancredi sente un senso di pietà, spavento e dolore, ma è coraggioso e percuote il cipresso con la spada: dall’albero esce del sangue. Sente a questo punto la voce di clorinda, che si lamenta dicendo che tancredi ha profanato il luogo del suo riposo (richiama Dante, Pier delle vigne, e Polidoro dell’Eneide). Tancredi capisce che è una finzione, ma domina in lui la follia amorosa, la sofferenza è troppo grande, rivive la battaglia e non riesce a proseguire. Tancredi torna indietro, annuncia ciò che vede nel bosco a Goffredo e gli dice che lui è vinto, non può più colpire gli alberi. Per Goffredo è situazione di estrema difficoltà: interviene Pier l’eremita con una profezia, dicendo che sarà Rinaldo a vincere l’incanto della selva. L’atmosfera del canto muta, da buio di selva a luce accecante della siccità (descrizione articolata), goffredo in estrema difficoltà si rivolge a dio e lo prega di condurre loro alla salvezza (come fece mosè). Poi, torna Rinaldo, che affronta la foresta: lì sente voce di Armida e le sue seduzioni, ma lui combatte e non cede, riesce ad avere la meglio e taglia il mirto, in realtà è un noce (Noce dei sabba di benevento). Tasso mette in evidenza aspetti estremamente contradditori e sanguinari della guerra, capisce che c’è male anche in bene, figura di Solimano che osserva la battaglia a gerusalemme dall’alto....


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