Jean Racine PDF

Title Jean Racine
Author Margot Blanc
Course Letteratura francese
Institution Università degli Studi di Torino
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appunti opere Racine con commenti...


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Jean RACINE Nasce nel 1639, nel ’50 ha vent’anni e le regole classiche sono già fortemente radicate nel teatro francese, per lui la regola esiste e non scrive nulla che non sia fortemente regolare dal punto di vista formale e strutturale. È l’unico autore a scrivere soltanto tragedie, perché fortemente inserito all’interno della riforma del teatro voluta da Richelieu e portata avanti da Luigi XIV. Racine vive in un periodo in cui la Francia sta diventando forte, con guerre esterne, ma senza problemi all’interno del regno grazie all’affermazione dell’assolutismo. Vive in un momento diverso rispetto a Corneille. Racine rimane orfano giovane e viene educato nell’abbazia di Port Royal, dato che la zia era entrata come religiosa (giansenismo = si cerca di portare la religione alla sua essenza, sono cattolici ma con una visione ferrea della vita, credono nel peccato capitale e l’uomo è dannato fin dall’origine, l’unica salvezza è la grazia di Dio, manca il libero arbitrio dell’uomo = questo ispirerà i personaggi di Racine, sono predestinati e non riusciranno mai a salvarsi). Da 6 anni studia a Port Royal, dove si imparano soprattutto le lingue (prima impara a scrivere in francese, il latino solo successivamente, il greco, sembra anche l’italiano) e la cultura classica (Artistotele, Seneca); conoscenza della metodologia romana approfonditissima. I critici di oggi dicono che Racine scrive sempre la stessa tragedia, cambiandone i dati. Si parte sempre da una situazione già compromessa, lo spettatore spera fino alla fine che si salvi. La grandezza di Racine sta nel riuscire a far sperare che qualcosa possa succedere, a descrivere il dramma all’interno del personaggio stesso. Sono tragedie psicologiche: Per Racine è semplice seguire le regole perché l’azione è poca, tutto si svolge brevemente perché è tutto già predestinato e deciso. Unità di tempo (un giorno) e di spazio (unico luogo). I protagonisti sperano di uscire, ma interiormente si rendono conto che non ci riusciranno. La tragedia classica ha tre fonti: Racine le utilizzerà tutte e tre per le sue opere. - Mitologica - Romana - Bibliche Secondo Aristotele la tragedia ha due caratteristiche = lo spettatore deve provare allo stesso tempo pietà e terrore nei confronti del protagonista. Per Corneille non è il terrore, ma l’ammirazione nei confronti dei protagonisti, creando degli eroi non del tutto buoni, ma nemmeno malvagi (=eroici). Lo spettatore non deve aver paura. Solo l’ammirazione fa evolvere, si può identificare nei personaggi (=tragedia dell’eroismo). Per Racine lo spettatore deve vedere il cuore dei personaggi, le debolezze umane (tragedia dell’uomo). La tragedia deve scavare il cuore dell’uomo, lo spettatore può provare pietà e il terrore che un determinato evento possa accadere a chiunque = ritorno all’essenza dettata da Aristotele. Le opere Racine arriva a Parigi negli anni 60 e vuole assolutamente fare carriera; il re si sposa e Racine decide di scrivere un’ode al sovrano. Racine vuole lui stesso partecipare alla creazione del regno. È giovane e povero, vuole diventare ricco. Scrive un’Ode per il matrimonio del re. Capisce che il potere sta nell’Accadémie Française; la invia al re perché lui possa correggerle, vuole entrare nell’accademia. La ode viene apprezzata e gli consiglia di scrivere per il teatro.

o La Thébaide (1664) Pièce che riprende Euripide e la tragedia greca. Pièce sulle lotte per il potere tra Eteocle e Polinice, i due figli di Edipo. I due figli gemelli; trono lasciato un anno a testa per figlio. Il metodo non funziona perché chi governa il primo anno si rifiuta di cederlo al fratello. Inizia una lotta tra i due che finirà con la morte di entrambi, si uccidono a vicenda nel duello finale. Riceverà critiche per la violenza all’interno dell’opera. Racine si renderà conto della troppa violenta, ma cercherà di sviare al massimo. Tragedia in 5 atti, versi alessandrini, inizia in media rès (=indaga il momento finale della vicenda). Si vede già il senso della tragedia = errore del padre che divide il potere assoluto (riferimenti al re); gli effetti della colpa ricadono sui figli (=morte). Scritta la tragedia, Racine fatica a metterla in scena. All’Hotel de Bourgogne non sono interessati alla sua pièce. Nel 1664 c’è una festa in cui il re invita tutti i dramaturghi, Racine incontra Molière, il quale si trova tra i favoriti del re e assiste alla rappresentazione di Tartuffe (viene bloccata). Molière chiede a Racine di recitare, il quale da la sua opera a Molière = messo in scena al Palais Royal. L’opera non ha successo: è troppo tragica e violenta, non vi è una storia d’amore all’interno. Racine riesce ad inserirsi nei salotti che contano, è mondano, recita e legge bene le sue pièces. o Alexandre le Grand (1665) È un’opera più strutturata. Racine ha uno scopo: le grazie del re Luigi XIV. Il protagonista è Alessandro Magno (riferimento all’assolutismo del re). All’interno c’è una storia d’amore, aggiunge gli ingredienti galanti. Cerca di piacere al re e al pubblico. Oggi è considerata la più mediocre delle sue opere. Visto l’insuccesso della precedente l’hotel de Bourgogne si rifiuta, va da Molière che decide di rappresentarla. Rispetto all’opera precedente, questa volta ha successo. L’opera viene rappresentata 4 volte al Palais Royal e poi approda all’hotel de Bourgogne in contemporanea a Molière. I commedianti di Bourgogne sono più bravi nella recitazione di tragedie. Questo provocò una grande lite tra Racine e Molière, anche se Molière non lo accusò mai pubblicamente (fino alla pubblicazione, dopo un anno dalla prima messa in scena, solo una compagnia aveva diritto di rappresentarla). Si suppone che ci sia stata una mediazione del re sul caso. Molière fu comunque lo scopritore di Racine, gli permise di mettere in scena le sue opere. Mademoiselle Du Parc era un’attrice della compagnia di Molière, molto bella, non troppo brava a recitare. Nella compagnia faceva solo ruoli secondari. Racine si innamora perdutamente di questa donna, che nel frattempo era rimasta vedova. L’autore chiede, nel 1665, di prenderla all’Hotel de Bourgogne. È un passaggio importante perché per la prima volta inizierà una collaborazione stretta tra Racine e gli attori: Racine scrive le opere pensando agli attori che le avrebbero rappresentate. o Andromaque (1667) – 5 atti in versi Viene scritta per Mademoiselle Du Parc, è una delle sue opere più importanti. La scelta dei soggetti non sarà dunque più casuale, ma espressamente costruiti sugli attori. A partire da questo momento le grandi protagoniste delle sue opere saranno donne. Ha come fonti l’Eneide, l’Iliade (grande lavoro sullo studio delle fonti). Viene considerata la prima grande tragedia di Racine, considerata diversa dalle altre, meno violenta. In questa pièce c’è l’amore non come passione galante, ma come passione tragica che porta alla morte. I personaggi della mitologia greca sono conosciuti dal pubblico, hanno un passato conosciuto = viene messa in scena un momento della loro esistenza conosciuto. Racine mira a creare un rapporto, indagare sulla psicologia dei personaggi. Non si parla della Guerra di Troia, sceglie una vicenda meno conosciuta: alla fine dell’Iliade non si sa che fine fece Andromaca (il figlio di Achille, Pirro, strappa il figlio dalle braccia di Andromaca e lo lancia dalle mura; fa A schiava e la porta con sé). Racine racconta la prigionia di A sull’isola. La

vicenda viene narrata dall’Eneide. Enea incontra A, la quale ha avuto un figlio da Pirro, ma vive nel passato, nel ricordo del marito Ettore. A ha sofferto e vive legata al ricordo del marito morto. Pirro è innamorato di A, la quale però non ricambia (elemento 1). Viene aggiunto il personaggio di Ermione, figlia di Elena, che si trova sull’isola perché deve sposare Pirro. Si crea un triangolo, Pirro rimanda il matrimonio e fa ingelosire Ermione. Questi amori vanno in un’unica direzione, non sono ricambiati. Il quarto personaggio è Oreste, che ha la funzione di ambasciatore e deve parlare con Pirro. = le tensioni scoppiano con l’arrivo di Oreste, che vuole il figlio di Andromaca. In realtà il figlio di Andromaca e Ettore è sopravvissuto (Racine cambia il mito = critica). Asitanatte diventa il fulcro della tragedia perché Oreste arriva e vede Astianatte, ha paura che crescendo possa infastidire i greci. Allo stesso tempo Andromaca non vuole lasciare il figlio. Pirro sfrutta Astianatte per ottenere l’amore di Andromaca. Se lei lo sposa, lui salverà il bambino. Oreste, infine, è innamorato di Ermione e sa che Pirro non la vuole sposare, la vuole portare via. Tutto questo fa scattare la tragedia: Ermione capisce che A vorrà proteggere il figlio sposando Pirro. A vede il figlio come simbolo dell’amore tra lei ed Ettore. Ermione capisce di aver perso e presa dalla gelosia chiede ad Oreste di uccidere Pirro (accetta perché vuole sposarla). Tutto si svolge rapidamente, inizia con l’arrivo di Oreste e finisce dopo 5 atti di passioni. L’amore porta a compiere follie: l’unico personaggio che mantiene la calma è A, la quale rimane sempre legata all’amore per Ettore. Porta avanti un amore positivo, basato sul ricordo, non ama l’apparenza, non è spinta da passioni e gelosie. Finale: Oreste uccide Pirro, si reca da Ermione, la quale impazzita di dolore per la morte dell’amato se la prende con Oreste e si uccide. Oreste non capisce cosa sia successo e impazzisce. In tutto ciò sopravvive soltanto A, l’unica che ha avuto un atteggiamento distante dalle passioni, aveva quasi spostato Pirro quindi rimane regina del suo regno, prende il comando delle truppe e scaccia Oreste e le truppe greche. Racine ricevette critiche (per aver modificato la mitologia) e successi. Interverrà cambiando il finale, eliminando i versi in cui A prende il comando delle truppe, riaffermando l’immobilismo del personaggio (non può avere troppa iniziativa, resta inattivo). È il primo grande capolavoro di Racine, diversa dalle precedenti. È una tragedia interiore. Mademoiselle Du Parc interpretò la protagonista. Racine viene consacrato come drammaturgo tragico della sofferenza, del cuore. Il successo è talmente grande che Molière cerca di crearne una parodia, rappresentata al Palais Royal, una parodia su tutte le critiche fatte a Racine (“la Folle Querelle”), in cui un personaggio del popolo tesseva le lodi della tragedia, mentre i personaggi seri lo criticavano. Venivano citati versi e passaggi in cui si contrapponevano lodi e critiche, il fine è divertire il pubblico. Nascerà il problema dell’utilizzo di fonti mitologiche e la loro difficoltà di essere applicate alla bienséance e vraisemblance del teatro seicentesco. Ma Racine sa che la mitologia è la migliore da rappresentare, perché personaggi già segnati da un destino. Contro Racine iniziano una serie di accuse. Nel momento in cui si diventa famosi, i critici criticano le parti deboli delle loro opere secondo la dottrina che si stava formando. Regola della vraisemblance e regola della bienséance. Il verosimile è qualcosa che dovrebbe essere, ma i miti non sono mai veritieri. Bienséance è ciò che era opportuno rappresentare in quel dato periodo storico e in quella società. Si crea una sorta di scontro con la critica e con gli altri autori stessi, gelosi del suo successo. Molière metterà in scena una parodia dell’Andromaque di Racine. Racine inizia a scrivere un’altra tragedia, sul quale lavorerà moltissimo. Una tragedia sulla storia romana, “Britannicus”, il fratellastro di Nerone. Con quest’opera cerca di avvicinare i critici e il pubblico. La storia romana è più verosimile e facile da mettere in scena rispetto alla mitologia.

Nel frattempo, produce “Les Plaideurs”, una commedia in tre atti e in versi alessandrini, scritta nel 1668. Si tratta di una commedia burlesca, con la quale vuole rivaleggiare con il teatro del Palais Royal di Molière (lo rappresenta all’h. de Bourgogne). Questa commedia non è ai livelli di Molière, ma riprende fonti greche (Aristofane). Fa ridere perché mette in scena personaggi che litigano (=commedia giudiziaria) durante un processo. Ha un enorme successo, superiore ad alcune altre sue opere. Oggi viene considerato un errore nella carriera artistica dell’autore tragico. È la pièce più rappresentata di Racine fino al ‘700, oggi non viene più considerata come una grande opera. Nonostante il successo della commedia, Racine torna a scrivere tragedie, considerando la commedia troppo bassa. Nel frattempo, alla fine del 68, Mademoiselle Du Parc muore (aveva una storia con Racine) per un aborto. Successivamente 10 anni dopo verrà arrestata una donna che si occupava di aborti e aveva anche avvelenato persone. Il nome di Racine verrà avvicinato, girano voci che Racine avesse avvelenato M Du Parc perché era incinta. Rimarranno forti dubbi al riguardo, è tutto improbabile, fa parte di una serie di maldicenze che si creavano contro di lui. È un momento difficile della vita di Racine, porta a termine Brittanicus, rappresentata per la prima volta nel 1669. I drammaturghi si organizzano per andare alla prima e fischiare l’opera, c’era una grandissima rivalità. Il clima è ostile e difficile nei suoi confronti. La prima rappresentazione va male, lo stesso giorno era stato organizzato un altro spettacolo, una decapitazione, che attirava tantissima gente. Questa cattiva reputazione della pièce verrà portata avanti nonostante l’intervento del re che la fa recitare a corte (significa che il re approva l’opera). Oggi è considerata una delle migliori opere di questo autore. o BRITANNICUS Presentava una serie di problemi. È una tragedia di storia romana, il protagonista è Nerone e la madre Agrippina. Ci sono antefatti che tutti conoscono: Britannicus è il vero erede, ma Agrippina riesce a far salire al trono il figlio Nerone (sono solo fratellastri). Inizia con Nerone già imperatore di Roma e porta in scena l’uccisione di Britannico da parte del fratellastro. La capacità di Racine sta nel creare elementi psicologici che fanno avanzare fino alla morte; sembra che possa cambiare il finale fino alla fine. Vi aggiunge un personaggio femminile, Junie, donna legata a Britannico della quale è innamorato anche Nerone: Britannico morirà non solo per motivi politici ma anche per amore (triangolo). Nerone è passato dalla storia al mito come un imperatore crudele; all’interno della pièce non viene rappresentato come cattivo, ma come imperatore giusto, ben consigliato. La vera colpevole nella pièce è la madre Agrippina, la quale ha spodestato il legittimo erede, alterando la dinastia. Britannico rinuncia al trono, si accontenta dell’amore di Junie; ma Nerone non si arrende e vuole anche lei. Si trasforma in personaggio malvagio che uccide il fratello. Problemi: protagonista Britannicus, giovane principe innamorato, debole e poco interessante, nessuna posizione politica. Imperatore buono all’inizio (contrariamente al mito), è un mostro nascente. La pièce non piace perché in questo periodo la tragedia romana d’eccellenza veniva considerata “Cinna” di Corneille. C’era una progressione verso il positivo; in questa pièce c’è una progressione verso il negativo, viene chiamata anche “anti-Cinna”. Per chi porta avanti l’aspetto didattico del teatro viene giudicata negativamente. Corneille rimane il grande modello. I personaggi sono stati costruiti benissimo, psicologicamente parlando. Solo che all’epoca questi aspetti non erano particolarmente importanti rispetto ad oggi.

Nel momento in cui viene pubblicata nel 1670, Racine aggiunge una prefazione in cui spiega la ricezione che ha avuto un’opera. In questo caso l’autore cerca giustificazione alle critiche che gli sono state fatte. Da una chiara definizione di quello che deve essere una tragedia per eccellenza: un’unica azione, con pochi eventi, durata di un solo giorno (unità di tempo, max 3/4 h), l’azione totalmente semplice portata avanti dagli interessi, i sentimenti e le passioni dei personaggi. L’hotel de Bourgogne chiede un’altra tragedia: o BERENICE (1670) Morta M. Du Parc, c’è un’altra brava attrice sulla scena del momento, Mademoiselle De Champmeslé (Ermione in Andromaque), considerata prima grande attrice del teatro francese. Si lega all’autore e li porterà a un grandissimo successo, fino alla fine del 600. Era sposata a un attore della compagnia. Racine scrive Bérénice per lei, nel 1670. Storia romana, narra dell’imperatore Tito e Berenice (principessa giudea). I due si amano ma l’imperatore non può sposare una principessa straniera e Tito è costretto ad allontanarla da Roma quando muore il padre Vespasiano. Berenice e Tito sono descritti dalla storia come due giovani poco seri, si divertono e non hanno una bella fama. Il mito si impossessa dei personaggi storici e cambia i due, i quali già dal Medioevo sono considerati l’emblema dei due perfetti amanti divisi dalle circostanze (politica). Ci sono dunque due visioni, una storica (reale) e una letteraria. Quando Racine decide di scrivere, ha saputo che anche Corneille stava scrivendo una opera con gli stesso protagonisti e le due opere vengono rappresentate a distanza di 15 gg l’una dall’altra. Le due pièce sono abbastanza diverse: Corneille segue la storia e ne fa una tragedia politica; Racine segue la leggenda e mette in scena l’amore dei due protagonisti. A Parigi viene vista come la sfida del giovane drammaturgo (Racine) contro il vecchio Corneille. Racine agisce d’astuzia: frequenta salotti mondani e legge la sua pièce già nei salotti alle signore, la fa apprezzare perché parla di amore straziante = ha già un consenso da parte del pubblico. La pièce di Racine ha un enorme successo, mentre quella di Corneille no, anzi verrà accusato di aver falsificato la storia, perché la leggenda ha superato e si è affermata sulla realtà storica. Trama: pièce particolare per la sua totale mancanza di azione (nonostante fosse tipico del teatro del periodo). Inizia con Tito nominato imperatore, già fin da subito decide di allontanare da Roma Berenice (atto I). Lo spettatore sa già il finale, ma Racine costruisce 5 atti su come Tito deve dare la notizia all’amante. La comunicazione è difficile; Tito cerca un alleato suo amico, Anthiocus, (innamorato anche lui di lei) e gli chiederà di comunicarle la notizia. L’amico spera di subentrare nel cuore di Berenice, ma invano. Visto che non riesce ad informare la principessa, sarà lo stesso Tito a confessare, nell’unica scena in cui saranno insieme. Berenice non crede alla sua decisione, solo nel V atto si risolve la situazione e Berenice capirà la sua decisione. Non muore nessuno, i due protagonisti prendono tristemente strade diverse. I tre personaggi sono sconfitti tutti e tre. Bérénice ha successo, piace molto. Racine prosegue nella costruzione. o BAJAZET (1672) Pièce diversa come argomento, ma rientra nelle tragedie. In quest’opera inserisce più azione. Bajazet è una tragedia che si rifà alla storia contemporanea: era raro usare questo genere (no storia francese perché troppo vicina, ma era possibile per i paesi lontani). Sceglie la Turchia, un mondo che in Francia si era piuttosto diffuso: i sultani, i palazzi affascinavano, dando origine a romanzi nei salotti che avevano come protagonisti personaggi orientali lontani. Bajazet è una storia simile alle altre: un sultano che nel 1635 aveva fatto uccidere il fratello Bajazet (protagonista). È una lotta tra fratelli, ci sono tradimenti e sotterfugi. Il personaggio femminile è importante; questo personaggio è Roxane, la favorita del sultano. il sultano è lontano per guerre e

lei si innamora nel frattempo di Bajazet (cognato). Bajazet è invece innamorato di un’altra donna. Giunge la finta notizia della morte del sultano, Roxane si sente libera e chiede al cognato di sposarla. Bajazet non ha intenzione di sposarla ma teme per la vita della fidanzata. La sitazione si complica quando giunge la contronotizia che il sultano è ancora vivo. A questo punto Roxane accusa Bajazet e la sua fidanzata di tradimento per salvarsi. Tutto si risolve tragicamente con la morte di Bajazet, Roxane e della fidanzata per ordine del sultano. Era stato accusato di non fare finali ad effetti e con questa pièce è stato rivalutato. I francesi consideravano i turchi violenti e quindi non viene giudicata in modo esageratamente violento. o MITHRIDATE (fine 1672) Ripresa storia romana, riprende Corneille. La tragedia mette in scena la morte di Mithridate. o IPHIGENIE (1674) Racine ritorna alla mitolog...


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