riassunto di introduzione alla storia delle religioni di Angelo Brelich PDF

Title riassunto di introduzione alla storia delle religioni di Angelo Brelich
Course Storia Medievale e Didattica Della Storia
Institution Università degli Studi di Cagliari
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riassunto che mi ha aiutato negli studi (per informazione è molto riassuntivo consiglio uno studio insieme al libro)...


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PRIMA PARTE Il concetto di: “religione” non presuppone la prevalenza di una religione su un’altra ma viene inteso come un concetto. Bisogna dire che il concetto di religione essendo in ambito storico è soggetto a mutamenti. Il nostro concetto, dunque, è un prodotto storico. Non esiste nelle lingue dei primitivi e delle civiltà antiche termini che rimandano alla religione e dunque cercare una definizione valida in “se” della religione. La religione dell’occidente moderno sembra composta da diversi elementi, che sono: A credenze religiose B pratica rituale C comportamento religioso D relazioni con personale specializzato

CREDENZE RELIGIOSE Credere è un concetto generico e nient’affatto prettamente religioso. È importante capire che entrambe le forme del credere possono essere sia profane che religiose. Il credere con alternativa è caratteristico delle religioni di civiltà complesse e porta verso a una dottrina religiosa. Nelle civiltà primitive, invece, le credenze religiose sono del tipo privo di alternativa che non porta a dottrine poiché non ha bisogno di essere affermato. Gli oggetti di credenze religiose sono di una varietà estrema.

A: STORIA SACRA O MITO In esse si crede spontaneamente e vengono chiamate mito. Il termine greco mythos che significa narrazione viene poi adoperato dai filosofi greci per indicare un discorso fantastico o falso. Fino alla metà dello scorso secolo alcuni credevano che i miti fossero solo tentativi di spiegare i fatti della natura. In contrapposizione a ciò esiste la “teoria intellettualistica” che li considerava espressioni fantastiche e spontanee. Solo l’etnologia moderna dice che per la giusta comprensione dei miti è indispensabile per conoscere i precisi dettagli delle istituzioni. Dal punto di vista della sua forma, il mito è originariamente una tradizione orale delle società nelle quali esistevano narratori specializzati che venivano definiti perfino i proprietari del mito e le diverse varianti a volte sono date proprio dai diversi narratori. Ogni mito si svolge nel passato in un tempo differente di quello del presente. Non è la distanza cronologica che caratterizza il tempo del mito, bensì la sua differenza dal tempo attuale. Il mito racconta l’origine di ciò che è ritenuto importante e per l’insieme dei miti di una singola civiltà possiamo usare il termine mitologia. La mitologia di un popolo costituisce un insieme organico di modo che è difficile isolare un mito singolo senza conoscerla interamente. I miti fondano le cose come devono essere e fonda le cose conferendo loro valore. La maggior parte delle religioni ha dei miti in cui sono incluse le divinità stesse.

B: ESSERI SOVRAUMANI E NON-UMANI In tutte le religioni esistono credenze relative a esseri che trascendono la condizione umana. C’è da dire però che non esiste nemmeno una religione che parla unicamente di questi esseri. È opportuno dividere questi esseri in due grandi categorie.

1. Esseri extraumani puramente mitici Ogni mito implica almeno uno di questi esseri extraumani. I tipi di personaggi mitici sono praticamente illimitati:

1) Il creatore: diverse mitologie conoscono un essere che ha creato il mondo, i primi uomini ed ha dato a questi le prime istruzioni ma poi con ciò ha assolto alla propria funzione e non interviene più nelle sorti del mondo creato. 2) Il trickster: personaggio astuto, ingannatore e protagonista di numerose avventure. Agisce calpestando ogni norma di comportamento valida per la società che narra le sue vicende. Essi sono inseparabili dalle condizioni caotiche di “molto tempo fa” da cui sorgerà il mondo ordinato. L’essenziale in questo tipo di miti è che la creazione è il risultato della cooperazione-opposizione tra creatore e trickster. 3) Il primo uomo: lo distinguono dal creatore due tratti: egli non crea, ma genera, gli uomini da cui discenderà l’umanità e che egli stesso sceglie il modello al quale gli umani dovranno ispirarsi. Egli è l’antenato comune a tutti. 4) L’eroe culturale o civilizzatore: facilmente si confonde con i personaggi precedentemente menzionati. Egli compie atti fondatori compresi quelli che altrove sono di competenza del creatore (separazione cielo e terra). Se in una mitologia figura già un creatore egli assume il ruolo di antagonista. 5) L’antenato mitico: anche le singole comunità hanno l’origine nel mito. Un caso particolare dell’antenato mitico è quello là dove l’organizzazione religiosa e sociale è totemica. (forma culturale particolare di certi popoli in cui vi è un particolare rapporto di un gruppo consanguineo umano con una specie animale). 6) Il ‘Dema’: spesso sono antenati dei singoli clans. Il punto comune di tutti i miti dei Dema è che il Dema viene ucciso e dal suo corpo spuntano per la prima volta i vegetali coltivati dal popolo. Questi vari tipi di figure mitiche hanno la stessa funzione del mito stesso.

2. Esseri sovraumani esistenti nel presente. Questi si distinguono dai precedenti per il fatto che la loro attività o i loro possibili interventi in quanto accade, sono previsti anche durante l’attuale esistenza 1) L’essere supremo: egli è datore di tutto ciò che è umanamente incontrollabile ed esistenzialmente importante. Spesso l’essere supremo attivo ha un culto scarso ma può avere anche offerte primiziali o sacrifici. Spesso è anche creatore però non può mai essere paragonato ad un Dio. 2) Il signore degli animali: è ben caratterizzato per certi suoi tratti (tra cui la sovranità sugli animali particolarmente su quelli che si cacciano). 3) La terra madre: a volte la figura dominante nell’immaginazione religiosa di un popolo è femminile. Una simile figura viene spesso unita in coppia con l’Essere supremo celeste in modo da avere un cielo-padre e una terra-madre. 4) Gli spiriti: il termine ‘spiriti’ ha acquistato diritto di cittadinanza nel linguaggio storicoreligioso con l’opera di Tylor che nella credenza in spiriti credeva di individuare la prima forma della religione umana. Esistono diverse categorie di questi esseri: a) Gli spiriti della natura temibili perché non si sa mai dove siano e che cosa vogliano; b) Cambia il significato quando si parla dello spirito di qualcosa di preciso. Questi rappresentano la potenza delle cose alla quale sono attribuite e delle quali si personalizzano; c) Gli spiriti protettori, ai quali l’uomo si affida, sono esseri che hanno il potere e l’intenzione di difenderlo e di aiutarlo; d) Gli spiriti dei morti. Molti popoli credono che questo spirito permanga affianco al corpo del defunto, altri credono che lo spirito possa aggirarsi nei dintorni della sua vecchia abitazione, 5) Gli antenati: la loro figura religiosa è nettamente distinta da quella degli spiriti dei morti. Il morto cessa di essere pericoloso ma diviene addirittura protettore della sua famiglia. Il culto degli antenati presso molte popolazioni rappresenta il fulcro delle religioni. 6) I feticci: si chiamano così gli oggetti che l’uomo produce per poterli venerare.

7) Le divinità: le divinità sono riservate al politeismo proprio perché al monoteismo è riservato il termine Dio. 8) Il dio unico: le tre religioni incentrate sulla credenza in un solo Dio (cristianesimo, ebraismo e islamismo) sono tra di loro geneticamente connesse. Si dice che esse derivano tutte da una religione ben più antica, quella mazdea, dell’antico Iran. Gli dei del politeismo seppur molto potenti non possono essere onnipotenti, onniscienti e nemmeno perfetti. Il dio unico è inoltre trascendente, cioè, è al di fuori della realtà.

I RITI Vi sono numerose classificazioni dei riti, sia dal punto di vista puramente formale sia dal punto di vista del loro scopo. Esiste una distinzione tipologica tra i riti inseriti nel culto di esseri personali sovraumani e riti che sono sostanzialmente privi di riferimento chiamati “autonomi”. Per culto s’intende l’insieme di dei rapporti permanenti del gruppo umano con un determinato essere sovraumano. Il culto è pubblico ed è un’istituzione stabile permanente. Quando un culto si manifesta esso appare sotto forma di riti detti “culturali”. Questi sono di una varietà estrema. Esistono riti magici e non-magici. I riti magici mirano ad ottenere effetti reali come la pioggia. Altri riti invece non mirano a provocare una modifica della realtà. Questi riti sono i così detti ‘riti di passaggio’. Ogni rito di passaggio si articola in tre fasi: riti di uscita, riti connessi con il margine e riti di aggregazione. Un altro esempio di rito di passaggio è quello caratteristico di iniziazione in cui l’individuo diventa adulto e viene ammesso alla società. Il rito di passaggio è il procedimento atto a sottrarre i fenomeni d’importanza esistenziale al dominio della natura e a trasformarli in fenomeni umani. I riti di purificazione, risultano magici per i primitivi che non riuscivano a distinguere tra impuro e sporco e che immaginavano che l’impurità fosse qualcosa di materiale, ma risultano a noi che li studiamo semplici riti di passaggio. Bisogna aggiungere che se la società sapesse che i riti sono sue creazioni questi smetterebbero di avere una formalità. Il rito, per essere tale, è preso sul serio: in esso si crede e per esso valgono tutte le considerazioni che si possono fare sulle ‘credenze’ religiose, cioè sulla fede. Si possono individuare diverse tipologie di rito: 1) Preghiera e invocazione: l’invocazione si trova in ogni preghiera, ma siccome si trova durante la storia anche singolarmente può essere definito un rito a sé. La preghiera, invece, implica sempre un’invocazione all’essere oggetto di culto. Si possono distinguere: preghiere occasionali, periodiche e abituali. Le prime, si legano a situazioni di crisi; le secondo sono legate alle crisi ricorrenti, cioè ai momenti di passaggio del tempo; mentre le preghiere non legate a occasioni particolari hanno il loro fondamento nella permanente crisi implicita nella condizione umana. Uno sviluppo particolare della preghiera è l’inno il quale può includere l’enumerazione degli attributi o degli epiteti delle divinità. 2) Il sacrificio: il termine ha assunto negli anni i significati più vari e prevede: a) L’offerta primiziale: essa precede la consumazione del cibo. Il primo pezzo è per gli esseri sovraumani ed il resto è per gli uomini. Siccome il mondo agli occhi dei primitivi era di proprietà degli esseri sovraumani, consumare un cibo preso dalla natura sarebbe un sacrilegio. Con l’offerta primiziale si desacralizza l’alimento e lo si rende adatto alla consumazione. b) Il ‘sacrificio’- dono: teoricamente questo tipo di rito si fonda su un’esperienza inversa rispetto a quella dell’offerta primiziale. Per rendere però proprietà degli uomini gli animali e i vegetali c’è bisogno di una preliminare consacrazione. c) La comunione: nel sacrificio in cui la maggiore e la migliore parte della vittima viene consumata dal gruppo umano, i beneficiari sono quasi sempre gli uomini. Questo sacrificio si basa sull’idea della comunione che simboleggia l’aggregazione e la fratellanza della comunità.

3) La Festa: la festa, non si include nel concetto di rito. Proprio perché i riti si possono celebrare in qualsiasi tempo, mentre certe feste non sono più ricche di riti rispetto ai giorni considerati “non festivi”. Le feste hanno normalmente un aspetto ‘commemorativo’. Durante la festa si esce dal tempo profano soggetto a contingenze, per ritrovare il tempo che fonda il senso dell’esistenza. Le feste periodiche sono connesse con l’obiettiva concezione ciclica del tempo e costituiscono probabilmente le basi storiche e ad ogni modo i cardini di ogni calendario. Può essere un rito autonomo ma come gli altri riti così considerati può essere messa a rapporto con esseri sovraumani attivi ed avere un carattere culturale. 4) La divinazione: i riti divinatori si orientano nel senso di imporre un ordine all’esistenza e di controllare le contingenze. Esistono metodi divinatori che sembrano presupporre la connessione assoluta di tutti gli accadimenti. Esiste ed è largamente diffusa la divinazione ‘ispirata’. Certe persone (sciamani, veggenti) sono in grado di entrare direttamente in contatto con le potenze che governano gli eventi tramite un’uscita del soggetto dalle condizioni ‘normali’. L’istituzione culturale legata a un luogo di culto di un qualsiasi tipo di divinazione si chiama Oracolo.

Il comportamento religioso Tutto il comportamento umano può avere un carattere religioso. Vi sono norme e divieti che vengono spesso considerati come religiosi. Tra le tante possibili istituzioni religiose c’è il tabù. Viene definito come rito ‘negativo’, ma rito non è perché non consiste in un’azione ben circoscritta. Il tabu è fondato su un rapporto: in una stessa tribù in cui per un clan è definito tabù un determinato cibo, esso non lo è per un altro clan. Si parla di tabu di oggetti, di cibi, di periodi di tempo, di tabu delle parole (tabu lessicali), di tabu di persone. Un’altra via di contatto tra vita quotidiana e religione è offerta dal simbolismo. Il simbolo va distinto nettamente dall’allegoria. Il simbolo è simbolo solo in quanto e fin tanto che tra di esso e la cosa ‘simboleggiata’ si avverte una reale e significativa equivalenza. In base al valore simbolico avvertito nelle cose, anche le azioni più semplici della vita pratica possono assumere un aspetto religioso. Esistono determinati tipi di comportamenti che si manifestano solo in determinate persone. Ad esempio, l’ascesi, in cui si praticano astinenze per porsi in condizioni particolari. Essa può combinarsi con il misticismo quando è concepita come condizione favorevole alla comunicazione con gli esseri sovraumani. Il mistico può essere considerato in maniera negativa o con indifferenza ma rappresenta. Il contatto con le divinità viene valorizzato in forma attiva con il profetismo.

L’organizzazione religiosa Di una organizzazione religiosa si può parlare solo dove esiste una distinzione tra ciò che è religioso e ciò che non lo è. Questo nasce dalla nascita delle specializzazioni. Quando i compiti del capo risultavano troppo gravosi egli iniziò a delegare altri al suo posto tra cui quelli di carattere rituale. Non tutte le specializzazioni nascono però per delega e così neanche tutte le specializzazioni religiose. Specializzazioni d’ogni genere possono sorgere da inclinazioni, doti, vocazioni personali. Esistono specialisti di cosa religiose che appaiono dotati di qualità particolari che li predestinano all’esercizio di funzioni che altri non potrebbero compiere. Queste persone vengono chiamate “stregoni”, “fattucchieri” e “sciamani”. Questi termini però hanno un duplice funzione: può essere indirizzato a chi pratica la magia nera e sia a coloro che servono beneficamente gli individui e la comunità stessa.

SECONDA PARTE Sulle basi della concezione evoluzionistica si arrivava a concepire i popoli ‘primitivi’ come popoli “senza storia” così come lo sembravano i popoli preistorici. Oggi, però le civiltà primitive non possono essere giudicate inferiori alle altre. Le civiltà primitive non sono fuori dalla storia e non sono perciò definibili preistoriche. Le civiltà primitive sono solo qualitativamente differenti dalla civiltà moderna. È stato largamente dimostrato che anche i primitivi ragionano logicamente in diversi settori della loro attività. Vi è un criterio obiettivo per distinguere due grandi categorie cui si possono applicare i termini di civiltà primitive e superiori. Manca in generale l’uso della scrittura nelle civiltà primitive, manca anche la costruzione di abitazioni stabili e mancano anche particolari tecniche agricole. I popoli primitivi vivono ancora oggi in tutti i continenti e arcipelaghi del mondo. Nessuna di queste civiltà è rimasta completamente immune da influssi provenienti da civiltà superiori e della moderna civiltà industriale euro-americana. I popoli primitivi subirono il dominio dei bianchi che portò alla disgregazione del loro tradizionale modo di vivere e della loro civiltà organica. Per diverse che siano le religioni dei popoli primitivi esse si studiano con un metodo unico, solo mediante la osservazione diretta anziché in base ai documenti scritti o a monumenti archeologici fonti indispensabili per la conoscenza delle religioni dei popoli superiori. È naturalmente impossibile illustrare tutte le religioni dei popoli primitivi ma è possibile dividerle in tre grandi gruppi:

RELIGIONI DI POPOLI CACCIATORI E RACCOGLITORI L’etnologia chiama cacciatori e raccoglitori quei popoli che non producono generi alimentari e che si limitano ad appropriarsi di quello che trovano in natura. Essi vivono quasi ovunque in ambienti inospitali e dove sono stati relegati da popoli più evoluti. Essi hanno una cultura materiale ridottissima e vivono in gruppi numericamente ristretti. Essi osservano una divisione del lavoro tra i sessi affidando agli uomini la caccia e alle donne la raccolta.

RELIGIONI DI POPOLI COLTIVATORI PRIMITIVI Uno dei più significativi rivolgimenti della storia umana prese inizio quando qualche gruppo umano passò dal sistema della semplice ‘appropriazione’ a una qualsiasi forma di produzione degli alimenti. Come ciò sia avvenuto, resta ancora molto problematico. La prima ipotesi si rifà a quei casi di quasi impercettibile passaggio dalla fase della caccia a quella della pastorizia usando come esempio quelle civiltà che iniziarono ad allevare le renne considerato come allevamento intermedio perché queste civiltà seguivano le migrazioni delle renne. Questo esempio però non ha valore di prova perché gli animali da lungo tempo allevati dovrebbero assumere caratteri particolari. Per gli inizi della coltivazione non si possono fare che ipotesi. Probabilmente, non si saprà mai come a un gruppo umano si sia rivelata l’opportunità di coltivare certe piante alimentari. La vita sedentaria permette e promuove lo sviluppo dell’artigianato; la coltivazione permette la creazione di agglomerati umani più estesi.

I Venda Sono un popolo di circa 150.000 anime sorto da due ondate di invasori e da un popolo autoctono. Solo nel 1899 sono stati definitivamente sottomessi, vivono soprattutto di coltivazione ed hanno anche un notevole allevamento di Bovini. Il loro artigianato è quasi esclusivamente affidato ad un popolo loro limitrofo, i Lemba. Al centro dell’organizzazione sociale vi è il capo che ha una sua vera e propria corte e una specie di ministero. Nella società dei Venda vige la poligamia e la sposa viene pagata con un grosso prezzo. La religione La posizione del capo presso i Venda è un esempio tipico della regalità sacra a livello etnologico. Il capo dei Venda non è soltanto dal punto di vista politico al vertice della società. L’attività principale del re è puramente rappresentativa e consiste nel mangiare e bere con gli ospiti; anche nella vita quotidiana, si adopera un linguaggio speciale, in quanto ogni termine comune viene sostituito da un altro se si parla del capo. Questo sottolinea la diversità del capo rispetto agli altri comuni mortali.

Per il capo, sua moglie è una stretta parente (cugina o nipote) e il suo successore viene scelto viene scelto di preferenza tra i figli di questa prima moglie. Il successore viene scelto dalla sorella e dal fratello del capo che hanno una posizione preminente nella corte. La morte del capo viene a lungo tenuta nascosta fino alla convocazione del popolo con la proclamazione del nuovo successore. Già le regole di successione fanno intendere che il capo deve la propria posizione sacrale alla sua ascesi. Il culto degli antenati del capo è al centro della religione dei Venda ma rappresenta solo un caso particolare del culto. Anch’essi credono in diversi spiriti che non sono affatto degli antenati. I venda conoscono e venerano un Essere Supremo di nome Raluvhimba cui si attribuiscono caratteri uranici e meteorici ed è ritenuto anche creatore. In un tempo, secondo i Venda, l’essere supreme appariva al Re sulla cima di un monte per annunciargli la pioggia. Il culto degli antenati per i Venda è molto importante nella coltivazione rappresentato tramite il simbolismo. Un toro nero ad esempio rappresenta la totalità degli antenati e altri singoli oggetti rappresentano i singoli morti. I riti agrari gettano luce sia sulla funzione principale degli antenati, sia sulla posizione del capo e sia sul sistema sociale...


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