Riassunto tartarino sulle alpi cepparrone - Manuale di storia delle religioni PDF

Title Riassunto tartarino sulle alpi cepparrone - Manuale di storia delle religioni
Author Federica Di Chio
Course Antropologia
Institution Università di Bologna
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Summary

riassunto completo tartaro sulle Alpi cepparone ...


Description

Tartarino sulle Alpi di Alphonse Daudet 1872 I.

Apparizione al Righi-Kulm. – Chi sarà? – Ciò che si dice intorno ad una tavola di seicento posti. – Riso e prugne secche. – Un ballo improvvisato. – Lo sconosciuto scrive il proprio nome sul registro dell’albergo. – P. C. A.

Il libro si apre con un piccolo flashback: all’hotel Righi-Kulm, situato in luogo turistico della Svizzera dove partono spedizioni alpine per Jungfrau, una montagna delle Alpi Bernesi. Un giorno la folla notò qualcosa di strano che piano piano emergeva dalla nebbia: era un omaccione sulla cinquantina, con due occhi enormi verdi, vestito con l’attrezzatura per scalare. La gente lo osservava curiosa, egli chiese all’albergatore con un accento meridionale una camera, dove riposarsi, poi prese posto nella sala da pranzo dove vi era una tavola da seicento posti imbandita di pietanze di ogni genere. Dopo aver ballato con diversi ospiti, tra cui anche una viennese grassottella dagli occhi maliziosi, si recò a letto. Una cameriera gli chiese di compilare un documento ed egli si firmò con il nome di "Tartarino di Tarascona”. II.

Tarascona: cinque minuti di fermata! – Il Club delle Alpine. – Spiegazione del P. C. A. – Conigli selvatici e conigli da cortile. – Questo è il mio testamento. – Lo sciroppo di cadavere. – Prima ascensione. – Tartarino tira fuori gli occhiali.

Tarascona era una piccola cittadina francese dove, nonostante non vi fossero le Alpi, ma le così dette Alpine ovvero una catena di collinette, era presente il Club Alpino. Tartarino un uomo conosciuto e amato da tutti per le sue antiche gesta, era, infatti, divenuto il presidente del Club Alpino (P.C.A.) dopo aver compiuto diversi viaggi tra cui uno in Algeria, dove aveva ucciso un leone, per dimostrarlo aveva riportato le pelli che erano ancora oggi conservate all’interno di un museo. Costecalde era il suo rivale, attualmente vicepresidente, non si dava pace e voleva ad ogni costo diventare il presidente. Così un giorno fece arrivare da Parigi una serie di libri antichi per trovare la spedizione più adatta a lui. Tartarino seppe di ciò e si affrettò a preparare il testamento che consegnò all’amico farmacista, bevve un sorso del suo sciroppo di Calabria e poi si decise a partire in direzione del monte Righi. Arrivato in un albergo, chiede indicazioni per giungere alla vetta, il responsabile gli comunicò che c'è un treno apposta per i turisti, lui da vero alpinista qual è decide di raggiungerla a piedi ma si perde e dopo sei ore di cammino, scorge nella nebbia un albergo: il Righi-Kulm. (collegamento col flashback) III.

Un allarme sul Righi. – Calma, calma! – Il corno delle Alpi. – Quel che trova Tartarino sullo specchio svegliandosi. – Perplessità. – Si cerca una guida per telefono.

Nella notte è svegliato da un allarme assordante e dalla gente spaventata che esce dall'hotel di corsa, tutti credettero che si trattasse di un incendio invece ci si rende conto che non vi era nessun pericolo, ma era solamente una tradizione dell’hotel svegliare tutti all'alba per vedere il sole sorgere. Aiuta Sonia, una donna svizzera con la quale aveva dialogato la sera precedente, a rimettersi la scarpetta e rimane impressionato dalla sua bellezza. Appena sveglio, Tartarino, nella camera d’albergo trova una lettera minacciosa appesa allo specchio, ma non ci dà peso. Fatti i bagagli, si prepara a partire ma nota un quadro dalla cornice nera che raffigurava un terribile incidente avvenuto su Monte Cervino, spaventato decide di voler fare la spedizione con una guida; scopre però che la migliore, secondo il giudizio di tutti, aveva deciso di vistare Tellsplatte una cappella commemorativa in onore di Guglielmo Tell. Allora Tartarino decide di fare una piccola deviazione al percorso e di raggiungere la guida e partire poi il giorno seguente. IV.

Sul battello. – Piove. – L’eroe tarasconese onora i Mani. – La verità su Guglielmo Tell. – Disillusione. – Tartarino di Tarascona non è mai esistito. – «Toh, Bompard!».

Prese il battello per giungere alla cappella commemorativa, entrato, vide le pitture che rappresentavano gli episodi principali della vita dell’eroe, ma ne rimase deluso poiché in un'opera era impugnata male la balestra, l’artista sentendo ciò che l’uomo diceva prima s’infuriò poi riflettendoci decide di rappresentare Tartarino con la posizione corretta trovandolo simile a Guglielmo Tell. Vide allora la Svizzera con tutta la sua storia, in altre parole un mondo che viveva a spese di questo eroe immaginario, innalzandogli statue e cappelle, organizzando feste patriottiche tutto ciò in onore del grande patriota che tutti sanno non essere mai esistito. Tornato di buon umore, si diresse all’hotel, dove la guida avrebbe passato la notte, trova Bompard un suo compaesano, ex-gerente del Circolo, che scopre, essere la guida di cui tutti parlano. Iniziano a conversare e Tartarino gli racconta del motivo della spedizione, della sua paura dopo aver visto il quadro. V.

Confidenze sotto una galleria.

La guida spiega al compaesano che la Svizzera com’è rappresentata non esiste, ma è solamente luogo creato per attirare sempre più turisti e quindi incassare ricchezze. Perfino nel caso in cui una persona cadesse in un dirupo, non si farebbe nulla perché vi sono ovunque delle protezioni. Tartarino, gli confida della lettera minacciosa ricevuta la mattina stessa, Bompard incuriosito da ciò gli spiega che potrebbero averlo scambiato per una spia e in quel caso lo vorranno uccidere. VI.

Il Passo del Brunig. – Tartarino cade nelle mani dei nichilisti. – Sparizione di un tenore italiano e di una corda fabbricata ad Avignone. – Nuove prodezze del cacciatore di berretti. – Pum! pum!

Il giorno dopo partono, non trovando posto sulla carrozza che conduceva al Passo del Brunig, Tartarino si siede vicino alla svizzera Sonia e al fratello Manilof (secondo Bompard coloro che lo volevano morto). Iniziano a conversare, lui spiega a Sonia chi è realmente e inizia a raccontare alcune delle sue avventure in Algeria, poi fu il turno della giovane svizzera che ammise di avere in comune con Tartarino la caccia delle grandi belve, con la diversità però che lei e il fratello erano alla testa del partito nichilista e quindi “cacciavano” persone. Arrivati in cima al Brünig, si fermarono poiché era l’ora della colazione: gomitate, grida, liti furiose attorno ai diversi vassoi così decisero di mangiare all’interno della carrozza. VII.

Le notti tarasconesi. – Dov’è? – Ansietà. – Le cicale del corso rivogliono Tartarino. – Martirio di un gran santo tarasconese. – Il Club delle alpine. – Che cosa accadeva nella farmacia della piazzetta. – A me, Bézuquet.

A Tarascona arriva una lettera indirizzata all’amico farmacista ed egli comunica subito quanto c'è scritto al Club Alpino, poiché era in corso una seduta notturna per parlare della presidenza e di Tartarino. Egli spiega che il Presidente chiedeva la bandiera della città per poterla esporre una volta giunto in cima alla vetta prescelta (in realtà non era scritto questo nella lettera ma l’amico sentendosi in dovere di dimostrare che Tartarino era degno del ruolo di presidente s’inventa questa versione). S’inizia a discutere su chi dovesse partire per consegnare la tanto voluta bandiera, alla fine vengono scelti Bravida, Excoubarniès e Pasqualone. VIII.

Memorabile dialogo fra la Jungfrau e Tartarino. – Un salotto nichilista. – Un duello con i coltelli da caccia. – Incubo spaventoso. – «Sono io quello che cercate, sìgnori?». – Strana accoglienza fatta dall’albergatore Meyer alla delegazione tarasconese.

Tartarino stava all'hotel di Jungfrau, lì c'erano due guide: Rodolfo Kaufmann e Cristiano Inebnit per lui pronte a partire, ma ogni giorno lui le respingeva e chiedeva più tempo; il vero motivo era che la bella svizzera Sonia l’aveva fatto innamorare di lei e voleva trascorrere più tempo possibile insieme. Una sera il fattorino dell’albergo gli comunica che c’è gente per lui, all’inizio appare spaventato poi capisce che sono i suoi cittadini di Tarascona: Bravida, Excoubarniès e Pasqualone.

IX. Il camoscio fedele. Il giorno successivo partono per Grindelwald, dove avrebbero trovato le guide, incontrano un suonatore ed essendo stanchi e affamati chiedono a lui se c'è un albergo nelle vicinanze, egli risponde che a due passi si trova il Camoscio Fedele. Arrivati, con sorpresa scoprono che il padrone era un antico cacciatore di camosci, Tartarino si rammaricò di non avere con sé la carabina, ma egli non solo gliela prestò, ma si offrì di guidare quei signori a un covo a lui noto. Qui cercarono di uccidere un camoscio ma fu più svelto di loro. Tartarino si sentiva malato, decide così di riposarsi e rinviare la partenza. I suoi amici che si stavano scaldando in cucina trovarono un episodio strano: il loro amico animale che beveva tranquillamente del vino caldo. X.

L’ascensione sulla Jungfrau. – Tò! I bovi! – I ramponi Kennedy non funzionano, e la lampada a cannello nemmeno. – Apparizione di uomini mascherati alla capanna del Club Alpino. – Il presidente nel crepaccio. – Ci lascia gli occhiali. – Sulle cime. – Tartarino diventato Dio.

Tartarino parte di nuovo per giungere al ghiacciaio del Guggi insieme alle due guide mentre i suoi tre delegati ritornano a casa. Alla fine della serata si rifugiano in una capanna del C.A.I., attrezzata solo con un fornello, un tavolo e lì vi trovarono la cena. Bussarono alla porta due americani, guide e portatori che rientravano da una spedizione sulla Jungfrau; il giorno successivo s’incamminano tutti per la destinazione scelta, a un tratto si trovano davanti ad un crepaccio e rischiarono la pelle ma fortunatamente si salvarono. Il presidente prese la bandiera tarasconese e la fece sventolare due o tre volte, poi conficcata la punta della piccozza nella neve, si rilassò : aveva completato la sua missione! XI.

In cammino per Tarascona! – Il lago di Ginevra. – Tartarino propone una visita alla prigione di Bonnivard. – Breve dialogo in mezzo alle rose. – Tutta la banda in gattabuia. – L’infelice Bonnivard. – Dove si ritrova una certa corda fabbricata ad Avignone.

Dopo alcuni giorni Tartarino e i delegati ripresero il cammino di ritorno, decidono, però, di fare una deviazione a Montreux. Mentre erano sull'omnibus Tartarino, vide Sonia e la raggiunse. Lei lo conduce lungo una viottola per giungere al luogo dove è seppellito da pochi giorni il fratello. La giovane gli comunica che sta per partire e dopo essersi salutati, si dirige verso l’albergo, dove i suoi delegati lo attendevano ma nel mentre viene ammanettato, caricato su una carrozza e portato nella segreta di Bonnivard. È costretto a passare la notte al freddo e senza cibo, poi è interrogato dal questore che lo credeva Manilof, una volta capito l'equivoco, è rilasciato. Prendono il treno per Ginevra ma mentre Tartarino sta leggendo il giornale, vede una notizia concernente Costecalde, il quale voleva scalare il Monte Bianco per arrivare più in alto di lui. Accecato dalla rabbia, decide subito di partire ma i suoi tre delegati non vogliono seguirlo.

XII.

L’albergo Baltet a Chamonix. – Odore d’aglio! – Dell’impiego della corda nelle escursioni alpestri. – Shake hands. – Un discepolo di Schopenhauer. – Alla fermata dei Grandi-Muli. – Ho da parlarvi Tartarino.

All’albergo Baltet arrivano il presidente insieme ai delegati, controllarono nel registro delle firme se era già passato Costecalde ma non vi era il suo nome. Ritrovano Bompard, iniziano a conversare e Tartarino gli comunica della sua nuova spedizione ma la guida gli spiega che è ormai stagione inoltrata ed è troppo rischioso. Partono insieme la mattina seguente con altri alpinisti. A un tratto Bompard si rivolge a Tartarino dicendo “devo parlarvi” ma la discussione è rimandata a più tardi, giungono nella capanna che il comune di Charnonix aveva fatto costruire ai Grandi-Muli, la quale è veramente piena di comodità. Mentre riposavano, Bompard riesce finalmente a parlare con il suo amico e gli comunica che dovrebbero fermarsi, che è troppo pericoloso e finirebbero nei guai, Tartarino però non capisce il motivo di tutta questa preoccupazione, ormai sa il fatto della Svizzera industrializzata, la presa in società, le montagne affittate, i

crepacci truccati. La guida però spiega che era uno scherzo e che nulla di tutto ciò è vero. Tartarino è deciso a partire lo stesso, teneva troppo alla sua immagine e al suo ruolo di presidente. XIII. La catastrofe. Durante il percorso incontrano delle difficoltà, infatti, sopra un crepaccio prima Bompard poi lo svedese si bloccano e non vogliono continuare. Poi vedono alzarsi una bufera dal Monte Bianco e capiscono che è troppo rischioso ma riprendono. La carovana si divide e Bompard e Tartarino decidono di fermarsi in un ricovero alla base per chiedere aiuto. In quel momento tragico, Tartarino si sente in dovere di confessagli che non ha mai ucciso dei leoni e Bompard ammette di esagerare spesso anche lui nel raccontare quello che ha fatto. Non nevica più perciò ripartono, si perdono e la corda si spezza. Verso sera la guida rientra in hotel, dove è accolto e racconta la disgrazia. Decisamente, il Monte Bianco contava una vittima di più; e quale vittima! Bompard decide di tornare a Tarascona e comunicare la triste notizia. XIV.

Epilogo.

Si stava celebrando il funerale di Tartarino e tutta la città era in lutto, a un tratto vedono comparire un omaccione: Tartarino. Si scopre poi che sul Monte Bianco quel giorno la corda si era impigliata a una roccia e i due amici senza dire nulla all’altro tagliarono la corda nello stesso momento. Spaventati dal senso di colpa per aver fatto precipitare l'amico fuggirono in direzioni opposte....


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