Ebraismo e Islam - Riassunto Introduzione al diritto comparato delle religioni PDF

Title Ebraismo e Islam - Riassunto Introduzione al diritto comparato delle religioni
Author Alessandra Sabaini
Course Diritto comparato delle religioni
Institution Università degli Studi di Trento
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Riassunto dei capitoli sull'ebraismo e sul diritto islamico...


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DIRITTO EBRAICO 1) Introduzione «Diritto ebraico» → Mishpat, diritto collegato alla vita giornaliera. Letteratura ebraica rabbinica suddivisa in: • Aggadà, insegnamento teologico • Halachà, insegnamento giuridico Secondo il sistema giuridico ebraico non vi è differenza sostanziale fra norme che riguardano i rapporti fra l’uomo e D-o e quelle che riguardano i rapporti fra l’uomo e il proprio prossimo: sono tutte norme considerate giuridiche.

2) Le fonti a. La legge scritta: la Bibbia La fonte primaria è la Bibbia, in particolare i 5 libri della Torà (= Insegnamento) o Pentateuco: - Genesi - Esodo - Levitico - Numeri - Deuteronomio Accanto al Pentateuco abbiamo i libri: ・ dei profeti (neviim) ・ degli agiograf (chetuvim) Per la tradizione ebraica nella Torà sono contenuti 613 precetti, positivi e negativi, che l’ebreo è tenuto ad osservare. Nella Bibbia sono contenuti anche i sette precetti noachidi, dati da D-o ad Adamo e Noè: 1. obbligo di stabilire dei tribunali che applichino il diritto 2. divieto di blasfemia 3. divieto d’idolatria 4. divieto di omicidio 5. divieto di furto e rapina 6. divieto di immoralità sessuale 7. divieto di mangiare un arto tratto da un animale vivo b. Il diritto all’epoca del secondo tempio (538 a.e.v.-70 e.v.) ・ 538 a.e.v. (avanti era volgare) → editto di Ciro, ritorno in terra d’Israele dall’esilio babilonese ・ 70 e.v. (era volgare) → distruzione di santuario di Gerusalemme da parte di Tito.

Quest’epoca è a sua volta suddivisa in cinque periodi: 1. 538-333 a.e.v., gli ebrei godono di indipendenza religiosa e politica nell’ambito dell’impero persiano 2. 333-166 a.e.v., periodo ellenistico che si apre con la conquista del paese da parte di Alessandro Magno 1

3. 165 a.e.v.-37 e.v., si apre con la rivolta dei Maccabei e si conclude con l’entrata della Giudea nell’orbita romana 4. 37-66 e.v., si apre col regno di Erode (intervento sempre più diretto di Roma) 5. 66-70 e.v., periodo di autonomia parziale terminato con la rivolta contro Roma e con la distruzione del santuario di Gerusalemme In questa epoca troviamo Ezra e Nechemia → importanti attività legislative per permettere al popolo, tornato dall’esilio babilonese, di imparare a osservare la Torà. Tale attività è stata poi proseguita dagli «uomini della Magna Congregazione». A questo periodo sono attribuite importanti disposizioni che derivano dall’autorità che è stata attribuita dalla Bibbia stessa ai saggi di stabilire delle takanot (= rimedi) e di emanare delle ghezerot (= decreti) c. La «Mishnà» e le raccolte di legge orale (70-220 ca) Accanto alla legge della Bibbia e della Torà esisteva una tradizione orale. Tuttavia, in seguito alla distruzione del santuario, alla fallimentare rivolta contro Roma e alla formazione di una vasta diaspora, si sentì la necessità di mettere per iscritto questa legge orale (= insegnamento sviluppatosi fno al II secolo). Dopo la rivolta di Bar Kochbà (rivolta contro Roma) si è ricercato un modus vivendi → si raggiunge sotto rabbì Jehudà, riconosciuto dal popolo come la maggiore autorità, Rabbi, il Maestro per eccellenza. Tra il II e il III secolo rabbì Jehudà preparò la più vasta raccolta di legge orale (→ Mishnà, tradizioni e opinioni di minoranza, cioè non accolte come regola legale). La Mishnà è suddivisa in 6 ordini (materiale ordinato secondo argomenti): 1. «delle semenze» (zeraim), regole sulle benedizioni e la preghiera e sui prodotti della terra di Israele, l’anno sabbatico, le offerte al tempio, ecc.. 8. «data stabilita» (mo’ed), sabato e le altre festività 9. «delle donne» (nashim), diritto privato e penale, persona e famiglia, matrimonio e divorzio, levirato e contratti matrimoniali 10.«dei danni» (nezikin), proprietà, responsabilità civile, danni alle persone e alle cose, prestito, locazione, diritto processuale e mezzi di prova, sinedrio, pena di morte e percosse 11.«cose sante» (kodashim) 12.«cose pure» (tahoroth), regole sui cibi permessi, i sacrifci e le regole di purità Caratteristiche della Mishnà: - scritta in lingua ebraica - metodo prevalentemente casistico - studiata e commentata nel corso dei secoli (es: Maimonide e rabbì Ovadià Jaré) - si cita per trattato, capitolo e paragrafo Esempi di brani di Mishnà: a) offerte: bisogna evitare di dare direttamente, per nostro volere sia pure in caso di costrizione, un oggetti puro perché sia contaminato b) donne: le donne sono comandate a non consegnare una di loro, volontariamente, a chi ne fa richiesta (si tratta di un caso di costrizione, quindi anche chi trasgredisse al divieto non sarebbe punibile penalmente) c) problema del deposito: 2

- Mishnà 1. Tizio deposita presso Caio dei beni e questi vengono rubati o perduti → 1) se Caio paga non avendo giurato (giuramento dei custodi: giurare di non essersi reso negligete nel custodire quell’oggetto, di non averne fatto uso proprio e che quell’oggetto che gli era stato affidato non si trova più presso di sé), nonostante un custode gratuito può giurare ed essere esente dall’obbligo di pagamento, e se viene poi trovato il ladro, quest’ultimo dovrà pagare a Caio (che avendo pagato è come se avesse acquistato il bene) il doppio e in caso che lo abbia macellato (se il bene era un animale) o veduto, pagherà 4 o 5 volte il valore del bene; 2) se Caio giura e non paga, e se viene poi trovato il ladro, quest’ultimo paga il doppio o quattro o cinque volte il valore del bene se l’ha macellato o venduto, a Tizio - Mishnà 2. Caio prende a nolo (custode retribuito) una mucca di Tizio e poi la dà in comodato (consegna ad una parte del bene affinché se ne serva per un uso e un tempo determinati con l’obbligo di restituire la cosa stesa ricevuta; il comodato è a titolo gratuito) a Sempronio. Se la mucca muore di morte naturale, Caio deve giurare che è morta di morte naturale e Sempronio deve pagare Caio. MA, rabbì Yosé, soluzione giuridica: Sempronio deve pagare la mucca a Tizio, cioè il padrone della mucca - Mishnà 3. Se Tizio (ladro penitente) dice di sua spontanea volontà a Caio e Sempronio di aver rubato una mina (vale cento zuz) a uno dei due non ricordando però chi, oppure dice che il padre di uno dei due ha depositato presso di lui una mina, ma non sa di chi sia il padre, Tizio deve dare una mina a Caio e una mina a Sempronio Accanto alla Mishnà abbiamo altre raccolte di fonti tannaitiche (Tannaim: maestri della Mishnà): la Tosefà, le baraitot e il midrash (= metodo di interpretazione omiletica). d. Il Talmud di «Erez Israel» e quello di Babilonia Inizia un intenso periodo di studio, commento e discussione nelle accademie talmudiche di Erez Israel e Babilonia. Nonostante la perdita dell’indipendenza, si ritenne doveroso risolvere le controversie tra ebrei in tribunali ebraici → redazione del Talmud da parte dei maestri chiamati amoraim (V secolo quello palestinese, e VI secolo quello babilonese); il Talmud è basato sulla discussione viva che si svolgeva nelle scuole (yeshivot) alla quale segue la decisione formale. È una compilazione onnicomprensiva della legge orale, sentita come vincolante.

e. Le codifcazioni. Dal «Mishné Torà» di Maimonide allo «Shulchan Aruch» di rabbì Josef Caro Dopo la chiusura del Talmud viene meno la presenza di un’autorità centrale; l’autorità in materia giuridica passa ai gheonim (capi delle accademie talmudiche di Babilonia); il Talmud può essere studiato e discusso, ma non si può essere in disaccordo con quanto in esso stabilito. Un maestro del Talmud non può contraddire un maestro della Mishnà, e un gaon on può contraddire un maestro del Talmud. Maimonide: è necessario fornire al popolo non più una compilazione di testi vicina alla lingua originale, ma un’opera nuova che riportasse in buon ebraico 3

le conclusioni a cui si poteva arrivare dalla discussione talmudica, prescindendo dalla stessa → scrive un’opera vasta e completa chiamata Mishné Torà suddivisa in 14 libri. Di questi, quelli che trattano propriamente il diritto ebraico sono: a) libro 4°, «libro delle donne» (Sefer nashim): regole sullo status personale, il matrimonio e il divorzio, il levirato, la ragazza vergine, la donna sospetta di adulterio d) libro 5°, «sulla sanità» (Sefer hakedushà): regole sulle unioni sessuali proibite e) libro 11°, «dei danni» (Sefer nezikin): regole sulla responsabilità civile e i danni arrecati al patrimonio e alla persona f) libro 12°, «dell’acquisto» (Sefer kinian): regole sulla compravendita, la donazione, il vicinato, il mandato, la società, gli schiavi g) libro 13°, «dei diritti» (Sefer mishpatim): regole sull’affitto, il mutuo e il deposito, debitore e creditore, il prestito, l’eredità h) libro 14°, «dei giudici» (Sefer shoftim): regole sul sinedrio e le pene che gli erano affidate, le regole sulla testimonianza e i principi di diritto pubblico f. I «Responsa» Una persona interessata, posta di fronte a un problema di difficile soluzione, si rivolge ad un’autorità competete, chiedendo il suo parere. Un ambito sviluppato recentemente grazie ai Responsa è quello della bioetica. Esempi: 1. Ovuli fecondati in provetta [Fecondazione artifciale in vitro: si raccoglie contemporaneamente un certo numero di ovuli dalla madre e si mescolano con cellule di sperma del marito, nella provetta; si tengono sotto osservazione gli ovuli così fecondati per alcuni giorni e poi si decide quali di questi rimettere nell’utero materno] A riguardo si pongono le seguenti domande: • Qual è lo status halachico degli ovuli fecondati nel periodo in cui si trovano ancora nella provetta? • Hanno lo stato di ubar (=embrione) a favore del quale si può profanare il sabato? (secondo il diritto ebraico, si può trasgredire allo Shabbat nel caso in cui la madre partoriente stia morendo e si necessiti di salvare il feto praticando quindi un taglio cesareo o comunque facendola partorire) • Si possono buttare via gli ovuli che non sono stati scelti per il trapianto? Risposte: a) rabbino Elihau e rabbino Halevi: - bisogna assicurarsi di asportare gli ovuli dall’utero della donna, di fecondarli con il seme del marito (e non di altro uomo) e poi trapiantarlo nell’utero della donna stessa (non un’altra) - gli ovuli fecondati che devono essere trapiantati non devono essere distrutti perché da loro uscirà un embrione vivo - tutti gli ovuli fecondati mentre si trovano in provetta non hanno lo status di embrione (non si profana per loro il sabato) - è permesso buttare via quelli che non sono stati scelti per essere trapiantati (è aborto solo quando l’embrione è nell’utero della donna) i) rabbino Halevi Wosner: riguardo agli ovuli fecondati ancora in provetta e la profanazione del sabato, ha lasciato aperta la possibilità di cambiare 4

opinione qualora si verifcasse che la maggioranza di tali ovuli fecondati in provetta sono effettivamente in grado di diventare esseri umani Nell’ebraismo si distinguono quindi tre fasi: 1. fase pre-embrionale: ovulo e sperma si incontrano in una provetta; il preembrione non è considerato ubar, non è considerato persona. Questa fase non fa parte del normale procedimento naturale di nascita dopo un rapporto fra marito e moglie 13.fase embrionale: si crea un embrione-feto (= ubar); gode di protezione, ma meno della madre (in caso di pericolo di vita della donna, la vita di quest’ultima precede quella del feto) 14.fase della nascita: la testa del bambino esce dal ventre materno → il feto è considerato persona a tutti gli effetti ⇨ l’Ebraismo permette l’utilizzazione degli ovuli fecondati in provetta che non verranno mai immessi nell’utero della donna per la ricerca sulle cellule staminali 2. Diradamento di embrioni [Quando la donna ha nel suo utero più embrioni, ma i medici arrivano alla conclusione che essa non potrà portare a termine una simile gravidanza e quindi ci si chiede se sia possibile effettuare un aborto di alcuni embrioni al fne di salvare gli altri, permettendone un regolare sviluppo fno alla nascita] Le domande che ci si pone sono: • È ammessa questa procedura? • Se sì, in quale periodo della gravidanza essa può eventualmente essere effettuata? • Come si decide quali ovuli eliminare? Risposta: - fnché l’ubar si trova nell’utero materno vige la regola del rodef (= persecutore), in base alla quale si può colpire e in caso di necessità anche uccidere chi è rodef, cioè chi metta in serio pericolo la vita di una persona. Questa regola può essere fatta valere: a) nei confronti della madre: se il feto mette in pericolo la vita della madre allora l’aborto è consentito b) nei confronti degli altri ubar: se ci troviamo di fronte a un feto non ancora considerato nefesh (= nascituro) è possibile eliminare, con l’immissione dell’ago nell’utero materno, i feti in numero superiore a quello solitamente consentito, per permettere così la nascita di uno/due feti sani - l’operazione fa effettuata appena possibile ed è meglio anticiparla più che si può, possibilmente entro i primi 40 giorni dall’inizio della gravidanza, ma in caso di necessità è permessa anche dopo tale periodo - in merito al numero di feti da eliminare, la decisione è lasciata al medico in quanto la cosa dipende da quanti potranno nascere sani (→ bisogna guardare al caso concreto); sono rilevanti solo le considerazioni mediche obiettive, mentre non sono rilevanti altre considerazioni (es: chi ha gia avuto femmine e vuole un maschio o viceversa)

3) L’organizzazione 5

a) fno a quando esisteva il santuario di Gerusalemme anche gli Ebrei della diaspora riconoscevano in tale santuario e nella gerarchia di Erez Israel, il re, il sommo sacerdote e il sinedrio, il naturale centro dell’autorità nazionale, a cui inviavano tributi dovuti secondo la legge ebraica b) dopo la distruzione del santuario da parte dei Romani (70 e.v.) e la pacifcazione operata da Antonino Pio emerge la fgura del patriarca (nasì), il quale nominava ufficiali comunitari a livello locale e provinciale, ed emissari che tenevano i contatti tra la sua corte e tutta la diaspora c) nel III secolo il patriarca gode di uno status simile a quello di un monarca, ma all’inizio del V secolo la sua autorità regale viene intaccata (nel 398 ai tribunali rabbinici dipendenti dal patriarca viene tolta la giurisdizione in materia civile e penale, restando valida solo quella in materia religiosa) d) nel 429, dopo la morte del patriarca Gamlieel VI senza discendenti diretti, l’imperatore lascia estinguere il patriarcato; la leadership spirituale resta in mano ai saggi di Tiberiade per passare più tardi alle autorità di Persia e Babilonia, ove forirà la fgura dell’esilarca (resh galuta) e delle eccellenze (gheonim) Esilio del popolo dalla sua terra e diaspora → gli Ebrei vengono a essere parte degli abitanti del paese in cui si trovano, ma anche e soprattutto parte degli ebrei di quel paese e di quella città (comunità ebraica o kehilà). L’organizzazione locale aveva la sua base nel diritto di assemblea, che era strettamente regolato e limitato dalle leggi romane e dagli imperatori cristiani (politica seguita anche dagli imperatori successivi). Alla comunità ebraica era riconosciuta personalità legale: poteva possedere denaro e proprietà immobiliari e aveva la capacità di compiere transazioni e anche di ricevere eredità.

Comunità ebraica in Italia. Ogni comunità ha il proprio rabbino (maestro esperto di Torah); la comunità ha il suo presidente, eletto dal consiglio, eletto a sua volta direttamente dai membri aventi diritto di voto. La comunità deve provvedere a: - costruzione e funzionamento di una scuola ove insegnare la Torah a bambini e adulti (Talmud Torah) - costruzione e funzionamento di una sinagoga (luogo di riunione per la preghiera pubblica e altre attività a carattere sacro) - costruzione e funzionamento di un bagno rituale (mikvè), ove le donne devono fare un’abluzione per essere permesse ai loro mariti dopo il periodo mestruale e dove gli uomini devono purifcarsi - costruzione e funzionamento di un cimitero - istituzione di un tribunale rabbinico nelle comunità più grandi - un circoncisore (moèl) - procurare i libri adatti per la lettura sinagogale della Torah - rifornirsi di cibo casher, permesso dalla Torah e macellato nella maniera prescritta

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- attività a carattere sociale: carità (zedakà) a chi ne avesse bisogno, ospitalità a chi passasse nella comunità stessa, aiutare le famiglie bisognose a sposare i loro fgli, visitare gli ammalati, istituire una casa di riposo, ecc… Molte comunità si sono date delle regole ( takanòt) per stabilire come far funzionare in maniera corretta la comunità stessa, come divider i compiti e le responsabilità, come raccogliere le tasse che permettano il funzionamento di una vita ebraica, come comportarsi verso i trasgressori. Le comunità ebraiche italiane hanno avuto varie forme di regolamentazione giuridica da parte dello Stato italiani, fno ad arrivare a un’intesa. In Israele, invece, lo Stato stesso, che si defnisce «ebraico e democratico», adempie ad alcune funzioni che appartenevano, nella diaspora, alla comunità.

4) Il matrimonio La famiglia è considerata il nucleo essenziale del mondo ebraico. La santità dell’unione familiare distingue un’unione formatasi secondo il Volere divino da unioni considerate come trasgressione a tale volere. Gli organi che sono destinati al compimento del comando «crescete e moltiplicatevi» devono essere usati in purità e santità. Secondo l’ebraismo si deve fare uso di tali organi esclusivamente per un duplice fne: la procreazione fra l’uomo e la donna legittimamente uniti, e il compimento del dovere di coabitazione da parte del marito verso la propria moglie (→ rimangono vietati l’adulterio, la sodomia, l’onanismo, gli atti di prostituzione e i rapporti pre- ed extra-matrimoniali). Il matrimonio è un’istituzione divina; prima del matrimonio le due persone erano semplici individui, dopo la celebrazione sono diventati marito e moglie, una nuova entità, una famiglia. a. Le parti e il consenso L’unione è tra uomo e donna (NO unioni omosessuali), entrambi ebrei, maturi (l’uomo raggiunge l maturità a 13 anni e un giorno, la donna a 12 anni e mezzo e un giorno; tuttavia l’età consigliata è quella di 18-20 anni) e capaci di intendere e di volere. Grande importanza si dà al consenso → esso è fondamento principale del matrimonio. Il marito è normalmente la parte attiva del matrimonio, quindi il suo consenso risulta evidente; quindi c’è necessità del consenso della donna. Il consenso degli sposi viene mostrato dal marito con la recitazione della formula nuziale quando mette l’anello al dito della moglie, e dalla moglie con la partecipazione alla cerimonia e con il lasciarsi mettere l’anello (oggi si usa chiedere esplicitamente alla sposa se acconsente). Data la natura giuridica del matrimonio, possiamo anche qua trovare dei vizi del consenso → si riconosce nullo un matrimonio quando il difetto sussisteva già al momento della formazione del matrimoni e non è stato portato a conoscenza dell’altra parte prima del fdanzamento o almeno prima del matrimonio g. Gli impedimenti matrimoniali Vi sono diversi impedimenti tutti a carattere relativo (impediscono solo il matrimonio di una persona nei confronti di un’altra): 7

1) Impedimenti basati su parentela e affinità. Per divieto biblico risultano essere proibiti come incestuosi i matrimoni con: - padre - madre (anche se non è moglie del padre) - moglie del padre (anche se non è madre della persona che intende contrarre matrimonio) - sorella - fglia del fglio o della fglia - fglia della moglie del padre - zia (da parte di padre e madre) - moglie del fratello del padre - nuora - cognata (moglie del fratello) - sorella della moglie (divieto che sussiste solo fno alla morte della moglie; in quel caso il matrimonio con la cognata è permesso) 2) Impedimenti basati su un precedente matrimonio. • Donna: è considerata sposata fno alla morte del marito o al divorzio; è proibita qualsiasi relazione extra coniugale. È proibita a qualunque altra persona anche la donna il cui marito sia in prigione, in guerra, o sia andato in un paese al di là del mare e se ne siano perdute le tracce, o sia impazzito. Se la donna si sposa una seconda volta nonostante il divieto, il fglio nato da questo matrimonio è da considerare mamzher. Una donna sposata che abbia una relazione sessuale con un uomo diverso dal marito, diviene pronta sia per il marito (che deve divorziare senza poterla riprendere in ...


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